Corso di Laurea magistrale (ordinamento ex D.M. 270/2004) in Lingue e Istituzioni Economiche e Giuridiche dell Asia e dell Africa Mediterranea Tesi di

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1 Corso di Laurea magistrale (ordinamento ex D.M. 270/2004) in Lingue e Istituzioni Economiche e Giuridiche dell Asia e dell Africa Mediterranea Tesi di Laurea Migrazione interna cinese tra barriere e privilegi locali: le scuole urbane per migranti (mingong zidi xuexiao) Relatrice Ch.ma Prof.ssa Valeria Zanier Correlatrice Ch.ma Prof.ssa Laura De Giorgi Laureanda Giulia Sciannaca Matricola Anno Accademico 2013 / 2014

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3 序言 自从 1978 年改革开放以来中国面临的内政挑战中就有流动人口这个现象. 中国国内和国外的学者之所以将流动人口视为当代中国的一个难题是因为它涉及到政治 经济 文化 社会等国家的许多方面, 尤其是公民的户籍制度 流动人口指的是离开户口所在地而流入异地工作或生活的人口, 从而形成这个地区的外地人口 流动人口的主要特点就是户籍不会受到流动的影响, 他们属于非流入地的常住人口 由于多数流动人口是从农村流入城市, 流动人口通常也被理解为 农民工 的另一种称呼, 所以流动人口也属于所谓 三农问题 之一 农民工的基本含义是出生于农村 有农村户口而在城市从事农业生产以外的社会群体 农民工的户口仍然在农村, 没有实现农转非 ( 从农村转到非农村的户籍 ) 本文研究的题目为中国的流动人口在城市中遇到的障碍 因为户籍制度, 到城市务工的农民工面临诸多挑战, 包括住宿 医疗 社保 就业歧视 待遇不平等的困难 虽然在改革开放三十多年期间中国人口的生活水平在不断地提升, 可是城市里的农民工仍然属于弱势群体, 尤其是打工人群的子女 每当农民离开农村到城市务工时, 其子女都面对两个选择 : 一是留在农村成为留守儿童 二是跟随父母迁徙 无论选择在哪里就读, 打工子女都会遭遇无数的困难 尽管留守儿童比流动人口子女多一倍, 可本文将会侧重于后者, 因为流动子女如今很难享受义务教育, 而留守儿童则更有可能在家乡接受义务教育 论文分为三章 : 第一章主要介绍流动人口的现状, 第二章将研究打工子女受教育的难题, 最后第三章以北京为例来分析中国城市民工子弟学校的历史成长过程 二十世纪七十年代改革开放的春风使得中国的经济飞速发展, 而这个发展的基本支柱就是中国的农民工 他们通过自己的埋头苦干拉动中国经济, 一直到现在, 为了国家的发展不停地作出巨大贡献 可是流入到城镇的这个庞大人群, 与三十年前的生活水平相比并没有表现出显著提高 问题的原因之一是, 除了在中小型的城镇以外, 这些来自农村的民工很难融入到城市, 跟当地居民一样地生活 三十多年以来农民工一直碰到的困难与现存的户籍制度有着很密切的关系 : 他们依旧被认为是外地人口, 因而受到多方面的严重歧视 中国国内和国外的观察者们热烈地期望 2013 年 11 月的十八届三中全会报告中 3

4 提出的户籍改革确实能成功解决流动人口的一些问题, 例如流动人口子女的教育问题 中华人民共和国宪法 的四十六条明确规定所有公民都有受教育的权利和义务 于 2006 年 6 月修订完的 中华人民共和国义务教育法 强调诸适龄儿童都必须接受义务教育, 而且国家要保障义务教育的公益性 与此相反, 城镇里大部分公办学校要求外地报名者交种种的杂费, 期中最普遍的就是借读费 赞助费 这种行为虽然已经被中央政府禁止, 可是到公办学校报名的流动人口子女仍然需要交学费外的各种杂费 除了这些明显的经济障碍以外, 外地儿童还遭遇手续方面的要求 以北京为例, 公办学校往往要求外地报名者具备五张证件, 而办理 五证 对部分农民工来讲并不容易, 因此孩子无法上公办学校 无可奈何的是部分满足报名条件的农民工子女因存在种种客观的限制也被公办学校拒绝 客观地讲, 公办学校未必能接受所有申请的外地儿童, 因为当地人优先, 而学生人数是有法规限制的, 不能超过一定的人数 所以大概有三分之一的流动人口子女无法在城市的公办学校就读, 只好向民办的民工子弟学校申请 论文的第三章主要研究北京市的民办农民工子弟学校 当笔者在京留学时, 有机会访问六所农民工子弟学校, 并通过对校长 老师和学生访谈的方式进行了短暂的实地调查 在北京研究的时候笔者还联系了两个非政府机构, 采访了二者的负责人 两个公益性组织主要关注农民工与其子女在城市遇到的困难, 尤其是儿童的教育问题 与上海不同, 北京市政府还没有妥善解决农民工子弟在京的教育问题, 因而北京存在不到两百所民工子弟学校, 并且只有四分之一的学校得到了政府批准即具有办学资格 2013 年秋天的实地研究表明, 在北京如今有三分之一的流动人口子女受教育情况严峻, 不得不上民办的农民工子弟学校 自从二十世纪九十年代起, 北京开始面对农民工子弟受教育困难时, 一些外地的商家建立起第一批农民工子弟学校 到 2005 年为止北京有五百多所农民工子弟学校, 而 2006 年北京市教委下发的 北京市教育委员会关于加强流动人口自办学校管理工作的通知 中提出的政策 扶持一批, 审批一批 淘汰一批, 导致 2006 年至 2008 年民工子弟学校的初步缩减, 一直到 2011 年夏天的最后一批拆迁从而形成了目前的情况 北京现存的不到两百所打工子弟学校大部分位于城乡结合部, 如海淀区 朝阳 4

5 区 昌平区等外地人口较多的城区 关停或拆迁学校的原因有些模糊, 往往跟学校的简陋条件息息相关 学校经常缺乏最基本的办学硬件和软件, 教学质量不佳, 师资不足, 存在严重的安全隐患等等 再加上有时学校的周围村落是城市化改造和建设的重点, 必须进行拆迁, 所以学校也面临被拆迁的局面 关停或拆迁学校之后, 最明显的问题仍然是学生的命运 每当官员把学校大门关闭的时候, 困扰家长的则是不要让孩子失学 中国家长都十分关心孩子的未来, 望子成龙, 农民工也一样希望孩子能上好学, 做好人 在假期学校居然被关停的时候, 家长经常会抱怨官方没有充分考虑到孩子的分流问题 因为时间紧张, 很难在公立学校报名, 家长担心孩子无法在北京继续读书, 必须返回家乡的公立学校 参考上海对流动人口子女教育提出的政策, 短期内北京和其他流动人口比较多的城市可以改善的地方主要有两个 一 城市的公立学校应该更宽容, 接受更多的流动子女, 尽量避免那三分之一的孩子上农民工子弟学校 二 加强政府对现存农民工子弟学校的支持, 减轻这些学校的经济负担, 提高农民工子弟学校的教育质量 不过外地儿童不仅面临着享受义务教育权利的困难, 还有初中毕业后的中高等教育问题 无论上了公办还是民办的农民工子弟学校, 外地人都不可能进入城市的高中, 更何况参加高考 所以长期的目标是允许越来越多的外地人口在城市上高中 参加高考以给予所有公民跟户籍无关的教育机会 以上所讲的解决方式都有利于和谐社会的建设 中国当代的贫富差距很大程度上是由城乡二元结构所导致 户籍制度仍然影响农民在城市社会的融入过程, 使部分农村人口无法在城市安居乐业 踏踏实实和家人像城市人一样生活 在北京采访的一些外地农民工都盼望十八届三中全会所提出的户籍改革尽快实现, 希望早日能够和城市人一样享有城市福利, 更重要的是希望给孩子提供更多学习的机会 可是目前户籍制度形成的城乡二元结构是实现和谐社会的障碍 农民工因为其户口而如今受到全面性的歧视, 包括农民工的子女也受到歧视 为什么这些孩子非得返乡当留守儿童才能上高中和大学? 留在城市的外地初中毕业生又没法上高中, 所以只能和自己父母一样在城市务工, 也无法得到本科学历 虽然如此, 也有一些研究表明, 三十多年以来农民工的状况有明显的进步, 工 5

6 作条件比八九十年代大大提高, 工伤和工资拖欠的现象虽然还存在但没有以前那样严重, 越来越多的外地务工者通过法律来维护自己的权利, 可以向管理层提出要求并通常能够得到理应的赔偿 同时中央政府也为打工者提供方便, 为他们建立符合国际标准的工作环境, 逐步提高最低工资标准 所以农民工子女有望同样也能得到与城市儿童平等的待遇 自从 2003 年温家宝访问北京一所公办的农民工子弟学校起, 同在蓝天下, 共同成长进步 的口号开始传播, 意味着中央政府已经考虑到流动人口子女的教育问题, 为了打工子弟的美好学习环境而工作 但还有一个问题在于中国的国家行政系统 因为各级的地方政府都根据自己的特点和需求管理流动人口子女的教育, 于是不同的城市有不同的政策和解决方法 例如上海市政府从 2008 年起已经把部分打工子弟学校关闭, 其流动子女都被纳入公办学校以便跟上海儿童一起享受义务教育, 而位于郊区的部分民工子弟学校仍然存在, 并得到了办学许可证, 享受政府一些投资, 所以经费上不存在任何问题 可是北京的情况没有上海理想, 农民工子弟学校的命运尚不清晰, 存在突然被拆迁的危险, 而且缺乏一个合理的计划来面对流动儿童的教育 中国其他行政区的情况都有所不同, 有待深入的研究 总而言之, 中国需要一个涉及整个国家层面的政策来最大限度地解决流动子女的教育问题, 而且中央需要地方政府的密切配合 中国只有这样才能培养高水平的劳动力群体, 获得可持续的经济发展, 避免所谓的中等收入陷阱, 最终成为事实上的发达国家 6

7 Introduzione Analisi dei contenuti L obiettivo di questa tesi è compiere uno studio etnografico e sociologico sui migranti rurali cinesi (nongmigong) con particolare enfasi sull accesso all istruzione per le generazioni più giovani. Il sistema di registrazione abitativa della popolazione, lo hukou, ha per molto tempo implicato che la popolazione delle campagne rimanesse nelle campagne, e che le aree urbane fossero delle enclavi il cui accesso era fortemente controllato. Dalla fine degli anni settanta con l avvio delle riforme denghiste, la mobilità interna in Cina è stata molto liberalizzata, così determinando un crescente afflusso nelle aree urbane di lavoratori in cerca di fortuna. È emerso gradualmente un esercito di lavoratori migranti di origine rurale ai quali si deve gran parte del successo economico della Cina, La crescita a due cifre del Pil ha il volto dei migranti, che hanno costituito il motore troppe volte silenzioso dello spettacolare sviluppo del Paese. Ma se a partire dagli anni novanta i media locali parlano sempre più di questa categoria, è chiaro che essa rappresenta metaforicamente anche l'effetto collaterale degli oltre trent'anni di riforma e di sviluppo economico a tutti i costi. Da una parte si distinguono degli indubbi vantaggi guadagnati nel tempo. I migranti che si recano nelle aree urbane vedono aumentare il loro salario, mediamente superiore rispetto a quello della popolazione rurale non migrante. Fondamentali, inoltre, risultano essere le rimesse a casa, poiché contribuiscono a innalzare il tenore di vita dei familiari non migranti, quindi a portare ricchezza alle campagne. Infine, dato il basso indice di dipendenza, le spese sono relativamente inferiori per i migranti rispetto ai loro omologhi residenti nelle aree urbane, infatti il fenomeno migratorio solo recentemente ha iniziato a coinvolgere anche i figli. Nonostante gli evidenti aspetti positivi e i vantaggi dei migranti rurali rispetto alla popolazione rurale non migrante, sussistono altrettanti aspetti meno vantaggiosi riconosciuti ed evidenziati tanto dalla letteratura cinese, quanto e soprattutto da quella occi- 7

8 dentale, specie in un confronto tra i lavoratori migranti e quelli urbani. In primo luogo la questione dei salari, ancora troppo bassi e spesso non rispettosi dei minimi salariali imposti dalla legge, così come la tendenza molto diffusa a evitare di siglare contratti. Altrettanto dicasi per le condizioni di lavoro, non di rado rischiose. A tal proposito i dati statistici rivelano chiaramente come i migranti rurali siano le principali vittime di incidenti sul lavoro, anche mortali, prevalentemente nel settore edile e minerario. Parte del discorso sui migranti rurali cinesi è legato alla questione del welfare e quindi al sistema dello hukou, alle sue origini e al suo ruolo tutt oggi determinante nella distribuzione di servizi ai cinesi urbani soltanto, tagliando fuori il gruppo crescente dei nongmingong. Le principali difficoltà per i migranti emergono relativamente al sistema sanitario e pensionistico, ma anche per gli alloggi e soprattutto per l istruzione dei figli. I bambini migranti nelle città aumentano più rapidamente della popolazione adulta e per quanto si riscontrino dei relativi miglioramenti, comunque almeno un terzo dei quasi quaranta milioni di bambini migranti resta escluso dall istruzione pubblica. La fruizione a macchia di leopardo dell istruzione obbligatoria è un esempio evidente della marginalizzazione cui sono soggetti i migranti. Il completo assorbimento della popolazione rurale nelle aree urbane e dunque il processo di urbanizzazione tanto promosso dal premier Li Keqiang non possono prescindere dalla formazione delle nuove generazioni migranti. E ciò risulta ancor più rilevante se si considera la crescente tendenza negli ultimi anni a migrare con i figli al seguito. Sebbene il legislatore cinese abbia stabilito l obbligo di nove anni di istruzione per tutti i minori, la clausola non scritta è che questo diritto è fruibile solo nel luogo in cui si risulta registrati (e quindi come appare sullo hukou). I genitori di bambini migranti che vogliano un istruzione pubblica per i propri figli, si ritrovano a fare ingenti donazioni alle scuole statali urbane (l eccezione è rappresentata dalle scuole pubbliche dei quartieri centrali di Shanghai, per un progetto pilota di apertura ai bambini migranti). È molto frequente il caso di bambini migranti che, per via dell esoso costo dell istruzione pubblica per non locali o perché non hanno la documentazione richiesta, sono costretti a rivolgersi a strutture secondarie, delle scuole per migranti. Esse sono 8

9 proliferate e tuttora abbondano nelle grandi città cinesi, in particolare Pechino e Shanghai. Le condizioni di questi edifici sono spesso precarie e il livello di istruzione impartito è molto inferiore rispetto a quello delle scuole pubbliche. Si tratta di scuole informali, prive di autorizzazioni governative e quindi, considerate non appartenenti al sistema scolastico locale. I finanziamenti ricevuti sono principalmente di provenienza privata e il governo cinese non sembra approvare queste scuole di serie B, che corrono il rischio di essere smantellate senza preavviso. Giacché la migrazione riguarda per lo più cinesi con un capitale umano in media superiore a coloro che restano nelle aree rurali, la migrazione tende ad accentuare e non a ridurre le differenze urbano-rurali. Inoltre quella che potrebbe essere un opportunità di mobilità sociale, spesso si rivela altamente negativa per i figli dei migranti, dal momento che ancora si trovano impossibilitati a fruire in modo completo dell istruzione urbana. Se si considerano le opportunità di formazione (DEO, distribution of educational opportunities) è evidente una forte disparità tra bambini locali e migranti. Ciò può avere delle ripercussioni sul futuro dei ragazzi migranti, in particolare sulla possibilità che raggiungano un livello di istruzione superiore o terziaria. Il fenomeno migratorio cinese per le dimensioni notevoli viene spesso associato ai flussi migratori internazionali, parimenti i bambini migranti cinesi vengono associati agli studenti immigrati in alcune grandi nazioni. Sussistono però delle differenze, in primo luogo i bambini migranti rurali non sono fenotipicamente diversi dai loro pari locali, al contrario ne condividono i tratti fisici, la lingua e la cultura. Inoltre sono sovente soggetti a segregazione scolastica e abitativa che rende difficile l esposizione alla cultura urbana di arrivo. Le barriere che i migranti fronteggiano a livello scolastico e nel mercato del lavoro comportano l elevata probabilità che essi siano protagonisti di un assimilazione alla società urbana verso il basso. Il rischio è, insomma, che i migranti che decidono di mettere radici nelle città si assimilino alla cosiddetta sottoclasse urbana. Gli osservatori internazionali interpretano i migranti come stranieri nelle città e infatti essi tendono a prendere le distanze dall ambiente urbano e a identificarsi con il luogo di origine: viene a mancare un senso di appartenenza alla città che risulta fondamentale nel processo incompleto di integrazione e assimilazione alla società urbana. 9

10 Piano dell opera L organizzazione della tesi è funzionale a identificare le tendenze in atto nelle realtà urbane cinesi e a inquadrare sotto il profilo giuridico, economico e sociale il fenomeno dell istruzione per bambini migranti con l ausilio di materiale bibliografico e delle testimonianze raccolte sul campo. Attraverso l analisi delle barriere istituzionali esistenti si individuerà il ruolo finora svolto dalle scuole per migranti al fine di comprenderne l utilità pratica a servizio della popolazione migrante. Il primo capitolo offre una panoramica introduttiva sulle ragioni che ancora rendono la migrazione interna un fenomeno complesso e più che mai attuale nella Cina dei nostri giorni. La popolazione fluttuante è un concetto dai contorni poco definiti che arriva a comprendere più di duecento milioni di cinesi. Le proporzioni notevoli di questa categoria sociale rendono necessarie delle premesse storiche e istituzionali. Le grandi problematiche incontrate dai migranti sono spesso strettamente correlate al sistema dello hukou che li ha vincolati per anni alla terra e che adesso continua a costituire una barriera per la fruizione di molti servizi. Le due facce dello hukou sono appunto privilegi e barriere, vantaggi e svantaggi, diritti e divieti che condizionano chiunque ne sia in possesso a seconda del luogo in cui vive. Il secondo capitolo approfondisce una delle questioni che più da vicino toccano i migranti. L accesso all istruzione urbana è infatti problematico per chiunque non sia in possesso di cittadinanza locale. Le discriminazioni scolastiche tuttora vigenti lasciano intendere che l integrazione dei migranti nelle città è un processo lungo e lento. Non solo sussistono delle barriere istituzionali e finanziarie che ostacolano l accesso all istruzione dell obbligo in città, esistono anche altre barriere, più sottili, costituite dalla resistenza della popolazione locale a cedere parte dei privilegi che derivano dall essere cittadini urbani. Il terzo capitolo si focalizza, infine, su uno degli effetti delle discriminazioni scolastiche. Di fronte all incapacità dei bambini non locali di soddisfare i requisiti burocratici e economici per frequentare le scuole pubbliche urbane, la risposta delle comunità migranti è stata la creazione di proprie scuole. Le scuole per migranti costituiscono una 10

11 risposta del mercato alla domanda di istruzione di gran lunga superiore all offerta pubblica rappresentata dalle scuole statali. Le scuole private per migranti per vent anni hanno offerto l unica alternativa accessibile ai bambini che non potevano essere lasciati nei villaggi di origine. Il capitolo tratteggia il profilo delle scuole per migranti, prendendo spunto da quelle sorte a Pechino. In questa analisi si inseriscono i risultati di una ricerca sul campo effettuata dalla laureanda proprio nella capitale. Il campione di scuole visitate, sebbene ridotto, è servito a far luce sullo stato attuale delle scuole per migranti nelle grandi città del Paese, ed in particolare della capitale. In seguito alle recenti chiusure che hanno visto protagoniste soprattutto le scuole per migranti di Pechino, è lecito interrogarsi sull effettiva necessità per la popolazione migrante di queste scuole. È necessario che esse continuino a operare? Qual è la soluzione migliore per i figli dei migranti? Quali progressi sono stati compiuti dal governo centrale e dalle singole amministrazioni locali a favore dell istruzione dei migranti? Quali sono le possibili soluzioni del fenomeno? 11

12 Nota Per i termini in cinese citati (in corsivo nel testo) si rimanda al glossario finale in cui per ogni termine si riporta la trascrizione in pinyin, il corrispettivo in caratteri cinesi, l indicativo grammaticale in cinese (nome, aggettivo, verbo), se si tratta di una forma abbreviata (abbr.) o estesa (est.), e infine il significato in italiano. 12

13 1. La migrazione interna cinese Premessa: Nostri lavoratori e nostri figli Questo primo capitolo affronta uno studio etnografico della migrazione interna cinese. Dopo aver affrontato la problematica definizione di migrante, verranno tracciate le origini storiche del fenomeno per poi procedere ad una contestualizzazione dei migranti nella società urbana cinese. Al fine di comprendere le difficoltà istituzionali, burocratiche, economiche e sociali cui i migranti sono costretti a far fronte, sarà necessario soffermarsi sulle caratteristiche del sistema dello hukou e sugli effetti che questo continua a produrre sulla società cinese e sul mercato del lavoro. Infine ci si dedicherà ad un analisi della popolazione migrante rurale cinese, composizione e tendenze storico-geografiche. Il capitolo funge da necessaria premessa per la successiva trattazione della questione dell istruzione dei bambini migranti. Nel giugno 2010 l allora premier cinese Wen Jiabao così si rivolgeva a un gruppo di operai migranti impegnati nel cantiere della linea 6 della metropolitana pechinese: Siete la componente principale della forza-lavoro industriale cinese. La nostra ricchezza e i nostri grattacieli sono frutto della vostra fatica e del vostro sudore. Il vostro lavoro è glorioso e la nostra società deve rispettarlo. Il governo e la società tutta dovrebbero trattarvi come propri figli. 1 1 China Labour Bulletin (2010), Echoes of workers struggle in apartheid-era South Africa in China s factories today gs-content/ &cd=5&hl=it&ct=clnk&gl=it 23/10/2013 Per il testo in cinese del discorso del primo ministro, si rimanda all articolo dell agenzia Nuova Cina: Li Bin, Zhang Zongtang (2010), Rang Renren Shenghuo Chongman Yangguang, Wen Jiabao Duanwu Jiaqi Kanwang Qunzhong Jishi, Xinhuanet 26/03/

14 In questa dichiarazione non molto frequente per un leader cinese, il premier aveva ribadito la necessità di un miglioramento delle condizioni dell esercito di lavoratori migranti cinesi. Il discorso venne pronunciato in risposta alla recente ondata di disordini e scioperi che aveva coinvolto il settore manifatturiero. La frustrazione degli operai in quello specifico contesto, così come ancora oggi, è legata ai salari, troppo bassi rispetto al crescente costo della vita, e alle condizioni non certo ideali in cui si ritrovano costretti a lavorare. L obiettivo di questo capitolo è inquadrare il fenomeno della migrazione interna cinese entro la cornice delle riforme denghiste per poi seguirne lo sviluppo nei tre decenni di riforma e apertura. È molto più di una migrazione dalle campagne alle città che tanti paesi in via di sviluppo sperimentano: il fenomeno infatti coinvolge alcuni aspetti istituzionali che hanno le radici nell epoca maoista e che ancora non si è potuto o voluto riformare. Sono coinvolti centinaia di milioni di migranti rurali e le loro famiglie che sperimentano dure condizioni di lavoro spesso in località lontane da quella di origine. Ma soprattutto essi fronteggiano molteplici difficoltà in termini di sicurezza sul lavoro, certezza di un salario, pensione di anzianità, assicurazione sanitaria, pensione di invalidità, alloggio, scuola per i figli, costo della vita, discriminazioni di vario genere. Una simile situazione, che si protrae da ormai 35 anni, è correlata al sistema dello hukou che registra la residenza delle famiglie ampiamente additato quale principale causa delle varie forme di discriminazione cui sono soggetti i migranti rurali. Ne risulta una società cinese fortemente divisa e diseguale. Il divario tra ricchi e poveri, tra aree urbane e rurali si va pericolosamente ampliando, col rischio di allontanarsi sempre più da quella società armoniosa che la scorsa leadership (Hu Jintao e Wen Jiabao) puntava a raggiungere nel progetto di governo. 1.1 Migrazione interna in Cina: definizione Con migrazione interna si indica quel movimento della popolazione che si attua entro i confini politici dello Stato. Per il caso cinese, la migrazione riguarda uno spostamento che si origina dalle aree più interne del Paese verso alcuni poli urbani, prevalentemente situati lungo la costa. Gli studi di settore (Tunon, 2007; Cai, Wang, 14

15 2008) e le statistiche sulla popolazione, tipicamente distinguono i migranti in relazione alla durata del soggiorno (stagionale, temporanea o permanente), del confine geografico attraversato (città, contea, provincia) e della destinazione (intraprovinciale, interprovinciale), dello status ufficiale (con hukou o meno). In generale il termine migrante può riferirsi a tre diversi tipi di migrazione: migrazione pianificata con trasferimento di hukou, migrazione permanente con o senza passaggio di hukou, e la fluttuazione della forza-lavoro rurale, senza passaggio di hukou (Cai, Wang, 2008). 2 La migrazione di tipo pianificato (jihua qianyi) rientra in un ottica decisamente socialista di piano, con lo stabilimento di quote di migranti approvate annualmente dal Ministero di Pubblica Sicurezza per la riallocazione della popolazione (Chan, Buckingham, 2008). I cittadini cinesi interessati sono una percentuale molto bassa, che negli anni è andata riducendosi ulteriormente, con un tasso annuale di migrazione pari al 15 (stando ai dati del 1998, mentre nel 1978 si attestava ancora sul 22 ). Prima del 1978 la migrazione pianificata dipendeva da considerazioni sulla fluttuazione della produzione cerealicola: maggiore era la produzione, maggiore sarebbe stata la probabilità che il governo approvasse la migrazione di alcuni individui. Il graduale abbandono della pianificazione e del razionamento dei viveri, ha comportato anche la scomparsa della migrazione pianificata, che di fatto non ha più ragione di esistere. 3 2 Se si prende in considerazione unicamente lo status ufficiale del migrante, taluni (Chan, 2013) tendono a considerare solo due tipi di migrazione: quella con passaggio di hukou e quella senza passaggio di hukou (che riguarda la popolazione migrante). La classificazione adottata in questo paragrafo (Cai, Wang, 2008) invece considera tre casi: la migrazione autorizzata dall alto (migrazione pianificata, ormai piuttosto rara), la migrazione permanente senza necessariamente modificare lo hukou (in alternativa si hanno dei regolari permessi di residenza), e la migrazione temporanea senza passaggio di hukou (la fluttuazione della popolazione). La migrazione permanente può riguardare quei migranti che regolarmente studiano o lavorano nelle città e hanno ottenuto lo hukou locale oppure green card o altri permessi non equiparabili allo hukou (includono meno benefit). I migranti temporanei spesso non hanno alcuna intenzione di risiedere a lungo termine nelle città, né di rinunciare al proprio hukou rurale, anzi sono disposti a migrare nuovamente in cerca di opportunità economiche migliori o a fare ritorno al luogo di origine ad intervalli regolari (Murphy, 2002). I migranti stagionali appartengono per certi versi a quest ultimo gruppo, perché trascorrono almeno tre mesi l anno con le loro famiglie nei luoghi di origine. 3 Questo tipo di migrazione pianificata rientra nell ottica di una riallocazione della forza lavoro impiegata nel settore statale, la pratica seguita è detta passaggio da hukou agricolo a non agricolo (nongzhuanfei). Con l avanzare delle riforme, tale forma di migrazione è divenuta molto meno frequente (Chan, Buckingham, 2008). 15

16 Dall inizio delle riforme, i criteri per l approvazione del trasferimento di hukou sono più legati alle opportunità di impiego: maggiori i posti di lavoro disponibili, maggiore la popolazione autorizzata a spostare la propria residenza con conseguente trasferimento di hukou. (Cai, Wang, 2008). Non è più necessario ottenere permessi in ragione di complessi calcoli sulla produzione agricola nazionale, per il ruolo crescente del mercato nell allocazione di risorse. Nel 2005 ben 147 milioni di persone avevano trasferito la propria residenza indipendentemente dal trasferimento di hukou, la maggior parte di questi individui si collocava entro le fila dei migranti informali. Circa il 50% dei migranti interni è protagonista di una migrazione di lunga distanza. La migrazione regolare con o senza trasferimento di hukou, è un tipo di migrazione disciplinata attraverso permessi (in molti casi temporanei) di soggiorno emessi congiuntamente dalle province di origine e da quelle di arrivo. È tuttora problematico avere delle stime precise sulle proporzioni complessive del fenomeno migratorio anche per via delle numerose irregolarità. Si suppone che il 40% dei migranti sia effettivamente in possesso di un autorizzazione governativa temporanea o di un trasferimento di hukou, mentre i restanti vengono chiamati liudong renkou, ossia popolazione fluttuante e spesso vivono anche per periodi superiori ai sei mesi senza un permesso di residenza (Tunon, 2007). Questo è il terzo tipo di migrazione interna attualmente in atto nel Paese. La difficoltà di rendere conto con precisione del fenomeno migratorio cinese è dovuta alle numerose fluttuazioni della popolazione migrante, a seguito delle varie politiche governative centrali o locali, alle frequenti irregolarità, e alle notevoli dimensioni di questo gruppo sociale. Dal momento che la popolazione fluttuante è composta prevalentemente da migranti rurali, un sinonimo di liudong renkou è nongmingong. 4 Il significato letterale è quello di operai-contadini ed in sé rappresenta una delle migliori descrizioni della natura ambivalente del migrante: nato e residente nelle aree rurali, temporaneamente impegnato a vendere il proprio lavoro manuale (dagong) nelle zone urbane. Le mete dei potenziali 4 Il termine nongmingong è oggi considerato di natura discriminatoria, pertanto si fa sempre più ricorso al termine mingong, che è un suo sinonimo, letteralmente operaio in un progetto pubblico. 16

17 migranti non sono tutte le aree urbane indistintamente, ma soprattutto quelle situate nelle province costiere, in particolare le zone economiche speciali, le grandi municipalità, le grandi città. Il flusso di manodopera dalle zone rurale a quelle urbane è per certi aspetti assimilabile all urbanizzazione, ma come nota Chan (2010a) non è possibile parlare di un genuino contributo all urbanizzazione da parte dei nongnmingong, data l impossibilità, per molti di loro, di poter risiedere stabilmente nelle aree urbane e trasferirvi la propria residenza, a causa del rigido sistema dello hukou. Il persistere di questo sistema, su cui ci si soffermerà in seguito, è la principale causa di innumerevoli forme di discriminazione cui sono soggetti i migranti rurali, nonché del loro difficile inserimento entro una rete sociale di servizi che sono prevalentemente attribuiti ai residenti locali. La migrazione interna è un fenomeno con cui i leader della Repubblica Popolare non possono più evitare di confrontarsi per le innumerevoli problematiche che una simile fluttuazione umana comporta, specie per l ingombrante eredità del sistema dello hukou. Come osservato da Tunon (2007), per troppo tempo i migranti rurali sono stati funzionali allo sviluppo cinese e, visto il vantaggio comparato del Paese (costituito dall abbondanza di manodopera), non sempre si è distinto tra impiego e sfruttamento di questa forza-lavoro. 5 È indubbio che lo sviluppo straordinario conosciuto dalla Cina negli ultimi decenni sia scaturito dalla politica di riforma e apertura inaugurata da Deng Xiaoping. Tuttavia è altrettanto evidente come la crescita economica cinese sarebbe stata inimmaginabile in assenza di un afflusso quasi illimitato di manodopera, ed essa è costituita in gran parte da un popolo di migranti rurali che ha raggiunto e superato i 100 milioni. Si tratta della principale migrazione umana in tempi di pace. Come si è osservato, non esiste un consenso generale sulla definizione di migrante in Cina. Se si considera il confine geografico valicato, esiste una definizione allargata 5 Le condizioni di lavoro in cui versa ancora una gran parte della forza-lavoro migrante possono essere equiparate a un vero e proprio sfruttamento. In particolare Tunon (2007) parla di quattro diversi aspetti problematici: i contratti di lavoro (ancora poco diffusi), il salario minimo (non rispettato dai datori di lavoro), le ore di straordinario (non retribuite e non sempre su base volontaria), la sicurezza sul lavoro (i migranti sono il 90% delle vittime di incidenti sul posto di lavoro). 17

18 che include anche la migrazione intraprovinciale, mentre quella ristretta considera solo la migrazione interprovinciale. Tenendo presente le diverse prospettive, nel 2012 sono stati registrati 262,61 milioni di migranti (definizione allargata) 6, di cui 163,36 milioni migranti in province diverse da quella di appartenenza (definizione ristretta), e 99,25 milioni migranti entro la provincia di origine (migrazione intraprovinciale). 7 La complessità della definizione oggettiva di migrante è solo un aspetto della questione, infatti gli stessi migranti trovano diverse difficoltà nell identificarsi come parte di un gruppo sociale. Questa problematica identità soggettiva della categoria di migranti verrà brevemente trattata nel prossimo paragrafo, e ulteriormente approfondita nei successivi al fine di fornire una lettura critica del fenomeno migratorio cinese alla luce tanto di aspetti storico-economici, quanto psico-sociali. 1.2 La tribù dei migranti (dagongzu) e i lavoratori urbani (gongren) Se si prende in considerazione solo la definizione ristretta (migranti interprovinciali), stando ai dati del 2012 si tratterebbe già dell 8% della popolazione nazionale. 8 Nonostante le proporzioni del fenomeno migratorio, il termine cinese più frequentemente utilizzato per riferirvisi non è renkou qianyi, migrazione, ma renkou liudong, fluttua- 6 Dati recenti parlano di 269 milioni alla fine del 2013 (Attanasio, 2014). 7 A partire dal 2000, il governo cinese (tramite il National Bureau of Statistics) considera migranti coloro che risiedono per un periodo superiore ai sei mesi al di fuori dalla città o villaggio natale (precedentemente l intervallo temporale era di tre mesi), nonché coloro che svolgono un lavoro non agricolo nella città o nel villaggio natale per un periodo superiore ai sei mesi. I due gruppi distinti vengono chiamati contadini-operai non locali (waichu nongminggong) e contadini-operai locali (bendi nongmingong). Questi ultimi sono residenti rurali che svolgono lavori non rurali secondo quella pratica inaugurata con l avvio delle riforme di lasciare la terra, senza lasciare le campagne (li tu bu li xang). Nel considerare gli impiegati o i migrati da almeno sei mesi, il NBS ignora così i lavoratori stagionali per periodi inferiori ai sei mesi, e tutti i migranti che non si registrano localmente presso gli uffici urbani (Zhang, 2001), che costituiscono la popolazione fluttuante (liudong renkou). Questo dimostra che è necessario trattare i dati ufficiali cinesi con prudenza. Quanto all intervallo di sei mesi, usato come soglia di riferimento, è probabilmente legato ai permessi di residenza temporanei, che a partire dal 2000 sono validi per sei mesi (Zhang, 2001). 8 La definizione ristretta considera come migranti solo quei lavoratori che si spostano da una provincia a un altra della Cina (frequenti quelli che dal Sichuan, lo Hunan o il Guangxi si spostano verso il Guangdong). Nella definizione allargata si considerano anche i lavoratori che migrano all interno di una stessa provincia (migranti intraprovinciali), per esempio dalle aree rurali a quelle urbane del Guangdong. 18

19 zione della popolazione, proprio perché avviene senza un passaggio di hukou. Il termine popolazione fluttuante (liudong renkou), che designa prevalentemente la migrazione urbano-rurale, esprime un significato che ben supera il movimento migratorio e allude alla forte instabilità sociale che la migrazione comporta. Lo stesso termine usato per riferirsi ai migranti rurali, non è yimin, migrante, ma quel nongmingong, o semplicemente mingong, che nel limitarsi a indicare questa duplice natura di contadini e operai, porta con sé una forte carica discriminatoria. Non è raro pertanto che i migranti stessi preferiscano autodefinirsi dagongzu, la tribù dei lavoratori, con dagongzai (lavoratore migrante) per gli uomini, dagongmei (lavoratrice migrante) per le donne. Alla base di questa autodefinizione, come registrato dalla ricerca di Rachel Murphy (2002), è l atto del dagong, cioè vendere il proprio lavoro ad un certo datore. 9 Posto che il verbo più usato per indicare l atto di lavorare in mandarino è gongzuo, alcuni migranti tengono a precisare che il loro non sia gongzuo, ma appunto dagong, termine prevalentemente usato in riferimento a un lavoro subordinato di tipo stagionale e che quindi sancisce la più debole identità di questi lavoratori. Fino all avvio delle riforme, la posizione sociale più ambita era senza dubbio quella di lavoratore proletario, gongren, per il ruolo storico del proletariato come avanguardia della rivoluzione e gli indubbi benefici sociali di cui godeva (Murphy, 2002; Carrillo, Goodman, 2012). La pianificazione economica garantiva una serie di certezze a questa categoria: salario, alloggio, copertura sanitaria, scuola per i figli, scarsissime probabilità di perdere il lavoro. In tali condizioni molto favorevoli, gongzuo era l attività che contraddistingueva il lavoratore impiegato in un azienda di stato, o in una fabbrica di stato. Con le riforme denghiste e il progressivo ritirarsi dello stato, i vantaggi di cui godeva normalmente il proletariato sono andati riducendosi. Così oggi si è verificata un inversione nella scala di valori nazionale, la classe operaia maoista è la vera perdente delle riforme. Il migrante rurale percepisce se stesso in una posizione nettamente diversa da quella del proletario urbano di epoca maoista. La mancata identificazione della dagongzu con i 9 Negli ultimi anni anni la letteratura cinese in particolare usa il termine wugong, lavoro manuale nell industria o nelle opere di ingegneria (Xiao, 2013; Wei, 2013; Huang, Xu; 2006; Gu, 2011) 19

20 lavoratori urbani si accompagna al rifiuto dell etichetta di operai contadini, nongmingong, che porta una carica discriminatoria legata al sistema dello hukou. Nel tentativo di differenziarsi, e forse in un accenno di coscienza di classe, non è raro che un giovane migrante affermi di essere un nuovo operaio, xingongren. 10 Sulla possibilità che il neoproletariato cinese esista o che possa definirsi una classe in senso marxista, si tornerà nel paragrafo 3.3. Quel che è certo è che i migranti percepiscono di essere, almeno a livello individuale, qualcosa di diverso rispetto al modello maoista di lavoratore, tanto da rifiutare categoricamente di associarsi al termine e alla classe dei gongren. Il principale obiettivo di un migrante rurale resta quello diventare egli stesso un datore di lavoro, non un operaio specializzato: il sogno della maggior parte degli intervistati in diversi studi negli ultimi vent anni è quello di passare dal ruolo di subordinazione attuale a quello di impreditore: ziji zuo laoban, fare il capo (Murphy, 2002; Pun, 2012). Ecco probabilmente spiegata la natura temporanea della migrazione interna in Cina. In un analisi del fenomeno migratorio in termini di obiettivi e risorse, non è peregrino infatti intendere la scelta di migrare quale mezzo più rapido per ottenere delle risorse, altrimenti scarse, al fine di raggiungere un obiettivo (Murphy, 2002). Pertanto i migranti cinesi sono giovani o giovanissimi, con un età media di 28 anni (dati del 2012), per oltre il 50% sono nati negli anni ottanta e prevalentemente sono impiegati nel settore manifatturiero. Le donne intendono spesso la migrazione quale fase transitoria precedente il matrimonio, un espediente per contribuire alle risorse della famiglia o per provvedere all acquisto di una buona dote. Eccezion fatta per coloro che non riescono ad ambientarsi al ritmo di vita e lavoro urbano, generalmente il ritorno al villaggio è legato a ragioni familiari: matrimonio, gravidanza, la cura familiare. Il ritorno degli uomini è invece giustificato in ragione della scelta di investire nell area rurale di origine quanto guadagnato con la migrazione. 11 L avvio di attività imprenditoriali presso le città di 10 A tal proposito si rimanda al breve video-documentario disponibile sul sito China-Files. Marianini D., Guiducci A. (2013), I lavoratori migranti e i nuovi operai, China-files, 20/09/ Sembra che gli ex-migranti di sesso maschile chiamino in causa ragioni familiari per spiegare il proprio ritorno al villaggio al fine di mascherare un fallimento nell ambizioso progetto migratorio (Murphy, 2002). 20

21 dimensioni medio-piccole nelle aree rurali è uno degli obiettivi frequenti dei migranti intervistati a cavallo tra gli anni novanta e duemila (Murphy, 2002). Bisogna notare i- noltre che raramente un ex-migrante investe le proprie risorse in attività rurali, data la scarsa conoscenza di tecniche agricole. L'idea di base è che il lavoro dei campi non abbia valore e su questo le statistiche forniscono una conferma:del campione di 28 province analizzate, solo il 23,3% dei migranti aveva fatto ritorno al villaggio e il 16% aveva avviato un'impresa rurale o altre attività produttive (Pun, 2012). I dati delle due sociologhe Murphy (2002) e Pun (2012) sembrano tuttavia confermare che, almeno nel breve e medio termine, il ritorno al luogo d origine riguardi una percentuale ridotta di migranti, non superiore al 30%. Nel lungo termine sembra che la maggior parte dei nongmingong intenda il ritorno come obbligatorio, per il completamento di percorsi di vita quali il matrimonio o la costruzione di una nuova casa. Fanno eccezione i giovani migranti di ultima generazione, più idealisti e irrazionali nelle loro scelte, meno propensi a pianificare per sé un ritorno alle campagne (Pun, 2012; Zhou, Sun 2010). Ciò delinea una tendenza che negli ultimi anni si è rafforzata ulteriormente a stabilirsi nelle aree urbane e a coinvolgere tutto il nucleo familiare nella migrazione (cfr.: 4.4). 2. Origini storiche del fenomeno: prima e dopo il 1978 I lavoratori migranti rurali non sono certo un fenomeno nuovo per la Cina. Anche in epoca imperiale esisteva una certa mobilità, nessun ostacolo sussisteva per i contadini che decidevano di andare alla ricerca di terre fertili nelle zone periferiche dell impero e che addirittura potevano usufruire di sussidi dallo Stato; tuttavia la migrazione verso le aree urbane era un fenomeno di proporzioni ridotte rispetto a quanto avveniva in Europa, in particolare nell Inghilterra del Settecento (Pomeranz, 2004). Fino al 1949 era frequente in Cina che operai-contadini (nongmingong) venissero arruolati come manodopera temporanea nelle aree urbane. Prima che i comunisti prendessero il potere, grandi città del calibro di Shanghai e Tianjin contavano al loro interno una folta presenza di lavoratori provenienti dalle campagne, poi impiegati nei primi anni cinquanta durante la ricostruzione economica post-bellica, quando venivano assunti a tempo determinato nelle imprese di stato e in quelle di proprietà collettiva. Ciò continuò in misura relati- 21

22 vamente minore anche in piena epoca maoista. Ma quando oggi si parla di migrazione interna, generalmente si fa riferimento ad un fenomeno di gran lunga più recente, originatosi con l avvio della politica di riforma e apertura, nel 1978: le restrizioni alla mobilità della popolazione vennero rapidamente allentate (ma non rimosse), rendendo molto agevole alla popolazione rurale il trasferimento in zone con forte domanda di manodopera. Questo costante afflusso di forza-lavoro a basso costo nell emergente settore manifatturiero ad alto impiego di manodopera ha rappresentato il carburante dello sviluppo economico cinese. In assenza di una manodopera di tali proporzioni, difficilmente la Cina sarebbe diventata la fabbrica del mondo, i prodotti cinesi a livello mondiale non avrebbero prezzi a tal punto competitivi, il vantaggio comparato cinese sarebbe relativamente inferiore. Vista l abbondante manodopera di cui il paese dispone, è evidente che il vantaggio comparato cinese risiede nei settori ad alto impiego di manodopera e quindi nell industria leggera e nel settore terziario. L introduzione del sistema di responsabilità familiare nelle aree rurali ha avuto, pertanto, un duplice effetto positivo. Essendo le famiglie direttamente responsabili dei profitti o perdite derivate dalla vendita del proprio raccolto, crebbero gli incentivi per migliorare l efficienza tecnica. In secondo luogo, delle conseguenze si ebbero anche per il mercato rurale dei fattori di produzione: l obiettivo di una maggiore efficienza si tradusse nell occupazione della manodopera in eccesso, un surplus stimato tra i 100 e i 300 milioni di persone. 12 Inizialmente questa manodopera, fino a quel momento sotto-occupata e legata al lavoro rurale, fu principalmente assorbita dalle TVE (township and village enterprises), imprese di comune e di villaggio site nelle aree rurali che permettevano alla popolazione locale di occuparsi di attività non agricole senza allontanarsi dai luoghi d origine. L obiettivo era quello di 12 Sin dagli anni cinquanta, la collettivizzazione delle terre aveva comportato la nascita di collettivi, poi di comuni popolari. L obbligo per tutti i residenti rurali era stato quello di dedicarsi unicamente all attività agricola, di conseguenza vennero a cessare tutte quelle attività collaterali di lavorazione di prodotti agricoli e vennero chiusi i mercati di villaggio (cfr.: 4.2). Il problema è che questa scelta si era rivelata molto improduttiva, a causa dello sfruttamento dissennato dei terreni sempre più aridi e della sotto-occupazione gran parte della popolazione rurale che avrebbe potuto essere impiegata nel settore di lavorazione del prodotto agricolo. 22

23 lasciare la terra senza abbandonare il villaggio (li tu bu li xiang). Ciò spiega perché nei primi anni ottanta i dati (seppur incompleti) per la migrazione confermano come fosse un fenomeno di ridotte proporzioni, limitato a pochi milioni di persone (crf.: 5.2). Nel corso degli anni ottanta, tuttavia, le TVE si trovarono a concorrere con un maggior numero di attori che apparivano sulla scena economica cinese col procedere della riforma: imprese di stato (esistenti anche prima, ma adesso animate da un maggior spirito competitivo, per la riforma nella governance), le joint venture sino-straniere, le imprese totalmente a capitale straniero (WFOE, wholly foreign owned enterprises), le prime imprese private. La crescente concorrenza spinse le TVE a migliorare la qualità e il contenuto tecnologico dei prodotti, questo si tradusse in una crescente razionalizzazione del personale. Di conseguenza crebbe l incentivo a migrare nelle aree urbane per la popolazione locale, con un visibile aumento dei migranti rurali negli anni novanta. Nei primi decenni di riforma si rese evidente alla leadership cinese come fosse fondamentale incoraggiare e non inibire la mobilità della manodopera in eccesso. A posteriori si può osservare come la scelta governativa sia stata lungimirante: la forza-lavoro dei mingong ha alimentato la crescita cinese, contribuendo mediamente al 20% della crescita del Pil. Contemporaneamente è altrettanto rilevante il contribuito in termini di rimesse spedite da questa popolazione alle famiglie nelle zone rurali (almeno 200 miliardi di RMB annui, circa 25 miliardi di euro): quest afflusso di liquidità rappresenta da trent anni una fonte di investimenti o di consumo per la popolazione locale. Le rimesse e i redditi non agricoli hanno avuto un ruolo non indifferente per l alleviamento della povertà rurale. Lo sprigionarsi di questi lavoratori rurali sotto-occupati e ancorati alle aree rurali dallo hukou è stato necessario al fine di avviare la produzione dei settori labor-intensive, sfruttando la dotazione di risorse naturali cinesi: abbondanza di manodopera, scarsità di capitali, scarsità di materie prime. Liberare dall obbligo dell attività agricola quest'abbondanza di manodopera delle aree rurali, costituiva infatti la premessa fondamentale per il successo della riforma, che per molti aspetti prendeva a modello la via dello sviluppo seguita dalle due tigri asiatiche Taiwan e Hong Kong. Le due economie negli anni sessanta e settanta avevano basato lo sviluppo economico dapprima sui settori ad alto 23

24 impiego di manodopera, spesso non qualificata, per poi gradualmente procedere allo sviluppo di settori che impiegavano manodopera più qualificata, ad alto investimento di capitali e ad alta tecnologia. Nella Repubblica Popolare Cinese, il modello delle e- xport-processing zones venne rapidamente adottato ancor prima del 1978, in sordina, in certe aree del Guangdong prossime ad Hong Kong, la quale cominciava a delocalizzare in Cina parti del processo produttivo ad alto impiego di manodopera non qualificata. La conseguente ufficializzazione della politica della porta aperta, segnò in via definitiva la direzione di sviluppo che il paese avrebbe assunto. Dal momento che le prime zone economiche speciali (SEZ) furono concentrate tra Guangdong e Fujian, è evidente che i primi flussi di lavoratori-contadini furono indirizzati verso queste zone. 13 Col procedere della riforma e dell'apertura delle zone costiere, migranti rurali affluirono sempre più numerosi verso la parte orientale della Cina. L'innegabile ruolo di Hong Kong è dimostrato dalla graduale diminuzione della forza-lavoro industriale di questa città (quasi un milione all'apice dell'industrializzazione) che nel 2003 contava solo 172 mila lavoratori, mentre parallelamente aumentava la forza-lavoro nel Guangdong e Fujian, passata da 6 milioni nel 1985 a 11 milioni nel 2001 (Naughton, 2007). 3.1 Una società diseguale: la nuova sottoclasse urbana I nongmingong sono parte di quella categoria sociale che Dorothy Solinger (2006) definisce la nuova sottoclasse urbana cinese. Mentre molti hanno beneficiato del processo di riforma, una certa fetta della popolazione cinese stenta a coglierne i frutti e versa in situazioni di indigenza. Il gigante cinese emerge e si impone sempre più a livello internazionale, ma al contempo vede aumentare considerevolmente le diseguaglianze sociali. Solinger (2006) per le aree urbane individua i membri di una sottoclasse di perdenti che non hanno beneficiato dopo l avvio delle riforme: sono i lavoratori xiagang dismessi dalle aziende di stato, i migranti sottopagati e privi dei privilegi dei residenti urbani, infine i nuovi poveri, vittime del progressivo ritiro dello Stato e della 13 Non è un caso che le prime SEZ sorsero proprio nelle province di Guangdong e Fujian: esse sono infatti prossime rispettivamente a Hong Kong e Taiwan, da cui proveniva la maggior parte degli investimenti diretti in Cina. 24

25 fine di certezze quali quella del lavoro, del welfare e della gratuità dell assistenza sanitaria. In sintesi i poveri urbani possono essere indicati come coloro che non possono lavorare, non hanno una fonte stabile di reddito, o sono privi di parenti che li mantengano (i poveri tradizionali) e da coloro che sono disposti a lavorare e hanno la capacità di lavorare ma sono privi di un impiego (i nuovi poveri): si tratta spesso di anziani senza figli, di orfani, di disabili, cui si aggiungono poi i disoccupati, i xiagang, i migranti (Hao, 2009). Apparentemente l avvio delle riforme e il conseguente afflusso di manodopera rurale nelle città sembrano aver apportato solo benefici allo sviluppo cinese. L altro risvolto della medaglia della straordinaria crescita cinese, tuttavia, è rappresentato dalle condizioni in cui, ancora dopo trentacinque anni, versano i nuovi poveri. Se in epoca maoista la società cinese si poteva definire pressoché egualitaria, non altrettanto si può dire per la società configuratasi con l avvio delle riforme. Per fare il verso alla linea di governo di Hu Jintao, esemplificata dallo slogan della società armoniosa, 14 ben poco di armonioso contraddistingue oggi la società della seconda economia mondiale. Con un Pil procapite (6.070 USD) di molto inferiore a quello statunitense ( USD), e oltre 98 milioni di poveri 15 la Repubblica Popolare oggi fronteggia nuove sfide, molte delle quali sono poste proprio dal crescente divario tra ricchi e poveri, tra zone urbane e zone rurali dovuto alla rapida urbanizzazione. Di fronte a tali sfide, si rende necessaria una risposta governativa che renda stabile la crescita economica e dove la crescita del Pil si accompagni a quella del Pil procapite. A seguire ci si soffermerà solo sui lavoratori migranti, ma è bene considerare che 14 Lo slogan di società armoniosa (hexie shehui) è espressione della visione socioeconomica che ha informato i dieci anni di presidenza di Hu Jintao ( ). Obiettivo ultimo del PCC al governo del Paese non deve essere la crescita economica, ma il conseguimento di un equilibrio e un armonia sociali per superare l ingiustizia sociale e le disuguaglianze ed evitare l insorgere di malcontento e disordini non dissimili da quelli di Tiananmen (1989). L armonia sociale è pertanto sinonimo di stabilità sociale. È stata legata inoltre alla necessità che la Cina persegua uno sviluppo sostenibile nel lungo termine, tanto dal punto di vista macroeconomico, quanto dal punto di vista ambientale, grazie al progresso scientifico e tecnologico (Pun, 2012). 15 Secondo la World Bank (2012), alla fine del 2012 in Cina oltre 98 milioni di persone vivevano al di sotto della soglia di 2300 RMB annui. A tal proposito si rimanda alla scheda della World Bank: 31/03/

26 questi costituiscono solo una delle categorie meno avvantaggiate della società cinese, uno dei potenziali fattori in grado di mettere a rischio l'ordine sociale. La società urbana della Cina contemporanea a partire dal 1978 e in maniera crescente a partire dagli anni novanta ha assistito alla formazione di una sottoclasse, emersa con le riforme di Deng e ad esse strettamente connessa. I lavoratori xiagang, messi in mobilità con la ristrutturazione delle imprese di stato, i lavoratori migranti e un gruppo urbano di nuovi poveri sono le principali categorie urbane colpite dal processo di riforma. Costoro hanno visto la graduale diminuzione di quelle certezze che in passato erano garantite a molti cittadini cinesi: certezza del lavoro, un capillare sistema di welfare, assistenza sanitaria gratuita. Soprattutto nelle città, il sistema della ciotola di ferro per il riso (tiefanwan) legato alle SOE (State-owned enterprises, imprese di stato) si è incrinato per poi spezzarsi definitivamente. L'altra faccia della medaglia del portentoso sviluppo economico cinese, l'effetto collaterale del processo ininterrotto di riforma, è stata la creazione di questa sottoclasse urbana: una categoria di deboli, indigenti, che spesso si affidano alla propria inventiva per sopravvivere nelle città dove il ruolo dello Stato quale principale fornitore di beni e servizi è innegabilmente mutato. Sono proprio le politiche governative che, a volte i- navvertitamente, altre intenzionalmente, hanno favorito il crearsi di questa situazione e ormai da almeno un decennio la leadership non può più evitare di confrontarsi con tale realtà: in breve, la sottoclasse urbana di recente formazione è concepita come una potenziale minaccia alla stabilità sociale. La crescente apprensione nei riguardi di questo problema dai contorni sempre più definiti, ha portato lo Stato-partito a prendere delle misure (Solinger, 2006). Così come anche Saich (2001) nota, la prima di queste è cambiare il ruolo del partito di governo. Il PCC da tempo ha perso quel ruolo avanguardia del proletariato, di cui si fregia tuttora, e implicitamente si è saldato alla crescita economica del paese. La fine dell'alleanza con operai e contadini, di cui il partito ha sempre ribadito la centralità dal 1949, si sostituisce ad una nuova alleanza: quella del partito coi capitalisti, i funzionari governativi hanno legato i loro interessi politici ed economici allo sviluppo economico cinese. 26

27 Il secondo strumento adottato per far fronte alla minaccia è più legato alle azioni praticamente intraprese dal governo al fine di far fronte alle nuove problematiche connesse con questa sottoclasse urbana: misure svariate sono state adottate, dalle numerose politiche per il reimpiego degli xiagang, agli altrettanto numerosi provvedimenti volti a meglio regolamentare il lavoro dei migranti, alla riforma del sistema del welfare tutt'ora in fieri, ma al contempo si è consolidato il ricorso alle misure coercitive sempre più affinate per inibire le proteste e le aperte manifestazioni di dissenso. 16 Quando ci si riferisce alla nuova sottoclasse urbana, le prime problematiche riguardano l'affidabilità dei dati a disposizione. È molto difficile avere una chiara misura delle dimensioni di questo gruppo della popolazione cinese, dal momento che le statistiche governative danno solo un'indicazione parziale. Possiamo distinguere in questa categoria urbana eterogenea tre sottogruppi: migranti, disoccupati e nuovi poveri. 17 Ma spesso i gruppi si sovrappongono. Solinger (2006) riporta i dati ufficiali (per l anno 2004) sui disoccupati, che ammonterebbero a circa 60 milioni, 18 includendo anche i lavoratori xiagang. A costoro bisogna aggiungere i milioni di nuovi poveri che la riforma ha creato dagli anni ottanta ad oggi. Anche su questi ultimi non si raggiunge il consenso, poiché a seconda del reddito considerato come soglia della povertà, si possono contare tra i 15 e i 37 milioni di lavoratori residenti ufficialmente nelle città Da una parte il ricorso alle vie legali (conciliazione o citazione in giudizio) è sempre più frequente da parte di lavoratori che provano a far valere i propri diritti. Dall altra le proteste sono fortemente scoraggiate perché i sindacati non sostengono i lavoratori e per l alta presenza di agenti durante le manifestazioni o incidenti di massa (Pun, 2012). Solinger (2006) a tal proposito sottolinea come le truppe antisommossa sono state dotate delle attrezzature più all avanguardia per contenere le proteste. Affinate tecniche di controllo dei manifestanti prevedono l uso di intercettazioni telefoniche e blocchi strategici di alcuni siti web, così da frenare e silenziare gli organizzatori. È inoltre frequente la pratica di bloccare i petizionisti che si recano nella capitale per protestare o manifestare pacificamente di fronte agli organi di governo competenti. Le misure contro i manifestanti sembrano essere piuttosto morbide, invece maggiore severità è riservata agli organizzatori delle manifestazioni, che rischiano lunghe detenzioni. Si cerca pertanto di scoraggiare i civili dall assumere la leadership di movimenti di dissenso di qualunque natura. 17 Per dati e statistiche sui migranti rurali si rimanda ai paragrafi precedenti e seguenti. 18 Per il 2004 si hanno dati sui disoccupati molto diversi, Naughton (2007) parla di 10 milioni di disoccupati (8,3 milioni ufficiali con l'aggiunta di 2 milioni di xiagang), ma Solinger (2006) cita questi dati più recenti, a loro volta basati su ricerche di Zhou Tianyong che riportano di oltre 62 milioni di posti di lavoro eliminati nel settore pubblico tra il 1996 e il (Solinger, 2006) 19 È ancora il caso di notare come questo sia un dato parziale, giacché conta come poveri solo i possesso- 27

28 Le cifre, per quanto approssimative, danno un quadro piuttosto completo della situazione. La società cinese urbana si presenta oggi molto diversa rispetto al periodo maoista, durante il quale si era raggiunta una situazione di livellamento verso il basso, da cui le diseguaglianze odierne mostrano un distacco sostanziale, come d'altronde rivelano i recenti aumenti dell'indice di Gini in Cina (0,45 nel 2002, 20 0,48 nel 2012). Per quanto riguarda la distribuzione del reddito sperequata, dati relativi al 2004 rivelerebbero che il 20% più ricco nelle città percepirebbe oltre il 60% del reddito, mentre il 20% più povero solo l 1,5%. La nuova sottoclasse urbana è solo un risvolto dell'aumento delle diseguaglianze, poiché non si tiene conto del crescente gap urbano-rurale 21 e le differenze tuttora marcate tra le diverse province cinesi (gap tra province costiere e dell'entroterra). Tutti questi aspetti sono stati oggetto di maggiori attenzioni già a partire dal decennio scorso. Le crescenti diseguaglianze che configurano oggi la società cinese costituiscono chiaramente l'ingrediente fondamentale per speculazioni di stampo occidentale sui possibili sviluppi in senso democratico della Repubblica Popolare Cinese, ma gli studi di Martin Whyte (2010) 22 a tale riguardo sembrano invece andare in senso opposto. Dalla sua esperienza decennale sul campo emerge infatti che i cinesi percepiscono notevoli diseguaglianze, ma non le ritengono ingiuste. È possibile rilevare un senso di rabbia, ma contrariamente alle aspettative degli osservatori esterni, e contrariamente a quello che sembra suggerire l'esperienza dei paesi un tempo appartenenti al blocco comunista, non è esplosivo. Il vulcano sociale cinese non è un problema, almeno per il momento. E- merge un quadro che orienta i cinesi verso un'accettazione pacifica delle diseguaglianze come un elemento necessario dello sviluppo cinese, consapevoli, cioè, che chi lavora ri di hukou urbano, omettendo i migranti. Si stima che i migranti che vivono nelle città al di sotto della soglia di povertà sarebbero circa il 15-20% del totale, i quali, sommandosi ai poveri urbani, porterebbero questo gruppo a 70 milioni (Solinger, 2006). 20 Naughton (2007). 21 Nel 2003 il reddito netto pro capite nelle aree rurali era di 2664 RMB, mentre nelle città era di 8472 RMB. L aggiunta del diritto di accesso ai servizi di welfare per la popolazione urbana, porta queste differenze di reddito ad un rapporto di 1:6. 22 White M. (2010), Myth of the Social Volcano: popular responses to rising inequalities in China 09/05/

29 verrà premiato. La rabbia degli intervistati è per lo più convogliata nei confronti dei fenomeni di corruzione dilagante e presumibilmente l'approccio positivo nei confronti delle disuguaglianze contemporanee è legato all'accresciuta mobilità che queste comportano. Le attuali diseguaglianze, secondo Whyte (2010), sono il lampante risultato di una società maoista tutt'altro che egualitaria, hanno cioè avuto origine dopo il 1949, con la creazione del sistema di immobilità sociale, di appiattimento dell'inventiva e dell'ingegno individuale. 23 La discriminazione nei confronti di chi non ha hukou rurale è chiaramente erede del rigido sistema di registrazione della popolazione e di quell'insieme di privilegi per la popolazione urbana consolidatosi ben prima della riforma del In conclusione, soprattutto le illustri vittime di questo apparente egualitarismo non mostrano risentimento o intolleranza per la situazione sociale attuale, giacché non potevano fare altro che risalire, dopo un trentennio di appiattimento. E questo vale principalmente per chi era relegato ai confini di questo sistema di casta, cioè la popolazione rurale, che oggi nutre grande fiducia nello sviluppo cinese nonostante le innegabili difficoltà in cui versa. 3.2 Povertà e disuguaglianza urbane: il ruolo dei migranti Pur avendo avviato le riforme da più di trent anni, la Cina continua a fronteggiare la sfida della povertà. Il successo cinese è rappresentato dall aver di molto ridotto gli indici di povertà: dal 53% del 1981, i poveri nel 2001 sono passati a rappresentare solo l 8% della popolazione (Ravallion, Chen, 2007). 24 Esiste un nesso indiscusso tra riduzione 23 Il livellamento verso il basso in atto in epoca maoista prevedeva l assenza di qualsivoglia premio o ricompensa per gli industriosi, i talentuosi, gli imprenditori o i dirigenti. In particolare dopo la Rivoluzione Culturale, gli impiegati urbani erano praticamente impossibilitati ad avere aumenti di reddito, tramite bonus o straordinari. Il sistema sociale vigente era caratterizzato da una certa immobilità perché ciascuno era assegnato ad un impiego che manteneva indeterminatamente, era raro, cioè poter cambiare lavoro (Whyte, 2010). L inventiva del singolo tradizionalmente non è stata esaltata né tutelata dal marxismo. Lo stesso si può dire per la Cina, dove si è iniziato a proteggere la proprietà intellettuale con la promulgazione della Legge marchi (shangbiao fa) nel 1982 (Cavalieri, 2009). 24 Ravallion e Chen (2007) hanno usato come soglie della povertà, quella di 850 RMB annui (ai prezzi del 2002) per le aree rurali, e di 1200 RMB annui (ai prezzi 2002) per le aree urbane. Le due soglie sono poi state convertite ai prezzi di ogni anno (dell intervallo ) usando come deflatore l Indice dei 29

30 della povertà e crescita economica in Cina (Ravallio, Chen, 2007; ADB, 2004) che secondo stime della World Bank sarebbe equivalente al rapporto di 1:0,8 cioè all 1% di crescita economica corrisponde un calo della povertà dello 0,8% (ADB, 2004). Dall inizio delle riforme oltre 500 milioni di cinesi sono usciti dalla povertà, il Pil pro capite, che nel 1978 ammontava a 224 USD, nel 2012 ha raggiunto i USD (UN data, 2013). Il problema è però rappresentato dalla non equa distribuzione del reddito. La disparità non solo esiste tra province costiere e province interne, ma più genericamente tra aree urbane e aree rurali. Sembra che proprio queste disuguaglianze crescenti siano le principali responsabili della riduzione limitata della povertà. Ravallion e Chen (2007), dimostrano infatti come le disuguaglianze contribuiscano a ridurre l effetto positivo della crescita economica sulla povertà. La povertà in Cina nel 2001 avrebbe potuto essere dell 1,5%, se insieme alla crescita economica non vi fosse stato un aumento delle disuguaglianze. 25 Per quanto riguarda le aree urbane, il reddito pro capite è aumentato da 343 RMB del 1978 a RMB del Come notato da Solinger (2006), tuttavia questo fenomeno si è accompagnato alla comparsa di una sottoclasse urbana di nuovi poveri, tra cui si annoverano anche i lavoratori migranti. Esistono cinque dimensioni della povertà urbana, secondo un modello proposto dalla World Bank (Hao, 2009): reddito, condizioni igienico-sanitarie, sicurezza (dell alloggio, personale, finanziaria), accesso all istruzione, diritti (legittimazioni a risiedere e lavorare). Queste cinque dimensioni della povertà possono avere peso variabile a seconda delle specifiche situazioni (Hao, 2009). Tuttavia è indubbio che i lavoratori migranti, specie quelli di origine rurale siano svantaggiati su più fronti. prezzi al consumo prodotto dal National Bureau of Statistics. Si noti tuttavia che utilizzando la soglia della World Bank di 1USD (PPP) al giorno, tra il 1981 e il 2004 si sarebbe verificata una riduzione della povertà del 59% (Riskin, Gao, 2009). 25 I due studiosi, inoltre, sottolineano che un ruolo chiave nella riduzione della povertà e delle disuguaglianze è dato dall aumento dei redditi rurali, laddove vengano realizzate delle riforme agrarie produttive che stimolino la crescita del settore primario dell economia. Il rischio cinese è che le disuguaglianze aumentino perché la crescita economica aggregata tende ad essere sempre più legata a settori che portano meno benefici ai poveri rurali (Ravallion, Chen, 2007). 30

31 Come si avrà modo di sottolineare nel capitolo successivo, scarsissima è infatti l assistenza sanitaria per i lavoratori migranti, che spesso lavorano nel settore privato o in quello informale. Particolarmente numerose sono le donne migranti in gravidanza che evitano di sottoporsi a controlli non necessari per via del costo eccessivo delle spese ospedaliere urbane e addirittura rinunciano a partorire in ospedale, con conseguenti tassi di mortalità per parto molto elevati rispetto alle partorienti locali (Chan A., 2009). Lo stesso dicasi per le vaccinazioni dei bambini migranti e i controlli medici di routine: nel 2004 a Shanghai solo due terzi dei bambini venivano vaccinati, di fronte alla totalità dei locali (Ha, Yi, Zhang, 2009; Chan A., 2009). Un altra dimensione della povertà, quella relativa all accesso all istruzione, sarà ampiamente discussa nel secondo capitolo e vede particolarmente coinvolti i bambini migranti: fino al 2006 (e in certi casi anche dopo il 2010) difficilmente potevano frequentare le scuole pubbliche urbane, senza pagare esose spese di iscrizione (Chan A., 2009). L altra grande barriera riguarda l accesso all istruzione superiore, dal momento che è tuttora impossibile per gli studenti migranti frequentare licei urbani e sostenere il gaokao (esame di accesso all università) in località diverse da quella in cui sono registrati (hukou suozaidi). 26 Infine l aspetto forse più caratteristico è rappresentato dagli alloggi, spesso modesti spazi abitativi, se non vere e proprie baracche (Hao, 2009), nelle aree periferiche delle città, note come chengxiang jiehebu, zone di transizione urbano-rurale (Ming, 2014). Talvolta le comunità di migranti sorgono sulla terra di locali con hukou rurale, come nel caso dei pechinesi rurali descritti da Zhang (2001) che si sono arricchiti negli anni ottanta e novanta subaffittando spazi delle proprie case ai non locali. Recenti studi condotti da Park e Wang (2010) tendono a sottolineare che nonostante il profilarsi di questa società diseguale, nonostante le difficoltà affrontate dai migranti nelle città, esistono poche differenze tra i migranti e locali. Una premessa fondamentale riguarda l incoerenza di certi dati ottenuti dai due studiosi a seconda delle diverse soglie di povertà considerate, con l aggravante rappresen- 26 A tal proposito si rimanda alla trattazione di Ming (2014), ad oggi la più completa analisi delle opportunità scolastiche urbane per studenti migranti. 31

32 tata dal National Bureau of Statistics (NBS) che nei sondaggi annuali sulle famiglie urbane non sempre prende in considerazione la popolazione migrante. Inoltre laddove sono stati effettuati dei sondaggi tra la popolazione migrante e quella locale, talvolta si è teso a sopravvalutare la povertà dei migranti rispetto a quella dei locali, per una volontaria esclusione di famiglie locali prive di reddito. Infine non ci sono disposizioni governative ufficiali per misurare la povertà urbana, diversamente dalle indicazioni per la povertà rurale. Ogni città, quindi, stabilisce un reddito minimo di sussistenza (dibao), in base al quale determinare quali famiglie hanno diritto a ricevere sussidi e assistenza sociale, invece per la povertà rurale esiste una soglia nazionale di 637 RMB (105 USD) annui pro capite (Park, Wang 2010). Fino agli anni novanta si è teso a sottovalutare il fenomeno della povertà urbana, inoltre la soglia di 1 USD al giorno non rilevava percentuali di poveri significativamente al di sopra dello 0. Diversamente, applicando soglie superiori il fenomeno della povertà urbana diveniva concreto (Riskin, Gao, 2009). 27 Le analisi di Park e Wang (2010) analogamente mostrano che al variare delle soglie di povertà utilizzate, l incidenza della povertà 28 per i migranti tende a variare: in particolare all aumentare della soglia di povertà, tanto nelle città di piccole dimensioni quanto in quelle di dimensioni maggiori, l incidenza della povertà tra i migranti tende a diminuire. Questo per Park e Wang (2010) dimostrerebbe che in realtà non sussistono grandi differenze per i tassi di povertà tra migranti e locali. Tra il 2004 e il 2005 i due studiosi hanno condotto dei sondaggi tra la popolazione migrante e locale di dodici città cinesi, di cui sei di grandi dimensioni e sei di dimensioni inferiori, tutte situate nei pressi delle prime sei. Le grandi città sono Shanghai, Wuhan (provincia dello Hubei), Shenyang (provincia del Liaoning), Fuzhou (provincia del Fujian), Xian (provincia dello Shaanxi), con l aggiunta successiva di Shenzhen (provincia del Guangdong). Per le città 27 Diverse rilevazioni hanno confermato che la povertà urbana è cresciuta a partire dagli anni ottanta, raggiungendo un picco nel Tra le cause di questo fenomeno si annoverano i cicli macroeconomici cinesi, l aumento delle diseguaglianze tra i redditi urbani, la disoccupazione crescente, la riduzione dei sussidi statali, l aumento del costo della vita (in particolare dei prezzi alimentari), l assenza di un adeguato regime di sicurezza sociale (Raskin, Gao, 2009). 28 L incidenza della povertà (indice di diffusione) H, o Headcount index, misura la percentuale di poveri sul totale della popolazione. H=q/N dove (q) indica i poveri, cioè coloro che non raggiungono la soglia della povertà. 32

33 di dimensioni inferiori sono state scelte le vicine Wuxi (provincia del Jiangsu), Yichuan (provincia dello Hubei), Benxi (provincia del Liaoning), Zhuhai (provincia del Guangdong), Daqing (provincia dello Heilongjiang). I risultati sorprendenti riguardano il fatto che l aggiunta dei dati relativi ai redditi dei migranti non modifica di molto i dati relativi all indice di incidenza della povertà, dunque contrariamente a quanto si potrebbe pensare le condizioni dei migranti non sono di estrema povertà nel panorama urbano. Wang e Park (2010) hanno usato diverse soglie di povertà basate sul reddito pro capite per calcolare l incidenza della povertà nelle aree analizzate: 1 USD al giorno (questa è anche la soglia adottata dalla World Bank nei confronti internazionali), 2 USD al giorno, 3 USD al giorno, la soglia unica nazionale di reddito minimo rurale pari a 1112 RMB (circa 180 USD) annui pro capite (aggiustata), una media della soglia di povertà nazionale (dibao xian) del valore di 1982 RMB (circa 320 USD) annui procapite. In base ai risultati ottenuti, all aumentare della soglia di povertà, l incidenza della povertà per i migranti era addirittura inferiore rispetto al valore per i locali, come rivela la tabella 1.1. Nelle città di dimensioni maggiori, utilizzando come soglia di povertà il reddito minimo medio per le zone urbane (dibao), l incidenza della povertà per i migranti è del 2,5% mentre per i locali è del 3,2%. Modificando la soglia di povertà, prendendo quella più alta di 3 USD al giorno, i dati sono pressoché simili per i migranti e per i residenti locali: i primi hanno un incidenza della povertà del 9,6%, mentre per i secondi è di 9,8%. Nelle città più piccole invece l incidenza della povertà risulta chiaramente maggiore per i migranti rispetto ai locali, e tuttavia all aumentare della soglia di povertà le discrepanze tra i dati sono sempre meno evidenti. Ciò che appare discutibile dei dati raccolti è in primo luogo la scarsa quantità. La situazione per le grandi città è ulteriormente complicata dal fatto che i valori sono il risultato di una media. L esempio citato dagli stessi autori è il fatto che, preso come soglia di povertà il valore della dibao, in quattro delle grandi città e in cinque delle città più piccole l incidenza della povertà per i migranti era maggiore che per i locali. Ma il valore riportato in conclusione del loro studio, e che è osservabile in figura 1.1, invece rivela tutto l opposto. Uno studio condotto su più realtà urbane avrebbe potuto far 33

34 maggiore chiarezza sull effettiva situazione dei migranti. I risultati di Park e Wang (2010) si pongono in contrasto con altri in base ai quali l incidenza della povertà tra i migranti sarebbe il doppio rispetto ai locali urbani (Ha, Yi, Zhang, 2009; Riskin, Gao, 2009). 29 Tra le ragioni addotte da Park e Wang (2010) per giustificare la tesi che gli indici di povertà dei migranti vadano ridimensionati, si annoverano i bassi tassi di dipendenza 30 dei migranti, il più alto tasso di partecipazione della forza-lavoro migrante, e le più lunghe giornate lavorative. Tuttavia è bene considerare che i salari restano bassi per questa categoria, inoltre gli indicatori di welfare non legati al reddito (ad esempio le condizioni dell alloggio o l accesso a schemi di sicurezza sociale) non sono paragonabili a quelli dei locali (Tunon, 2007). Tabella 1. 1: Incidenza della povertà per migranti e locali. Fonte: Park A., Wang D. (2010) Park e Wang (2010) puntano anche a dimostrare come l indice di povertà sia maggiore per i migranti urbani, cioè provenienti da altre zone urbane, mentre comunemente 29 In particolare Raskin e Gao (2009) citano uno studio di Hussain (2002, 2005) che aveva rivelato un incidenza della povertà tra i migranti del 15,2%, mentre tra i residenti urbani era del 10,3%. 30 L indice di dipendenza è dato dal rapporto tra le dimensioni della famiglia e il numero di lavoratori di quel nucleo familiare. 34

35 ci si aspetterebbe un valore minore per i migranti urbani e maggiore per i migranti rurali. Questo risultato si riscontra però solo nelle grandi realtà urbane, con le città di medie dimensioni che confermano, invece, un incidenza della povertà maggiore tra i migranti rispetto ai locali. L indice di Gini per i locali (0,388) è leggermente superiore a quello per i migranti (0,376) solo nelle città di grandi dimensioni, lasciando presumere che il reddito sia distribuito più equamente tra i migranti. Tuttavia si tratta ancora di differenze minime che non sono valide per le città di piccole dimensioni, dove la differenza è considerevole: 0,404 per i locali, 0,481 per i migranti (Wang, 2008). Al di là della discutibilità dei dati dello studio, vale comunque la pena soffermarsi sulle condizioni che determinano una maggiore probabilità di non raggiungere la soglia di povertà: il tasso di partecipazione della forza-lavoro, e il conseguente tasso di disoccupazione, l ammontare delle ore lavorative, il capitale umano e la dimensione della famiglie. Ben l 84% dei migranti lavora, contro il 50% della popolazione locale, e in media lavorano più a lungo della popolazione urbana locale, hanno un livello di istruzione superiore al resto della popolazione rurale (e questo in confronto con la soglia ufficiale per la povertà rurale). Ma soprattutto, sono ancora numerosi i migranti che vivono separati dalle loro famiglie, e questo si traduce in un indice di dipendenza inferiore. Se il migrante ha un livello di istruzione medio (e non elementare o inferiore) e uno hukou urbano, le probabilità di essere povero si riducono molto. Per i locali il fattore determinante è dato esclusivamente dall indice di dipendenza. L indice di dipendenza è molto importante anche per comprendere delle scelte dei migranti adulti con prole. Come si sottolineerà nel capitolo successivo, i figli dei migranti ancora in larga parte vengono lasciati nei luoghi d origine (left-behind). Meno del 50% dei figli segue i genitori nella migrazione, spesso nel caso in cui non possano essere affidati ad altri parenti nei luoghi d origine (Huang, Xu, 2006). Ciò è un chiaro sintomo del fatto che i migranti, laddove possono, evitano di coinvolgere attivamente nella migrazione i figli, soprattutto se in età scolare. Il costo della vita nelle città della Cina costiera è nettamente superiore rispetto a quello della Cina più interna (Ravallion, Chen, 2007), quindi in un analisi di costi e benefici, i migranti scelgono di non portare 35

36 con sé i figli per massimizzare i profitti da spedire sotto forma di rimesse alle famiglie. La difficoltà dell accesso all istruzione urbana e l impossibilità di sostenere gli esami statali nelle aree di arrivo, forniscono ulteriori deterrenti alla migrazione dei figli (Chen, Feng, 2013). È probabile che i migranti senza prole conducano uno stile di vita leggermente superiore a quello che avrebbero se anche i figli migrassero. Tuttavia, come verrà sottolineato successivamente (cfr.: 4.4), negli ultimi anni è emersa una chiara tendenza a migrare con figli al seguito, quindi i problemi dei minori migranti necessiteranno di una sempre maggiore attenzione (Lan, 2014; Zhou, Sun, 2010; Park, Wang, 2010). 3.3 La coscienza di classe dei migranti cinesi Nonostante sia difficile avere dei dati certi sull incidenza della povertà tra i migranti (Raskin, Gao, 2009), le conclusioni di Park e Wang (2010) lascerebbero intendere che le condizioni di vita dei migranti nelle città non siano necessariamente negative e al di sotto della soglia della povertà, come si sarebbe portati a pensare. 31 Analogamente è stato notato un miglioramento rispetto ai primi anni ottanta che spingerebbe i migranti a protestare meno frequentemente e con minor veemenza rispetto ai proletari di altri Paesi. Un indagine sugli scioperi recentemente scoppiati in alcuni centri produttivi cinesi, porta Chan e Siu (Carrillo, Goodman, 2012) a ritenere che sebbene i migranti siano spesso molto scontenti per l inflazione, la durata della giornata lavorativa e gli alloggi precari, comunque il loro tenore di vita ha avuto un considerevole miglioramento rispetto ai primi anni ottanta. Per esempio sono sempre minori i casi di detenzione di migranti trovati sprovvisti del permesso di residenza temporanea (detenzioni che in passato precedevano l espulsione forzata dalle città). Nei primi anni ottanta i salari nel settore manifatturiero erano a tal punto bassi che i migranti erano costretti a ridurre i consumi e a vivere in condizioni di estrema povertà, che oggi in linea di massima non si riscontrano più Si noti tuttavia che le condizioni di un buon numero di migranti restano critiche. Molti di loro vivono in comunità di migranti, in alloggi modesti, i cui standard sono nettamente bassi. Inoltre per diversi migranti, la scelta di recarsi in città non è scaturita dal desiderio di arricchirsi, ma è stata dettata dalla necessità, da disastri naturali o dall espropriazione delle terre (Ming, 2014). 32 Queste condizioni di estrema povertà sono testimoniate da una serie di lettere scritte dai lavoratori mi- 36

37 A differenza dei lavoratori del Vietnam o dell India, negli scioperi dei cinesi verificatisi nel 2010 raramente è stato chiesto di eleggere in nuovi rappresentanti del sindacato, o un aumento del minimo salariale. Gli aggiustamenti del minimo salariale in ragione dell inflazione avvengono ciclicamente in Cina, ma per una scelta che scaturisce dall alto (Carrillo, Goodman, 2012). Ciò è determinante per il mancato sviluppo di una coscienza di classe tra la popolazione migrante, e in particolare la mancata consapevolezza dell importanza del sindacato, che nell ottica leninista rappresenta il primo gradino nel processo di maturazione della coscienza rivoluzionaria del proletariato. 33 Già nel 2001 Zhang Li scriveva delle numerose divisioni all interno della popolazione migrante, in particolare nella municipalità di Pechino, su cui si erano concentrati i suoi studi (Zhang, 2001). Ciò che appariva all epoca era il mancato riconoscimento come gruppo da parte della già numerosa popolazione migrante: non riconoscevano di a- vere dei tratti in comune, ancor meno una qualche forma di coscienza di classe. Ancora oggi mancano delle associazioni ufficiali che rappresentino la popolazione migrante, la quale sembra piuttosto costituita da diverse entità indipendenti, o tutt al più dei sottogruppi che difficilmente comunicano tra loro. La prima ragione delle divisioni esistenti è data dai diversi settori di impiego: migranti non sono solo i nongmingong, i lavoratori-contadini migrati dalle campagne, ma anche gli imprenditori, per esempio quelli provenienti dalla provincia del Zhejiang (e in particolare da Wenzhou). Entro lo stesso macrogruppo della popolazione migrante, cioè, vi sono delle differenze che potremmo definire di classe: i netturbini dello Henan sentono di essere molto diversi dagli imprenditori di Wenzhou, i lavoratori salariati nel setgranti alle vittime dell incendio di una fabbrica di giocattoli, avvenuto a Zhili nel 1993 (Chan e Siu, in Carrillo, Goodman, 2012). 33 Le azioni collettive sono aumentate esponenzialmente dal Spesso si verificano nel posto di lavoro e sono raramente organizzate dall'alto, poiché il diritto allo sciopero è stato rimosso dalla costituzione del 1982 e il sindacato dei lavoratori cinesi (ACFTU, All-China Federation of Trade Unions) non potrebbe mai promuovere azioni collettive contro le aziende o, peggio, il governo. D'altronde l'acftu racchiude in sé tutti i sindacati legalmente ammessi nel paese, rendendo illegali tutte le altre forme di associazione che si definiscono sindacati ma non rientrano al suo interno, ed è ovviamente subordinato al partito. L'idea è quella di un sindacato strutturato secondo il modello leninista che funga da tramite tra la base dei lavoratori e i livelli superiori, per questo l'associazione è virtualmente presente in tutte le aziende (Gallagher, 2004). 37

38 tore manifatturiero migrati dalle province di Henan e Hubei allo stesso modo sentono di non appartenere alla medesima categoria di lavoratori migranti. Un altra ragione che giustifica l assenza di coscienza di classe è data dai forti regionalismi. A Pechino in particolare si identificano nette divisioni della popolazione migrante a seconda della regione d origine, perché questo spesso porta ad essere impiegati in settori diversi dell economia urbana. Probabilmente ciò è legato ai meccanismi di migrazione a catena, per cui quei migranti che con successo si sono stabiliti nella città attirano compaesani che prevalentemente lavoreranno nella medesima fabbrica o nell attività imprenditoriale di un qualche conoscente. Un esempio di questi regionalismi deriva dalle osservazioni di Zhang (2001) nella capitale cinese: i migranti dal Zhejiang si concentrano nel settore tessile e nella produzione di occhiali, i migranti dal Xinjiang, per contro, prediligono il settore della ristorazione, i migranti dello Henan vendono prodotti ortofrutticoli e si dedicano al riciclaggio di rifiuti, le migranti dello Anhui sono le tipiche ayi, collaboratrici domestiche, i migranti dallo Shandong sono piccoli venditori ambulanti che spesso si incrociano a cavallo dei loro tricicli per le vie urbane (Zhang, 2001). Diversi sociologi (Leung e So, 2012; Pun, 2012; Chan, 2013) nello scorso decennio hanno provato ad analizzare i migranti rurali cinesi sotto una prospettiva marxista al fine di individuare dei segnali indicativi del livello di sviluppo di una coscienza di classe. Anche i più ottimisti come Pun (2012) sono cauti nel trarre conclusioni positive. È evidente infatti il passaggio mancato tra il riconoscimento oggettivo di un gruppo come classe (che condivide simili caratteristiche socio-economiche) e quello soggettivo del gruppo stesso come classe. Se si fa riferimento alla distinzione marxista tra la classe in sé e la classe per sé, la classe operaia costituita prevalentemente da migranti rurali è ancora una classe in sé, perché non difende gli interessi collettivi di classe. L attivismo e le proteste sono di tipo cellulare, la maggior parte degli scioperi o degli incidenti spontanei (come vengono definiti ufficialmente) ha luogo nel posto di lavoro e coinvolge solo i lavoratori di una stessa fabbrica. Eccetto l ondata di scioperi del 2010 (a partire dal mese di maggio, presso lo stabilimento Honda di Nanhai), nella stragrande maggioranza dei casi gli operai cinesi non fanno alcun riferimento al sinda- 38

39 cato (Carrillo, Goodman, 2012). Quel che viene ripetutamente sottolineato anche da Lee (2007) è che i manifestanti fanno ampio riferimento agli strumenti legali a loro disposizione: da una parte il costante riferimento alla legge del lavoro (1994) e a quella dei contratti (2007), dall altra il ricorso alle vie legali e all arbitrato come mezzi per far valere i propri interessi. E questi interessi che tanto vengono difesi, sono sempre gli interessi di un piccolo gruppo di lavoratori, non dell intera classe operaia. Le richieste riguardano, per il 75% il pagamento dei salari arretrati e il rispetto del salario minimo stabilito per legge. Un altro aspetto sottolineato è che le proteste si limitano a ribadire il rispetto del salario minimo legale stabilito. Non viene generalmente richiesto un aumento del salario minimo. Diversamente da quanto accaduto in altri paesi, i lavoratori cinesi non hanno lottato per avere una legge del lavoro, ma è stata loro concessa dall alto, e ancora non contestano i minimi salariali. Probabilmente ciò accade perché i minimi salariali vengono in parte aggiustati in ragione dell inflazione. Insomma ancora una volta lo Stato-partito si prodiga per tenere a bada questo gruppo sociale che, come tutti gli altri gruppi sociali, vuoi per la pesante eredità maoista del discorso di classe, tende ad essere sempre meno riconosciuto come classe (Carrillo, Goodman, 2012). 34 Quel che manca ai migranti rurali cinesi è l esperienza di classe, tipica per esempio del proletariato europeo e in particolare inglese, oggetto dello studio di Marx, Lenin, Thompson. Lo Stato-partito cinese non fornisce alcun precedente storico ai migranti, che dovrebbero risalire agli inizi del novecento e quindi al periodo precedente al 1949 per attingere ad elementi ideologici. Il massimo riferimento ideologico citato da questi operai sono le poesie di Mao Zedong (sic!). Quindi è lecito dare ragione ai sociologi che 34 La retorica maoista riconosceva solo l esistenza di due classi e uno strato : i contadini, il proletariato e lo strato degli intellettuali. Alla fine degli anni settanta, il graduale abbandono della linea di classe ha comportato delle conseguenze sulla stessa retorica di partito, sempre meno propensa a ricorrere al termine classe (jieji). L Accademia Cinese delle Scienze (CASS) ha recentemente pubblicato un rapporto sulla società cinese, che viene suddivisa in dieci strati (shehui jieceng) a seconda delle diverse posizioni in ragione della distribuzione del lavoro e dell accesso alle risorse: dirigenti di stato e sociali, imprenditori privati, professionisti e tecnici, impiegati, liberi professionisti, operatori nei servizi, lavoratori industriali, lavoratori agricoli, sottooccupati e disoccupati (Ren, 2010; Pun, 2012). Si noti l uso del termine strato sociale (di matrice weberiana) al posto di classe (Pun, 2012). 39

40 studiano questo nuovo proletariato cinese: solo trent anni sono effettivamente un intervallo molto breve per poter parlare di coscienza di classe. 35 Ming (2014) evidenzia un tratto caratteristico dei bambini migranti, che la ricerca sul campo ha confermato: sebbene in migranti abbiano una scarsa coscienza di classe, i loro figli sentono comunque un senso di appartenenza al gruppo dei forestieri, indipendentemente dal dialetto parlato. Questo si esprime nella maggiore propensione a stringere amicizia con gli altri migranti, piuttosto che con i locali, anche in risposta agli schemi di segregazione attuati a livello urbano per l istruzione obbligatoria (cfr.: cap.2). Questo comune senso di appartenenza allo stesso gruppo sociale, si potrebbe evolvere in una maggiore consapevolezza di classe. Nonostante il graduale miglioramento del tenore di vita rispetto agli anni ottanta, è indubbio che i migranti rurali nelle città vivano in una situazione di svantaggio rispetto ai residenti locali. In primo luogo per il trattamento sul posto di lavoro, con salari in media più bassi dei locali, giornate lavorative più lunghe, straordinari obbligatori e non equamente retribuiti. In secondo luogo, per quanto riguarda le misure di welfare non dipendenti dal reddito, l assistenza sociale e i servizi pubblici, la popolazione migrante cinese è ancora abbondantemente discriminata. La possibilità per un migrante di ottenere una pensione, un assicurazione sanitaria o dei sussidi di disoccupazione è minima. Per questo sono da biasimare tanto i datori di lavoro, perché spesso i migranti sono impiegati nel settore privato che non fornisce ancora benefit di questo tipo, quanto i governi locali che permettono il perpetuarsi di simili politiche discriminatorie. Il diverso accesso a questi servizi per i migranti e per i locali contribuisce ad accentuare le diseguaglianze molto più di quello che si può evincere concentrandosi su indici di povertà basati sul reddito. La ragione del persistere di queste politiche discriminatorie è da attribuire al sistema di 35 A questa conclusione giungono Chan e Siu (Carrillo, 2012), dopo aver analizzato le modalità di sciopero dei lavoratori cinesi. Da un confronto con i loro pari di altre nazioni (Vietnam, India) o altre epoche (il proletariato europeo nel XVIII, XIX e XX secolo), Chan e Siu (Carrillo, 2012) deducono che trent anni sono insufficienti per maturare una solida coscienza di classe. Nondimeno qualche speranza deriva dai migranti di seconda generazione che hanno un livello culturale più elevato e una maggior propensione allo sciopero. 40

41 registrazione abitativa della popolazione, lo hukou. 4.1 Le ragioni storiche a favore dell adozione del sistema dello hukou È impossibile comprendere appieno il fenomeno migratorio interno cinese senza contestualizzarlo entro la specifica cornice dello hukou. Questo sistema di registrazione delle famiglie, tuttora vigente, rappresenta un tratto fortemente distintivo della migrazione cinese, al contempo ne determina l unicità e i limiti. Pertanto questa sezione sarà dedicata ampiamente alla sua descrizione. Per quanto gradualmente si vedano dei cambiamenti e la tendenza sia quella di eliminarlo, il sistema dello hukou è ancora il principale fattore discriminante in Cina. Non solo è difficile per un cittadino delle aree rurali spostare la propria residenza in una grande città, al contempo è vietato a un cittadino urbano trasferirsi nelle aree rurali. Matrimoni, previdenza sociale, assistenza sanitaria, fruizione di servizi pubblici sono spesso determinati del proprio hukou. Non è difficile immaginare, pertanto, cosa ciò possa comportare per i migranti, i quali per definizione non vivono nel proprio luogo di residenza. Qualificati come popolazione fluttuante, i migranti tendono a rappresentare una componente fortemente instabile della società urbana e una minaccia a quell ideale armonia che il binomio Hu/Wen ha tentato di ricercare negli anni di governo ( ). Gran parte della problematicità dei migranti non può che essere legata allo hukou, sistema che segna il destino di ogni cinese dalla nascita e che divide la popolazione in due categorie: cittadini di serie A, residenti urbani, cittadini di serie B, residenti rurali; una simile distinzione viene definita dalla letteratura cinese eryuan jiegou, struttura duale. Storicamente si era reso necessario restringere l accesso alle città al fine di inseguire il sogno maoista di una rapida industrializzazione nazionale, inserita entro la cornice tristemente nota come Grande Balzo in avanti ( ). Le prime implementazioni del sistema di registrazione delle famiglie si ebbero a partire dal 1955 nelle aree rurali, e dal 1958 nelle aree urbane. Fino ai tardi anni cinquanta, nel primo decennio della Repubblica Popolare, gli abitanti delle zone rurali avevano in effetti conosciuto una certa libertà di movimento e non raramente si erano trasferiti nelle zone urbane, specie in occasione di carestie e gravi 41

42 difficoltà agricole. L'ultimo grande esodo verso le città si era verificato all inizio del Grande Balzo in avanti, ma già dal 1960, il ricorso al sistema dello hukou permise di controllare l accesso alle città e blindarle (Saich, 2001). Alcuni tentativi di rispedire la popolazione rurale migrata nelle città erano stati effettuati nei primi anni cinquanta. Certi rifugiati che si erano riversati nella città durante la guerra civile erano stati persuasi a ritornare nei villaggi d'origine, i risultati iniziali di discreto successo erano dovuti al fatto che il programma era su base volontaria, inoltre i contadini rispediti ai villaggi venivano conseguentemente ricompensati (Saich, 2001). Seguendo la logica del Big Push, i pianificatori posero l'enfasi sull'industria pesante, ad alto investimento di capitali e con una retribuzione del lavoro industriale piuttosto cospicua, contrariamente a ciò che sembrava suggerire la tradizionale dotazione di risorse della Cina: scarso capitale, scarsa terra, abbondanza di manodopera (Naughton, 2007). Per alimentare questa forsennata industrializzazione basata sul modello sovietico e in piena Guerra Fredda, erano necessarie le risorse dell'agricoltura: l obiettivo era quello di creare un grande surplus agricolo da spedire alle aree urbane che dovesse al contempo provvedere al sostentamento della popolazione urbana, alimentare l industrializzazione ed essere esportato. In passato di fronte ai privilegi relativi di cui godevano per diritto gli operai di città, in virtù della loro condizione di dipendenti statali, i contadini comprensibilmente avevano lasciato le campagne alla volta delle città, soprattutto nei momenti in cui i raccolti erano scarsi. Ma poiché l'agricoltura doveva sostenere lo sviluppo industriale, e quindi provvedere al sostentamento urbano, lo spopolamento delle campagne avrebbe rappresentato un ostacolo al sogno maoista di superare la Gran Bretagna entro un decennio. Già i primi anni cinquanta avevano visto ampie riforme in ambito agricolo, con la redistribuzione delle terre, seguita da una sempre più accelerata campagna di collettivizzazione. I collettivi avevano sostituito i mercati come centri dell attività rurale e nel frattempo erano sorte agenzie statali incaricate dell approvvigionamento e della distribuzione del prodotto agricolo. Occorreva adesso legare la popolazione rurale alle campagne e al lavoro dei campi per poter avere la certezza di un costante prodotto agricolo, vitale per il progetto di industrializzazione nazionale. Scomparsi virtualmente tutte le 42

43 attività parallele di lavorazione dei prodotti agricoli e i mercati di villaggio, l'unica attività concessa alla popolazione rurale divenne quella agricola, unico luogo in cui farlo quello di residenza, come riportato nel personale certificato di residenza, appunto lo hukou. L'adozione definitiva del sistema dello hukou contribuì a esacerbare il gap tra aree urbane e rurali che tuttora permane. Inoltre è proprio questa la causa delle pervasive forme di discriminazione di cui ancora sono oggetto i lavoratori migranti in Cina, dunque è giustificata la posizione di Whyte (2010) che vede le diseguaglianze tuttora esistenti originatesi in epoca maoista (cfr.: 3.1). Per quanto si tenda a considerare l epoca maoista un periodo di sostanziale immobilità sociale, occorre tuttavia notare come tale immobilità fosse per lo più relativa. Infatti nonostante si tendesse a rispedire la popolazione nelle aree rurali e a impedire afflussi nelle città, non mancarono delle eccezioni. Murphy (2002) sottolinea che a partire dal 1962 alcuni contadini ebbero il permesso di recarsi nelle città per lo svolgimento di lavori temporanei a contratto. Un punto di forza di questa manodopera era rappresentato dalla maggiore flessibilità e dal minor costo rispetto alla manodopera permanente urbana. Il fenomeno di trasferimento di manodopera dalle campagne alle città fu ancora più evidente a partire dal Negli anni della rivoluzione culturale ( ) ben 14 milioni di contadini si riversarono nelle aree urbane per lavorare nelle fabbriche in risposta al movimento in direzione opposta di giovani urbani (intorno ai 17 milioni) mandati nelle aree rurali per imparare dai contadini. Ovviamente gli sforzi delle autorità urbane furono ampiamente diretti a impedire il libero accesso alle città e a rendere questi migranti rurali temporanei, provvedendo a periodici allontanamenti. 4.2 Caratteristiche del sistema dello hukou e conseguenze sull urbanizzazione L unicità della migrazione interna cinese è indubbiamente rappresentata dallo stretto legame con il sistema dello hukou e il persistere di una scala di valori in base alla quale i residenti urbani godono di un prestigio maggiore rispetto ai residenti rurali. Questa forma di registrazione della popolazione ha origini che si possono fare risalire agli inizi dell epoca imperiale cinese e, come altri tratti della civiltà sinica, è riscon- 43

44 trabile altrove in Asia, si pensi a Taiwan e al Giappone, fino al 2005 un analogo sistema era anche in vigore in Corea del Sud. La peculiarità del sistema dello hukou in ambito cinese è data dalla rigida limitazione della mobilità interna, tanto da delineare una sorta di cittadinanza interna della popolazione (Chen, Feng, 2013). La denominazione ufficiale cinese è huji, ma il termine più comune per farvi riferimento è hukou, unione di hu, famiglia, e kou, familiare. 36 Il sistema attualmente vigente è modellato sul sistema sovietico del Soviet propiska (passaporto interno). Il principio alla base è quello di registrare le famiglie (hu) e tutti i loro componenti (kou) in base al luogo di nascita. Lo hukou di gran parte dei cinesi è ereditato dai genitori (fino al 1998 era ereditato solo dalla madre) ed è ancora caratterizzato da due voci fondamentali: una relativa allo status socio-economico, l'altra relativa al luogo di residenza. Per la prima voce ci sono due sole opzioni che costituiscono la base della grande distinzione tra popolazione rurale e urbana: agricolo/non agricolo (nongye/feinongye) 37. Da tempo è venuto meno l'obbligo di svolgere attività agricola per coloro che hanno hukou agricolo. In epoca maoista questa distinzione chiariva il rapporto tra il singolo e lo Stato: la popolazione rurale era implicitamente ritenuta autosufficiente, d'altra parte gli abitanti delle città, proprio in virtù del loro status, avevano diritto ad un pacchetto di benefit, tra cui l'alloggio, assistenza sanitaria, pensione di anzianità, scuola per i figli, distribuzioni di cereali. Le razioni di cereali e alimenti principali erano distribuite mediante coupon secondo criteri che favorivano apertamente gli abitanti delle città, aventi diritto a razioni spesso doppie rispetto a quelle dei cinesi delle aree rurali. Il fatto che i tagliandi per ricevere le razioni fossero specifici per ogni luogo, rafforzava il sistema di immobilizzazione della popolazione: era pressoché impossibile nutrirsi in luoghi diversi dalla propria circoscrizione amministrativa (Saich, 2001). La progressiva liberalizzazione cui è andato incontro il paese ha comportato il pro- 36 Sebbene il termine kou più comunemente significhi bocca, in questo caso è da intendere nel senso di membro della famiglia, come lascia intendere la funzione di classificatore del termine kou per esempio nella frase nimen jia you ji kou ren?: da quante persone (kou) è composta la vostra famiglia? 37 Negli ultimi anni la distinzione agricolo/non agricolo (nongcun/feinongcun) è sostituita da quella rurale/urbano (nongcun/chengzhen) 44

45 gressivo ritirarsi dello Stato, la chiusura di molte danwei (unità di lavoro statali) e la devolution di molti servizi di previdenza sociale: il panorama urbano ha subito molte modifiche, i vantaggi di cui godevano i cinesi urbani si sono sensibilmente ridotti. Tuttavia alcuni privilegi persistono e balzano agli occhi di tutti, soprattutto nelle grandi municipalità (Pechino e Shanghai in testa) dove i governi locali continuano ad elargire alla popolazione locale un numero considerevole di servizi. La prima voce dello hukou indica in linea generale la tipologia del certificato di residenza (agricolo/non agricolo), e quindi di colui che lo possiede, al contrario la seconda è specifica e si riferisce al luogo di registrazione (hukou suozaidi) che si traduce nel luogo di residenza ufficiale del portatore. Ne consegue che, a prescindere dalla tipologia dello hukou chiunque in qualunque momento e luogo possa essere definito come locale (bendi) o forestiero (waidi) rispettivamente, se il luogo in cui si trova è coincidente o meno con il luogo di residenza ufficiale (hukou suozaidi). Pertanto, fino ai primi anni ottanta quando è stata avviata una prima riforma del sistema di registrazione con l'aggiunta di nuove tipologie di permessi temporanei, sommariamente lo hukou stabiliva quali diritti si potessero fruire (la tipologia rurale/urbano) e dove si potessero fruire (locale/non locale). Stando a questo sistema, i migranti dalle zone rurali che nelle città lavorano e temporaneamente risiedono, si ritrovano ad avere uno hukou rurale e non locale, laddove il residente con registrazione urbana si qualifica come possessore di hukou urbano e locale. Chi provenga da un'altra città (ad esempio una persona nata e registrata a Pechino, con hukou urbano, che si reca a Shanghai) risulterebbe avere hukou urbano ma non locale. 38 Viceversa si può avere il caso di popolazione registrata come locale (avente per esempio Pechino come città di residenza), ma hukou rurale: nel caso risieda nelle zone peri-urbane, nelle campagne limitrofe. Negli scorsi decenni molte di queste zone peri-urbane sono state annesse alle città (è accaduto a Shanghai, Wuhan, Guangzhou), le quali hanno pertanto visto aumentare la propria popolazione residenziale (Chan, Buckingham, 2008; Samarani, 2004) Questi esempi sono parafrasati da Chan e Buckingham (2008) a differenza di quanto si tende di solito a pensare, l'apporto della migrazione interna (campa- 45

46 L aumento della popolazione urbana è legato essenzialmente a tre fattori: crescita naturale della popolazione urbana, contributi della migrazione dalle aree rurali e cambiamenti nella giurisdizione spaziale. Secondo studi condotti negli anni ottanta nei paesi emergenti, quest ultimo fattore contribuisce a circa il 40% della crescita della popolazione rurale. 40 Ipotizzando che la crescita della popolazione urbana dipenda solo dai primi due fattori, il contributo della migrazione rurale sarebbe stato del 70% negli anni ottanta, di oltre l 80% negli anni novanta. 41 Ciò rivela il crescente ruolo della migrazione nell urbanizzazione cinese. L accelerazione dell urbanizzazione cui si è assistito dall inizio delle riforme è una conseguenza diretta delle distorsioni dell economia di piano. Le città erano infatti concepite quali zone speciali designate per supportare lo sviluppo massiccio dell industria pesante. Le politiche discriminatorie nei confronti delle campagne, che davano priorità alle zone urbane, e l artificiale separazione dovuta all imposizione dello hukou contribuirono allo straordinario panorama cinese di sotto-urbanizzazione. (Cai, Wang, 2008). All'inizio della riforma la situazione economica cinese si presentava come anomala: PIL pro-capite tipico di un paese in via di sviluppo (674 USD), 42 il prodotto industriale pari al 44% del PIL, di molto superiore alla media dei paesi in via di sviluppo e, nonostante l'alto livello di industrializzazione, un basso livello di urbanizzazione, con solo il 18% della popolazione residente nelle città, valore molto al di sotto della media dei paesi in via di sviluppo. Solo nel 2011 i residenti nelle zone urbane hanno superato quelli residenti nelle a- ree rurali. Il progetto ambizioso del governo cinese è quello di raggiungere i 900 milioni gna-città) all'incremento della residenzialità urbana è in genere ritenuto modesto, mentre essa è certamente rilevante quale fattore di incremento della popolazione non residenziale, cioè di coloro che lavorano e si fermano in città anche per periodi relativamente lunghi pur senza acquisire lo status di 'cittadino'. In generale, l'elemento che ha contribuito alla crescita della popolazione urbana residente è stata la ridefinizione del perimetro urbano, con la riclassificazione sin dagli anni Ottanta di numerosi distretti rurali a urbani (Samarani, 2004). 40 Todaro (1984), cit. Cai, Wang (2008). 41 Tra il 1979 e il 2009 la popolazione urbana è aumentata di 440 milioni, di questi, 340 milioni di nuovi abitanti urbani effettivamente sono legati alla migrazione rurale e alla riconfigurazione amministrativa urbana (Chan,). 42 prezzi costanti 2000, ppp. 46

47 di residenti urbani, e lasciare che solo il 35% della popolazione risieda nelle campagne. L obiettivo di una rapida urbanizzazione tanto conclamata nei discorsi del nuovo premier Li Keqiang è cruciale per sviluppare ulteriormente il settore terziario e incrementare la domanda interna di consumi Cosa cambia dopo il 1978: tra eredità e mancata riforma dello hukou L inizio delle riforme economiche ha rappresentato un momento di svolta per la popolazione rurale. Sebbene il sistema dello hukou sia tuttora vigente, dal 1978 è emersa tuttavia un accresciuta libertà per la popolazione di spostarsi da una parte all altra del paese senza dover ricorrere alla farraginosa macchina burocratica statale al fine di ottenere dei permessi di mobilità. Le barriere a difesa delle città si sono così abbassate e non è affatto raro trovare dei migranti in ogni parte della Cina. Che si tratti di ex-contadini o di studenti, di imprenditori o di colletti bianchi, il panorama della popolazione urbana si è diversificato enormemente. La situazione parrebbe totalmente affine a quella di qualsiasi altro paese avanzato o in via di sviluppo già in larga parte urbanizzato. La specificità cinese risiede nel sistema dello hukou. Ad oggi poche riforme sono state effettuate. Si sono moltiplicati i permessi temporanei e si è assistito ad un certo numero di nuove norme che regolano il passaggio di hukou da rurale a urbano. La maggior parte di esse è frutto dell iniziativa dei singoli governi locali. Il recente annuncio (novembre 2013) da parte del Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese concernente l abolizione dello hukou entro il 2020, lascia diversi osservatori perplessi perché per attuare una simile riforma è necessario prima riformare il sistema di welfare. Fin quando non sarà abolita questa distinzione tra cinesi alla nascita, non sarà possibile a- vere una società più egualitaria e quindi le condizioni dei migranti, in particolare i migranti rurali, continueranno ad essere inferiori o, per vederla da un altra prospettiva, meno privilegiate. Il persistere di questo sistema di registrazione della popolazione, che diversi studiosi associano all apartheid, si traduce in una barriera istituzionale dotata di 43 Attanasio C. G.. (2013), Memorie dal (sotto)suolo, China-files, 27/10/

48 molteplici sfaccettature: assistenza sanitaria, pensione, istruzione obbligatoria sono spesso legate al proprio hukou, con la conseguenza che un forestiero deve contribuire lautamente per avere lo stesso servizio di cui i locali hanno gratuitamente. Dopo l avvio delle riforme economiche, la grande differenza tra hukou rurale e urbano è data proprio dal diverso accesso ai servizi di welfare che essi forniscono. In virtù dello hukou rurale, quindi agricolo, si ha diritto a un lotto di terra coltivabile che viene periodicamente ridistribuita, generalmente si tratta di 0,07 ettari a persona (o 1,2 mu). Questa terra ha una duplice funzione: fonte di reddito e assicurazione sociale. La popolazione urbana invece, sebbene privata di questo diritto alla terra, ha un più facile accesso agli schemi di assicurazione e previdenza sociale, previsti per i cittadini urbani. Un migrante mantiene sempre il suo lotto di terra, spesso affittato ai vicini durante il periodo della sua assenza, inoltre percepisce un reddito tipicamente più alto di quello della popolazione rurale non migrante. Nonostante questo apparente vantaggio, date le differenze ancora notevoli tra città e campagne, il reddito di un migrante è appena sufficiente al suo sostentamento nelle città: parte del reddito va infatti spedita alle famiglie, come rimessa, inoltre il costo della vita nelle zone urbane è molto maggiore rispetto a quello nelle campagne, infine l accesso ai servizi sociali, in particolare l assistenza sanitaria e l istruzione, richiedono per i non-locali delle sovrattasse considerevoli. Tutto questo potrebbe cambiare in seguito a una riforma del sistema di welfare, che è collegato allo hukou. Ma come avremo modo di analizzare, queste riforme tardano ad essere effettuate. La mancata riforma del sistema dello hukou, il mancato completamento della riforma delle SOE, la mancata quinta modernizzazione (la democrazia) e tante altre riforme che la Repubblica Popolare stenta o rifiuta di intraprendere hanno un comune denominatore: il partito-stato. È evidente che il più grande partito del mondo, per numero di iscritti, esiti ad avviare un certo numero di riforme probabilmente per timore delle conseguenze economiche e politiche che potrebbero minarne la sempre più instabile popolarità e legittimità, che come osservato è saldamente legata al successo economico degli ultimi trent anni. L epoca di Deng Xiaoping ha visto un aumento evidente della produttività soprat- 48

49 tutto della manodopera rurale. Grazie al sistema di responsabilità familiare aumentarono gli incentivi per le famiglie, che fino ai primi anni ottanta erano state assemblate in comuni popolari. Prima del 1978, un altro effetto delle distorsioni dell economia di piano era che l agricoltura contribuiva solo al 28% del Pil, mentre la forza-lavoro impegnata in attività agricola era del 70,5% (Cai, 2003). Mancava all epoca un sistema di allocazione dei fattori di produzione: capitale e lavoro. Il sistema di registrazione delle famiglie inoltre aveva creato una situazione tale per cui solo 95 milioni di persone lavoravano nelle aree urbane, mentre 310 milioni lavoravano nelle aree rurali. L abolizione delle comuni e l introduzione del sistema di responsabilità familiare portarono alla liberazione di un grande surplus di manodopera rurale. Nel corso degli anni ottanta e novanta questo surplus fu incoraggiato a lasciare il lavoro agricolo ed ebbe inizio il fenomeno migratorio. Studi cinesi dell Institute of Population and Labour Economics (della CASS, Chinese Academy of Social Sciences), dichiarano oggi che il contributo netto della migrazione alla crescita del Pil sia stato del 21% tra il 1987 e il Simili dati della World Bank indicherebbero un contributo del 16% alla crescita economica da attribuire alla riallocazione del lavoro dal settore agricolo a quello non agricolo. Cai e Wang addirittura azzardano un contributo del 70% alla crescita del Pil cinese a partire dall avvio delle riforme, dovuto alla combinazione di tre diversi fenomeni: riallocazione del lavoro, accumulazione di capitale umano, nuova immissione di forza-lavoro (Cai, Wang, 2008). Le loro conclusioni sono riassunte in Figura

50 Figura 1.1: Fattori Determinanti per la Crescita Economica Cinese ( ) Lavoro; 24% Progresso tecnologico; 3% Capitale; 29% Capitale Umano; 24% Allocazione lavoro; 20% Fonte: Cai F., Wang D. (2008) Il fatto che la migrazione abbia apportato un tale contributo alla crescita economica e all urbanizzazione cinese mostra che, nonostante le barriere dello hukou, la popolazione è effettivamente libera di muoversi verso le aree rurali. Ciò però non giustifica l opinione secondo la quale lo hukou sarebbe un ostacolo superfluo e del tutto trascurabile. In effetti le restrizioni alla mobilità della popolazione sono state allentate già dai primi anni ottanta, con un evidente incoraggiamento alla migrazione da parte dei governi delle località d origine, portando ad un flusso di manodopera rurale verso le regioni costiere e in primo luogo verso le zone economiche speciali. Tuttavia sussistono degli evidenti ostacoli, rappresentati dalle numerose politiche e misure che impediscono al mercato del lavoro di svilupparsi completamente. In primo luogo il sistema dello hukou tuttora determina a priori l impossibilità per milioni di lavoratori rurali e per le loro famiglie di risiedere nelle città in modo permanente e legittimo. Questa è la ragione principale per cui ancora un gran numero di migranti, specie quelli rurali, viene definito fluttuante, in quanto il sistema attualmente vigente permette loro solo di ottenere dei permessi di residenza temporanea. Secondariamente lo hukou legittima una serie di trattamenti discriminatori per i lavoratori non locali, in termini di sicurezza sociale, politiche di impiego e servizi sociali, 50

51 poiché tutti questi servizi vengono tipicamente indirizzati unicamente alla popolazione munita di hukou locale. Cai Fang (2003) sottolinea che questo ha dirette conseguenze in particolare sul mercato del lavoro, che rimane sempre incompleto, non maturo, privato della sua funzione di ottimo allocatore delle risorse. Infine la maggiore flessibilità del sistema dello hukou non esclude la possibilità che i governi locali possano effettivamente ri-adottare delle politiche discriminatorie: dalla metà degli anni novanta, in concomitanza con l aumento dei disoccupati, causa dismissione di un gran numero di lavoratori dalle SOE, i non-locali in cerca di lavoro hanno sperimentato un innalzamento delle barriere istituzionali volte a favorire l assunzione di locali. Contemporaneamente i non-locali si vedono tagliati fuori da una serie di impieghi che appartengono al settore statale: sono impossibilitati ad assumere cariche governative o a lavorare presso imprese statali. 4.4 Mercato del lavoro urbano L effetto di queste pratiche discriminatorie è un mercato del lavoro non maturo e ancora ampiamente diviso. Se osserviamo i settori in sono impiegati i mingong, è evidente come la maggior parte sia relegata a lavori con una paga piuttosto modesta, sporchi, ripetitivi, pericolosi per la salute o molto faticosi (Cai, Wang, 2008). La letteratura inglese parla di lavori 3D : dirty, dangerous, demanding (Tunon, 2007). Negli anni ottanta e novanta l afflusso nelle città di migranti rurali ha avuto un importante ruolo di supplemento e complemento della forza-lavoro urbana. La rapida crescita economica aveva portato infatti a una evidente carenza di manodopera urbana, specie in settori come quello edile e dei servizi igienico-sanitari, caratterizzati da un alta richiesta di lavoro manuale, o nel settore terziario e in quello privato, che hanno conosciuto una certa espansione proprio in quegli anni. Max Tunon (2007) riporta dei dati in base ai quali sembra che i migranti siano il 40% della forza-lavoro totale nelle città. La maggior parte lavora per imprese private cinesi, per joint-venture o per imprese totalmente a capitale straniero. È necessario ripetere che esiste ancora un certo disaccordo sulle cifre, vista l impossibilità di avere stime 51

52 precise del totale dei migranti a causa dell alto numero di irregolarità. Stando al NBS, nel 2006 i migranti rurali sarebbero stati impiegati come segue: il 35% nel settore manifatturiero, il 20% nelle costruzioni, il 10% nel settore dei servizi. Quasi contemporaneamente Lee osservava che i migranti costituivano il 57,5% della forza-lavoro industriale, il 37% degli impiegati nei servizi (Lee 2007). In un quadro più specifico della partecipazione al settore industriale: i migranti rappresentano il 68% della forza-lavoro nel settore manifatturiero, l 80% di quella del settore estrattivo, il 70% del settore delle costruzioni, il 52% del totale dei ristoratori, grossisti, venditori al dettaglio e altre attività del terziario cinese (Tunon, 2007). Risultati in certi casi abbondantemente diversi da quelli di Tunon (2007) si evincono dall analisi di Cai e Wang (2008) sugli effetti della migrazione interna sulla crescita economica cinese. Cai e Wang (2008), infatti, confermano che i mingong rispetto ai locali rappresentano la maggioranza delle forza-lavoro in certi settori chiave, e in questo sono perfettamente in linea con Tunon (2007): costituiscono la maggioranza dei lavoratori nel settore manifatturiero e in quello delle costruzioni, come prevedibile, così come in quello dei servizi di ristorazione e rivendita al dettaglio. 44 Un dato di Cai e Wang (2008) interessante per la sproporzione che da esso si evince tra migranti e locali, riguarda l impiego in organizzazioni governative e sociali: sono l 1,99% del totale dei migranti sarebbe impiegato in questo settore, contro un 6,61% dei locali. È questo uno dei segni più evidenti della divisione del mercato del lavoro urbano. Le riforme avviate negli anni ottanta hanno avuto un chiaro e indiscutibile successo nel creare numerose opportunità di lavoro in nuovi settori dell economia urbana. Al contrario, una certa segregazione dei posti di lavoro permane in quei settori più tradizionali che mantengono delle barriere istituzionali invalicabili per i lavoratori non-locali. Basta fare un agile confronto tra gli impiegati migranti e locali nel settore pubblico, non pub- 44 Divergenze riguardano il settore estrattivo, che a detta dei due studiosi cinesi occuperebbe prevalentemente manodopera locale non migrante, contrariamente a quanto sostenuto da Tunon (2007), in base al quale i migranti costituirebbero l 80% della forza-lavoro nel settore estrattivo. Questi risultati sorprendenti lasciano ampio spazio al dubbio, ma una ragione per la forte discrepanza potrebbe essere di natura cronologica: la fonte di Cai e Wang (2008) è il censimento del 2000, mentre l analisi di Tunon (2007) per l Ilo (International Labour Organization) risale al

53 blico e tra i liberi professionisti: le differenze sono ancora notevoli. La tendenza per i non-locali è quella di lavorare come liberi professionisti (52%) o nel settore non-pubblico (29%), mentre solo una piccola percentuale (12%) sarebbe impiegata nel settore pubblico. I locali, invece, si concentrano per la maggior parte nel settore pubblico (68%), con una piccola percentuale di liberi professionisti (12%) e impiegati nel settore non-pubblico (12%) (Tunon, 2007). La causa di questo mercato del lavoro del lavoro così fortemente diviso è da attribuire ancora una volta allo hukou. Tale sistema infatti permette il perpetuarsi di due distinti meccanismi di allocazione del lavoro. Il primo di questi è il mercato che serve le imprese statali (il settore formale), dove è possibile riscontrare un alta protezione di popolazione con hukou locale, poiché le barriere d entrata sono molto alte. I salari non riflettono la domanda e l offerta del lavoro, si mantengono alti e stabili, privando la manodopera di seri incentivi, pertanto il mercato non è competitivo, la forza-lavoro impiegata molto costosa. Il settore non statale e quello dell imprenditoria (che costituiscono il settore informale) sono serviti, invece, da un mercato del lavoro totalmente diverso. In primo luogo è aperto, dal momento che non esistono specifiche richieste in termini di hukou. La scarsa protezione dei diritti dei lavoratori si accompagna a salari molto più competitivi rispetto a quelli del settore statale, perché in questo secondo mercato del lavoro i salari sono effettivo riflesso della domanda e offerta di lavoro, dunque sono più bassi di quelli artificialmente alti del primo mercato analizzato. Date le caratteristiche dei due diversi settori dell economia urbana, è evidente che lo hukou ostacola la mobilità della forza-lavoro coinvolta. Eccezion fatta per coloro che riescono a trasferire il proprio hukou (da rurale a urbano) e per gli studenti universitari, è molto improbabile che un cinese delle aree rurali possa ottenere un impiego nel settore formale. I migranti rurali sono per la maggior parte confinati a lavori temporanei, faticosi, che offrono una protezione relativamente scarsa e che richiedono una manodopera non qualificata (Cai, Wang, 2008). Le barriere tuttora esistenti del settore formale sono legate alla problematica della riforma del sistema di welfare, poiché è solo nel settore formale che il lavoratore ha di- 53

54 ritto a una protezione sociale onnicomprensiva. Com è possibile osservare nella tabella 1.2, specie nelle zone urbane, solo i locali sono inseriti negli schemi pensionistici, di assistenza sanitaria e addirittura hanno diritto a sussidi in caso di disoccupazione. L assenza di un adeguata rete sociale ossia un sistema di prevenzione sociale è anche tra le principali ragioni che spingono i migranti a risparmiare. Il loro tasso di risparmio è del 50%, mentre per la popolazione locale si colloca intorno al 30%. Una ridottissima percentuale di migranti sceglie di acquistare un abitazione nelle aree urbane, cui si contrappone il 50-60% dei residenti urbani. Tabella 1.2 Copertura sociale per residenti urbani e migranti nelle zone urbane Fonte: Cai, Wang (2008): dati ottenuti da un sondaggio nelle cinque aree urbane di Shanghai, Wuhan, Shenyang, Fujian e Xian e delle città di piccole dimensioni nelle zone limitrofe Un altra considerevole difficoltà è rappresentata da una serie di servizi sociali da cui i migranti, proprio per in virtù dello hukou non locale, sono tagliati fuori. A cominciare dagli uffici di collocamento governativi urbani, che per la maggior parte sono dedicati ai locali o pensati per loro, quindi inadatti ai migranti. Questi enti danno sovente priorità ai lavoratori xiagang piuttosto che ai migranti (Tunon, 2007). Infine sussistono delle evidenti discriminazioni a livello salariale, in quanto i migranti hanno mediamente delle paghe inferiori rispetto ai residenti urbani. Ciò è dovuto di certo al fatto che i migranti, come osservato, sono impiegati per la maggior parte nel 54

55 settore informale, dove i salari sono molto più competitivi e generalmente più bassi di quelli del settore formale (statale). Secondariamente non è da escludere una discriminazione a priori solo per ragioni legate al genere o allo hukou. Anche quando si ritrovano a svolgere le stesse mansioni, i migranti continuano ad essere pagati meno e a usufruire di minori vantaggi delle controparti urbane. Ammesso che il 63% di queste differenze salariali sia dovuto alle diverse occupazioni, il 43% è da attribuire unicamente alla differenza di hukou. (Cai, Wang, 2008). Il NBS per il 2012 rilevava una differenza di circa 1500 RMB tra il salario medio di un migrante e quello di un locale (2290 RMB 45 contro 3987 RMB). 46 Nonostante ultimi dati parlino di un salario medio per migranti di 2500 RMB al mese nel 2013 (un aumento del 14% rispetto all anno precedente), la differenza con i salari dei residenti urbani è ancora del 40%. 47 In conclusione una considerazione sulle ulteriori barriere, eccetto lo hukou, per un migrante rurale. In primo luogo barriere di tipo amministrative, con quelle politiche portate avanti dai governi locali che chiaramente impediscono alle imprese di assumere migranti per posti di una certa natura. Altre misure governative riguardano la scelta di restringere l accesso alle aree urbane per ragioni interne, per esempio negli anni novanta l alta pressione esercitata dai milioni di lavoratori dismessi dalle SOE ha portato alcune grandi città a alzare le barriere per la migrazione: si temeva che un notevole afflusso di manodopera dalle aree rurali avrebbe aumentato i già alti livelli di disoccupazione urbana. Le misure erano probabilmente volte ad evitare o ridurre la concorrenza tra mingong e xiagang per lo stesso genere di impieghi nel settore informale dell economia urbana. Al di là delle barriere amministrative appaiono numerose altre barriere di tipo istituzionale. In virtù del loro hukou rurale, i migranti sono tenuti a munirsi di una serie di 45 Si noti, tuttavia che il National Bureau of Statistics ha calcolato che circa la metà dei lavoratori migranti guadagna meno di 800 RMB al mese, e il 20% ha un salario di circa 400 RMB mensili. 46 Marshall John, China: Urbanization and Hukou Reform, the Diplomat consultato il 27/10/ Attanasio, C.G.. (2014), Cina - Corsi di formazione di massa, China files, 26/02/

56 documenti e permessi senza i quali è loro impossibile essere formalmente assunti per la maggior parte degli impieghi nelle aree urbane. I documenti devono essere emessi tanto dalle località di origine quanto dalle località di arrivo e costituiscono una spesa considerevole per ogni aspirante migrante. Queste barriere burocratiche hanno la funzione di inibire ulteriormente la migrazione rurale (al pari delle misure amministrative) aumentandone i costi (cfr.: 5.1). Tutti questi fattori sono determinanti nel continuare a caratterizzare l unicità della migrazione rurale cinese anche dopo 35 anni di riforma economica. I migranti continuano ad avere un tenore di vita piuttosto basso rispetto ai redditi reali, continuano ad essere separati dalla popolazione locale, sia per ragioni economiche che culturali, infine, nonostante recenti segnali di cambiamento, la migrazione rurale continua ad essere un fenomeno individuale piuttosto che familiare. Quest ultima caratteristica della migrazione interna non deve tuttavia trarre in inganno: esiste una tendenza crescente a migrare con i propri figli al seguito, sempre più numerosi sono i nati nelle città in possesso di hukou non locale (Lan, 2014; Zhou, Sun, 2010; Park, Wang, 2010). Tra il 2000 e il 2010 i bambini migranti sono aumentati del 6,8% mentre la popolazione adulta migrante è aumentata solo del 4,4% (cfr.: cap.2). Ne consegue che il governo cinese e le amministrazioni locali non potranno trascurare ancora a lungo le esigenze di questi minori non locali, ed è necessario garantire loro quanto prima opportunità scolastiche pari a quelle dei minori locali. 4.5 Tentativi di riforma del sistema hukou Sebbene più volte, soprattutto nel decennio passato, si sia affrontato il discorso di una riforma del sistema di registrazione della popolazione, questa nella pratica non è mai stata effettuata. Al contrario, si può parlare di modifiche di piccola entità, che sostanzialmente lasciano immutata la situazione. L'opinione dominante degli osservatori, in primis Pun Ngai (2012), è che il sistema così come si caratterizza sia funzionale ad impedire l'aumento del costo della manodopera, dunque sia volontà del governo stesso mantenere lo status quo. Recenti sviluppi, tuttavia, sembrano lasciare intuire un graduale cambiamento di rotta. Il rapporto del 3 plenum del XVIII Comitato Centrale del 56

57 PCC (tenutosi nel novembre 2013) contiene una serie di notizie sorprendenti sul futuro processo di riforma che il partito vorrebbe intraprendere nei prossimi dieci anni. Annunci di una riforma del sistema pensionistico e delle imprese di stato si accompagnano a un ancor più inaspettato proposito di riformare il sistema dello hukou entro il Sebbene sia prematuro trarre delle conclusioni, la leadership del partito è sembrata determinata ad approfondire il processo di riforma anche tenendo conto del fatto che tipicamente gli annunci di questo tipo si limitano generalmente a ufficializzare quanto è già in corso a livello sperimentale in alcune aree del Paese. A seguire alcuni resoconti dei diversi tentativi di riforma avvenuti negli ultimi decenni. Come già sottolineato, le definizioni di migrazione variano a seconda che avvenga o meno il trasferimento di hukou, ossia con approvazione ufficiale dello spostamento, e conseguente modifica dello hukou, oppure senza ufficiale sanzione dello spostamento. Nel primo caso parliamo di una forma di migrazione che rappresenta una minima percentuale del fenomeno migratorio interno. Dipendenti assunti a tempo indeterminato nelle SOE, funzionari trasferiti, studenti con alti livelli di istruzione, vittime di espropriazioni della terra da parte dello stato, tutti costoro hanno i requisiti per ottenere un passaggio di hukou detto nongzhuanfei: letteralmente da agricolo passa a non (agricolo). Nel caso in cui, invece, non si ottenga il permesso di effettuare un passaggio di residenza, semplicemente si possono verificare due situazioni: migrazione con permesso di residenza temporanea, da rinnovare ciclicamente nell arco dell anno e migrazione irregolare priva di permessi. In quest ultimo caso si usa la dicitura di renkou liudong, movimento o fluttuazione della popolazione, quasi ad indicare l'idea che si tratti di una migrazione di durata inferiore, tale da giustificarne la non ufficializzazione. Tra la fine degli anni ottanta e la metà degli anni novanta, gradualmente il governo centrale ha delegato ai governi locali il compito di gestire le procedure di approvazione del nongzhuanfei, per il quale comunque sono sempre esistite delle quote governative fisse molto ridotte, nell ottica di una migrazione pianificata (qianyi). I governi locali hanno ottenuto, inoltre, la possibilità di concedere la residenza ad alcuni investitori o liberi professionisti, che avessero un lavoro stabile e un'abitazione, col risultato che spesso il passaggio di residenza veniva venduto ai più abbienti, pertanto la pratica dive- 57

58 niva un modo per i governi locali di aumentare le entrate fiscali (Kam). In via sperimentale, molte realtà locali hanno creato varie forme di permessi di residenza temporanei. Dopo la fine dell'allocazione dei cereali a prezzi di piano, e la conseguente fine del sistema di razionamento, si è cominciato a ripensare alla distinzione agricolo/non agricolo, la cui funzione sembrava limitata al sistema di distribuzione delle granaglie. Pertanto si è cominciato, in via sperimentale anche qui, ad eliminare tale distinzione, così che la stessa pratica del nongzhuanfei non avesse ragion d'essere (essendo quest'ultima il passaggio da agricolo a non agricolo ). Tuttavia la distinzione rurale/urbano è ancora in vigore, come dimostrano i recenti censimenti della popolazione. Alcune regioni amministrative hanno effettivamente eliminato la distinzione rurale/urbano a partire dai primi anni duemila, ma ciò è avvenuto a livello delle giurisdizioni individuali, come città o contee. È una semplice unificazione dei residenti in una medesima area amministrativa (tutti quelli con hukou locale ), spesso si tratta di zone prevalentemente urbanizzate, zone periurbane annesse alla città originaria. Inoltre viene eliminata quella pratica, il nongzhuanfei, già di suo poco utilizzata. Invece si rinserrano le fila dei nuovi residenti che abbiano una solida posizione economica (investitori) o alti livelli di istruzione, gli unici cui i governi locali sono disposti a concedere la residenza, spesso a pagamento. Il meccanismo è ancora una volta di discriminazione, escludendo sempre quei lavoratori migranti che raramente soddisfano le due condizioni di cui sopra (peraltro le più frequentemente richieste). Avendo ratificato la Convenzione 111 dell Ilo sulla discriminazione in materia di impiego e professione (2006), la Cina si è impegnata ad eliminare la discriminazione dei lavoratori in base all origine sociale. Ma dal momento che tali discriminazioni sono originate e legittimate dal sistema dello hukou, il governo cinese dovrebbe abolire tale sistema di registrazione della popolazione, per poter effettivamente mostrare di agire in accordo con la convenzione e rispettare gli impegni presi. Come Tunon (2007) osserva, una simile riforma avrebbe delle conseguenze dirette in molti ambiti, a partire dalle nuove assunzioni, per arrivare alla sicurezza sociale e ai diritti di proprietà: il mercato del lavoro non sarebbe più diviso e questo riguarderebbe una popolazione attiva di no- 58

59 tevoli dimensioni, le risorse pubbliche dovrebbero essere distribuite secondo nuovi e non meglio definiti criteri, e infine la popolazione rurale non avrebbe più diritto ai lotti di terra, quindi si dovrebbe riformare il sistema di proprietà della terra di eredità maoista, con ulteriori conseguenze difficilmente prevedibili. Probabilmente ciò che più frena la liberalizzazione del sistema dello hukou, oltre alle enormi dimensioni del paese, sono i governi locali, in cui in un ultima istanza risiede la responsabilità della gestione delle diverse aree del welfare strettamente correlate alo hukou. I costi di gestione di una simile riforma dovrebbero essere assorbiti dalle amministrazioni locali, le quali non sempre hanno la disponibilità economica sufficiente a farvi fronte. Di seguito una panoramica delle riforme più significative apportate al sistema di registrazione della popolazione e restrizione alla mobilità nell arco degli ultimi decenni. Nel 1983, guadagnata la possibilità di vendere i propri prodotti agricoli in altre località diverse dal villaggio di residenza, i contadini dall anno successivo furono ulteriormente privati di molte restrizioni alla mobilità. Le misure sempre meno severe costituivano un vero incoraggiamento per la popolazione delle campagne a trovare impieghi nelle cittadine vicine. Il 1985 segnò l avvio delle politiche volte a regolare il flusso di migranti: il Ministero di Pubblica Sicurezza emanò infatti le Regole Temporanee per la Migrazione nelle Aree Urbane che stabilivano l obbligo per tutti i migranti di età superiore ai 16 anni di fare domanda per un permesso di residenza temporanea per soggiorni nelle città superiori ai tre mesi (Cai, 2003). Il periodo fu ridotto a un mese nel Per tutti gli anni novanta il governo centrale e i governi locali adottarono una serie di misure a favore della mobilità interna. Fu significativa la scelta del Ministero di Pubblica Sicurezza di estendere e i trasferimenti di hukou a tutti i membri di una medesima famiglia: bambini, coniugi o genitori anziani erano quindi autorizzati a seguire il familiare che otteneva il passaggio di residenza. Nello stesso anno il governo centrale annunciava che era possibile per certi migranti ottenere lo hukou urbano qualora avessero vissuto per un certo periodo nelle città e soddisfacessero alcune condizioni, quali essere provvisti di un alloggio, di un occupazione fissa e ufficiale o in alternativa di una fonte di reddito. 59

60 Questa la linea generale dettata dal governo centrale. A livello locale si individuano però diverse tendenze di effettiva concessione dello hukou ai migranti che variano da provincia a provincia e persino da una realtà urbana all altra. Per esempio solo alcune città hanno emesso dei blue-stamp hukou: permessi di residenza permanenti rivolti a quei migranti che apportino un notevole contributo economico alla realtà urbana, o mediante investimenti in imprese locali, o attraverso l acquisto di una casa. Nel complesso si osserva una maggiore propensione nelle città di piccole dimensioni a concedere lo hukou locale ai migranti rurali. Barriere più alte si riscontrano nelle città medio-grandi, per arrivare alle municipalità o alle metropoli che appaiono piuttosto blindate: la tendenza è quella a garantire il libero accesso solo ai migranti più benestanti, con un alto livello di studio, o particolarmente qualificati. Nel 2001 il Consiglio degli Affari di Stato ha approvato la proposta del Ministero di Pubblica Sicurezza di promuovere la riforma dello hukou nelle città di piccole dimensioni. A partire dal primo ottobre dello stesso anno, in molte piccole realtà urbane era già valido il principio che fosse sufficiente avere un alloggio legale e un reddito fisso per potere richiedere lo hukou locale (Cai, 2003). La riforma del sistema ha raggiunto una considerevole completezza in queste realtà urbane che non si ritrova, generalmente, altrove nel paese. Le città di dimensioni medie e alcune di dimensioni maggiori hanno cominciato a rimuovere le quote e ad accettare i migranti in misura condizionata. I requisiti per ottenere uno hukou locale sono stati resi progressivamente meno severi. L esempio di Shijiazhuang (provincia dello Hebei) è rappresentativo di questa tendenza: lo hukou locale viene concesso a chi abbia siglato un contratto di lavoro per un periodo superiore ai due anni. Sulla scia di Shijiazhuang, altre città delle province interne e occidentali ansiose di svilupparsi, ma anche alcune della costa con economie vivaci e mercati molto sviluppati, hanno aperto le porte alla popolazione migrante desiderosa di trasferirsi, per quanto le condizioni del capoluogo dello Hebei siano le più tolleranti. Il progetto di urbanizzazione ampiamente promosso dall attuale leadership (e in particolare dal premier Li Keqiang) tende a confermare questo processo fortemente incentrato sulle città medio-piccole: si incoraggia la migrazione dalle aree rurali alle ur- 60

61 bane, per poter raggiungere l obiettivo di oltre 900 milioni di residenti urbani, ma questi dovranno concentrarsi prevalentemente nelle città medio-piccole, in modo da non congestionare le metropoli già largamente sovraffollate. Il progetto è quello di un'urbanizzazione sostenibile, appunto un urbanizzazione rurale (nongye chengzhenhua), diversa dall'urbanizzazione che ha riversato milioni di migranti nelle megalopoli ipertrofiche (chengshihua). 48 Nei prossimi dieci anni verranno investiti 40 mila miliardi di renminbi al fine di attrarre circa 400 milioni di abitanti rurali nelle città, che saranno medie, con una popolazione massima di 1-5 milioni. L obiettivo è quello di fare aumentare la popolazione urbana per potere così stimolare la domanda interna di consumi e rendere l economia nazionale più equilibrata. Al momento attuale l economia cinese è troppo orientata all export, il rischio è che la contrazione della domanda estera abbia delle conseguenze negative per il proletariato impiegato nell industria dell export. A ciò si aggiungano le crescenti disuguaglianze tra popolazione rurale e urbana e all interno della stessa popolazione urbana, tra locali e migranti. Occorre avere una ceto medio soddisfatto e consumatore, costituito da quegli ex-contadini proletarizzati che attualmente risparmiano ancora troppo in confronto ai cittadini urbani (cfr.: 4.4). L ultimo approccio alla riforma dello hukou è quello delle metropoli, come le grandi municipalità di Pechino e Shanghai, che hanno addirittura alzato la soglia per ottenere lo hukou locale: solo speciali intellettuali e professionisti hanno diritto a richiederlo, gli altri ordinari lavoratori hanno persino difficoltà ad accedere alle municipalità per brevi periodi. Esemplare è la municipalità di Shanghai che ha rimosso il blue-stamp hukou (Wang, 2008). Considerato che la forza-lavoro migrante è attratta dalle zone che hanno avuto un notevole sviluppo economico, è evidente che, come nota Cai Fang, nonostante l innalzamento delle barriere per concedere lo hukou locale, queste città non potranno facilmente impedire l afflusso di manodopera rurale temporanea. Privi di trasferimento di hukou, i migranti potranno sì vivere temporaneamente nelle città, ma sempre tagliati fuori dalla comunità urbana, dal punto di vista dello status sociale, impiego lavorativo, 48 Gabriele Battaglia (2013), Dragonomics - L'urbanizzazione cinese, China-files 09/05/

62 sicurezza sociale (Cai, 2003). I diversi approcci alla riforma del sistema analizzati sono legati al valore dello hukou locale, nelle diverse realtà urbane, e alla potenzialità derivata dalla riallocazione delle risorse in seguito alla migrazione di forza-lavoro. Le città di dimensioni medio-piccole che sono disposte a concedere lo hukou locale ai migranti, senza troppi requisiti, lo fanno perché tipicamente in tali località lo hukou ha un valore minore: essere parte della popolazione locale, cioè, non dà diritto a speciali opportunità di lavoro o servizi di welfare. L aumento di residenti locali non si traduce in una spesa pubblica maggiore del governo locale, il quale complessivamente non è responsabile della ridistribuzione di risorse. Inoltre, un simile afflusso di lavoratori migranti è ben accetto perché è risultato o potrebbe risultare benefico per queste cittadine al fine di meglio ridistribuire le risorse, essendo il mercato del lavoro unico e molto competitivo. Al contrario, le metropoli pongono ancora un sostanziale freno alla completa riforma del sistema di registrazione della popolazione. La ragione è il ruolo centrale che ha lo hukou in queste località per l accesso ai principali servizi di welfare. I governi locali sono, pertanto, ancora tenuti a fornire alla popolazione locale una serie di sicurezze, come quella del reimpiego, un assistenza sanitaria completa, un ambiente urbano gradevole e anche punteggi più bassi per l accesso alle università (Cai, 2003). 49 Il fatto che lo hukou abbia ancora un cospicuo valore in queste grandi città implica che la popolazione locale non possa aumentare liberamente. Sebbene consapevoli dei vantaggi dell allocazione della forza-lavoro sui mercati del lavoro urbani, nel caso si permettesse un accesso più libero alla manodopera urbana, i governi locali tuttavia mostrano di avere altre priorità: in primis la stabilità sociale e i bassi livelli di disoccupazione. 50 In conclusione si osserva come i diversi approcci sono determinati dalle diverse fasi 49 Prendiamo il caso di Pechino dove oltre l 80% degli studenti liceali può accedere alle università della città. Qualora la città si aprisse a giovani studenti migrati da altre parti della Cina, i criteri di accesso all università sarebbero più severi, indubbiamente penalizzando una parte degli studenti locali. 50 Per esempio nel 2005 il governo locale di Zhengzhou, capitale della provincia dello Henan, decise di ridurre i requisiti per ottenere uno hukou locale. Il risultato fu una moltiplicazione della popolazione migrante, che aumentò di 150 mila unità solo nei primi tre mesi. La conseguente instabilità sociale che ne derivò spinse le autorità ad annullare la decisione e a prendere contromisure. 62

63 di sviluppo dell economia di mercato nelle singole realtà urbane e nel ruolo dei governi locali o del mercato quali principali allocatori dei servizi di welfare. Ciò dipende fondamentalmente dal fatto che il welfare in Cina è organizzato su base locale non su base nazionale. Diversi studi sembrano confermare che la spesa media per il passaggio ad hukou locale sarebbe di circa 2500 RMB (circa 410 USD) per migrante. A detta di Kam Wing Chan (Marshall 2013) le spese per i governi locali sarebbero minime, poiché i migranti, aspiranti cittadini, sono i principali contribuenti dell economia locale, sono giovani, spesso senza figli, e richiederebbero contributi pubblici ridotti in termini di copertura sanitaria, pensione o istruzione. 51 Pur stando così le cose, i governi locali mostrano una certa riluttanza a portare avanti una riforma dello hukou, sovente per la loro insufficienza in termini di entrate fiscali. Dunque la proposta potrebbe essere quella di chiamare in soccorso il governo centrale il quale avrebbe la facoltà di decentrare la politica fiscale nazionale, permettendo ai governi locali di aumentare le tasse, così da finanziare la riforma dello hukou. 52 Un altra proposta consisterebbe invece nel diretto intervento del governo centrale questa volta per farsi carico delle spese per i migranti interprovinciali, lasciando ai governi locali le spese per quelli all interno della stessa provincia. Vale la pena osservare la situazione dalla prospettiva dei migranti rurali. Tunon (2007) contempla la possibilità che non tutti i migranti siano davvero così determinati ad ottenere lo hukou urbano. In primo luogo, nell ottica di un urbanizzazione rurale, si tratterebbe di vivere in città di seconda o terza fascia, che spesso non costituiscono la meta ideale per i mingong giacché non offrono molte possibilità di lavoro. Secondariamente il dubbio insidiato da Tunon (2007), Lee (2007) e Marshall (2013) riguarda la loro effettiva volontà di rinunciare ai diritti di uso della terra legati allo hukou rurale. Essendo l unica forma di capitale che hanno a disposizione, tengono a mantenere un legame con la terra anche lavorando nelle città, soprattutto per la natura precaria del lavoro urbano (Lee). Un sondaggio del 2011 sembra rivelare che solo il 26% dei migranti 51 Cit. Marshall (2013). 52 Questa proposta appare piuttosto improbabile, considerato lo sforzo di Zhu Rongji negli anni novanta per ridurre il decentramento fiscale e attuare una riscossione centralizzata.. 63

64 sarebbe disposto ad accettare uno hukou urbano (Marshall, 2013). Chiaramente la riforma dello hukou riguarda aspetti molto diversi dello stato cinese e non può essere avviata su scala nazionale senza considerare le innumerevoli conseguenze a livello fiscale e del sistema di proprietà della terra. 53 Le nuove priorità economiche del paese continuano ad essere legate al sistema di registrazione della popolazione e l unica soluzione sembra essere quella di inserire lo hukou e le sue riforme entro la cornice di una strategia di urbanizzazione coerente e olistica. Ma questo è tuttora oggetto di dibattito entro le fila del Partito: molti media stranieri hanno supposto che il recente terzo plenum del XVIII Comitato Centrale del PCC potrebbe anche indurre un accelerazione della riforma dello hukou. Cai Fang (2003), responsabile dell Istituto di Studi sulla Popolazione della Accademia di Scienze Sociali, e altri sociologi cinesi da anni sottolineano la necessità della riforma elencandone tutti i benefici. Gli ostacoli posti alla riforma, generalmente derivano dai governi locali che sono a tal punto indebitati da non riuscire a trovare le risorse finanziare sufficienti a garantire gli stessi servizi ai migranti rurali. In linea con gli obiettivi ambiziosi di urbanizzazione, dal 2012 direttive centrali invitano i governi di città di seconda e terza fascia (dimensioni medio-grandi) a portare a termine la riforma del sistema di registrazione della popolazione, così da estendere i benefit anche ai nuovi cittadini migrati dalle aree urbane. Il timore degli osservatori occidentali è che il mancato inserimento di questa riforma nel progetto di urbanizzazione possa esacerbare molte delle problematiche attualmente esistenti. 5.1 La scelta di migrare: fattori, canali, pratiche. Come è stato più volte sottolineato, il fenomeno migratorio interno cinese è strettamente legato alla crescita economica del paese. Dopo l introduzione del sistema di responsabilità familiare nelle campagne, la produttività agricola ha conosciuto un evidente aumento ma al contempo si è liberata una manodopera in eccesso che viene sti- 53 Se i migranti avessero la piena proprietà della terra, invece che un semplice diritto d uso, sarebbero liberi di vendere la propria terra e così avere un capitale di partenza per la loro attività urbana. Contemporaneamente ciò potrebbe avere delle conseguenze negative in termini di produzione agricola che potrebbe crollare (Marshall, 2013). 64

65 mata tra i 100 e i 300 milioni. La migrazione in uscita dalle campagne verso le zone urbane ha avuto inizio negli anni ottanta ed è stata facilitata dai progressivi allentamenti delle restrizioni alla mobilità della popolazione rurale. Un analisi piuttosto popolare dei vari fenomeni migratori è quella che vede una distinzione tra fattori push (di spinta) e pull (di attrazione), rispettivamente fattori che spingono la popolazione fuori dai luoghi d origine e fattori che la attraggono altrove. Diversi osservatori hanno utilizzato lo stesso sistema d analisi per studiare le cause della migrazione interna cinese. Tra i fattori push prevalentemente chiamati in causa al fine di giustificare la migrazione rurale si individuano l aumento dei costi di produzione nel settore agricolo, in particolare il costo elevato degli input, parallelo al difficile o limitato accesso per la popolazione locale al credito o microcredito. A ciò si aggiungono le complessive condizioni di sottosviluppo nelle zone rurali che rientrano nel panorama di crescenti diseguaglianze rispetto alle aree urbane, in termini di infrastrutture, tenore di vita, accesso al welfare (quest ultimo molto limitato dopo lo smantellamento delle comuni e dei collettivi rurali). Si può osservare, tuttavia, che la scelta della migrazione, specie all inizio della riforma, si configurava come una scelta più delle famiglie che dei singoli individui. Come avremo modo di vedere in seguito, i migranti di nuova generazione tendono in questo ad essere più individualisti e a dipendere meno dalle famiglie nella scelta di recarsi in città. In linea generale si può affermare che la scelta non scaturisce da scarsità di terra, a causa della periodica redistribuzione delle terre, né da diversi livelli di capitale umano. Anzi, sembra che inizialmente la migrazione fosse una valida alternativa agli studi secondari (De Braw, cit. Naughton, 2007). Questa tendenza è andata via via invertendosi e riscontri più recenti rivelano come la seconda generazione di migranti sia più giovane rispetto alla prima e ogni anno in più di istruzione aumenti la probabilità di migrare del 17%. Per i fattori pull esiste un generale consenso nell attribuire una certa importanza all accresciuta domanda di lavoro nelle città, in particolare nei settori emersi e sviluppatisi dopo le riforme economiche, come quello informale. Le opportunità di lavoro (spe- 65

66 cie per una manodopera a basso costo e non qualificata) e la possibilità di diversificazione (svolgere un lavoro diverso da quello agricolo) offerte dalle zone urbane si uniscono alle aspettative di un salario più alto rispetto a quello che si potrebbe avere nelle aree rurali. Questi nel complesso costituivano e continuano a costituire tuttora i principali fattori pull per la popolazione rurale. Inoltre viene sottolineata la crescente importanza del fascino che la città può avere nell immaginario collettivo rurale e i riscontri positivi che il potenziale migrante ottiene dalla testimonianza dei compaesani già migrati e di ritorno periodicamente al villaggio (Murhy, 2002). Questi feedback positivi costituiscono la base della migrazione a catena. Esiste infatti una serie di canali informali ed essi sono rappresentati dai membri del villaggio precedentemente migrati i quali possono fornire delle opportunità di lavoro alla popolazione. Il sistema è un altra declinazione, in versione rurale, del sempiterno sistema nazionale informale delle guanxi o reti di conoscenze. Grazie alle relazioni instaurate nella città, per esempio col proprio datore di lavoro, alcuni migranti possono ottenere l assunzione di decine e a volte centinaia di compaesani migranti anch essi. Accanto ai canali informali, esistono ovviamente dei canali formali. Nel villaggio o nei pressi della propria località di origine, il potenziale migrante può avere a disposizione delle strutture che organizzano, indirizzano e regolano il flusso migratorio nelle zone urbane. Talvolta si tratta di privati che gestiscono l esportazione della forza-lavoro favorendo i contatti tra la manodopera rurale e i datori urbani, organizzano inoltre i trasporti e preparano i documenti per migrare. Questa sorta di uffici di collocamento rurali sono in ultima istanza collegati al governo locale, il quale ovviamente deve garantire la propria approvazione finale. Come nota Pun Ngai (2012), il processo di fluttuazione della popolazione dalle aree interne a quelle costiere si può fondare su un sistema di alleanze interprovinciali, spesso con uffici preposti alla gestione dei flussi di manodopera. Province come lo Hunan o il Guanxi che non sono state mete degli investimenti diretti esteri o non ne hanno saputo molto approfittare, a partire dagli anni novanta hanno cominciato a esportare sistematicamente la loro manodopera rurale verso province costiere come il Guangdong, beneficiando in cambio delle rimesse che i lavoratori spediscono ai villaggi d'origine. La spesa 66

67 dei governi è minima e gli accordi interprovinciali permettono ad entrambe le parti (la provincia fornitrice e quella richiedente forza-lavoro) di trarre grandi benefici con costi previdenziali ridotti. Il fulcro di questo meccanismo è il sistema di residenza della popolazione, che resta immutato. Mantenendo la distinzione tra residenti temporanei e permanenti, lo stato ad ogni livello è sciolto dall'obbligo di fornire assistenza previdenziale ai lavoratori migranti, che qualificandosi come residenti temporanei non hanno diritto ai benefici legati alla residenza permanente. I lavoratori-contadini vivono in condizioni precarie, spesso dormitori appositamente disposti, assumendo le chiare connotazioni di una manodopera temporanea, che non è incentivata a restare nel lungo periodo (Pun, La migrazione comporta sovente una spesa considerevole finalizzata al disbrigo di tutte le pratiche necessarie a lasciare la campagna. Tipicamente i documenti richiesti al migrante vanno richiesti presso gli uffici governativi locali, anche se talvolta vanno integrati con alti documenti rilasciati dagli uffici della città di destinazione. Il costo per il disbrigo di tali pratiche così come il numero effettivo di documenti richiesti può variare significativamente da una località all altra del paese. Se trovati privi di anche solo uno dei certificati necessari, i migranti rischiano di essere pesantemente multati, trattenuti per un paio di giorni in carcere, rispediti ai villaggi d origine. 54 Tra i principali documenti sicuramente la carta di identità (shenfen zheng), una certificazione di stato civile (se celibi, weihunzheng, se sposati, qingkuang zheng), un documento relativo alla propria storia riproduttiva (jishengzheng), un certificato che attesti la condizione di lavoratore (gongzuo zheng), spesso con l aggiunta di una somma di deposito da versare al datore di lavoro. In certi casi, per esempio se ci si reca a Pechino, Shenzhen o in altre località del paese come il Tibet, è necessario un permesso supplementare chiamato bianfang zheng ( il permesso di valicare il confine ). Infine degno di essere menzionato, il permesso di residenza temporaneo (zanzhu zheng) che, come altri certificati, ha una scadenza e quindi nell arco dell anno è necessario rinnovare, a proprie spese. I casi frequentemente riportati dalla letteratura riguardano il ruolo dei governi locali 54 Yangcheng Wanbao (2001), Waichu dagong zhengjian xianxing: yige dagongzhe zhishao yao you shi ge zhengjian, Sohu News, 05/11/

68 nell esercitare una maggiorazione ingiustificata del costo di alcuni documenti, andando a gravare ulteriormente sulla popolazione migrante (Zhang, 2001). 5.2 Migrazione interna: composizione, distribuzione, tendenze. È possibile individuare, date le caratteristiche sopra elencate dello hukou (la distinzione tra agricolo e non agricolo), quattro diversi tipi di migrazione: rurale-urbana, urbana-urbana, rurale-rurale, urbana-rurale. I migranti dalle aree rurali a quelle urbane (primo tipo di migrazione, rurale-urbana) costituiscono di gran lunga il gruppo più folto, seguiti da i migranti con hukou urbano che si recano in altre zone urbane, diverse da quella di residenza. In base ai dati del censimento del 2000, la migrazione rurale-urbana coinvolgeva il 40,2% per totale dei migranti, il 37,2% era rappresentato dalla migrazione urbana-urbana, la migrazione rurale-rurale costituiva il 18,1% e quella urbana-rurale solo il 4%. Nei primi anni ottanta, quando prese piede il fenomeno migratorio, sondaggi e dati relativi su scala nazionale o macroscopica erano piuttosto scarsi. Sembra di poter affermare con una certa sicurezza che nel 1983 i migranti fossero solo 2 milioni, prevalentemente costituiti da carpentieri, artigiani, distributori al dettaglio e lavoratori edili. Col 1992 e il viaggio a sud di Deng Xiaoping, la riforma conobbe una ripresa e accelerazione senza precedenti che si tradussero in un aumento della domanda di manodopera a basso costo specie nel settore non statale nelle zone costiere. La migrazione rurale-urbana, che è quella che interessa maggiormente questo lavoro di tesi, aveva raggiunto appena i 30 milioni nel 1989, nel 1993 questo numero raddoppiò (circa 62 milioni). La successiva ondata di migrazione si ebbe con l accesso al WTO, nel 2001, quando i migranti rurali raggiunsero quota 84 milioni. Il tetto dei 100 milioni viene sfondato nel Da allora ad oggi, come si è già avuto modo di notare, il numero di lavoratori migranti rurali è ulteriormente cresciuto, sino a raggiungere i 160 milioni. Dal punto di vista anagrafico, si tratta di una popolazione molto giovane, di età media compresa tra i 27 e i 29 anni. Più della metà è costituita da uomini, sebbene la percentuale femminile tenda ad aumentare negli ultimi anni. Un luogo comune, testimo- 68

69 niato all inizio degli anni ottanta e riconfermato nei decenni a seguire, riguarda la fama della forza-lavoro femminile come più economica rispetto a quella maschile, nonché più remissiva e facile da controllare. Effettivamente Pun Ngai (2012) nota come siano proprio gli operai maschi a dar voce ai sentimenti di rabbia e al senso di frustrazione dei migranti, che spesso sfociano in azioni collettive. Il numero e la frequenza di queste ultime è fortemente aumentato negli ultimi decenni, tanto da lasciare sospettare che il recente aumento del salario minimo legale, sia da ricollegare all'ondata di scioperi e proteste tra il 2003 e il 2007 nel Sud della Cina (Pun, 2012). La distribuzione geografica dei migranti per il paese segue delle dinamiche che, in larga parte, dipendono e risentono dei cicli stagionali, macro-economici e politici. Nel tempo si sono pertanto verificati dei rallentamenti o delle improvvise ondate nella migrazione interna: per esempio gli alti livelli di disoccupazione portarono spesso a preferire lavoratori xiagang (ex dipendenti statali) locali a migranti esterni e all innalzamento di barriere alla migrazione. Quanto alle province d origine, si tratta prevalentemente di province centrali e occidentali densamente popolate, come Anhui, Jiangxi, Hubei e Sichuan, in cui oltre il 30% della popolazione locale è costituito da lavoratori migranti. Nel 2004 le sole province dello Henan e Sichuan avevano fornito un più di 10 milioni di lavoratori migranti. In base al censimento del 2000 i migranti interprovinciali erano la percentuale più bassa (solo un 26%), alla fine del decennio secondo stime del Ministero del Lavoro cinese questo gruppo di migranti costituiva il 75% del totale. Le destinazioni privilegiate rimangono le città della costa, dove negli anni l afflusso di manodopera migrante ha continuato ad aumentare: le quattro province del Guangdong, Zhejiang, Fujian e Jiangsu, e le municipalità di Pechino e Shanghai assorbono quasi l 80% dei migranti. In particolare il 62% sceglie città di dimensioni medio-grandi, tra questi il 9,6% si dirige nelle municipalità (Pechino, Shanghai, Tianjin, Chongqing), il 18,5% nei capoluoghi di provincia e il 34,3% nelle prefetture. Meno del 40% invece sceglie di recarsi nelle città di contea (Cai, Wang, 2008). Sebbene nel 2000 sia stata avviata la campagna Go West per favorire lo sviluppo delle regioni interne del paese, non sembra ci siano state delle sensibili variazioni nelle 69

70 tendenze migratorie. Le province centrali e occidentali hanno assunto effettivamente un atteggiamento più tollerante nei confronti dei mingong, soprattutto di quelli intraprovinciali, cercando di esercitare un attrattiva in termini di basso costo della vita, accesso ai servizi sociali, prossimità alle comunità natali, maggiore integrazione sociale. Tuttavia questo non sembra ancora aver prodotto dei risultati considerevoli: nel 2006 solo il 14% dei migranti lavorava nelle regioni centrali o occidentali. La tendenza a preferire le regioni orientali a quelle interne è una necessaria conseguenza delle crescenti disparità nei redditi e del diverso stadio di sviluppo economico che si possono osservare tra le varie province cinesi. Nel 2006 il Pil procapite di Shanghai, il più alto del Paese, era dieci volte quello della provincia del Guizhou (il più basso nello stesso anno); il volume del commercio con l estero delle sole province orientali rappresentava il 92,5% totale del commercio con l estero di tutto il paese. La rapida crescita economica di queste regioni e l espansione dell attività commerciale hanno portato alla creazione di numerosi posti di lavoro e al conseguente afflusso di manodopera da ogni parte del paese. Wang (2008) osserva come la mobilità interna avrebbe potuto contribuire alla riduzione delle persistenti diseguaglianze nella società cinese. Ciò tuttavia non si è verificato e ancora una volta la responsabilità di questo mancato cambiamento è da attribuire al sistema dello hukou, che invece di favorire una distribuzione più equa delle risorse e della ricchezza prodotta negli ultimi anni, ha inibito ogni possibile attenuazione della diseguaglianza urbana e nazionale. Infine alcune considerazioni sullo stato civile dei migranti rurali. Più della metà, il 60% ha meno di trent anni, e ben il 63% è sposato. Tuttavia è raro che la migrazione riguardi la famiglia in quanto nucleo, spesso infatti si tratta di un fenomeno prettamente individuale, o tutt al più legato alla coppia di coniugi. A meno che si tratti di migranti impegnati nel commercio, i migranti che operano nelle fabbriche tendono infatti a lasciare le proprie famiglie al villaggio. I commercianti spesso hanno un attività ben avviata fuori dalla località natale, hanno una salda rete di contatti laddove hanno costruito la propria nuova vita e allentano sempre più i legami con la terra natale. Vi fanno ritorno meno frequentemente, per esempio solo in occasione dei festeggiamenti del capodanno cinese, per far visita a qualche lontano parente, o ai genitori. Ma il mingong che lavora 70

71 in fabbrica, o che possiede un lavoro precario, che sovente non ha nemmeno un alloggio, con un salario, se versato, a stento sufficiente al proprio mantenimento, tipicamente non sceglierà di assumersi la responsabilità dei propri familiari più deboli facendoli venire in città. È opportuno altresì notare che la situazione non è statica e che, come Cai, Wang (2008), Tunon (2007) osservano, gradualmente emerge la tendenza ad una migrazione di lungo termine, non più temporanea ma permanente, o tendente alla permanenza nel lungo periodo. Parallelamente la migrazione non coinvolge più solo un membro della famiglia, ma tende ad essere nucleare. Ciò evidenzia come si stia verificando un cambiamento nella presente generazione di migranti, emerge una nuova attitudine nei confronti della migrazione e del lavoro. 5.3 Due generazioni a confronto Dai tardi anni settanta ad oggi si sono susseguite almeno due distinte generazioni di migranti. La prima generazione di migranti (i nati tra la fine degli anni sessanta e gli anni settanta) ha cominciato a riversarsi nelle zone di nuova industrializzazione della Cina meridionale a partire dagli anni ottanta. Una componente fondamentale, a detta di Pun Ngai (2012), era costituita dalle giovani donne migranti, prevalentemente impiegate nel settore manifatturiero: pioniere erano le lavoratrici nelle industrie di giocattoli e di elettronica a Shenzhen. Al contrario, la seconda generazione è costituita dai nati negli anni ottanta, i primi figli della riforma, che sono entrati nel mercato del lavoro a partire dalla fine degli anni novanta. Questa seconda generazione è più complessa rispetto alla prima per due ragioni: è in parte costituita dai figli dei migranti di prima generazione, cresciuti nelle campagne o nelle città; in secondo luogo, in quanto nati dopo l'avvio della riforma, questi lavoratori sono contraddistinti da una nuova attitudine nei confronti della società in cui vivono e da un nuovo approccio ai consumi. La seconda generazione di lavoratori si caratterizza per uno spiccato individualismo, ricerca delle libertà individuali e per una maggiore propensione alle azioni collettive, quali scioperi, proteste, nonché ai suicidi sul posto di lavoro o agli atti concreti ai danni dell'oggetto prodotto dal loro lavoro. Il livello di i- 71

72 struzione è leggermente superiore a quello della precedente generazione e in generale c'è una maggiore tendenza cosmopolita e al consumismo tipicamente urbano. Partiti giovanissimi alla volta delle città, la loro è una migrazione di lungo periodo, il disagio derivante dalla condizione di migranti è ancora più accentuato rispetto ai migranti degli anni ottanta. 55 Uno studio recente di Zhou e Sun (2010) mette in luce tutta la problematicità legata all individuazione di una seconda generazione di migranti. È indubbio che sussistano delle differenze, anche piuttosto marcate, tra i primi migranti, negli anni ottanta e novanta, e i migranti nati dopo gli anni ottanta. Le differenze riguardano in primo luogo le ragioni che spingono a migrare, i fattori push e pull, ma anche l attitudine nei confronti del lavoro, le aspirazioni per il futuro e il desiderio di fare ritorno a casa, alla località natale. I migranti più anziani mostrano maggiore serietà e rigore nel lavoro. Per esempio trovano disdicevole l idea di cambiare lavoro o di essere licenziati. Ambiscono ad avere ore di straordinario così da guadagnare di più e non spendere denaro nel tempo libero. Considerano come uno dei valori principali l anzianità, le gerarchie, la saggezza delle generazioni maggiori. Date tali premesse è logico l insorgere di incomprensioni e fraintendimenti con la generazione più giovane. Questi ultimi sono più indipendenti. Hanno un livello di istruzione superiore, e nel complesso costituiscono una manodopera più qualificata rispetto ai migranti più anziani. Intendono il lavoro innanzitutto come fonte di reddito, quindi quale strumento per un accrescimento personale, per alimentare il capitale umano. Cambiare più lavori, o perdere il proprio lavoro non è visto come disdicevole, al contrario è una possibilità in più per migliorarsi. Il fattore pull determinante per il loro allontanamento dalla famiglia non è stato il bisogno economico di contribuire al sostentamento dei familiari anziani o delle generazioni più giovani, come per la prima generazione. Al contrario, questi giovani, a volte 55 Ming (2014) introduce la necessità di distinguere tra migranti di seconda generazione, figli di migranti che hanno vissuto a lungo nelle città, e la nuova generazione di migranti, loro coetanei, i cui genitori però non hanno fatto esperienza della migrazione. 72

73 giovanissimi migranti, hanno scelto di migrare per emulazione dei propri pari. Spesso abbandonano la scuola e partono alla volta della città. Unico vero obiettivo è quello di raggiungere una personale realizzazione, cambiare il proprio stile di vita. Il ritorno al villaggio o alla famiglia d origine è uno degli obiettivi principali per il 90% dei migranti di prima generazione, il 50% dei quali ha effettivamente fatto ritorno. A loro si oppongono degli ostinati giovani, forse troppo idealisti e ottimisti, che non vogliono affatto lasciare la città e tornare alla vita nei campi. Ciò è spiegato dalla storia personale di questa seconda generazione. Migrati troppo presto, molti non conoscono nemmeno i rudimenti del lavoro nei campi, sempre ammesso che la loro famiglia ancora possieda della terra e che non sia stata loro espropriata nel processo di urbanizzazione forzata delle aree rurali. Secondariamente occorre contestualizzare le infanzie di questi giovani, spesso figli di genitori migranti a loro volta: hanno fatto esperienza della migrazione o come bambini migranti al seguito dei genitori, o come bambini lasciati a casa con altri parenti, come i nonni. I padri hanno sperimentato le difficoltà della migrazione, senza lesinare alcuni dei lavori più umili, pericolosi, faticosi. Sognano per i propri figli lavori dignitosi, come l imprenditoria e il freelance. Come osservato precedentemente, l obiettivo primario di un migrante è quello di liberarsi dalle catene della subordinazione, essere il capo di se stesso, ziji zuo laoban. I ragazzi ambiscono a scrollarsi di dosso questa identità di nongmingong, moderno coolie, in cui non vogliono né riescono più a riconoscersi. Entrano quindi in conflitto con la generazione precedente, spesso dei padri, con cui non si identificano e da cui prendono le distanze: non accettano insegnamenti dai più grandi, imparano da autodidatti, o da nuovi modelli. La rete dei compaesani che anche nella migrazione è fondamentale per la prima generazione, è snobbata da questi giovani, i quali si creano nuove reti di amici e compagni: i colleghi della fabbrica, propri pari, sovente provenienti da province e città diverse. Il modello di migrazione instaurato e seguito dai più anziani viene oggi disertato in virtù di aspirazioni idealistiche, del sogno della città come luogo meraviglioso, magico, che offre loro migliaia di opportunità. Il ritorno al luogo di origine si configura pertanto come fallimento. Gli stessi Zhou e Sun (2010) non evitano di lasciarsi coinvolgere nel descrivere 73

74 questi giovani migranti e, quasi identificandosi nella generazione precedente, sembrano approvare le critiche alla nuova generazione, all irrazionalità, all indipendenza, l ostinata ambizione, che la contraddistingue. Eppure gli autori stessi riconoscono come l impossibilità di poter chiaramente distinguere una prima da una seconda generazione di migranti derivi proprio dal fatto che il gap è comune, oltre che ai mingong anche alle generazioni urbane e rurali. Il gap è generazionale e riguarda tutta la società cinese. La gioventù rurale migrante, con tutte quelle stranezze identificate dai migranti più anziani, tende a rassomigliare sempre più alla gioventù urbana. E quello che potrebbe essere inteso anche come un conflitto tra diverse generazioni di migranti, è prima di tutto un conflitto generazionale, tra padri che vogliono continuare a fare valere la propria autorità di generazione più anziana, e i figli che contestano quest autorità e che piuttosto preferiscono assumere atteggiamenti individualisti o di gregge (il gregge dei pari, non quello dei padri). Infine delle considerazioni sulla maggiore partecipazione ad azioni collettive da parte di questi giovani. Gli studi di stampo marxista che tendono a ricercare in Cina un appannaggio di coscienza di classe tendono a soffermarsi proprio sulle azioni di questa giovane generazione. Essa nel complesso sembra più attiva e propensa alle proteste e ai disordini. La coscienza di classe è, sebbene ancora ad uno stato embrionale, leggermente più accentuata se confrontata con quella ancor meno pronunciata dei migranti della generazione precedente. Questi ultimi infatti si autodefiniscono contadini, implicitamente sottolineano la natura temporanea del proprio essere migranti e, di conseguenza, mostrano di possedere una coscienza di classe muta (Carrillo, Goodman, 2012). Le differenze emergono se si osservano i migranti più giovani che rifiutano per sé l epiteto di contadini, sono più pronti ad identificarsi come lavoratori, addirittura alcuni tendono a definirsi nuovi lavoratori (Marinini, Guiducci, 2013). La prima generazione di migranti tende a protestare nei casi di evidente discriminazione, prevalentemente nel caso di salari non pagati e in generale per difendere strettamente i propri interessi economici. La capacità di mobilitazione di questi migranti più anziani è limitata, essendo i disordini e gli scioperi confinati ad un unica fabbrica. Prova di ciò è il fatto che non si sono verificate in passato ondate di disordini che abbiano va- 74

75 licato i confini delle fabbriche per estendersi ad altri stabilimenti, figurarsi ad altri settori industriali. Come sottolineato da Lee (2007), il loro è il classico esempio di un attivismo cellulare, di dimensioni molto ridotte e fortemente legato agli strumenti legali esistenti: la legge del lavoro (1994) e la legge sui contratti di lavoro (2008). Dopo anni di dispute e arbitrati in prevalenza deludenti, la fiducia nelle vie legali si è molto attenuata. Gli scioperi e le sospensioni del lavoro sono uno strumento che i migranti più giovani ritengono di gran lunga più efficace. In linea di massima questa nuova generazione ha una capacità di mobilitazione maggiore rispetto alla generazione precedente: nel giugno del 2010 si è assistito ad un tentativo di contestazione delle istituzioni esistenti, con la richiesta di rieleggere membri del sindacato che rappresentassero davvero gli interessi dei lavoratori. Solo dopo il fallimento delle azioni collettive emerge la possibilità di adire le vie legali, sebbene anche un eventuale vittoria per i lavoratori molto improbabile - potrebbe non comportare alcuna compensazione (Carrillo, Goodman, 2012). Se come Pun Ngai (2012) osserva, negli ultimi anni sono stati registrati aumenti considerevoli degli scioperi nonché delle vertenze arbitrali sul lavoro, lo si deve alla maggiore consapevolezza dei migranti più giovani, senza dubbio, nonché al perfezionamento degli strumenti legali a loro disposizione. Eppure è il caso di confermare la posizione prudente di Anita Chan e Kaxton Siu che non vedono maturi i tempi per affermare l esistenza in Cina una solida coscienza di classe dei migranti rurali (cfr.: 3.3, Carrillo 2012). Nonostante l accresciuta partecipazione ad azioni collettive da parte dei migranti della seconda generazione, la densità degli scioperi 56 nella Cina meridionale (presa in considerazione dai due studiosi) risulta sempre di molto inferiore a quella del Vietnam (Paese che ha condizioni simili a quelle cinesi, in termini politici, economici e culturali). I più ottimisti come Pun Ngai puntano alla prossima generazione quale quella decisiva per un evoluzione in senso marxista, i meno ottimisti come Chan e Leung (Carrillo, Good- 56 Per densità degli scioperi Chan e Siu intendono il rapporto tra il numero di scioperi e le dimensioni della forza-lavoro (Carrillo, 2012). La conclusione dei due studiosi che qui si vuole confermare è: l aumento degli scioperi in Cina, diversamente che in Vietnam, per esempio, potrebbe essere dovuto, in larga parte all aumento della forza-lavoro migrante, piuttosto che a una genuina coscienza di classe. 75

76 man, 2012) confessano che le attese assistere a una mobilitazione nazionale potrebbero rivelarsi molto più lunghe. 6.1 Una precarietà strutturale: condizioni abitative per i migranti Finora si è proceduto ad una delineazione della cornice entro la quale i migranti si trovano a vivere (lo hukou ancora continua a rappresentare una barriera) e delle caratteristiche principali di questo gruppo, elementi comuni a tutti i migranti rurali negli oltre trent anni trascorsi dall avvio delle riforme. Ma il riferimento esplicito alle condizioni dei mingong (più volte durante il mandato di Hu Jintao e Wen Jiabao) e, recentemente, l invito al maggior coordinamento delle riforme urbane e rurali (nel Documento n 1 del 2010) 57 sono dei segnali evidenti che il governo centrale comincia ad osservare con apprensione quest aspetto paradossale della società cinese moderna. Questa non è la sede per un approfondita trattazione delle problematiche dei lavoratori migranti e delle risposte del governo cinese, si pensi alle questioni aperte come il mancato accesso agli schemi sociali per un gran numero di questi, nonché le tuttora numerose violazioni delle leggi sul lavoro e sui contratti. Tuttavia, al fine di inquadrare e meglio contestualizzare la migrazione cinese interna, è bene introdurre almeno qualche altro elemento sulla fruizione dei servizi da parte della popolazione migrante. Le recenti riforme hanno comportato un progressivo ritirarsi dello Stato anche nell ambito della fornitura di servizi sociali. La conseguente privatizzazione ha comportato delle ricadute negative sui lavoratori migranti che, per le ristrettezze economiche, sono spesso tagliati fuori da molte opzioni private. La sfida per il governo cinese resta quella di ridisegnare il sistema sociale in modo da andare incontro alle esigenze delle fasce più deboli della popolazione, e dunque anche dei migranti (Ming, 2014). La precarietà e l instabilità accomunano migranti rurali e urbani. Gran parte di essi svolge lavori in via del tutto temporanea, che possono comportare frequenti fluttuazioni da una località all altra. Questo ha indubbiamente conseguenze per i figli, soprattutto per quelli coinvolti nella migrazione. Durante la ricerca sul campo si è avuto modo di intervistare alcuni ragazzini migranti che hanno espresso una notevole insicurezza nei 57 Carrillo (2012). 76

77 confronti del proprio futuro. Le successive migrazioni comportano per loro frequenti traslochi, con conseguenze per la loro istruzione (i programmi scolastici variano da una provincia all altra) e anche a livello di rapporti personali (cambiano ambiente, perdono gli amici). Gli alunni delle scuole per migranti assistono impotenti al turnover degli insegnanti e dei compagni che si trasferiscono altrove, con prevedibili conseguenze psicologiche. La difficile fruizione dei servizi può essere analizzata da più prospettive. Le cinque dimensioni della povertà (cfr.: 3.2) comprendono in primo luogo la sicurezza. In particolare la sicurezza degli alloggi è una problematica che tocca da vicino molti migranti, indipendentemente dal lavoro che essi svolgono. Le abitazioni sono temporanee, e inoltre sono vicinissime al luogo di lavoro così da esercitare uno stretto controllo sulla manodopera. I casi che più balzano agli occhi della cronaca internazionale e talvolta ben visibili per le vie di una qualsiasi città cinese sono le fabbriche-dormitorio e i prefabbricati proprio attigui ai cantieri edili. Un esempio di fabbrica-dormitorio è dato dallo stabilimento Longhua della Foxconn 58 sito a Shenzhen. I dirigenti dell azienda lo definiscono un campus ed effettivamente comprende molti edifici e servizi che si potrebbero trovare in un campus universitario. Lo stabilimento, che nel 2011 impiegava oltre operai, ospita al suo interno fabbriche, magazzini, dormitori e molte altre strutture quali campi sportivi e piscine. Questa è la versione edulcorata della fabbrica-dormitorio, come notato da Pun Ngai (2012), ed è prevalentemente utilizzata ai fini di immagine, dal momento che tutti i clienti stranieri vi vengono portati in visita, quasi a smentire la fama negativa di azienda sfruttatrice di manodopera che la Foxconn si è guadagnata negli ultimi anni. Basta spostarsi di qualche kilometro, sempre nella città di Shenzhen, per arrivare ad un più modesto stabilimento sempre dell azienda taiwanese, che tuttavia ospita solo un panorama desolante di fabbriche e dormitori, senza tutte le strutture che tanto abbelliscono il pri- 58 Foxconn è il nome commerciale della Hon Hai Precision Industry Company, azienda di produzione per conto di terzi fondata a Taipei. È oggi la più grande al mondo del settore, specializzata nell assemblaggio di numerosi computer, smartphone e tablet quali iphone, ipad, Kindle e altri e-reader, componenti elettronici per automobili, beni di consumo come lettori mp3, macchine fotografiche digitali, televisori. 77

78 mo stabilimento. Il regime della fabbrica-dormitorio si rivela vincente in un contesto come quello cinese dopo l avvio delle riforme, poiché permette di aumentare la produttività in modo considerevole così da meglio inserirsi nella catena di produzione globale (global value chain). Funzionale alla produzione just-in-time, questo regime produttivo tende a trarre il massimo profitto dall impiego di manodopera e quindi a risparmiare il più possibile sulla riproduzione della forza fisica degli operai. Le fabbriche-dormitorio ospitano una forza-lavoro migrante che si ritrova separata dalle famiglie, spesso in ambienti estranei dove è difficile comunicare con colleghi provenienti da altre province del paese e che parlano diversi dialetti. La manodopera concentrata entro le mura della fabbrica risulta così alienata, in spazi prevalentemente condivisi, quindi in assenza di vita privata. La vicinanza con il posto di lavoro permette un migliore utilizzo di questa forza-lavoro, che pertanto si ritrova costretta a turni ai limiti della legalità, con poche pause, ore di straordinario obbligatorie e non sempre sufficientemente retribuite. L efficienza della fabbrica molto probabilmente è maggiore, ma i migranti difficilmente riescono a resistere per periodi superiori all anno. Chiunque abbia dei progetti futuri (sposarsi, avere un figlio, fare carriera) considera il lavoro alla Foxconn strettamente temporaneo, sebbene possa rivelarsi redditizio (grazie agli straordinari). Nell ottica dei dirigenti, la funzionalità di un tale regime lavorativo si evince nei vantaggi economici, dal momento che la manodopera rimane a basso costo e il ricambio avviene con facilità grazie alla vicinanza di bacini di forza-lavoro. Pun (2012) sottolinea anche come questi vantaggi derivino dall assenza di un mercato del lavoro locale. Quel che è certo è che dati i frequenti ricambi di manodopera e le condizioni anguste di lavoro e riproduzione, la fabbrica-dormitorio costituisce una forma di impiego altamente temporaneo. Spesso gli operai non trascorrono che pochi mesi in queste condizioni lavorative proibitive. Ne deriva un alto senso di precarietà. Una declinazione leggermente diversa dello stesso regime di fabbrica-dormitorio è descritta da Zhang (2001) in relazione ai laboratori tessili dei migranti wenzhounesi. A partire dagli anni ottanta, Pechino ha visto sorgere grandi agglomerati realizzati in via quasi abusiva o previa corruzione dei funzionari locali responsabili in una zona della 78

79 città (quartiere di Fengtai) che informalmente viene chiamata Zhejiangcun (villaggio Zhejiang). Questi complessi residenziali sono abitati esclusivamente da famiglie provenienti dal Zhejiang che a Pechino vendono prodotti tessili di vario tipo. Molti di essi sono gli stessi produttori delle merci che vengono poi vendute nei diversi mercati urbani. E la produzione avviene in casa, ossia nei complessi residenziali semi-abusivi di proprietà di altri wenzhounesi arricchitisi. Si tratta di microimprese familiari che assumono un numero di dipendenti minimo, per seguire le fasi della lavorazione in un unico ambiente, il quale funge al contempo da laboratorio e da dormitorio. 59 Il modello è per certi aspetti analogo al regime della fabbrica-dormitorio, con la differenza che è applicato a delle unità produttive molto più piccole. Questi complessi di abitazioni inizialmente erano comunque una forma precaria di alloggio, in primo luogo a causa dei materiali non di ottima qualità con cui erano stati realizzati, e poi per via della loro natura abusiva. 60 Frequenti sono stati gli smantellamenti cui sono stati soggetti a partire dalla seconda metà degli anni novanta, nel progetto di ripulire la città da sobborghi disordinati e proliferati senza autorizzazioni ufficiali. A partire dagli anni 2000 la zona è stata apparentemente bonificata e ha visto sorgere dei nuovi edifici per i wenzhounesi, questa volta con un diretto coinvolgimento del governo locale. Infine chiunque si ritrovi a viaggiare per il paese oggi non potrà fare a meno di imbattersi in numerosi cantieri edili, ormai divenuti parte integrante del panorama urbano e rurale del paese, nel boom di costruzioni che sembra non avere fine. I cantieri forse sono l emblema della precarietà e, in generale, dell esistenza di un migrante rurale in una zona urbana. Essi sono spesso affiancati da prefabbricati che vengono eretti nel giro di pochi giorni prima di avviare il vero e proprio lavoro di costruzione. Sembrano più degli alloggi di fortuna che dei veri dormitori, ma questa è effettivamente la loro funzione. Ancora una volta si ripropone il modello di fabbrica-dormitorio, perché la mano- 59 Le dinamiche di produzione sono per molti aspetti assimilabili al modello Wenzhou di TVE sorte intorno alla città di Wenzhou a partire dagli anni settanta. 60 Si tratta di abitazioni che sorgono nella zona periferica della città (chengxiang jiehebu), laddove l area urbana si fonde con l area rurale circostante (Ming, 2014). 79

80 dopera impiegata è vicinissima al cantiere, raggiungibile in pochi minuti. Come per la fabbrica-dormitorio, i migranti devono comunque versare dei contributi monetari per il proprio sostentamento, infatti dalla paga di RMB (circa 8-11 USD) al giorno vengono detratti gli equivalenti per le spese di vitto e alloggio, indipendentemente dalla loro qualità. I lavoratori edili sono una categoria esemplificativa delle durissime condizioni che vengono imposte a molti migranti rurali. 61 La giornata lavorativa può raggiungere le ore lavorative, irregolari, con ritmi serrati che prevedono anche il lavoro notturno e poche pause. Solo negli ultimi anni si è assistito ad un accresciuto utilizzo di misure di sicurezza, quali il casco protettivo, ma i rischi di incidenti sul lavoro rimangono elevati, con l aggravante che gli operai tendono a non esprimersi in merito al momento dell assunzione, per superstizione. Inoltre questo è un settore in cui i progetti vengono realizzati mediante complessi sistemi di appalti e subappalti, ragione per cui i lavoratori edili vengono normalmente pagati alla fine del progetto. Quel che sovente si verifica è però il protratto ritardo nel ricevere la paga, che rende i lavoratori edili tristemente noti per i mancati pagamenti. Ciò costituisce il principale pretesto per azioni collettive di entità più o meno rilevante, che esprimono il forte malcontento di questa categoria di lavoratori (Pun, 2012). Il mancato pagamento dei salari arretrati, unito alla crisi economica del 2008, ha rappresentato la causa scatenante di numerose proteste nel sud della Cina, nel Le proteste non hanno riguardato solo gli operai edili, ma anche gli impiegati nel settore manifatturiero. A causa della crisi economica globale del 2008, la domanda da parte dei paesi stranieri è improvvisamente crollata. Essendo l economia cinese ancora fortemente orientata all export, questo si è tradotto nella chiusura o contrazione di molti stabilimenti industriali, con conseguente licenziamento di un elevato numero di migranti rurali. Alcune stime parlano di circa 20 milioni di migranti che nel 2009 rimasero senza lavoro 61 I lavoratori edili possono lavorare a progetti di costruzione di grandi entità, e in questo caso non migrano con la propria famiglia, oppure partecipano a piccoli progetti di ristrutturazione, che data la piccola entità permettono loro di risiedere nelle città con le famiglie (Ming, 2014). 80

81 (Chan, 2010b). Se è vero che il governo cinese è riuscito ad arginare di molto gli effetti della crisi economica sul paese (grazie al sostanzioso programma di stimoli), è opinione di molti sociologi che la crisi non abbia risparmiato del tutto i lavoratori cinesi: i migranti rurali sono stati infatti duramente colpiti dalla problematica congiuntura economica globale. Le conseguenze in termini di stabilità sociale si resero evidenti non solo nei primi mesi dell anno e nel flusso di migranti che faceva ritorno alle famiglie d origine. Chan (2010b) ricorda che le proteste verificatesi a Urumqi (provincia dello Xinjiang) nel luglio del 2009 potrebbero essere legate anch esse ai disordini del Guangdong: l origine degli scontri tra cinesi Han e Uiguri nel capoluogo del Xinjiang scaturì in effetti dal desiderio di vendetta di questi ultimi, a seguito dell uccisione di due uiguri nella provincia del Guangdong Il capitale umano della popolazione migrante Le condizioni di lavoro poco stabili dei lavoratori migranti determinano una maggiore partecipazione dei figli ai lavori domestici. Se i figli restano nelle aree rurali, l assenza di almeno uno dei genitori li rende più responsabili dei fratelli, del lavoro nei campi e delle faccende domestiche. Anche i ragazzi migranti, viste le lunghe giornate lavorative dei genitori, 62 sono spesso attivamente coinvolti nella cura domestica e familiare molto più dei loro pari locali, così facendo sacrificano del tempo che altrimenti sarebbe dedicato allo studio. Diversamente da quanto si potrebbe supporre, la condizione di generale instabilità e precariato accomuna tutta la popolazione migrante cinese e non solo i migranti rurali, pertanto dimostrando che il capitale umano è piuttosto irrilevante. I migranti urbani, cioè in possesso di hukou urbano non-locale, sovente fronteggiano difficoltà simili a quelle dei migranti rurali. Un esempio è rappresentato dagli studenti universitari, che tipicamente possiedono un capitale umano maggiore rispetto ai migranti di origine rurale impiegati nel settore manifatturiero. Dopo avere brillantemente superato il temibile gaokao, esame di ammissione all università, molti giovani lasciano le città di residenza, 62 I genitori migranti in certi casi lavorano in un regime di fabbrica-dormitorio e tornano a casa solo saltuariamente, in media ogni due settimane. 81

82 spesso di piccole dimensioni, per accedere ad atenei prestigiosi. Ottenuto il titolo di studio, generalmente preferiscono restare nella medesima città e cercare lavoro, tuttavia le condizioni in cui versano restano di molto inferiori a quelle dei residenti locali. Il fenomeno ha raggiunto delle proporzioni non trascurabili ed è tanto più evidente nelle metropoli, dove questi giovani lavoratori costituiscono la cosiddetta yizu, tribù delle formiche: visti i costi elevati degli affitti, sono costretti a vivere in seminterrati o in piccole stanze di tre metri quadri, privi di uno standard di vita accettabile (Cheng, 2013). Ma questo è probabilmente il prezzo da pagare se si è parte di quella classe media e- mergente in Cina e si vuole fare fortuna in una grande città come Pechino o Shanghai. Gli angusti alloggi costringono questi giovani migranti urbani a condizioni effettivamente non molto diverse da quelle cui sono costretti i migranti rurali. 63 In tale ottica potrebbe sorgere la tendenza a vedere un superamento del gap rurale-urbano, in favore di un sempre crescente gap locale-non locale. Rispetto a un residente locale, un migrante non-locale, indipendentemente che provenga dalle aree urbane o rurali, comunque è vittima di trattamenti discriminatori e non ha uguale accesso al mercato del lavoro e ai principali servizi di welfare. Uno studio di Cheng (2013) prende in considerazione dapprima le differenze salariali tra migranti rurali e urbani, e poi quelle tra migranti rurali e residenti locali. I risultati evidenziano il sussistere di notevoli differenze, soprattutto tra i migranti rurali e i residenti locali. Alcune di queste sono spiegabili in ragione di fattori personali, per e- sempio il capitale umano. I livelli di istruzione dei migranti rurali sono inferiori rispetto a quelli dei lavoratori degli altri due gruppi considerati, quindi è normale che i migranti rurali siano relegati ad occupazioni meno remunerative. Un 12% di differenze salariali tra migranti rurali e migranti urbani non è spiegabile se non ammettendo una certa discriminazione, per la stessa ragione si può concludere che i migranti guadagnano meno dei locali (il 45% delle differenze salariali è inspiegabile altrimenti). Lo studio, pertanto, conferma il sussistere di un lieve gap urbano-rurale che, se combinato con le differenze 63 MA Jinyu (2012), Internazionale - Negli alveari di Pechino, trad. italiana a cura di China-Files 15/11/

83 regionali ancora marcate, porta a notevoli fenomeni discriminatori di cui è vittima la popolazione migrante, in particolar modo quella di origine rurale. Il capitale umano può effettivamente contribuire a migliorare le possibilità occupazionali e quindi spiegare le differenze di reddito tra migranti rurali e urbani. Questi ultimi, a parte il livello di istruzione maggiore, possono usufruire più spesso di una formazione sul posto di lavoro o partecipare a tirocini e stage. Scarse sono invece le opportunità di formazione per la manodopera rurale, la quale così risulta essere esclusa da certi impieghi proprio a causa dello scarso capitale umano. Anche i canali con cui trovare un impiego possono influenzare i redditi dei lavoratori. Un migrante, specie se rurale, fa maggiore affidamento sui canali informali e spesso si accontenta di un salario modesto, più basso di quello atteso, proprio per il ricorso ad amici o conoscenti che lo introducono al posto di lavoro. Il residente urbano locale, invece, proprio in virtù di più alti livelli di capitale umano e di capitale sociale (guanxi o contatti sociali che costituiscono il proprio background), riesce ad avere accesso ad impieghi nel complesso più soddisfacenti e remunerativi. Investire sul capitale umano delle nuove generazioni di migranti o dei migranti di seconda generazione (quelli nati in città), potrebbe essere decisivo per il futuro economico cinese. Eppure in molte aree rurali ancora oggi l istruzione impartita è di qualità nettamente inferiore rispetto alle aree urbane. D altro canto, come verrà approfondito nel capitolo successivo, in quanto figli di migranti, i bambini non locali nati nelle aree urbane hanno limitate opportunità scolastiche. Ciò è riflesso della intricata relazione tra hukou e fruizione dei servizi sociali in Cina (Ming, 2014). Nella migliore delle ipotesi uno studente migrante può frequentare solo fino alle scuole medie in città. Se poi vuole proseguire con l istruzione superiore, il liceo può essere frequentato solo nelle aree d origine dei genitori (come riportato dallo hukou), perché solo alcuni istituti professionali urbani sono aperti anche ai non-locali. Molto spesso i ragazzi migranti scelgono di non proseguire gli studi, perché consapevoli della difficoltà che ciò comporta (i licei rurali sono molto selettivi) e quindi l alternativa rimane quella di lavorare. I casi riportati di lavoro minorile sono numerosi (Liang, 2007; Chan, 2009). Stando così le cose, i migranti di seconda generazione non avranno una cultura tan- 83

84 to diversa da quella dei genitori, e questo determina l istituirsi di un circolo vizioso: i lavoratori migranti svolgono delle occupazioni specifiche (faticose, sottopagate, ad alto impiego di manodopera) anche in ragione del loro livello di istruzione, la scarsa cultura dei genitori ha delle conseguenze negative sulla carriera scolastica dei figli migranti, che molto probabilmente avranno accesso solo ad occupazioni non dissimili da quelle dei genitori (Ming, 2014). È indubbio che una riforma del sistema dello hukou potrebbe facilitare l integrazione dei giovani migranti nelle città e metterli in grado di raggiungere gli stessi obiettivi dei giovani cittadini urbani. Tuttavia una simile riforma avrebbe delle conseguenze anche sulla popolazione locale che non è poi così ben disposta ad accettare l estensione di certi diritti (quali l accesso all istruzione superiore urbana) alla popolazione non locale. La competizione diventerebbe ancora più agguerrita, i posti disponibili nelle università sarebbero pressoché invariati ma con aumento del numero dei candidati (locali e non locali). Il persistere di una società fortemente divisa tra elite urbane e cittadini di secondo livello può condizionare la stabilità del Paese, nonché il futuro sviluppo economico cinese. Sin da quando Hu e Wen erano al potere, l obiettivo cinese è stato quello di uno sviluppo sostenibile: la crescita economica può continuare nel tempo solo se la Cina continua ad innovare e ad innalzare il contenuto tecnologico dei propri prodotti. La manodopera cinese non può più essere di basso livello, così come il Paese non può continuare a contare sul basso costo del lavoro come proprio vantaggio comparato. Il sistema scolastico e la formazione superiore cinesi riescono a produrre delle eccellenze mondiali (si pensi al numero di cinesi iscritti nelle università straniere in costante aumento), 64 tuttavia non è possibile escludere da questi programmi di formazione una parte considerevole della popolazione cinese. È possibile per i bambini e ragazzi migranti parlare di mobilità sociale o saranno destinati a ereditare lo status sociale dei propri genitori? Il prossimo capitolo tenterà di 64 Nel 2013 gli studenti cinesi che ricevevano un istruzione terziaria all estero erano oltre 600 mila. Le mete privilegiate restano i paesi anglofoni, con gli USA in testa. Unesco Institute for Statistics (2014), Global Flow of Tertiary-Level Students, Unesco.org 84

85 rispondere a questo quesito, ci si soffermerà proprio sul problema dell istruzione per i figli dei migranti, sulle barriere ancora esistenti nelle città, sull accesso condizionato alle scuole pubbliche. Sebbene la situazione sia decisamente migliorata negli ultimi vent anni, si dimostrerà che dati i privilegi urbani ancora fortemente radicati, è difficile parlare oggi di pari opportunità per gli scolari non locali. 85

86 2. L istruzione per i figli dei migranti Premessa: Sotto lo stesso cielo azzurro Come è stato osservato nel precedente capitolo, è crescente la tendenza a migrare con coniugi e figli al seguito, ossia la migrazione interna è sempre meno un fattore individuale (Lan, 2014; Zhou, Sun, 2010; Park, Wang, 2010). Gli effetti della migrazione dell intero nucleo familiare si traducono sovente in un fiorire di problematiche legate al percorso scolastico di questi bambini migranti. Per far fronte alla crescente domanda di istruzione elementare e media (i nove anni di scuola dell obbligo), le aree urbane hanno visto proliferare strutture scolastiche dalle condizioni discutibili volte ad ospitare i bambini migranti al seguito dei genitori, che non riescono a frequentare le scuole pubbliche urbane. Solo di recente le scuole cinesi per migranti sono balzate agli occhi della cronaca internazionale, e dunque sono divenute oggetto di inchieste e articoli di grandi testate giornalistiche occidentali. I primi studi e le prime inchieste risalgono ai primi anni duemila. Dopo una proliferazione non controllata, le grandi città cinesi hanno cominciato a chiudere, apparentemente senza una ragione, moltissime scuole private per bambini migranti. Un esempio delle accresciute attenzioni alla problematica dell istruzione per migranti, è rappresentata dalla visita di Wen Jiabao nel settembre del 2003 alla scuola elementare Yuquan Lu, situata a Pechino nel quartiere nordoccidentale di Shijingshan. La visita è stata ripresa da tutti i media del Paese, anche per il gesto del primo ministro di scrivere su una lavagna la frase: Crescere e progredire assieme, sotto un unico cielo azzurro (Ming, 2014; Chan, 2009). 65 Il premier aveva quindi sottolineato che i bambi- 65 La versione in cinese della frase è: tongzai lantianxia gongtong chengzhang jinbu 同在蓝天下共同成长进步. Per i dettagli della visita si rimanda alla versione online del Quotidiano del Popolo, He Sanwei (2003), Tongzai Lantian xia, Shui Jiejue Qi Zhongwei? Kan Nongmingong Zidi Shoujiaoyu Quan, Renminwang 09/04/

87 ni migranti dovevano essere accolti dalle comunità di arrivo, studiare con i coetanei locali in condizioni di parità per garantire uno sviluppo armonioso della società. Le prossime pagine sottolineeranno che, purtroppo, non è ancora possibile parlare di un unico cielo per i bambini migranti. Basti pensare che la scuola visitata dal premier era una scuola a finanziamento pubblico frequentata per il 97% da bambini non-locali. 66 In contraddizione con la speranza di Wen Jiabao che i migranti potessero integrarsi armoniosamente nel sistema scolastico urbano, ancora oggi esistono varie forme di discriminazione cui essi sono soggetti (cfr.: 4.2). 1.1 Il destino dei figli: restare o seguire i genitori Il genitore che sceglie di migrare, inconsapevolmente o consapevolmente condiziona anche il destino dei propri figli. E se a migrare sono entrambi i genitori, il problema dei figli è ben evidente. Studi del Huang e Xu (2006) rivelano che nel 2004 in Cina solo un terzo dei figli in età scolare seguiva i genitori nella migrazione alla volta delle aree urbane (7 milioni), a fronte di una considerevole maggioranza di bambini che restavano nelle aree rurali (22 milioni), spesso affidati alle cure dei nonni o di altri parenti. Xu e Xie (2013) attestano che i bambini migranti in età scolare raggiungerebbero i 12,6 milioni, quindi in aumento rispetto al Si osserva inoltre la tendenza a portare con sé i più piccoli e affidare ai parenti non migranti i figli più grandi (Huang, Xu, 2006). Gli effetti della migrazione sui figli sono stati oggetti di diversi studi. Attivamente coinvolti nella migrazione o coinvolti passivamente e quindi lasciati a casa, i bambini evidentemente subiscono le conseguenze della migrazione. In generale, come poi è risultato anche dalla ricerca sul campo, è difficile definire cosa sia meglio per il bambino. Da una parte, vi è la certezza di vivere coi propri genitori, possibilmente in una realtà, quella urbana, decisamente migliore e più variegata rispetto alla realtà rurale di origine. Dall altra predomina invece il senso di abbandono, spesso alla debole autorità di nonni 66 Ciò si evince dallo stesso sito web della scuola 09/04/

88 o altri parenti che non possono sostituirsi completamente ai genitori. Migrare al seguito dei genitori, non è necessariamente la scelta migliore, come potrebbe sembrare: emerge infatti un forte fattore di discontinuità, poiché la famiglia fluttua da una mèta all altra e questo comporta la necessità per il bambino migrante di riadattarsi a nuovi ambienti, nuovi alloggi, nuove scuole. Inoltre non è detto che i figli possano davvero godere della vicinanza dei genitori, giacché questi sono quegli assidui lavoratori di cui si è trattato nel capitolo precedente, con ritmi parecchio serrati e con poco tempo libero per seguire attivamente i propri figli. Una certa stabilità si ha invece nel caso di bambini lasciati nelle aree d origine, perché hanno la possibilità di compiere un percorso di studi privo di interruzioni o trasferimenti con una sostanziale continuità che potrebbe avere degli effetti positivi sulla loro istruzione. Oggetto di studio di questa tesi sono principalmente i bambini migranti e non i bambini cosiddetti left-behind (liushou ertong), eppure non si può ignorare l importanza di questa fascia di giovanissimi che subiscono la migrazione, restando tra le mura domestiche. Gli orfani bianchi, cioè i bambini che rimangono nelle aree d origine, sebbene più numerosi dei loro pari migranti, sono anch essi sfavoriti dal sistema scolastico cinese che ha nelle aree urbane i suoi poli di eccellenza, e che invece vede numerose carenze nelle aree rurali, specie per quanto riguarda le scuole elementari. Dovunque vivano, figli dei migranti sono tra i più numerosi ad abbandonare gli studi, hanno un livello culturale statisticamente inferiore a quello degli studenti urbani e quindi meno probabilità di innalzare il proprio tenore di vita, essendo l istruzione ad oggi uno dei fattori principali di mobilità sociale. Le condizioni dei bambini migranti e di quelli left-behind sono il frutto delle disuguaglianze tra aree urbane e rurali, addirittura crescenti del Paese, come è stato osservato nel capitolo precedente. Non è un caso quindi che i figli di migranti, soprattutto quelli che restano nelle aree rurali più povere, siano uno dei gruppi sociali più instabili e deboli, con elevati tassi di criminalità, vittime di innumerevoli casi di violenze sessuali, talvolta perpetrate dai parenti stessi. Una parte di questi giovani abbandona gli studi appena possibile per poter seguire la strada battuta dai genitori, quella della migrazione, in certi casi per sostituirsi a questi, secondo un modello che è stato già analizzato e si concretizza nella nuova ge- 88

89 nerazione di migranti. La scelta di lasciare i propri figli e non coinvolgerli nella migrazione può essere dovuta in primo luogo al fatto che i genitori hanno intenzione di intraprendere una migrazione temporanea, spesso stagionale e di fare ritorno quanto prima al villaggio. Altre volte sono le incertezze legate alle ristrettezze cui li costringerebbe la vita in città a impedire ai genitori di portare con sé i figli: il costo della vita nelle aree urbane è molto elevato, mantenere uno o due figli in città impedirebbe di accumulare sufficienti capitali da rimettere alle famiglie. Se nel 2004 lo stipendio medio di un migrante era di 798 RMB mensili, e le spese mensili di circa 300 RMB, mantenere un figlio in città sarebbe risultato eccessivamente dispendioso, tenendo in conto le rette scolastiche (Huang, Xu, 2006). Anche nel caso in cui marito e moglie fossero entrambi in città, detraendo ai due stipendi le spese necessarie, i restanti 988 RMB sarebbero comunque risultati insufficienti. Il fattore economico in sé costituisce, a detta di Huang e Xu (2006), la ragione principale che spinge i genitori a migrare senza figli al seguito. Essi pertanto escludono che ciò possa derivare dall esistenza di barriere istituzionali come lo hukou, e ciò sarebbe anche provato dai risultati di due sondaggi sulla popolazione migrante condotti a Pechino e Hangzhou (nella provincia del Zhejiang). La maggioranza degli intervistati adduceva ragioni economiche e in ultima istanza professionali per giustificare la scelta di lasciare i figli nelle aree rurali. Un altra motivazione citata era la scarsa e insoddisfacente qualità delle scuole urbane per bambini migranti. Queste ultime saranno oggetto della seconda parte del capitolo ed effettivamente si potrà dimostrare come l opinione di Huang e Xu (2006) sia ampiamente giustificata dai fatti (cfr.: cap.3), eppure quanto allo hukou, molti gli studiosi occidentali o di formazione occidentale (come Holly Ming, 2014; Pun Ngai, 2012) sono di opinione totalmente opposta. Lo hukou concretamente rappresenta una barriera per quei bambini e ragazzi in età scolare non locali che vogliono continuare gli studi nelle scuole urbane. A causa dello hukou, essi sono tenuti a pagare ingenti somme per frequentare le scuole pubbliche elementari e medie, che per legge sono gratuite (ma solo per la popolazione locale). Insomma gli alunni migranti sono vittime di discriminazioni su più fronti soprattutto a causa del loro hukou, come 89

90 sarà individuato nei successivi paragrafi seguendo una linea comune a quella del precedente capitolo che vede nel sistema dello hukou l origine di molti problemi della popolazione migrante. D altronde Huang e Xu (2006) sostengono che le ragioni economiche e professionali impediscono ai figli dei migranti di risiedere stabilmente nelle città e frequentarne le scuole, allora è opportuno ricordare che il mercato del lavoro urbano è nettamente segregato, i migranti hanno per lo più accesso solo ad alcune professioni che sono spesso degradanti, faticose e sottopagate. Questo è chiaramente da ricondurre alla segregazione attuata nella società cinese dal sistema dello hukou. 1.2 I bambini left-behind I prossimi paragrafi saranno abbondantemente dedicati ai bambini migranti, alle scuole per migranti e all istruzione dell obbligo nelle aree urbane cinesi. Prima però è necessario trattare brevemente anche dei bambini che invece vengono lasciati nelle aree d origine, le cui sorti sono spesso altrettanto drammatiche. La necessità di affrontare il discorso è dettata in primo luogo dai numeri, essendo molto più numerosi tra i figli dei migranti quelli che non seguono i genitori. In base ai dati della All-China Women Federation, nel 2010 si trattava di 61 milioni di bambini e ragazzi fino ai 18 anni, circa il 4% della popolazione cinese, il 22% dei bambini cinesi, quasi il 40% dei minorenni rurali, e questo indica che il fenomeno è parecchio diffuso nelle zone rurali. 67 Per dare un idea delle proporzioni di questa fascia della popolazione cinese, lo stesso sondaggio della All-China Women Federation calcolava che nel 2010 i bambini migranti (di età compresa tra 0 e 18 anni), cioè coloro che seguivano i genitori nella migrazione, erano solo 35,8 milioni (CLB, 2013). La letteratura inglese indica gli orfani bianchi come left-behind children, i bambini lasciati indietro, termine che in modo abbastanza crudo ma inequivocabile permette di cogliere l essenziale caratteristica di questa fascia debole della popolazione indirettamente coinvolta nella migrazione: l abbandono. È opportuno ricordare che il termine è attribuito in generale a tutti i bambini che rimangono nei luoghi di origine quando uno o 67 I dati sono riportati dal rapporto del giugno 2013 del China Labour Bulletin. 24/02/

91 entrambi i genitori migrano verso altre mete, spesso nel caso di una migrazione transnazionale. 68 Un senso di abbandono e conseguentemente di inferiorità, si accompagnano in genere a una forte insicurezza e diventano il tratto distintivo di un gruppo sociale, quello della gioventù rurale cinese con genitori migranti. Giovani e giovanissimi orfani bianchi vivono in condizioni di disagio psicologico causate dalla separazione protratta da uno o entrambi i genitori e ciò è tanto più grave se si considera la tenera età. Almeno fino ai 14 anni, i bambini attraversano una fase critica per la formazione del carattere, bisognosi dell affetto e delle cure dei familiari, soprattutto dei genitori, i quali combinando a- more e severità sono in grado di assicurare la serena crescita dei propri figli, assieme alla maturazione di valori e ideali sociali condivisi. Ma proprio in questi momenti determinanti per la loro vita adulta, i bambini vedono crollare le certezze e le attenzioni familiari, con la partenza dei genitori (Wei, 2013). L aspetto interessante del fenomeno dei bambini left-behind cinesi riguarda il ruolo dello Stato. Il governo centrale sembra infatti avere lungamente ignorato l esistenza di una simile categoria della popolazione cinese che esiste dai primi anni ottanta. Quando la situazione ha assunto proporzioni troppo grandi per essere ignorata, hanno avuto inizio le prime indagini, conferenze, raccomandazioni e attività di sensibilizzazione promosse dal governo centrale. Ciò è avvenuto solo a partire dal 2004 con scarsi risultati, nonostante siano stati avviati progetti di interesse a livello locale: per esempio volontari che assumano il ruolo di genitori o fratelli di rappresentanza (dailijia) ma che non sempre riescono ad agire di concerto con i genitori biologici (Chan, 2009). Lo smarrimento e la confusione in seguito alla migrazione dei genitori, determinano delle reazioni in questi giovani studenti che vanno dal marinare la scuola all abbandono definitivo degli studi, al comportamento indisciplinato, le fughe, persino i suicidi. Nel gennaio 2014 la cronaca nazionale cinese non ha tralasciato di raccontare del piccolo Lin della provincia dello Anhui e della sua incomprensibile scelta di togliersi la vita: aveva solo nove anni, era figlio di due migranti che non tornavano al villaggio nemme- 68 L italiano si avvale sia della versione inglese left-beihind che del termine orfani bianchi. 91

92 no per il capodanno lunare e il cui padre si è rifiutato di tornare dalla città per presenziare al funerale. Altre notizie che hanno commosso i lettori in procinto di festeggiare il capodanno, riguardavano le sorelline dello Hunan di nove e dieci anni che hanno deciso di scappare da casa per andare a trovare i genitori lontani nel Guangdong, o ancora il bambino che con soli 100 RMB (circa 12 Euro) ha affrontato il viaggio in treno dallo Hubei a Pechino alla ricerca del padre. 69 Non mancano casi di criminalità giovanile principalmente ad opera di questi ragazzini che, privi della guida dei genitori, sono i più numerosi a macchiarsi di colpe di varia natura, dalle rapine, agli stupri, ai sequestri, agli omicidi che sempre più spesso sono effettuati in gruppo, da piccole gang di giovani disadattati. Sebbene i casi di delinquenza minorile stiano gradualmente riducendosi in Cina, una percentuale piuttosto alta di crimini è da ricondurre proprio agli orfani bianchi, i quali frequentemente hanno una vaga percezione della gravità di reati minori, come atti di violenza, furti o spaccio di droga, ritenendoli semplici errori perdonabili. 70 Dati raccolti nel 2004 dalle stazioni di polizia locali che mostrano come l 80% dei crimini fosse commesso nelle aree rurali, e per la maggior parte vedesse coinvolti i figli di migranti (Chan, 2009; Wang, 2011). Non è un caso che nel 2006 i left-behind costituivano il 40% dei detenuti del Riformatorio Giovanile Provinciale dello Hunan (Chan, 2009). L aspetto ancor più raccapricciante è quello legato ai dati sulle violenze sessuali ai danni di bambine, come riportato dai dati raccolti da due organizzazioni indipendenti: il China Children and Teenagers' Fund (CCTF) e il Research Center for Philanthropy and Social Enterprise (della Beijing Normal University). Nel caso della provincia del Guangdong, che da sola ospita la metà dei migranti rurali, le minori migranti nella città di Shenzhen sono oggetto dell 80% delle violenze sessuali, ma il triste primato spetta comunque alle minori left-behind, vittime del 94% delle violenze. Secondo la Federa- 69 Zhu Ningzhu (2014), Left-behind children pains China, Xinhuanet 20/02/ Fu Peng (2013), Xinhua Insight: Teen killers spur discussion on youth crime, Xinhuanet 22/02/2014 Quanto ai dati sulla criminalità giovanile, Aris Chan (2009) riporta dati della Corte Suprema cinese, stando ai quali il 70% dei delinquenti non adulti sarebbero dei ragazzi left-behind. 92

93 zione delle Donne del Guangdong, questi dati fornirebbero l evidenza del fatto che le figlie dei migranti sono vittime facili, a causa di una scarsa supervisione da parte di genitori o tutori troppo spesso assenti. 71 La maggior parte delle violenze sarebbe perpetrata da conoscenti, i quali approfittano, talvolta ripetutamente, dello scarso controllo cui sono sottoposti i minori. Alcuni sondaggi raccolti nella provincia dello Henan una delle più popolose del Paese e grande esportatrice di migranti sembrano rivelare che in molti casi i molestatori hanno età superiori ai cinquant anni (Chan, 2009). Chan (2009) infine contempla il caso di sequestri e rapimenti per ingaggiare questi bambini in attività varie che vanno dalla prostituzione minorile ai lavori forzati, a tal proposito è esemplare che molte bambine dello Yunnan e del Guangxi vengano rapite per poi essere spedite nel Sud-est asiatico a prostituirsi. Altri casi di rapimento sono legati a coppie disperate che farebbero di tutto per avere un figlio. 1.3 L impatto della migrazione sui bambini left-behind La complessità del fenomeno degli orfani bianchi deriva dal fatto che le evidenti ripercussioni negative della migrazione dei genitori sui figli si accompagnano tuttavia ad un indiscusso miglioramento del tenore di vita. Questo probabilmente rende molto controverso il caso degli orfani bianchi: è impossibile pronunciarsi in via assolutamente contraria perché sebbene questi giovani cinesi rurali siano una fascia debole della popolazione cinese, comunque hanno guadagnato molto dal punto di vista materiale. Si ripropone l eterna querelle tra benessere materiale e benessere psicologico: è meglio per un bambino crescere nell ambiente in cui è nato, privo dell affetto dei genitori ma ben nutrito, oppure migrare coi genitori in una condizione di instabilità, privo di beni talvolta di prima necessità? È difficile risolvere il dilemma, al punto che gli stessi insegnanti dei bambini migranti intervistati a Pechino si sono spesso mostrati incerti al riguardo, essendo convinti che la presenza dei genitori, una dimora fissa e il benessere economico siano ugualmente importanti per la sana crescita di un bambino (cfr.: cap.3). Per le sue dimensioni, la migrazione interna cinese può essere paragonata ai grandi 71 Mu Xuequan (2013), Left-behind girls vulnerable to sexual assault: report, Xinhuanet 21/02/

94 flussi migratori internazionali che coinvolgono molti paesi emergenti o del Sud del mondo. Anche studi su questi flussi migratori dalle composizioni e caratteristiche geografiche diverse rispetto al fenomeno migratorio interno cinese, mostrano come coesistano effetti positivi e negativi della migrazione sui figli. Se l assenza dei genitori durante i delicati momenti dell infanzia di questi ragazzini si qualifica nettamente come negativa, è anche indubbio il ruolo molto positivo della migrazione sul tenore di vita dei parenti che restano nel luogo di origine. Questo aumento di benessere materiale spesso si traduce in investimenti in capitale umano e quindi nella possibilità per i bambini di andare a scuola con costanza e per più tempo. Nei casi presi in considerazione da questi studi (Antman, 2012), i figli sono frequentemente destinati a ricongiungersi alla famiglia e la separazione, per quanto dolorosa e prolungata, resta comunque relativamente temporanea: gli equilibri familiari si ricompongono dopo qualche tempo nel luogo di arrivo (Antman,2012). In effetti anche nel caso della migrazione interna cinese si può osservare che quasi la maggior parte dei minori migranti è stata lasciata nei luoghi d origine per qualche tempo (Ming, 2014). Come Francisca Antman (2012) sintetizza in un articolo per l IZA (Institute for Study of Labor), le conseguenze della migrazione a livello internazionale per i bambini left-behind si traducono in innalzamento del livello scolastico, sensibili miglioramenti della salute del bambino e riduzione del lavoro minorile; al contempo però è fondamentale ricordare cha la migrazione comporta di fatto l assenza dei genitori dal nido familiare, il cui impatto negativo può annullare il contributo positivo delle rimesse a casa e il conseguente innalzamento del tenore di vita. Se si guarda al caso specifico della migrazione interna cinese,emergono delle conseguenze negative sulle bambine che, data l assenza di uno o di entrambi i genitori, si vedono costrette ad assumere un attivo ruolo domestico in sostituzione degli adulti e conseguentemente abbandonano gli studi (Antman, 2012). È difficile schierarsi in modo definitivo a favore o contro la migrazione dei genitori, dal momento che i risultati sono spesso variegati e i diversi studiosi tendono di volta in volta a sottolineare il ruolo positivo delle rimesse o il ruolo negativo dell assenza dei genitori per corroborare le proprie tesi. In generale si può osservare tra i risultati scola- 94

95 stici una flessione negativa nei periodi iniziali della migrazione, specie per i maschi, e una tendenza positiva nel lungo termine, in particolare per le bambine come sottolinea Antman (2012). Antman (2012) concluderebbe che per i left-behind cinesi si può parlare di un effetto complessivamente negativo della migrazione sull istruzione: sarebbe stata provata una correlazione negativa tra opportunità di migrazione e iscrizioni alle scuole superiori, 72 e in generale la propensione a proseguire gli studi diminuirebbe se i bambini sono esposti a migrazione come strumento di mobilità sociale. 73 La ricerca di Xu e Xie (2013) si distingue per l oggetto di studio e l approccio, più che per i risultati, del cui ottimismo dubitano gli stessi autori. È lodevole anzitutto il tentativo di valutare gli effetti della migrazione sui risultati scolastici dei figli considerando tre gruppi separati: bambini rurali figli di non migranti, orfani bianchi figli di migranti, bambini migranti che si sono trasferiti nelle città. Interessante è anche il fatto di essere partiti un indagine del 2010, il China Family Panel Studies (CFPS). Il sondaggio annuale CFPS è effettuato da un istituto della Peking University (Institute of Social Science Survey, ISSS) su un campione della popolazione cinese per misurarne il benessere economico e non economico. A partire da questi dati longitudinali sulla popolazione cinese urbana e rurale, i due studiosi Xu e Xie (2013) hanno poi tratto le loro inferenze, talvolta azzardate specie considerando che il sondaggio era rivolto solo a 10 mila bambini, quindi è lecito supporre che per quanto rappresentativo della popolazione cinese, questo campione di bambini sia comunque riduttivo. Sebbene preliminari e discutibili, questi risultati rivelano qualcosa di inaspettato per i bambini left-behind in contrasto con le ipotesi iniziali e anche con le comuni convinzioni sull impatto della migrazione sulle loro vite (Xu, Xie, 2013). Quanto a performance scolastiche in materie linguistiche e scientifiche, infatti, gli orfani bianchi hanno mostrato di non andare molto lontano rispetto ai bambini rurali i cui genitori non sono 72 De Braw e Giles (2006), cit. Antman (2012). É necessario notare, però che la scuola dell obbligo in Cina non comprende i tre anni di istruzione superiore, questo potrebbe essere un incentivo in più all abbandono degli studi a favore, invece, della migrazione. 73 Kandel e Kao (2000), cit. Antmann (2012). 95

96 migranti. A tal proposito è degno di nota il fatto che Xu e Xie (2013) nel loro studio accorpino bambini rurali non affetti da migrazione e bambini left-behind in un unico gruppo, negando così che ci sia una sostanziale differenza. Le conseguenze di tali risultati sorprendenti sono che la migrazione dei genitori non avrebbe sostanzialmente alcun impatto, o meglio avrebbe un impatto neutro sui ragazzini. De Brauw e Mu (2012) concentrano invece i loro studi sulle condizioni nutritive dei figli di migranti in Cina, partendo dall assunto che l influenza positiva che lo stato nutrizionale del bambino generalmente esercita sui suoi rendimenti scolastici, come è stato provato per i maschi di altri paesi emergenti. Tra i risultati più rilevanti delle analisi degli studiosi. sicuramente quello relativo ai bambini tra i 7 e i 12 anni, tendenti ad essere sottopeso se appartengono a famiglie migranti, forse per un accresciuta partecipazione ai lavori domestici, inoltre sembra che i più piccoli (età comprese tra i 2 e i 6 anni) siano meno propensi all obesità se non vivono con i nonni. De Brauw e Mu (2012) sottolineano che la migrazione non influenza gli indici z-score di altezza-per-età (HAZ height-for-age z scores), e sembra avere in minima parte un effetto positivo sugli in indici z-score di peso-per-età (WAZ weight-per-age z scores). Lo stato nutrizionale dei bambini non sembra essere generalmente compromesso dall assenza dei geniori. Gli stessi de Brauw e Mu (2012) però concludono la propria analisi osservando che i dati raccolti sono unicamente dati antropometrici e che il miglioramento o peggioramento del tenore di vita a seguito della migrazione non possa comunque rispecchiare il benessere complessivo dei bambini, dal momento che una componente altrettanto importante da considerare è quella psicologica. Diversi studi annoverano tra le conseguenze psicologiche un forte senso di abbandono, una certa riservatezza, e la difficoltà ad esprimere i propri sentimenti. In un confronto con i bambini urbani, che non fanno esperienza di alcuna forma di migrazione, i bambini left-behind hanno probabilità molto maggiori di sviluppare disordini ossessivo-compulsivi, ansia, paranoia, depressione. Sono molto più numerosi tra questi bambini, piuttosto che tra i bambini urbani, casi di abbandono precoce degli studi, spesso per dedicarsi alle faccende domestiche o al lavoro agricolo in sostituzione degli adulti (Xu, Xie, 2013). Dal punto di vista psicologico, Xu e Xie (2013) non riscontrano alcuna forma di 96

97 ansia legata alla migrazione dei genitori, con cui litigano poco (ma questo potrebbe essere dovuto all assenza fisica dei genitori), in generale infatti i bambini non lamentano la carenza di attenzioni da parte di genitori o tutori. L assenza di un miglioramento considerevole dal punto di vista culturale o nutrizionale, però viene anche considerata un chiaro segno della ininfluenza delle rimesse economiche dalle città. Insomma la migrazione dei genitori e le loro rimesse non sembrano modificare il benessere dei bambini. La discutibilità di queste conclusioni sembra derivare, come sottolineano gli stessi autori, anche dal fatto che solo il 30% degli orfani bianchi aveva entrambi i genitori migranti, e che nel 60% dei casi la madre restava in casa, mantenendo così un certo equilibrio (Xu, Xie, 2013). Tuttavia in direzione contraria si muove la maestra Wei Yanfang (2013) che nel suo breve articolo pubblicato dalla rivista Course Education Research (Kecheng Jiaoyu Yanjiu) esprime tutta l impotenza degli insegnanti e delle scuole di fronte al dramma dei left-behind. Partendo dall esperienza della propria scuola, dove almeno il 70% degli a- lunni è figlio di migranti, Wei (2013) sottolinea che la partenza dei genitori è estremamente negativa per i ragazzi, perché sono affidati ai nonni e vedono aumentare la mole di lavoro domestico da svolgere, spesso non seguono una dieta sana o sufficiente a saziarli, ma soprattutto perché in un periodo così importante per la formazione del carattere si trovano privi della guida dei genitori. Apparentemente senza ragioni, ragazzini diligenti e studiosi all improvviso abbandonano ogni interesse nello studio e si rinchiudono giorno e notte negli internet café. Il genitore o i genitori migranti li lasciano nelle aree d origine per ragioni economiche: l alto costo della vita nelle città non permetterebbe di anche mantenere uno o più figli in età scolare. Ma l assenza dei genitori diventa la causa principale dello smarrimento dei figli, i quali si sentono abbandonati e si chiudono in un guscio impenetrabile. Wei Yanfang (2013) stigmatizza soprattutto la carenza di dialogo coi genitori quale ragione del malessere dei ragazzi. Se da una parte le generazioni maggiori (nonni, zii) cui vengono affidati non hanno una solida cultura, dall altra i genitori che hanno un capitale umano superiore tendono a rimediare alla propria assenza fisica con il denaro che rimettono alle famiglie. Si instaura così una dinamica che invariabilmente porta a viziare i ragazzi senza però soddisfare i loro bisogni 97

98 psicologici. Come si è potuto osservare dal confronto delle posizioni proposte, non è facile accertare la positività o negatività dell impatto della migrazione sugli orfani bianchi, alcuni studiosi esitano di fronte a risultati talvolta opposti che esaltino gli effetti negativi o positivi, come nel caso di Antman (2012), altri come de Brauw e Mu (2012) si dicono moderatamente ottimisti dal punto di vista dell impatto sul benessere economico, altri ancora come Xu e Xie (2013) ritengono la migrazione ininfluente sul benessere economico e psicologico dei bambini left-behind. Non è da escludere l importanza di opportune contestualizzazioni, talvolta sono le circostanze stesse in cui i bambini crescono a determinare se la migrazione sia o meno un fattore positivo per la loro crescita, basti solo pensare ai casi in cui a migrare è solo un genitore o la migrazione sia di tipo stagionale o temporanea. In conclusione sebbene sia impossibile al momento chiarire se la migrazione dei genitori sia positiva o negativa, è interessante invertire la prospettiva e provare a misurare il ruolo che uno o più figli left-behind possono avere nel determinare la durata della migrazione dei genitori. La conclusione di Démurger e Xu (2013) è che i figli lasciati nelle aree d origine possano anticipare o facilitare il ritorno dei genitori nel lungo termine. L idea alla base della loro ricerca è che bisogna considerare la migrazione non solo in termini del singolo individuo migrante, ma soprattutto in termini familiari, dal momento che nella Cina rurale i legami familiari sono ancora centrali. Concentrando i propri studi nello Anhui, rivelano effettivamente come l avere un figlio, specie se maschio e in età scolare, influenzi il desiderio dei genitori di fare ritorno nel lungo termine ai luoghi d origine. I figli in età prescolare sono un chiaro acceleratore del ritorno. Figli un po più grandi in età scolare spingono i genitori a prolungare la migrazione al fine di poter garantire ai figli di proseguire gli studi, ma comunque è previsto un ritorno nel lungo termine. Démurger e Xu (2013) concludono sottolineando l esistenza di questo trade-off per i migranti che hanno figli: da una parte sono consapevoli dell importanza di cure e assistenza giornaliere per i bambini, dall altra percepiscono chiaramente la necessità di procurarsi risorse economiche per il futuro dei figli. Quindi non è escluso che i tentativi di ostacolare l accesso all istruzione ai bambini migranti di origine rurale, 98

99 rispedendoli alle aree di origine, siano da leggere come misure di contenimento della migrazione rurale e contrazione dei tempi di residenza nelle aree urbane di non-locali (Goodburn, 2009). Privi dei propri figli, i genitori migranti desidereranno con maggiore determinazione fare ritorno nelle aree rurali. Se si riesce a superare l ostacolo dell istruzione urbana, o se non si hanno tutori cui affidare i figli, il ricongiungimento non avviene nelle aree d origine, ma in quelle urbane I bambini migranti In numero inferiore rispetto agli altri che vengono lasciati nei luoghi d origine, i bambini migranti sono per certi versi più fortunati perché riescono a seguire i genitori nel processo migratorio. Ma al pari degli orfani bianchi è difficile poter prendere una posizione assoluta interamente positiva o negativa in merito alla scelta dei genitori migranti. La migrazione per questi bambini implica anzitutto cambiamenti in termini di ambienti, scuole, frequentazioni, e la separazione da una parte della famiglia, tutti fattori che potrebbero loro arrecare insicurezza e disordini psicologici. Come per i migranti adulti, anche per i minori è possibile distinguere tra migranti rurali e migranti urbani, a seconda che il loro hukou sia agricolo o non-agricolo. Nel 2010 oltre l 80% dei bambini migranti nelle città era di origine rurale. Avere un idea precisa di quanti siano i bambini migranti è forse ancor più difficile che per i nongmingong adulti, a causa delle frequenti fluttuazioni tra campagna e città, nonché per alcune forme di negligenza da parte dei genitori, i quali non sempre registrano alla nascita i figli, per timore di ripercussioni in seguito alla violazione della politica del figlio unico. Holly Ming (2014), che ha di recente pubblicato un ottimo studio sulle prospettive future dei bambini migranti al termine della scuola dell obbligo, ha raccolto alcune testimonianze di famiglie migranti con oltre due figli. In base alla politica nazionale vigente, le famiglie urbane sono tenute ad avere un unico figlio, le famiglie rurali hanno diritto ad averne due se la prima è una femmina. 74 Le famiglie migranti 74 Il terzo plenum del XVIII Comitato Centrale del PCC ha tuttavia confermato un allentamento della politica del figlio unico (già in atto in via sperimentale), per cui sarà possibile per le coppie avere due figli, qualora entrambi i genitori siano figli unici. Battaglia Gabriele (2013), Figlio unico e rieducazione, le riforme scontate cinesi, Linkiesta 99

100 spesso sono di origine rurale e per timore di dover pagare una multa che non possono permettersi, alla nascita dei figli successivi al primo si rifiutano di presentarsi alle autorità e di richiedere un certificato di residenza (hukou) per il nuovo arrivato. Ne risultano innumerevoli problemi, perché in primo luogo l accesso a molti servizi (l istruzione, la sanità) è precluso a chiunque non sia in possesso di hukou, in secondo luogo perché la popolazione migrante nelle città viene così sottostimata. Tra le conseguenze negative anche il fatto che le autorità locali, ignorando l esatto numero di migranti, ne sottovalutano le difficoltà. Secondo un approccio tradizionale i bambini migranti sarebbero approssimativamente un decimo della popolazione adulta migrante. Il censimento del 2000 confermava il numero di 19,82 milioni di bambini (al di sotto dei 14 anni), pari al 13% della popolazione adulta migrante (Ming, 2014). L organizzazione non governativa China Labour Bulletin (Zhongguo Laodong Gongbao, CLB) nel rapporto del 2013 cita i dati della All-China Women Federation, in base alla quale nel 2010 i bambini migranti erano 35,8 milioni, in aumento del 41% rispetto al Il censimento del 2010 riconosceva circa 38 milioni di ragazzi migranti al di sotto dei 18 anni. Come si può osservare nella figura 1.1, le maggiori concentrazioni di bambini migranti si hanno nelle municipalità di Pechino (450 mila bambini migranti in età scolare) e Shanghai (500 mila migranti in età scolare) 75 e nella provincia del Guangdong, che si classificano da decenni quali prime tre destinazioni della popolazione migrante, Jiangsu e Zhejiang (Ming, 2014). 14/04/ In base a stime non ufficiali riportate da Ming (2014) attualmente Pechino e Shanghai ospiterebbero ciascuna circa 700 mila bambini migranti in età scolare (6-14 anni). 100

101 Figura 2.1: Distribuzione dei bambini migranti (2010) in milioni Fonte: Chen, Duan, Wang (2013) In base ai dati raccolti nella scorsa decade, i bambini migranti nelle zone urbane aumenterebbero di 1,5 milioni all anno. Dal momento che si afferma sempre più la tendenza a migrare con i figli al seguito e dato il processo di urbanizzazione in atto in tutto il Paese, i bambini migranti sono destinati ad aumentare e probabilmente a superare in numero i bambini left-behind. I dati del National Bureau of Statistics lascerebbero intendere una crescita del 4,4% per la popolazione migrante adulta tra il 2000 e il 2010, a fronte di un aumento del 6,8% dei bambini migranti nello stesso intervallo di tempo (CLB, 2013). La conclusione è che nei prossimi anni i bambini migranti nelle città cinesi molto probabilmente continueranno ad aumentare con ritmo più veloce dei migranti adulti. Il CLB parla di discriminazione istituzionale di cui sono vittime i bambini migranti per l accesso all istruzione e ai servizi sanitari locali (Chan, 2009). Questi fattori istituzionali fanno capo al sistema dello hukou di cui si è ampiamente discusso nel capitolo precedente, la cui esistenza continua a rappresentare un ostacolo concreto 101

102 all integrazione della popolazione migrante nelle città. In base al censimento del 2000 ben il 30% dei bambini migranti era nato nelle aree urbane, un altro 30% vi viveva da cinque o più anni, il 45% vi viveva da due o più anni (Chan, 2009). Ciò indica che questi minori certamente non vivono da stranieri nelle città, anzi per certi versi non si differenziano affatto dai bambini con hukou locale: sono residenti a lungo termine, condividono le stesse aspirazioni, lo stesso approccio ai consumi. Pur non essendo estranei alle città, i bambini migranti vengono tuttavia considerati degli stranieri, poiché subiscono una discriminazione sistematica che ha conseguenze psicologiche, sociali, economiche. La migrazione è una scelta effettuata prevalentemente dal singolo individuo, talvolta dalla famiglia. I migranti potenziali, come sottilmente indicato da Aris Chan (2009), non si limitano a scegliere tra il villaggio e la città, ma tra la privazione economica nelle zone rurali e lo svantaggio sociale nelle zone urbane. Ad ogni modo i figli non partecipano alla scelta, non sono chiamati ad esprimere il proprio parere, bensì si limitano a subire la scelta dei genitori. Molto spesso accade che prima di raggiungere i genitori si debba attendere da uno a otto anni nelle aree di origine, in altri casi si tende a lasciare un figlio e portare con sé l altro o gli altri che non hanno uno hukou perché nati in violazione della politica del figlio unico. Talvolta il figlio left-behind con molta fatica e con un pizzico di fortuna è riuscito a superare l esame di ammissione al liceo e quindi restare nelle aree rurali è una scelta obbligata (Ming, 2014). I bambini migranti che studiano nelle scuole urbane possono essere nati nelle città (sono i migranti della generazione 2 che non sempre conoscono il villaggio da cui provengono i genitori) oppure possono avere raggiunto in seguito i genitori. In quest ultimo caso si parla di generazione 1,5 cioè di quei bambini che sono giunti nel luogo di arrivo in età scolare e, diversamente dalla generazione 2, non sono nati nella città in cui vivono. Non è raro che le famiglie siano protagoniste di una migrazione seriale e non simultanea di tutto il nucleo, sicché il ricongiungimento di tutti i membri possa avvenire dopo una separazione piuttosto lunga. Tra le varie forme di migrazione seriale, una delle 102

103 più comuni vede il padre migrare per primo, poi è seguito dalla madre e infine dal figlio. In altri casi i genitori migrano assieme, e solo dopo essersi stabiliti vengono raggiunti dal figlio. Possono esserci infine dei casi che prevedono la migrazione iniziale del figlio maggiore, successivamente seguito dai genitori e dai fratelli minori (Ming, 2014). Gli studenti migranti possono essere protagonisti di una migrazione circolare: in un determinato periodo di tempo fanno la spola tra il luogo di arrivo e quello di origine, per ragioni varie quali i costi della vita urbana, il lavoro instabile dei genitori, difficoltà scolastiche. Le barriere che la popolazione migrante incontra nelle città, specie per l accesso all istruzione locale, sono tra le ragioni principali che spingono i genitori migranti a lasciare i figli nei villaggi. Le città non possono accogliere un numero indefinito di migranti nelle loro scuole, per l iscrizione vengono imposte delle tasse dette di studio temporaneo (jiedufei), cui si aggiunge una costellazione di altre tasse miscellanee, spesso imposte a discrezione delle stesse scuole illegalmente. Ne risulta una spesa notevole per garantire ai propri figli un istruzione dell obbligo che per legge è gratuita e garantita ad ogni minore in età scolare. Nei prossimi paragrafi si avrà modo di approfondire tutti gli aspetti più problematici dell istruzione per i bambini migranti, ma quel che è interessante trattare è l altra spinosa questione che le famiglie migranti devono affrontare nelle città di arrivo: gli elevati costi sanitari. 76 Nelle aree urbane esistono due distinti schemi medici attraverso cui avere accesso all assistenza sanitaria: uno piuttosto completo per i dipendenti statali e delle grandi a- ziende (UEBMI, schema medico urbano basato sull impiego) e uno di recente introduzione rivolto ai residenti urbani che sono esclusi dal primo schema, dunque per studenti, pensionati e altri dipendenti (URBMI, schema medico urbano basato sulla residenza) Il problema sanitario e quello dell istruzione secondo il CLB sono i principali ostacoli ad una serena integrazione urbana per i bambini migranti e le loro famiglie (Chan, 2009). 77 Lo schema destinato ai dipendenti statali e agli impiegati di grandi imprese (UEBMI) copre le spese ospedaliere e ambulatoriali. Al contrario lo schema per residenti urbani (URBMI) copre solo le spese o- spedaliere. Lo schema sanitario per lavoratori urbani (UEBMI) è basato su una forma di finanziamento congiunta del datore di lavoro e del dipendente, diversamente lo schema medico per residenti urbani dipende in gran parte dai sussidi governativi (Meng, Tang, 2012). 103

104 Quest ultimo schema ha una copertura ancora limitata, per via delle difficoltà che derivano dall estensione dell assistenza sanitaria ai lavoratori migranti di origine rurale giunti nelle città (Meng, Tang, 2010; Eggleston, 2012). Una parte dei migranti è stata effettivamente inserita nello schema medico per residenti urbani (URBMI), in alternativa essi possono fare affidamento sullo schema medico cooperativo rurale (CMS). Ai bambini migranti è richiesto un certificato di iscrizione scolastica per avere accesso ad una qualche forma di assistenza sanitaria, così che di fatto vengono esclusi tutti i bambini forestieri che non frequentano le scuole pubbliche urbane o che siano in età pre-scolare (Chan, 2009). La progressiva riforma delle aziende di stato ha comportato che la popolazione cinese dovesse sempre più farsi carico delle spese sanitarie. I finanziamenti statali alle istituzioni mediche si sono via via ridotti e queste hanno sviluppato un approccio fee-for-service, che prevede il pagamento da parte dei pazienti di molti servizi richiesti. La conseguenza è stata un chiaro aumento delle spese di tasca propria, con ripercussioni sulle fasce più deboli della popolazione (Chan, 2009). Il nuovo schema medico cooperativo rurale (NCMS) e lo schema medico per residenti urbani (URBMI), sebbene estesi a fasce notevoli della popolazione, hanno infatti comportato la riduzione della spesa catastrofica, ma al contempo non hanno impedito l aumento delle spese mediche di tasca propria (Eggleston, 2012). Un esempio a tal proposito è dato dall assistenza sanitaria alle puerpere, gratuita per le lavoratrici urbane e le migranti, in teoria, se queste hanno effettuato il passaggio allo schema medico per residenti urbani. Nella realtà, gran parte degli esami e delle visite per le donne in gravidanza è comunque a pagamento. Il parto ha un costo medio di circa 3000 RMB in ospedale, per cui quelle famiglie con un reddito non troppo elevato preferiscono partorire in casa o presso cliniche che non raggiungono gli standard delle strutture ospedaliere regolamentari. Dieci anni fa a Dongguan solo il 64% dei bambini migranti nasceva negli ospedali, a fronte della quasi totalità dei locali. Tra le maggiori conseguenze ci sono elevati tassi di mortalità materna per le migranti, pari a circa il doppio rispetto ai tassi di mortalità materna per le locali (Chan, 2009). Inoltre i neonati migranti mediamente pesano meno dei loro pari locali, e hanno una 104

105 maggiore probabilità di presentare delle malattie congenite. I bambini hanno diritto all assistenza sanitaria gratuita nel luogo di residenza (hukou suozaidi), pertanto i genitori migranti tendono a evitare di sottoporsi a controlli medici se non quando siano strettamente necessari, a causa degli elevati costi. Non è inusuale per i migranti ricorrere a strutture prive di autorizzazione per cure e ricoveri. A causa delle ristrettezze economiche i migranti, in particolare le donne e i bambini, sono più facilmente colpiti da casi di malasanità (Chan, 2009). I bambini migranti nel 2008 sono stati tra le principali vittime dello scandalo del latte in polvere contaminato alla melamina prodotto chimico usato nell'industria della plastica e della colla che ha provocato almeno sei decessi e avvelenato circa 300 mila bambini, i quali accusavano forti dolori. Tra i bambini ricoverati per problemi renali all epoca, molti erano proprio figli di migranti, i quali non potevano permettersi di acquistare latte in polvere di importazione, molto più costoso di quello cinese. Il CLB tristemente ricorda che i tassi di mortalità infantile sono molto più alti tra i migranti che tra i locali, spesso le cause di queste morti premature sono da ricondurre a malattie infettive e parassitarie: secondo uno studio limitato alla provincia del Guangdong, erano tali 31 morti su 100 mila, mentre questo rapporto scendeva a 2 su 100 mila per i bambini locali. Si contavano, inoltre, 411 su 100 mila bambini migranti morti per asfissia neonatale, contro i 73 su 100 mila locali (Chan, 2009). Un eventuale soluzione al problema dell assistenza sanitaria per questi bambini e i loro genitori potrebbe essere fare affidamento sullo schema medico rurale (NCMS), ma questo, previsto solo per i residenti rurali, prevede l acquisto di un assicurazione che è valida solo nel caso in cui ci si rivolga alle strutture mediche nel luogo di residenza. Alcuni governi locali hanno introdotto degli schemi medici per minori indipendentemente dallo hukou, ma come lo stesso rapporto del CLB (2013) sottolinea, si tratta di una pratica meramente locale, che non è ancora stata estesa a livello nazionale. 78 Un ulteriore possibilità è rappresentata dal progetto di registrazione dei minori migranti, al di sotto dei 16 anni, per creare una banca dati personale con le informazioni sanitarie 78 Ne sono un esempio le città di Shenzhen (nel Guangdong) e Hangzhou (capoluogo del Zhejiang) dove i minori migranti hanno un assicurazione medica uguale a quella dei minori locali (CLB, 2013). 105

106 e scolastiche dei ragazzi, in modo che siano reperibili nonostante fluttuino da un capo all altro del Paese. La strada da compiere per fornire pari opportunità ai minori migranti è ancora molto lunga, e soprattutto è legata a problematiche quasi congenite della Repubblica Popolare Cinese, che trasversalmente toccano molti aspetti del processo di riforma. C è bisogno di istituire un sistema di welfare che sia definitivamente scorporato dal sistema di registrazione della popolazione (Chan, 2009). L obiettivo dovrebbe essere quello di abbattere costi sanitari e scolastici per la fascia debole della popolazione urbana, i migranti, che contribuisce attivamente alla crescita economica delle città. In quanto contribuenti, suggeriscono molti studiosi liberali (Kwong, 2004), dovrebbero avere uguale diritto di accesso al welfare. Invece è ancora frequente il caso di una segregazione cui sono destinati i lavoratori migranti e le loro famiglie, in ambito lavorativo, sanitario, scolastico, col risultato di una profonda separazione dalla popolazione urbana locale. La tendenza nelle grandi città è sempre più quella di estendere la cittadinanza a pochi illustri privilegiati che contribuiscano al benessere economico urbano con cospicui investimenti, acquisti di immobili o che conseguano prestigiosi titoli di studio (cfr.: cap.1). Vengono tagliati fuori tutti i lavoratori non locali poco qualificati che vengono considerati alla stregua di manodopera temporanea. Il problema però è rappresentato dalle opportunità di cui in tal modo vengono privati i migranti, la scarsa probabilità di vedere mutare il proprio tenore di vita e quello dei figli. Ciò si traduce in ultima istanza in un perpetuarsi e accrescersi delle disuguaglianze. L azione di scorporare la fruizione di servizi di welfare dallo hukou è la via maestra per ridisegnare ampiamente il sistema sociale e il primo passo sarebbe applicare queste modifiche ai minori migranti (CLB, 2013). Finalmente per questi si potrebbe parlare di pari opportunità, ma come Ming (2014) ribadisce, queste riforme sono tanto più complesse nella loro attuazione quanto più si guarda alla struttura dello Stato cinese: si presenta un gap crescente tra le direttive del governo centrale e le priorità dei governi locali. Negli ultimi decenni di riforma economica, i governi locali hanno acquistato un potere e un autonomia notevoli, specialmente per quanto riguarda gli introiti che essi stessi generano e da cui dipendono sempre di più. Ne consegue una notevole riluttanza ad adot- 106

107 tare politiche proposte dal centro, che risulterebbero molto impopolari o non attuabili per la spesa necessaria. In conclusione i governi locali non hanno incentivi sufficienti ad estendere ai bambini migranti l accesso all assistenza sanitaria e all istruzione pubblica. Un esempio utile a capire il grado di impopolarità di politiche di apertura ai bambini migranti, deriva proprio dal fatto che se si consentisse loro di accedere all istruzione superiore pubblica urbana, questi si ritroverebbero a concorrere con i loro pari urbani per l accesso alle prestigiose università urbane, i cui posti disponibili resterebbero invariati. Le severe selezioni cui sarebbero sottoposti creerebbero più di qualche sporadico malcontento, perché certamente molti ragazzi urbani verrebbero superati da volenterosi e brillanti ragazzi migranti (Ming, 2014; Lan, 2014). Ecco che i bambini migranti possono influenzare l ordine sociale. Considerando che il malcontento a livello urbano è crescente per diverse ragioni sempre più legate alla qualità della vita, probabilmente i governi locali non hanno alcun incentivo a prendere delle decisioni a tal punto impopolari, quando devono fare i conti con problematiche altrettanto gravi quali i crescenti livelli di inquinamento, il mercato immobiliare che si sviluppa incontrollatamente, gli ingorghi delle arterie urbane principali. 2.1 Il sistema scolastico cinese Per comprendere i vari aspetti legati alla problematicità dell istruzione dei bambini migranti, occorre in primo luogo descrivere il sistema scolastico cinese, caratterizzato da quella tradizionale enfasi posta sull insegnamento in Cina e in Asia orientale, prestando attenzione ai valori culturali che da millenni informano il popolo cinese. Su questo sostrato culturale si impianta poi la legislazione che regola l istruzione obbligatoria. Quella cinese è tradizionalmente una cultura che attribuisce grande importanza all istruzione e alla meritocrazia. Basti pensare al sistema degli esami, che a partire dall epoca Song (607) fino al 1905 ha costituito lo strumento principale di selezione dei funzionari in sostituzione di un meno obiettivo sistema aristocratico. Oggi gli studenti cinesi continuano ad essere molto diligenti, prendono fortemente sul serio i propri studi perché consapevoli che il successo nello studio, ossia il superamento di esami sempre più importanti e selettivi, possa aprire loro le porte delle migliori università del Paese, a 107

108 loro volta lasciapassare per una carriera di grande prestigio nelle migliori aziende e istituzioni nazionali o mondiali. La scelta di uomini di talento giudicati su un programma d esame uguale per tutti, i classici confuciani, ha a tal punto condizionato il sistema culturale e scolastico cinese e asiatico, che ancora oggi possiamo distinguere in Cina e molti altri paesi asiatici approcci all istruzione molto diversi rispetto al modello occidentale. Il sistema degli esami (keju), sebbene abolito nel 1905, ancora oggi influenza profondamente il sistema scolastico cinese perché esso rimane orientato al superamento di esami (yingshi jiaoyu). L insegnante, la cui autorità è indiscussa, non è semplicemente veicolo di cultura, né si prefigge di stimolare l alunno a sviluppare un proprio spirito critico, al contrario imposta le proprie lezioni su continue verifiche, con l obiettivo ultimo di permettere al discente di superare senza problemi le varie prove d esame. La ripetizione, lo studio mnemonico e la forte competitività sono le caratteristiche principali di un modello scolastico, adottato in vari paesi asiatici, che in base alle valutazioni PISA (Programme for International Student Assessment) produce gli studenti migliori del mondo, soprattutto nelle discipline scientifiche. 79 Il sistema scolastico cinese prevede nove anni di scuola dell obbligo, i sei delle e- lementari e tre delle medie inferiori. A questi si aggiungono tre anni di scuola superiore, licei o scuole professionali, i quattro anni di università (equivalente al Bachelor del sistema anglosassone), i due o tre anni di specializzazione universitaria (il Master anglosassone), i tre o quattro anni del dottorato di ricerca (PhD, Doctor of Philosophy). Nel 2008 il tasso di iscrizione alla scuola primaria era del 99%, quello di iscrizione alle 79 L acronimo PISA in Italia è tradotto come Programma per la valutazione internazionale dell'allievo, è una indagine internazionale promossa dall' OCSE che valuta il livello di istruzione degli adolescenti dei principali paesi industrializzati a scadenza triennale. L ultima valutazione, PISA 2012, ha sottoposto quesiti a studenti di 65 Paesi, di cui 31 appartenenti all OCSE, ma per la Cina hanno concorso solo Shanghai e Hong Kong (si noti anche la partecipazione di Taiwan). Gli alunni di Shanghai si sono classificati primi in tutte e tre le materie d esame: matematica, scienze, comprensione del testo. Le prime posizioni sono state occupate da studenti asiatici di Cina, Singapore, Giappone, Corea del Sud, unica eccezione europea la Finlandia. L Italia ha ottenuto la ventisettesima posizione ex-aequo con l Austria in comprensione del testo, la trentaduesima in matematica e scienze. 10/03/

109 scuole medie era del 97%. Nel 2006 il 23% dei diplomati accedeva all università (Chan, 2009). Queste percentuali indicano piuttosto chiaramente che accedere all università, soprattutto accedere alle università più prestigiose, è molto difficile per la maggior parte degli studenti cinesi. L ambizione guida i genitori sin dai primi anni di vita dei propri figli, che si vedono spesso costretti a frequentare asili bilingui dalle rette molto costose, lezioni extra-scolastiche di inglese e ripetizioni di tutte le materie d esame più importanti. Il primo sbarramento è quello dell esame di ammissione al liceo (e talvolta il colloquio di ammissione alla scuola media). L esame di ammissione al liceo, il zhongkao è una valutazione completa e spesso severa per questi ragazzi di 14 anni. Il punteggio ottenuto è fondamentale per permettere loro di accedere ad una buona scuola superiore. Il clima di competizione agguerrita, di studio forsennato e di ansia da prestazione che si instaura nelle classi cinesi è a tal punto intenso da condizionare la salute degli studenti. Questi tralasciano ogni attività collaterale non utile ai fini dell esame, seguono ritmi di studio molto serrati, possono avere una scorretta alimentazione che, unita alla mancata attività sportiva, può comportare gravi problemi di peso. Gli studenti sin dal primo anno di scuola media possono frequentare dei collegi che, situati nei centri urbani migliori della provincia, costituiscono delle prigioni dorate dove l unico dovere dei ragazzi è studiare, lontani dai genitori e da molte forme di svago. Ciò è in parte testimoniato dal giovanissimo Han Han nel romanzo di successo del 2009 Le tre porte. Il dibattito sul sistema scolastico così fortemente basato sul superamento di esami molto selettivi è sempre vivo in Cina e in altri Paesi asiatici, quali Corea del Sud e Giappone, ma anche Singapore, Thailandia. Sebbene valutazioni internazionali come quelle PISA diano forte sostegno a un simile sistema, diverse preoccupazioni assalgono l opinione pubblica, soprattutto per le conseguenze che uno studio eccessivo e senza svaghi possa avere sulla salute dei ragazzini. Molti casi di obesità tra gli studenti delle scuole medie, decessi per arresto cardiaco durante le ore scolastiche, svariati disturbi psicologici legati all ansia da prestazione nonostante la giovane età, contribuiscono ad allertare i genitori. Il dibattito ha portato alla coniazione dell espressione istruzione di qualità (suzhi jiaoyu), che preveda cioè una formazione a tutto tondo dell alunno. 109

110 Molte scuole pubbliche delle grandi città hanno promosso quest approccio, introducendo nei loro progetti formativi attività extra-curriculari volte a promuovere il sano sviluppo psicofisico degli alunni, stimolandone la creatività, per esempio ponendo enfasi su educazione fisica, musica, arte (Goodburn, 2009). Il fatto che il futuro dei ragazzi venga comunque deciso dal punteggio ottenuto agli esami finali, comporta tuttavia una necessaria propensione verso il metodo scolastico tradizionale, ritenuto più produttivo ed efficace. 80 Superato il primo grande esame delle loro giovani vite, il zhongkao, segue il gaokao, l esame di accesso all università, che i ragazzi dell ultimo anno di liceo sostengono nella prima settimana di giugno. Il punteggio ottenuto al gaokao è fondamentale per la scelta della facoltà da frequentare e soprattutto dell ateneo. Una laurea in studi forestali ottenuta in un università della povera provincia del Guizhou è di molto inferiore rispetto a un titolo conseguito presso la prestigiosa università Qinghua di Pechino. Sin dalla prima elementare, quando vengono inebriati di canti propagandistici e storie aneddotiche sui grandi monumenti nazionali, i bambini cinesi imparano che le migliori università del Paese sono la Qinghua e la Beida di Pechino e cominciano a coltivare l ambizione di frequentarle. Questo vale anche per i bambini migranti, i quali tuttavia devono spesso fare i conti con la realtà. Cresciuti nelle città, dove talvolta sono nati ma di cui non possiedono la cittadinanza, si trovano spesso esclusi da esami quali il zhongkao, nella maggior parte delle città, e soprattutto il gaokao, che possono sostenere solo nel luogo di residenza. Le famiglie migranti, come tutte le famiglie cinesi, danno grande importanza all istruzione dei figli, consapevoli che costituisca l unico strumento di mobilità sociale e garantisca un futuro splendente ai propri ragazzi. Le interviste di Ming (2014) a genitori migrati a Pechino e Shanghai testimoniano quest attitudine, assieme alla convinzione che il numero di anni di studio del figlio sia proporzionale al reddito che percepirà, non appena iniziato il lavoro. Spesso i genitori preferiscono che un figlio interrompa gli studi per 80 Si noti che le scuole per migranti non hanno avviato alcuna forma di dibattito al loro interno sul metodo di insegnamento utilizzato e sullo sviluppo psicologico dei ragazzi (Goodburn, 2009). Ciò è emerso anche dalle interviste con i presidi di diverse scuole per migranti pechinesi. 110

111 poter contribuire al reddito familiare e alla carriera scolastica dell altro figlio. L idea sottesa a questo ragionamento è che il figlio che studia di più guadagnerà di più. Un altro aspetto evidenziato da sondaggi rivolti ai genitori migranti è l importanza da essi attribuita all ambiente urbano: ritengono che studiare nelle città, indipendentemente dal tipo di scuola, sia sempre meglio per i loro figli, anche rispetto alle migliori strutture rurali (Ming, 2014). Questo pregiudizio è riflesso di quelle crescenti disuguaglianze che dividono il Paese. Non sempre le scuole urbane sono all altezza delle aspettative dei genitori, ed inoltre la qualità dell insegnamento è solo un aspetto della formazione scolastica, ciò che conta altrettanto è il clima nel quale l alunno si trova a studiare, la presenza della famiglia, gli stimoli e l aiuto coi compiti per casa più difficili ( 4.2). Per le sue caratteristiche, il sistema scolastico cinese favorisce però gli studenti locali e quindi i migranti devono sempre tenere in considerazione diverse barriere istituzionali, complici gli interessi economici dei governi locali e la legislazione sovente ambigua. Ne sono un esempio le norme che ad oggi impediscono di sostenere il gaokao in località diverse da quella di residenza. Un esame importante come il gaokao è l appuntamento più atteso da tutti gli studenti cinesi che vogliano proseguire gli studi dopo il liceo, è causa di ansie e frustrazioni, suicidi ed altre tragedie che puntuali raggiungono l apice nella settimana dell esame. Il gaokao e i suoi omologhi in altri Paesi asiatici sono a tal punto determinanti nella vita degli studenti che spesso la preparazione condiziona tutta l adolescenza di questi giovani, con corsi di recupero e potenziamento in vista dell esame e sessioni di studio estenuanti. Pur di essere ammessi nell università dei propri sogni (o dei sogni dei genitori), i candidati ricorrono ad innumerevoli stratagemmi, per esempio sostenere altri esami grazie ai quali ottengono punti bonus, ma uno dei metodi più gettonati era quello di sostenere l esame in altre province (gaokao yimin). Lo scaltro studente poteva così sperare di ottenere l accesso all università desiderata proprio perché il punteggio richiesto dall ateneo può variare notevolmente a seconda delle province da cui provengono i candidati. Per esempio le soglie di accesso ad una qualunque università sono tipicamente più basse per gli studenti della province più remote e povere o per i membri delle 111

112 minoranze etniche. Una direttiva del 2008 ha stabilito che non è più possibile sostenere l esame in province diverse da quella di residenza, per evitare irregolarità e garantire una certa parità alla maggioranza degli studenti. Ma d altra parte un simile sistema penalizza fortemente i giovani studenti migranti che devono comunque fare ritorno al luogo di residenza per poter sostenere il gaokao (Ming, 2014). Ciò può contribuire a penalizzarli perché, sebbene in teoria i programmi scolastici e quindi d esame debbano essere uguali a livello nazionale, in pratica ogni provincia adotta propri programmi e libri di testo, dunque i candidati migranti sono svantaggiati, perché dovrebbero sostenere un esame essendosi preparati su un programma modellato sulla tipologia di un altro esame. Infine è opportuno segnalare che le scuole hanno un prestigio variabile in ragione del numero di studenti che riescono ad essere ammessi a istituti rinomati nel ciclo successivo (shengxuelü). Per esempio il prestigio di un liceo dipende da quanti studenti dopo il gaokao vengono ammessi nelle università migliori del Paese. Da questo tasso di eccellenza dipendono gli eventuali finanziamenti aggiuntivi ricevuti dalla scuola, dunque è comprensibile che le scuole pubbliche migliori e attente al proprio prestigio rifiutino di accogliere al loro interno studenti migranti, di origine rurale, perché temono essi abbiano un livello scolastico mediocre, quindi abbasserebbero la media scolastica e il tasso di eccellenza, influendo pesantemente sui finanziamenti governativi (Chan, 2009). Come è emerso dai colloqui con alcuni studenti dell Università di Pechino (Beida), la prestigiosa scuola secondaria pechinese Renda Fuzhong ha una competizione così accesa al suo interno che gli elementi più deboli non sono accettati, i risultati della scuola sono tra i più promettenti, visti i numerosi studenti che dopo il gaokao vengono ammessi alle migliori università del Paese, Beida, Qinghua, Renda. Tuttavia è impossibile per il figlio di un migrante medio anche solo immaginare di frequentare alla Renda Fuzhong le scuole medie, né tantomeno il liceo (nessun liceo urbano è accessibile ai non-locali). 2.2 La legislazione esistente in materia di istruzione obbligatoria Per comprendere appieno la complessità della questione dell istruzione per i bambini migranti, è opportuno soffermarsi sulla legislazione che attualmente regola il siste- 112

113 ma scolastico cinese e tutela il diritto dei bambini in età scolare a ricevere un istruzione. La costituzione del 1982 dedica diversi articoli all istruzione. L art.19 stabilisce che l istruzione elementare è obbligatoria e che lo Stato cinese si impegna a promuovere la diffusione dell istruzione su scala nazionale, sia attraverso l istituzione e la gestione di scuole pubbliche sia incoraggiando altre forze sociali a istituire organizzazioni destinate all istruzione della popolazione nel rispetto della legge cinese. Inoltre l art.46 ribadisce ulteriormente il diritto all istruzione di tutti i cittadini: I cittadini della Repubblica Popolare Cinese hanno il diritto e il dovere di ricevere un istruzione. Lo Stato promuove il completo sviluppo morale, intellettuale e fisico di bambini e giovani. 81 Nel 1986 è entrata in vigore la Legge sull istruzione obbligatoria, di soli 18 articoli, che enunciava unicamente il principio dell istruzione obbligatoria nazionale, ma per la sua brevità si presentava ancora come riflesso di un sistema giuridico non maturo. Dopo vent anni, la nuova legge sull istruzione obbligatoria cinese, è frutto di un sistema giuridico che ha acquisito sicurezza e maturità tecnica, e rappresenta un gran salto qualitativo dal punto di vista legislativo. Composta da 65 articoli, la legge è entrata in vigore nel 2006 e conferma per i bambini cinesi il diritto ai nove anni di scuola dell obbligo, corrispondenti alla scuola primaria e secondaria di primo grado. Tre sono i principi fondamentali alla base della legge: l istruzione in Cina è pubblica, obbligatoria e gratuita. 82 Tuttavia la nuova legge non elimina del tutto le barriere per i migranti, dal momento che rimane invariato il sistema di iscrizione basato sullo hukou dei bambini, non si apportano modifiche al sistema di allocazione dei fondi alle scuole pubbliche né al sistema di gestione delle stesse (Han, 2009). L art.4 della legge stabilisce che tutti i bambini e giovani di cittadinanza cinese hanno il diritto e il dovere di ricevere l istruzione obbligatoria senza discriminazioni di 81 Per il testo completo della costituzione si rimanda al sito governativo 15/04/ Per il testo della legge si fa riferimento al sito web 10/03/

114 sesso, etnia, razza, condizioni economiche, religione. Inoltre viene ribadito il principio delle due priorità (liangge weizhu) già anticipato nel 2001 in un documento programmatico del Consiglio degli Affari di Stato: priorità ai governi delle località di arrivo, priorità alle scuole pubbliche (yi liurudi weizhu, yi gongban xuexiao weizhu). Questo principio chiarisce le responsabilità dei governi locali nel garantire che tutti i bambini usufruiscano dell istruzione pubblica obbligatoria: in linea di massima entrambi i governi, quello del luogo di partenza e quello del luogo di arrivo, sono responsabili dell istruzione dei bambini migranti. Nello specifico, è il governo della località di arrivo (host government) che ha l obbligo di assicurare ai bambini migranti l accesso all istruzione, qualora le loro famiglie non possano assicurare un supporto ai bambini nel luogo natale (Ming, 2014). Il problema è rappresentato dal fatto che questo resta un principio da cui spesso si discosta la pratica dei governi responsabili, che interpretano la legislazione in modi diversi. La ragione principale di questa inadempienza è dovuta agli alti costi finanziari che sono associati all implementazione della legge, pertanto si tollera che le scuole pubbliche accolgano gli alunni non locali dietro il pagamento di alte rette di iscrizione (Ming, 2014). In tal modo le scuole pubbliche urbane sono state inaccessibili fino al 1996, e tuttora svariate scuole pubbliche di prestigio richiedono alle famiglie migranti somme esorbitanti che solo pochi riescono a versare. Una parte considerevole di queste rette scolastiche è costituita dalle tasse di assistenza e supporto (zanzhufei) che nominalmente sono state abolite nel 2006 dalla legge sull istruzione obbligatoria (si vieta espressamente alle scuole di chiedere alcuna forma di compenso alle famiglie), ma in pratica continuano a proliferare (spesso sotto forma di donazioni obbligatorie) con la connivenza dei governi locali (Ming, 2014) La tassa di assistenza e supporto è spesso stata richiesta dalle scuole alle famiglie ufficialmente per il mantenimento della struttura scolastica. Il pagamento di questa somma è richiesto in certi casi, per esempio se si frequenta una scuola che non appartiene al distretto scolastico associato al luogo di residenza. In questo è equivalente a quella tassa di studio temporaneo (jiedufei) che il governo centrale ha tentato di eliminare nel 2010 e che pertanto rimane sotto nuovo nome per gli studenti migranti. I genitori locali invece sono tenuti a pagare una simile tassa di assistenza alla scuola superiore quando il figlio abbia ottenuto al zhongkao un punteggio troppo basso per frequentare un certo liceo di prestigio. In questo caso la scuola decide di fare uno strappo alla regola e accettare lo studente non troppo brillante proprio dietro il 114

115 Un'altra ambiguità è data dal fatto che in base alla legge del 2006 i genitori sono tenuti a iscrivere i figli in scuole collocate nelle vicinanze (jiujin ruxue). Questo principio è stato interpretato dai governi locali come iscrizione dei figli nelle scuole vicine al luogo di residenza (hukou suozaidi), e quindi le città di arrivo sarebbero sgravate dalla responsabilità dell istruzione per i bambini migranti (Ming, 2014). In effetti il primo comma dell articolo 26 della legge sull istruzione obbligatoria (2006) enuncia il principio dell iscrizione nelle scuole più vicine al luogo di residenza, il secondo comma invece ribadisce la responsabilità dei governi locali di contribuire a tutelare il diritto all istruzione per i figli di migranti. L iscrizione per i bambini e i ragazzi in età scolare è gratuita. Spetta ai governi locali garantire loro l iscrizione nella scuola più vicina al luogo di residenza. Nel caso in cui i genitori o i tutori legali lavorino o siano domiciliati in un luogo diverso da quello di residenza, bambini e ragazzi in età scolare ricevono l istruzione obbligatoria nel luogo in cui i genitori o i tutori legali lavorano o sono domiciliati; è compito dei governi locali fornire loro pari opportunità di accesso all istruzione obbligatoria, nei modi stabiliti dalle singole province, regioni autonome e municipalità sotto il diretto controllo del governo. Dall articolo sembra evincersi una certa ambiguità oltre che un ampia libertà di a- zione per i governi locali. La responsabilità ricade principalmente sui governi locali e sulla scarsa azione per bloccare certe pratiche illegali di alcune scuole, perché la legge del 2006 stabilisce chiaramente che la scuola dell obbligo deve unicamente ricevere finanziamenti di natura pubblica. Il fatto che vengano richieste delle somme agli studenti migranti è illegale, come sottolinea Zheng Jipeng (2013). Lo studioso della Normal Capital University aggiunge inoltre che tassare i bambini migranti solo perché frequentano delle scuole in distretti scolastici lontani dal luogo di residenza è discriminatorio. In quanto figli di lavoratori che contribuiscono all economia locale, essi dovrebbero godere degli stessi diritti dei residenti locali (Zheng, 2013; Kwong, 2004). Inoltre nelle tasse da loro versate è pagamento da parte della famiglia di un adeguata tassa di assistenza e supporto. 115

116 già compresa la spesa per l istruzione dei figli, quindi non dovrebbero aggiungere alcuna somma in più (Zheng, 2013). E invece le scuole, tanto quelle pubbliche, quanto le strutture private strettamente dedicate ai bambini migranti, in primo luogo gestiscono un business, e quindi per ragioni di interesse economico chiedono ai genitori il pagamento di rette scolastiche indipendentemente dalla qualità dell insegnamento impartito. 2.3 Finanziamenti alle scuole statali Il problema dell accesso dei migranti alle scuole statali è strettamente connesso ai finanziamenti governativi da cui queste sono dipendenti. Gli investimenti nell istruzione primaria sono poco redditizi, i costi sono talmente alti e i ritorni di questi investimenti talmente lontani nel tempo, che solo lo Stato può fornire tale bene pubblico. Le scuole dal loro canto, in quanto pubbliche, dipendono dai finanziamenti elargiti dai dipartimenti responsabili dei governi locali. Ma questi finanziamenti tengono unicamente conto della spesa per l istruzione dei bambini locali, escludono cioè dalle loro stime tutti quei bambini e ragazzi in età scolare che sono privi di hukou locale. Le scuole private per migranti potrebbero rappresentare una soluzione al problema, perché non dipendenti da sussidi statali. Tuttavia i governi locali hanno tutto l interesse a mantenere lo status quo ed evitare il proliferare di scuole private per migranti, perché le rette raccolte dalle scuole pubbliche, ed in particolare gli importi versati dai migranti ammessi a frequentarle, vengono consegnati dalle scuole ai dipartimenti governativi locali che si occupano di istruzione (Chen, Liang, 2007). Il principio che regola l istruzione obbligatoria cinese è infatti quello delle gestione a livello locale (fenji banxue, fenji guanli), quindi i governi locali sono i principali responsabili (peraltro è quanto stabilisce la legge sull istruzione del 2006). In particolare la scuola dell obbligo rurale è direttamente dipendente dai finanziamenti dei governi di contea, mentre le scuole urbane dipendono dalle amministrazione dei singoli quartieri (Han, 2009). Come dimostrato dai bilanci citati da Gu Qian (2011) della Southwest University of Science and Technology, nel 2005 la spesa del governo centrale per l istruzione (85,2 miliardi di renminbi) costituiva il 10,1% della spesa totale, a fronte di un 89,9% (756,7 miliardi di renminbi) fornito dai governi locali. Inoltre emerge 116

117 un ulteriore ripartizione negli investimenti destinati all istruzione: a livello di contea l unità governativa più piccola dello Stato i finanziamenti vengono diretti prevalentemente alla scuola dell obbligo; i governi provinciali e il governo centrale destinano la maggior parte dei fondi all istruzione superiore. Il risultato è uno squilibrio nei finanziamenti che porta a dare fin troppa enfasi all istruzione superiore, a danno della scuola dell obbligo. La critica rivolta da Gu (2011) riguarda il fatto che la Cina segue un percorso anomalo, dal momento che tipicamente l investimento pubblico nell istruzione è strettamente legato allo sviluppo economico e sociale del Paese. Una prima fase in cui si investe per diffondere in modo capillare l istruzione primaria, è di norma seguita da una seconda fase in cui si investe sull istruzione media e superiore. Al contrario in Cina l investimento medio per studente è maggiore per le scuole superiori, minimo per le scuole elementari. La sproporzione è tale che il rapporto tra investimento giornaliero per studente in rapporto al PNL procapite si configura come 0,05 per la scuola elementare, 0,15 per la media, e ben 1,93 per la scuola superiore. Quest anomalia ha delle dirette ripercussioni sullo sviluppo irregolare dell istruzione e sulla sua diffusione nel Paese, con probabili conseguenze negative sull innalzamento del livello culturale della popolazione e in ultima istanza sullo sviluppo economico nazionale (Gu, 2011). La scarsa disponibilità di fondi, rispetto alle scuole superiori, fa sì che le scuole primarie pubbliche possono accogliere solo un numero limitato di studenti non locali (extra-budget), e a causa dei costi notevoli sono anche obbligate a tassare l iscrizione. Ciò determina di conseguenza il proliferare di tasse di vario nome e genere (zafei), come quella di assistenza alla scuola (zanzhufei) oltre a quella di studio temporaneo (jiedufei). I tentativi del governo centrale di ridurre queste tasse (molte delle quali illegali), si scontrano con la negligenza dei governi locali, che hanno scarso interesse a risolvere il problema, e con le necessità economiche delle stesse scuole (Chen, Liang, 2007). Ciò è apparentemente in violazione della legge sull istruzione obbligatoria che sancisce il diritto indiscriminato di accedere all istruzione per tutti i bambini e ragazzi di cittadinanza cinese in età scolare. Ma sembra che tale legge abbia una clausola non scritta in base alla quale il diritto all istruzione obbligatoria gratuita è valido solo nel luogo di residenza (Zheng, 2013), quindi gli studenti migranti automaticamente rinun- 117

118 ciano a tale diritto nel momento stesso in cui lasciano il luogo in cui è registrato il proprio hukou. Insomma la cittadinanza è considerata non a livello nazionale ma a livello strettamente locale. Tutto sembrerebbe dimostrare che è in atto una violazione dei diritti dei bambini e ragazzi in età scolare, ma questo è solo un aspetto della vicenda. La legge dell istruzione obbligatoria lascia irrisolta una serie di questioni oltre alla non gratuità dell istruzione per i bambini migranti, per esempio le barriere da questi incontrate per accedere alle scuole pubbliche urbane, la spinosa problematica delle scuole superiori urbane e del gaokao tuttora inaccessibili fuori dal luogo di residenza. In difesa delle scuole pubbliche urbane si possono annoverare i costi notevoli procapite per l istruzione degli studenti non residenti e il fatto che i finanziamenti vengono elargiti dai governi locali in base al numero dei soli bambini e dei ragazzi in età scolare locali. Le scuole pubbliche devono quindi autofinanziarsi, se decidono di ammettere degli studenti non locali, è vero anche che possono approfittare di questa situazione per aumentare i profitti a dismisura a danno delle famiglie migranti. Ne è esempio il fatto che nel 2003 a Nanchino l istruzione di uno scolaro elementare migrante in una scuola pubblica aveva un costo di 1500 RMB, ma quell anno c era un limite di 480 RMB per la tassa di studio temporaneo (jiedufei), a carico delle famiglie, pertanto la scuola avrebbe dovuto spendere ancora 1000 RMB. Analogamente a Pechino il costo per l istruzione di uno scolaro migrante in una scuola pubblica veniva coperto nel 1999 con una serie di tasse di diversa natura: 480 RMB per la tassa di studio temporaneo, RMB per tasse miscellanee, 2000 RMB di indennità scolastica (jiaoyu buchangfei), cioè una sorta di compensazione, 1000 RMB per la scelta (zexiaofei) di quel particolare istituto scolastico (Chan, 2009). 84 Sondaggi del National Bureau of Statistics confermavano a metà della scorsa decade una spesa media di RMB per l istruzione di studenti migranti, pari a circa il 20% del reddito familiare. Questa ci- 84 Relativamente alla jiedufei, la tassa di studio temporaneo, criteri governativi la fissavano a 480 RMB per semestre per tutti i coloro che non risiedevano ufficialmente nel distretto scolastico frequentato. Nel 2010 il Ministero dell Istruzione ha eliminato questa tassa per le scuole elementari, tuttavia alcune strutture fanno leva sulla scarsa conoscenza giuridica delle famiglie per continuare a riscuoterla. 118

119 fra può lievitare sensibilmente nelle province costiere con un elevato costo della vita. Accadeva in Guangdong, dove alcune scuole prestigiose nell scorsa decade riuscivano a prelevare tra i e i RMB per la scelta dell istituto. Ma il salario minimo all epoca era di 684 RMB (Chan, 2009). 3. Fattori determinanti della carriera scolastica La legge del 2006 stabilisce che tutti i bambini cinesi devono avere accesso all istruzione senza discriminazioni (art.4) e che i governi debbano garantire pari condizioni di accesso all istruzione (art.26). In effetti queste pari opportunità restano un concetto molto vago (Chan, 2009), d altra parte altri fattori sembrano essere determinanti nella carriera scolastica di tutti i cinesi in età scolare. Per i bambini rurali o migranti, più che per quelli locali, vale il principio che solo una solida istruzione possa garantire un futuro e una maggiore mobilità sociale. Per la maggior parte degli scolari urbani locali, soprattutto nelle grandi città, le possibilità di accedere all istruzione superiore sono proporzionalmente maggiori rispetto a quelle degli scolari di origine rurale (migranti o no). In primo luogo l ambiente urbano è decisamente più stimolante, con una varietà di scuole dalla ricca offerta formativa e dalle strutture all avanguardia. In secondo luogo, un ruolo fondamentale è rappresentato dalla cultura dei genitori. È probabile che i residenti urbani abbiano studiato più dei residenti rurali, o che abbiano ricevuto una formazione lavorativa (Li, 2003). I genitori dei bambini migranti, molti dei quali sono di origine rurale, sono prevalentemente impiegati nel settore secondario e hanno avuto una formazione elementare, spesso non hanno nemmeno un diploma di scuola media, né hanno preso parte a corsi di formazione lavorativa (Huang, Xu, 2006). Secondo studi empirici in ambito urbano, il livello culturale dei genitori migranti ha effettivamente delle conseguenze sul rendimento scolastico dei figli, specialmente durante la scuola dell obbligo: pur volendo, i genitori spesso sono impossibilitati ad aiutare i figli nello studio, perché carenti di una sufficiente preparazione culturale (Li, 2003; Ming, 2014). Sebbene ampiamente meritocratico, il sistema scolastico cinese sembra premiare soprattutto in ragione dello status socioeconomico, quindi il background familiare rive- 119

120 ste una considerevole importanza nella carriera scolastica e successivamente in quella lavorativa delle ultime generazioni. 85 Li Chunling (2003) in uno studio sulle DEO (distribution of educational opportunities) per gli studenti cinesi, conferma che la Cina non offre ancora pari opportunità di apprendimento ai cittadini, giacché esistono forti disuguaglianze a livello scolastico. Li Chunling (2003) distingue due diversi gruppi di fattori che possono influenzare le DEO: fattori legati al background familiare e fattori istituzionali. Tre sono gli aspetti del background familiare che possono influenzare gli studenti: capitale umano, capitale finanziario, capitale sociale. Secondo questa prospettiva enunciata da J.S. Coleman (cit. Li, 2003), nei paesi industrializzati l istruzione altro non farebbe se non perpetuare e aumentare le diseguaglianze perché favorirebbe gli studenti appartenenti a famiglie dotate di un elevato status socioeconomico. Gli effetti possono variare molto da un paese all altro anche a causa dell influsso di certi fattori culturali o dei diversi meccanismi di selezione adoperati dai vari sistemi scolastici. Nei paesi socialisti per esempio la situazione può essere molto diversa proprio per la tendenza ad estendere il più possibile l accesso all istruzione e fornire a gran parte della popolazione una formazione elementare. 86 Il censimento nazionale del 1982 effettivamente rivelava che in Cina vi era una distribuzione piuttosto paritaria delle opportunità scolastiche (le DEO di cui sopra): il periodo della rivoluzione culturale aveva rappresentato l apice di questo livellamento scolastico, il momento in cui il background familiare cessava di avere alcuna influenza sulle opportunità scolastiche, poiché l accesso all istruzione era molto più equo, le possibilità di studiare estese alla maggior parte della popolazione, i costi per le famiglie erano molto bassi (Li, 2003) In particolare dopo che le riforme di Deng hanno spazzato via il concetto di lotta di classe, il capitale politico ha smesso di essere determinante per il destino dei cinesi. In epoca maoista i figli di proprietari terrieri o contadini ricchi, o ancora i figli di capitalisti, avevano questa pesante eredità che difficilmente riuscivano a scrollarsi di dosso (Li, 2003). 86 Un sondaggio condotto da Shavit e Blossfeld (1993, cit. Li, 2003) però non mostrava significative differenze tra tre paesi dell Europa orientale (Cecoslovacchia, Polonia, Ungheria) e dieci economie di mercato per quanto riguarda la parità di accesso all istruzione. Ciò potrebbe portare a concludere che questi paesi esteuropei, sebbene comunisti, non differissero poi troppo dai paesi non comunisti (Li, 2003). 87 Si noti tuttavia che durante la rivoluzione culturale l accesso alle università fu vietato indistintamente a 120

121 Dopo il 1978, l urgenza delle riforme economiche ha esacerbato anche le disuguaglianze scolastiche. La tabella 2.1 è esemplificativa del cambiamento verificatosi in Cina: tra il 1982 e il 2001 diminuisce il tasso di analfabetismo, 88 che successivamente ha continuato ulteriormente a diminuire, attestandosi intorno al 4% nel 2010 (NBS, 2011), contemporaneamente si osserva un aumento dei cinesi sopra i 15 anni con istruzione media e superiore. 89 Tabella 2.1: Il livello scolastico della popolazione cinese al di sopra dei 15 anni (in percentuali) Fonte: Naughton (2007) Scomparsi gli imperativi maoisti e la condanna delle tendenze borghesi e dei nemici di classe, la società cinese con le riforme è divenuta gradualmente più diseguale, le opportunità di formazione hanno assunto una distribuzione meno egualitaria. In particolare si è posta l enfasi sull istruzione superiore. Il numero dei laureati è notevolmente aumentato, specie a partire dal 2001: tra il 2001 e il 2005 è addirittura triplicato (Naughton, 2007). Il sistema scolastico ha nuovamente assunto un impostazione selettiva, di fatto tutti i cittadini cinesi. Ancora una volta il livellamento fu verso il basso (cfr.: cap.1). Aumentò il numero di cinesi con un istruzione elementare, ma le università smisero di operare. Nel 1982 oltre due terzi della popolazione avevano ricevuto un istruzione di base, un livello straordinariamente alto di alfabetizzazione per un Paese a basso Pil pro capite. Tuttavia l altro aspetto eccezionale era che meno dell 1% della popolazione aveva un titolo universitario, mentre l India nello stesso periodo mostrava un alto tasso di analfabetismo, ma circa il triplo dei laureati rispetto alla Cina (Naughton, 2007). 88 Il NBS definisce analfabeti coloro che al di sopra dei 15 anni non sappiano leggere. Il tasso di analfabetismo è ricavato rapportando il numero di analfabeti alla popolazione delle 31 province cinesi (NBS, 2011). 89 Il numero dei cinesi con istruzione elementare tende a diminuire, probabilmente per effetto della politica del figlio unico, diminuzione che si riscontra tanto nelle aree rurali quanto in quelle urbane (REAP, 2009). 121

122 trasformandosi in un impianto elitario. Le DEO hanno sviluppato una crescente disparità, essendo variabili da una regione all altra del Paese, da una famiglia all altra in ragione delle diverse possibilità economiche. Infine il sistema dello hukou e quello delle danwei (unità di lavoro, nell ottica delle imprese di stato) hanno ulteriormente ampliato la forbice tra ricchi e poveri anche nell accesso all istruzione, secondo quello che si traduce in un circolo vizioso con conseguenze ultime sulla sostenibilità dello sviluppo economico cinese (Gu, 2011), perché il progresso socioeconomico dipende proprio dalla possibilità che i migranti hanno di completare l istruzione obbligatoria e accedere all istruzione superiore (Liang, Chen, 2005). Già negli anni novanta era stata provata per i migranti nella provincia del Guangdong l influenza della cultura del capofamiglia sui risultati scolastici dei figli (Liang, Chen, 2005). Il possesso di un titolo di istruzione superiore o universitaria comporta probabilmente l esistenza di maggiori risorse in famiglia e la maggiore propensione ad investire sull istruzione dei figli, consapevoli, grazie alla propria esperienza, dell importanza dello studio. Li (2003) sembrerebbe confermare che il capitale culturale, cioè il livello culturale del padre, abbia acquisito maggiore rilevanza solo a partire dagli anni ottanta. Infatti coloro i cui padri avevano completato la scuola superiore, mediamente studiavano 2-3 anni in più rispetto ai figli di analfabeti o semi-analfabeti. È anche vero che prima degli anni settanta il tasso di alfabetizzazione del Paese era molto più basso e che la maggior parte dei padri nati tra il era prevalentemente illetterata. Tra gli anni ottanta e novanta, invece, gli studi compiuti dai padri hanno assunto sempre maggiore influenza sui risultati dei figli. Basti pensare che anche solo l aver completato la scuola secondaria inferiore, mediamente aggiungeva un anno di studio ai figli. Se i padri avevano almeno ultimato le elementari, o solo i primi quattro anni, i figli avrebbero studiato in media 0,8 anni in più rispetto ai figli di analfabeti (Li, 2003). A partire degli anni novanta anche il capitale finanziario, cioè il reddito familiare, comincia a diventare influente sulla performance scolastica dei figli. Al contrario, il capitale politico della famiglia, cioè il suo status sociale, dopo il 1979 è divenuto ininfluente. Il capitale politico ha spesso agito negativamente tra il 1949 e il 1979, poiché furono etichettati come cattivi elementi sociali (proprietari terrieri, contadini ricchi, 122

123 capitalisti) tutti coloro che possedessero capitale finanziario (alto reddito), sociale (professioni redditizie o di prestigio), culturale (un elevato livello di istruzione del padre). Ciò, oltre alle purghe e alle campagne contro la destra, durante gli anni della rivoluzione culturale portò alla costante discriminazione delle generazioni più giovani le cui famiglie possedessero capitale finanziario, sociale e culturale. E quindi coloro che godevano di un buono stato sociale (operai e contadini) o gli elementi neutri (intellettuali, impiegati, contadini benestanti, piccoli proprietari) 90 beneficiavano in media di prospettive di studio più lunghe, e questo sembra specialmente valido gli elementi neutri (Li, 2003). In sintesi lo studio di Li Chunling (2003) testimonia l influenza che diversi fattori familiari (quello che l autrice chiama background familiare) possono esercitare sulla carriera scolastica dei figli. Nello specifico per la Cina, si è dimostrata la crescente importanza del capitale culturale e finanziario a partire dagli anni ottanta, mentre attualmente il capitale politico riveste un ruolo quasi ininfluente. Fattori extra-familiari, che Li (2003) chiama fattori istituzionali, possono allo stesso modo influenzare le DEO: in particolare distingue il sistema dello hukou e quello delle danwei (le unità lavorative). Per quanto concerne il sistema dello hukou, i risultati di sondaggi condotti su fasce diverse della popolazione, portano a confermare che a partire dagli anni ottanta, il sistema di registrazione della popolazione ha avuto un impatto negativo sulla distribuzione di opportunità di apprendimento in Cina, perché continua a esistere un gap rurale-urbano che si misura in una differenza di tre anni di studio tra gli scolari con hukou rurale e scolari con hukou urbano. Tuttavia poiché le opportunità di apprendimento continuano ad aumentare, il gap resta costante e non varia nell arco degli anni, pertanto l impatto dello hukou è sì negativo, ma ridotto (Li, 2003). Un articolo di Liang e Chen (2005) aggiunge un analisi dettagliata sulle diverse tempistiche di iscrizione scolastica proprio in ragione dello hukou del bambino. A para- 90 Si noti tuttavia che gli intellettuali hanno a loro volta subito rovesci di fortuna in momenti clou della storia cinese contemporanea, per esempio in occasione della Campagna dei Cento Fiori (1956), o durante la rivoluzione culturale. 123

124 gone con i migranti permanenti (che avevano cioè ottenuto il trasferimento di hukou), i migranti temporanei (senza hukou urbano) mostravano un tasso di iscrizione inferiore, soprattutto nel primo anno di migrazione. La conclusione degli autori, sebbene sulla base di dati degli anni novanta, è che la migrazione può avere degli effetti negativi sul percorso scolastico dei figli migranti, influenzando un ritardo di uno o più anni nell iscrizione. Nonostante i tassi di iscrizione più bassi fossero tra i migranti temporanei presenti in città da un solo anno (60%), Liang e Chen (2005) dimostrano come in realtà i primi cinque anni di migrazione temporanea possano incidere prepotentemente sui ritardi nell iscrizione dei figli. Similmente si può osservare per il sistema delle danwei, col quale Li (2003) intende il sistema di proprietà delle imprese. A seconda dell impresa in cui si lavora si possono avere delle opportunità di formazione sul lavoro, quali tirocini, apprendistato, corsi di aggiornamento. Restano favoriti i dipendenti di imprese statali o di grandi imprese private. Dall analisi di questi fattori, si dimostra che nel Paese sussiste una considerevole disuguaglianza nella distribuzione delle opportunità di formazione, molte delle quali scolastiche. Sebbene tali opportunità siano in costante aumento, i beneficiari non sono la totalità dei cittadini cinesi, ma solo una categoria privilegiata, favorita da un certo background familiare e da certi fattori istituzionali (Li, 2003). Indirettamente si possono trarre le conclusioni per i bambini migranti: spesso sono tagliati fuori da queste opportunità di formazione. I sondaggi hanno chiaramente individuato che il reddito familiare è un fattore sempre più determinante. Solo certi bambini migranti possono accedere all istruzione pubblica urbana: si tratta di coloro i cui genitori hanno un capitale finanziario sufficiente a pagare le elevate rette scolastiche oppure a ottenere un trasferimento di hukou. Anche il capitale culturale è fondamentale, eppure spesso i genitori migranti non hanno completato le scuole medie e hanno un bagaglio culturale che impedisce loro di aiutare i figli nello svolgimento dei compiti. Infine le barriere urbane di accesso alle scuole pubbliche sono rivolte esclusivamente alla popolazione non locale, quindi lo hukou continua ad avere un importanza cruciale in molte realtà urbane. 124

125 4.1 Alternative scolastiche per i figli dei migranti migranti Una delle ragioni per cui si parla di figli di migranti in Cina è che questi costituiscono una categoria svantaggiata ancora oggi dopo trentacinque anni dall avvio delle riforme, e ciò vale tanto nel caso dei left-behind che subiscono la migrazione quanto in quello dei bambini migranti che condividono con le famiglie l esperienza attiva della migrazione. I disagi psicologici e le barriere istituzionali connessi alla migrazione sono determinanti nel destino dei figli dei migranti qualunque sia il luogo in cui crescono. Particolare attenzione si è deciso di rivolgere al problema dell istruzione, perché i bambini e i ragazzi migranti sono purtroppo penalizzati, spesso esclusi dalle scuole pubbliche, impossibilitati a frequentare le scuole superiori urbane. I lavoratori migranti sono in numero crescente, superano ormai i 200 milioni e questo implica una serie di sfide per le città che accolgono loro e le loro famiglie. Tuttavia lo status temporaneo e per lo più non ufficializzato delle migrazione determina una mancata integrazione dei migranti nelle zone urbane, soprattutto nelle grandi città. Il fatto che lo stesso trattamento sia riservato ai loro figli, implica tacitamente che il figlio di un migrante al seguito della famiglia sia condannato a priori ad un futuro di mediocrità non dissimile da quello dei genitori. Uno dei principali obiettivi economici della Cina è quello di innalzare il contenuto tecnologico dei propri prodotti e quindi di avere una manodopera sempre più qualificata. Il problema consiste nel fatto che sovente mancano le opportunità di formazione per la nuova forza-lavoro. Come osservato da Li (2003), non solo le opportunità di formazione scolastica e lavorativa sono ampiamente influenzate dal capitale culturale e finanziario dei genitori, ma spesso anche da fattori istituzionali. Insomma, non sembra che la maggior parte dei figli dei migranti, stando così le cose, abbia la possibilità di formarsi più e meglio dei genitori e ciò ha delle conseguenze non trascurabili in termini di mobilità sociale, lavori altamente retribuiti e formazione di una nuova manodopera qualificata. Quando i genitori migranti decidono di poter mantenere il proprio figlio nelle città, se nelle aree di origine non ci sono familiari cui affidarlo o semplicemente se il figlio è 125

126 nato in città, si pone il problema di dove mandarlo a studiare. Nell arco di tutto il percorso scolastico non è escluso che il bambino migrante debba tornare nelle aree rurali per determinati periodi di tempo in risposta alle esigenze dei genitori o nella speranza di proseguire gli studi nelle scuole locali cui ha accesso gratuito (Ming, 2014). Nelle aree rurali le strutture scolastiche sono limitate e di qualità non sempre soddisfacente. Generalmente anche i piccoli centri, i villaggi, hanno almeno una scuola elementare, sebbene spesso si tratti di strutture fatiscenti, con poco personale e un ambiente non sempre vivace dal punto di vista culturale. Le scuole medie si trovano solo a livello di contea (xian), e se il bambino è particolarmente dotato o la famiglia piuttosto ambiziosa, esistono delle scuole medie con annessi dormitori dove gli studenti trascorrono intere settimane con pochi momenti destinati allo svago o alle visite ai familiari. Molti bambini left-behind spesso frequentano queste strutture proprio a causa dell assenza dei genitori o tutori (cfr.: 1.2). Sebbene dal punto di vista tecnico siano scuole ineccepibili e preparino i ragazzi al zhongkao seguendo ritmi molto rigidi, innegabilmente le conseguenze psicologiche per i ragazzi possono essere non indifferenti, in termini di nostalgia, depressione e scarsa motivazione allo studio, stress per la mole eccessiva di studio (Ming, 2014). Se superano il zhongkao, alcuni potranno frequentare il liceo e ancor meno potranno ambire a frequentare le università. Nelle zone urbane la situazione è appena differente. Le opzioni che ha un bambino migrante sono in sintesi due: la scuola pubblica (gongban xuexiao) o la scuola privata esclusiva per migranti (minban xuexiao o mingong zidi xuexiao). Le scuole pubbliche urbane sono rimaste inaccessibili ai migranti almeno fino al 1996 per le rette esorbitanti richieste ai non-locali. La situazione è recentemente cambiata, al punto da stimare che circa due terzi degli scolari migranti a Pechino frequenti le scuole pubbliche (Ming, 2014). L istruzione dei migranti, ad ogni modo è problematica per via del zhongkao, poiché non tutte le scuole medie pubbliche urbane permettono agli studenti non-locali di sostenere l esame di licenza media, quindi precludono loro la possibilità di frequentare la scuola superiore. Un aspetto che bisogna sottolineare riguarda le opportunità formative riservate ai 126

127 ragazzi migranti nelle città: i licei urbani sono inaccessibili ai non locali. Lan (2014), e Ming (2014) più diffusamente, osservano che un ragazzo che abbia terminato la scuola media può solo frequentare alcuni istituti tecnici o scuole professionali, che offrono curricula poco attraenti e una rosa di sbocchi lavorativi limitati prevalentemente a quelle occupazioni tipiche dei migranti: settore alberghiero e della ristorazione, riparazione d auto, placcatura del metallo, e tutti quei mestieri di cui vi è forte domanda nel mercato urbano (Lan, 2014). Questi sbocchi professionali sono poco appetibili per i giovani, si tratta infatti di occupazioni non dissimili da quelle dei genitori e di percorsi formativi che non permettono loro di aumentare il proprio capitale umano (Lan, 2014). Un giovane cresciuto in città, che ha studiato in certi casi in scuole frequentate anche da locali, ha sviluppato particolari ambizioni relative al proprio futuro che lo rendono molto più simile ai coetanei urbani rispetto ai coetanei rurali, che presumibilmente si preparano a migrare e si accontentano di occupazioni tipiche dei migranti (Ming, 2014). Anche l accesso all istruzione superiore viene così ostacolato dalle consuete barriere istituzionali o dalle resistenze dei locali arroccati sui loro privilegi, mentre il fatto che alcuni istituti tecnici siano aperti ai migranti implica che le uniche opportunità che la città offre loro siano quelle legate al mondo del lavoro, escludendoli dall istruzione secondaria e terziaria. 4.2 L istruzione pubblica urbana: privilegio condizionato Che i figli siano nati nelle aree urbane, o siano parte di quella generazione 1,5 e quindi abbiano raggiunto solo successivamente i genitori migranti, il problema dell istruzione si pone ugualmente perché per la legge cinese si tratta sempre di bambini migranti. Le alternative possibili sono di tre tipi: scuole private, 91 scuole pubbliche, scuole per migranti (prevalentemente private anch esse). Come chiarisce Julia Kwong (2004) in un articolo per il China Quarterly, la scelta 91 Per scuole private Kwong (2004) intende delle strutture non statali che accolgono gli studenti indipendentemente dal loro hukou, ma prevalentemente rivolte ai locali, in grado di sostenere il pagamento delle rette molto elevate. Si noti che queste scuole private aristocratiche sono da distinguere dalle scuole per migranti, anch esse private, che invece hanno delle rette più accessibili ai non-locali e non sono aperte agli studenti locali. 127

128 della scuola privata riguarda una percentuale molto sottile di migranti, per via delle rette esose (intorno ai mila RMB annui). Pertanto si tratta di un alternativa necessariamente riservata a una nicchia rappresentata da figli di migranti molto facoltosi, per esempio impiegati nelle imprese a capitale straniero o essi stessi proprietari di aziende di grande calibro. Nel 2001 a Pechino solo il 3,5% dei migranti in età scolare frequentava scuole private di tal genere, mentre il 12% frequentava le scuole pubbliche. Queste ultime, in seguito ai suggerimenti del governo centrale e alle varie politiche portate avanti a livello locale, si sono aperte sempre più alla giovane popolazione migrante. Rispetto alle quasi inaccessibili scuole private, le pubbliche urbane hanno delle rette relativamente abbordabili, eccezion fatta per le scuole più prestigiose che possono arrivare a chiedere alle famiglie degli alti contribuiti finanziari. Generalmente frequentano le scuole pubbliche quei migranti i cui genitori sono piccoli o medi imprenditori con un reddito pari o superiore a 9000 RMB mensili (Ming, 2014). Molti sono colletti bianchi o tassisti, ossia dei migranti che hanno uno livello socioeconomico e culturale medio (Chen, Feng, 2013). La possibilità di frequentare le scuole statali urbane è piuttosto recente, dal momento che fino al 1996 queste non erano disposte ad aprire le proprie porte agli studenti. È servito un provvedimento temporaneo del Ministero dell Istruzione ( Provisional Acts regarding the Education of School-Age Children of the Floating Population ), con cui nel 1996 si è imposto alle scuole pubbliche di accettare anche scolari non locali che a- vessero il permesso di residenza temporanea (Chen, Liang, 2007). Da quel momento ha avuto inizio una sperimentazione che ha coinvolto un numero limitato di città cinesi (Pechino, Shanghai, Tianjin, Shenzhen) e le province del Zhejiang e dello Hebei. La misura provvisoria del 1996 è stata sostituita due anni più tardi da un decreto temporaneo sull istruzione dei bambini migranti (emesso congiuntamente dal Ministero di Sicurezza Pubblica e dal Ministero dell Istruzione). Questo Temporary Act on Migrant Children s Education in particolare imponeva ai governi della località di garantire l accesso all istruzione per i migranti, di fornire le necessarie attrezzature e, se necessario, di coordinare le forze sociali locali (le organizzazioni private) al fine di raggiungere 128

129 lo scopo di non escludere i non-locali dall istruzione urbana (Chen, Liang, 2007). I criteri da soddisfare per iscriversi alle scuole pubbliche urbane in Cina sono due: essere domiciliati nel distretto scolastico dell istituto che si frequenta (o che si vuole frequentare) ed essere registrati in quel medesimo distretto scolastico, cioè essere in possesso di uno hukou locale (Chen, Feng, 2013; Liang, Chen, 2005). Ciò avviene in considerazione del fatto che i finanziamenti elargiti alle scuole pubbliche sono basati sul numero effettivo di studenti locali. Si tratta di finanziamenti che fanno direttamente riferimento ai governi locali, quindi non trasferibili da una località all altra. L ammissione di bambini migranti nelle scuole pubbliche urbane comporta pertanto un aumento dei costi per queste strutture. Ne consegue la scelta per le scuole di autofinanziarsi imponendo una serie di tasse extra a quegli studenti che non soddisfino i requisiti. La decisione è quasi obbligata e tiene conto appunto del budget limitato di cui le scuole sono a disposizione. Ecco che per molti anni è stato chiesto il pagamento di una tassa di studio temporaneo, la jiedufei, che ammontava a 480 RMB (successivamente 680 RMB), estesa a tutti i non-locali. Ad essa si aggiungevano poi le quote di assistenza economica alla scuola, zanzhufei, le quote per la scelta dell istituto, zexiaofei, e compensazioni alla scuola, jiaoyu buchangfei. 92 Ancora per tutti gli anni novanta, i genitori migranti additavano queste alte rette scolastiche quale ragione principale che li spingeva a rinunciare a iscrivere i propri figli nelle scuole pubbliche pechinesi (Chen, Liang, 2007; Guo, 2002). Questo proliferare di tasse miscellanee (zafei) sembra essere stato bloccato in definitiva con la legge sull istruzione obbligatoria del 2006 e con una serie di norme adottate dal Ministero dell Istruzione nel Ciononostante alcune strutture continuano a richiedere il pagamento di somme di denaro, ad esempio sotto la voce di donazioni per le vittime di terremoti (Ming, 2014), o approfittando della buona fede o ignoranza dei propri interlocutori, che sono per lo più lavoratori migranti. L esempio citato da Goodburn (2014) è quello delle scuole di Shenzhen: sebbene una circolare congiunta del Ministero delle Finanze e della Commissione nazionale per lo sviluppo e le riforme ab- 92 Chen e Liang (2007) ribadiscono comunque che questi importi non rimangono nei forzieri scolastici, al contrario vengono poi spediti agli uffici locali governativi preposti all istruzione. 129

130 bia abolito 100 tasse amministrative nel 2008, la relativa flessibilità che il governo centrale ha concesso ai governi locali ha comportato che le scuole della città di Shenzhen continuassero a chiedere il pagamento della tassa di studio temporaneo almeno fino al Nonostante i tentativi di abbattimento o riduzione di queste barriere economiche siano in linea di massima riusciti (con le dovute eccezioni), non si è avuta un apertura incondizionata delle scuole pubbliche agli studenti migranti. Esistono tuttora delle barriere di natura burocratica che possono essere invalicabili. Ne è un esempio la pratica di richiedere cinque certificati (wuzheng) a tutti i potenziali iscritti non locali: il permesso di residenza temporanea (zanzhu zheng), il certificato di domicilio (shiji zhusuo juzhu zhengming), un attestazione di lavoro (wugong jiuye zhengming), un certificato rilasciato dal luogo d origine in cui si dichiari che la famiglia non ha nessuno cui affidare il figlio lì (zai dangdi meiyou jianhu tiaojian de zhengming), e lo hukou (Ming, 2014; Goodburn, 2014). 93 Nel 2006 oltre il 90% delle famiglie che avevano iscritto i propri figli nelle scuole per migranti di Pechino non era in grado di presentare questi documenti (Human Rights Watch, 2006). Nel 2008 Shanghai ha ridotto i certificati da presentare da cinque a due (i documenti di identità dei genitori, e il certificato di residenza o di lavoro), al contrario a Pechino le scuole pubbliche continuano a richiederli tutti e cinque. Un certificato in particolare, quello concernente il domicilio effettivo, sembra essere particolarmente difficile, se non impossibile, da reperire per le singole famiglie. Alcune scuole sono però in grado di ottenere simili documentazioni grazie ad agganci con le centrali di polizia incaricate di rilasciarli, quindi hanno il potere de facto di decidere quali studenti migranti accettare (Ming, 2014). Il difficile accesso per i migranti alle scuole pubbliche urbane è dovuto alla concreta impossibilità per le scuole pubbliche di aprirsi a tutti gli studenti migranti, a causa del 93 Goodburn (2014) inoltre aggiunge la possibilità che tra i documenti richiesti possano figurare il certificato di pianificazione familiare (jishengzheng), il certificato di nascita (chusheng zheng), la lettera di trasferimento dalla precedente scuola (zhuanxue lianxi han), il certificato di assicurazione sociale di entrambi i genitori (fumu shuangfang shebao). 130

131 numero limitato di posti disponibili e del costo dell istruzione di ogni studente non locale. Goodburn (2014), Chen e Feng (2013) confermano come in molti casi le scuole pubbliche posseggano alcune rigide quote per gli studenti migranti. Le loro domande di iscrizione vengono accettate solo quando sono stati garantiti tutti i posti agli studenti locali, quindi vi è il rischio che alcuni migranti non vengano accettati nella scuola pubblica che desiderano frequentare. La conseguenza sarà per loro quella di sperare di essere ammessi in un altra scuola, che sovente si trova in un altro distretto scolastico e quindi aumenteranno le spese dei trasporti urbani per raggiungere ogni giorno la struttura. Vi è inoltre la difficoltà rappresentata dal sistema degli esami nazionali, che devono essere sostenuti nel luogo di residenza ufficiale (indicato sullo hukou), e ciò vale tanto per il gaokao, esame di accesso all università, quanto per il zhongkao, esame di accesso all istruzione secondaria superiore (licei e la maggior parte degli istituti professionali). Gli studenti migranti che frequentano le scuole medie statali di Pechino sono autorizzati a sostenere il zhongkao in loco, fermo restando il divieto di frequentare successivamente un liceo nella capitale. Shanghai diversamente da Pechino vieta agli studenti migranti di sostenere il zhongkao in loco, pertanto essi fanno spesso ritorno ai luoghi di origine proprio per sostenerlo (Ming, 2014). Il problema è però dato dal fatto che il programma di esame varia a seconda delle diverse realtà locali. Le scuole pubbliche di Shanghai e Pechino, ad esempio, seguono i sillabi specifici delle loro municipalità ma lo studente migrante che voglia sostenere l esame di fine ciclo nel luogo di origine dovrà almeno ripetere un anno scolastico. Infatti in molte parti del Paese si segue il sillabo nazionale, su cui vertono le domande finali d esame. I metodi e gli argomenti nei programmi scolastici pechinesi e shanghainesi possono differire notevolmente da quelli del sillabo nazionale con conseguenze amare per i giovani candidati migranti. Alcuni intervistati da Ming (2014) si dichiaravano disposti a ripetere tutti e tre gli anni di scuola media se necessario, per poter sostenere il zhongkao È del dicembre 2013 la notizia che a partire dal 2016 gli studenti migranti del Guangdong potranno sostenere il gaokao in qualunque zona della provincia, se vi risultano regolarmente domiciliati e se hanno sostenuto il zhongkao nella provincia del Guangdong. 131

132 Quello del sillabo è un deterrente molto forte per le famiglie migranti che devono scegliere quale scuola far frequentare ai figli nelle aree urbane, e non di rado preferiscono rinunciare a priori alla scuola pubblica urbana e iscriverli nelle scuole per migranti che invece seguono il sillabo nazionale, uguale a quello seguito in molte altre scuole del Paese. Infine un fattore che bisogna considerare è quello della discriminazione. Sebbene la qualità delle scuole pubbliche urbane sia nettamente superiore rispetto a quelle specifiche per migranti, gli studenti non locali sono vittime di discriminazioni che cominciano a emergere chiaramente all approssimarsi dei primi esami, cioè all inizio delle scuole medie. La discriminazione non riguarda solo l accesso negato o quasi impossibile alle scuole pubbliche, soprattutto alle più prestigiose, per quelle barriere economiche o istituzionali descritte. Una prima forma di discriminazione era ben evidente nel divieto, vigente sino a circa dieci anni fa, per i migranti di partecipare ad attività extra-curriculari o ad organizzazioni sociali (come la Lega dei Giovani Comunisti). Questo divieto è venuto meno solo di recente, per esempio il governo di Pechino ha concesso ai migranti di partecipare alla Lega dei Giovani Comunisti (Chan, 2009). La discriminazione è ben più pronunciata nella pratica della separazione delle classi. Dopo i sei anni di scuole elementari trascorsi in classi miste, gli studenti migranti vengono separati dai compagni locali per ragioni vagamente giustificate come è la regola (Ming, 2014). Lo stesso istituto scolastico statale avrà pertanto delle classi interamente composte da locali e delle altre interamente costituite da migranti. Questo accade perché si presume che gli studenti migranti possano influire in senso negativo sullo studio degli compagni locali, gli unici aventi diritto a sostenere l esame di accesso al liceo. Inoltre, forti dell idea che gli studenti migranti posseggano tutti un livello culturale più basso dei locali, per i diversi background familiari, alcune scuole temono che essi possano contribuire ad abbassare il tasso di eccellenza della scuola (lo shengxuelü, cfr.: 2.1) e China Labor Bulletin (2013), Doors to university entrance exam half-opened for children of migrant workers in Guangdong 21/03/

133 quindi ridurne il prestigio (Xu, 2013). Al pari di Holly Ming (2014) nella sua recente inchiesta sull istruzione dei migranti, anche Lan Pei-chai (2014), conferma che non poche strutture pubbliche fanno ricorso a questa separazione degli alunni, qualora le scuole accettino studenti non locali. Particolarmente frequente è il modello della concessione, che implica una separazione spaziale sottile, spesso dettata da regole non scritte: una stessa scuola riserva alcune aule agli studenti migranti, i quali accedono all istituto tramite un ingresso laterale ad essi destinato (Lan, 2014). Essi sono confinati nelle aree loro concesse (in nero nella figura 2.2) e hanno a disposizione attrezzature e risorse di qualità inferiore rispetto ai pari locali, i professori sovente sono gli stessi che insegnavano in qualche scuola per migranti poi chiusa, qualsiasi contatto con gli studenti e le strutture locali è implicitamente vietato, ma i migranti non osano opporsi. In altri casi più estremi gli studenti migranti ufficialmente sono iscritti a una scuola pubblica che ospita anche studenti locali, ma la separazione spaziale dai locali è tale che essi in realtà frequentano edifici diversi, con orari scolastici diversi, insegnanti diversi e uniformi scolastiche diverse. È in quest ultimo caso che Lan parla di modello dell apartheid (Lan, 2014). Figura 2.2 Il modello della concessione Fonte: Lan Pei-chai (2014) 133

134 La separazione di studenti locali e migranti è fortemente promossa dai genitori dei locali, i quali spesso protestano e osteggiano con vigore scelte scolastiche in favore di una maggiore integrazione. È accaduto spesso a Wuhan (Chan, 2009), città che da tempo prova ad includere gli studenti migranti nel sistema scolastico pubblico, altrettanto dicasi per Shanghai e Pechino (Ming, 2014). A quanto pare le opposizioni locali sono legate ai timori di una eccessiva competitività che potrebbe insorgere qualora i migranti potessero sostenere gli esami statali nelle aree urbane. Tuttavia Ming (2014) adduce non poche prove a sostegno di una integrazione di studenti locali e migranti nelle stesse classi. Gli aspetti positivi sono dati dall accresciuta motivazione dei non-locali, che mantengono quindi un livello scolastico superiore, evitando inoltre il fenomeno del ritorno alle aree rurali per gli studenti migliori una vera e propria fuga di cervelli che influisce negativamente sull umore e le performance degli studenti che restano (Ming, 2014). In assenza di provvedimenti a favore di una completa integrazione tra studenti locali e migranti, frequentare le scuole pubbliche non necessariamente comporta degli effetti positivi sullo studio e sui risultati degli studenti non-locali. Soggetti a discriminazione sin dal loro ingresso, lamentano spesso l impossibilità di stringere rapporti di amicizia con i compagni locali sia a causa della separazione delle aule, sia per l arroganza che questi dimostrano nei loro confronti. In primo luogo gli studenti migranti subiscono quindi un disagio psicologico e una segregazione su più fronti. Inoltre frequentare una scuola pubblica non necessariamente implica che i ragazzi potranno poi frequentare il liceo e in ultima istanza accedere all università, per il divieto tuttora valido per tutti i migranti di sostenere gli esami finali nelle località di arrivo. In terzo luogo il programma di studio risulta essere decisivo, talvolta, nello spingere i genitori a iscrivere i figli nelle scuole per migranti, perché nel caso di ulteriori migrazioni in futuro, questi possano subito adattarsi in nuove scuole che continuano a seguire il sillabo nazionale Questo problema non si pone nel caso di migranti a lungo termine che non prevedono ulteriori migrazioni in futuro, per esempio se hanno un business ben consolidato nelle aree urbane. 134

135 4.3. Le scuole per migranti Le scuole per migranti sono delle strutture autogestite e costituiscono l unica alternativa valida alle scuole statali per gli studenti migranti. Nate negli anni novanta come una risposta del mercato alla crescente domanda di istruzione delle famiglie migranti, queste scuole non ricevono sussidi statali e sono considerate informali dagli stessi studenti, rispetto alle scuole ordinarie pubbliche (zhenggui xuexiao). 96 La maggior parte di queste strutture sorge nei quartieri maggiormente popolati da migranti, appunto per rispondere alla necessità di fornire un istruzione ai figli che, sempre più numerosi, migrano al seguito dei genitori. Date le difficoltà economiche (rette scolastiche elevate), istituzionali (documentazione da presentare) o logistiche (eccessiva lontananza dall istituto pubblico urbano cui sono stati assegnati) che rendono loro impossibile frequentare le scuole pubbliche, ai bambini migranti non resta altra soluzione praticabile se non quella di iscriversi in queste scuole private specifiche per la popolazione non-locale in età scolare. Le scuole per migranti in certi casi sono finanziate da ricchi mecenati che prendono a cuore il destino degli scolari, in altri sono sotto l ala protettiva di qualche funzionario locale che permette la loro sopravvivenza, alcune scuole per migranti ricevono cospicui finanziamenti statali, perché legate ai dipartimenti urbani dell istruzione (Kwong, 2004). 97 Nella maggior parte delle situazioni sembra, tuttavia, che le scuole si finanzino solo grazie alle rette pagate dagli studenti. Questo problema di finanziamenti è all origine delle condizioni infrastrutturali e igienico-sanitarie generalmente carenti di molte scuole. Il nome ufficiale di queste strutture è mingong zidi xuexiao, cioè scuole per i bambini dei lavoratori migranti. Esse costituiscono di fatto l alternativa privata a prezzi accessibili per quelle famiglie che non riescono a iscrivere i propri figli nelle scuole statali. 96 L espressione scuole ordinarie è stata utilizzata dagli studenti intervistati da Ming (2014). 97 Kwong (2004) cita il caso di una scuola di Pechino che aveva ricevuto una considerevole donazione da parte di una coppia di cinesi-americani. Alcuni media cinesi si sono subito scagliati contro il sostegno dei cinesi d oltremare alle scuole per migranti. Molti individui singolarmente e organizzazioni hanno contribuito economicamente alla sopravvivenza di scuole per migranti che non possono solo contare sulle rette scolastiche. 135

136 Non di rado sorgono in ex-fabbriche o magazzini dismessi poi convertiti in sedi scolastiche (Kwong, 2004). È opportuno tuttavia sottolineare che non tutte queste scuole sono gestite a fini umanitari non-profit (fornire un istruzione a chi è bisognoso), ma sovente prevale l interesse economico e le scuole sono delle vere e proprie imprese che lucrano sull istruzione scolastica, a danno dei singoli alunni (Ming, 2014). A tal proposito ha fatto chiarezza un colloquio con Zhang Zhiqiang (giugno 2012), responsabile di una ONG gestita da migranti che protegge gli interessi dei lavoratori non locali nelle città, in particolare a Pechino. Zhang ha alluso alla concreta possibilità che la preside della scuola per migranti C situata nel quartiere pechinese di Fengtai, si fosse arricchita grazie alla gestione della scuola. In particolare i sospetti di Zhang derivavano dal fatto che pur versando la scuola in situazioni non ottimali latrine prive di porte, aule con finestre senza vetri, prive di riscaldamenti la donna comunque avesse una propria auto e conducesse uno stile di vita nettamente superiore a quello della maggior parte degli alunni della scuola (Zh-12-16/06/2012). La sopravvivenza della scuola si fondava anche su una rete di conoscenze influenti, come avviene per molte altre strutture che evitano la chiusura grazie al sostegno di alcuni funzionari locali, secondo il modello ben noto delle guangxi (Kwong, 2004). Il processo di approvazione di una scuola privata per migranti è lungo e raramente si conclude con la concessione di una licenza. Come si osserverà nel capitolo successivo, la gran parte delle scuole migranti sorte a Pechino negli ultimi dieci, quindici anni, è priva di una licenza o di qualche forma meno ufficiale di approvazione. Nell assenza di una cornice legale, tuttora non pervenuta, entro la quale agire, le scuole per migranti il più delle volte si limitano a sopravvivere in un ambiente urbano che si può rivelare un ospite molto ostile. Non sempre le scuole infatti possono continuare ad operare indisturbate e sono frequentemente a rischio di chiusura, anche se in possesso di licenze ufficiali, per scelte che sono da ricondurre ai governi locali. Generalmente la chiusura di queste scuole è da ricondurre alle pessime condizioni in cui versano, non tanto al fatto che sono private. I governi chiudono quelle scuole i cui standard igienico-sanitari siano insoddisfacenti, le cui risorse economiche siano insufficienti, o quelle scuole incapaci di reclutare un numero consono di studenti (Kwong, 2004). Dalla ricerca sul campo sono 136

137 emerse anche motivazioni di natura edilizia alla base di alcune chiusure: l espansione del settore immobiliare urbano ha imposto la chiusura e demolizione di alcune scuole e comunità di migranti, situate in aree strategiche (a Pechino nei distretti di Chaoyang e Haidian, a Shanghai nell area di Pudong) in pieno sviluppo o rivalutazione edilizia (Lan, 2014). Sorte a partire dai primi anni novanta ( ), e cioè quando la prima ondata di migranti aveva cominciato a stabilirsi nel lungo termine in città con le proprie famiglie, le scuole per migranti sono state inizialmente ignorate dai governi locali. Quest inazione è stata interpretata come un autorizzazione a procedere, così si è avuto un boom di aperture di nuove scuole in tutte le grandi città con un elevata popolazione di migranti (Goodburn, 2009). Solo nel 1998, il decreto temporaneo sull istruzione dei bambini migranti ha aperto uno spiraglio anche per queste strutture: quelle che avevano ottenuto un autorizzazione legale, potevano operare regolarmente (cfr.: 4.2). Ma nella pratica ben poco è stato fatto a livello giuridico per implementare questa politica e rispondere alle esigenze locali (Ming, 2014). I molti studi sulle scuole per migranti che sono proliferati a partire dagli anni duemila (Kwong, 2004; Goodburn, 2009; Liang e Chen, 2005, 2007; Guo, 2002; Chen e Feng, 2013; Ming, 2014) riconoscono come la negligenza iniziale di molti governi locali sia stata fortemente ambigua e talvolta fraintesa. In realtà, più che un tacito assenso delle amministrazioni locali, si può solo parlare di una massima (ambigua) non scritta relativa alle scuole per migranti: non vengono chiuse, né riconosciute, si lasciano abbandonate al proprio destino (bu qudi, bu chengren, zi sheng zi mie). Kwong (2004) dà un interpretazione pessimista a questo motto, intendendolo come una diffusa convinzione governativa che queste scuole giungeranno prima o poi alla morte naturale. L assenza di un aperto sostegno governativo o di una condanna del fenomeno, nonché la relativa flessibilità di azione riservata alle singole realtà locali, hanno portato all adozione, negli ultimi decenni, di varie e contraddittorie misure. Spesso le azioni non sono state concordate nemmeno all interno della medesima municipalità, con alcuni quartieri che hanno agito indipendentemente e in modo opposto rispetto ad altri. È capitato di assistere negli anni a delle bonifiche, con immediate chiusure delle scuole o con 137

138 il loro inglobamento entro il sistema scolastico pubblico locale. D altra parte alcune città hanno ignorato il fenomeno con scarse misure per cambiare la situazione (Ming, 2014). Gli esempi contrastanti vengono dalle municipalità di Pechino e Shanghai o da grandi aree urbane come Wuhan. Pechino ha di fatto lasciato la situazione immutata, non vengono concesse più licenze scolastiche dal 2006, tutt al più vengono chiuse molte strutture, senza però fornire delle concrete alternative agli ex-alunni migranti. 98 Già nel 2001, invece, il governo di Wuhan aveva riconosciuto l urgenza del fenomeno, provvedendo ad approvare ben 95 scuole per migranti (Kwong, 2004). Shanghai nel 2006 ha invece attuato un operazione di chiusura di scuole private e assorbimento degli alunni nelle scuole pubbliche, almeno per i quartieri centrali, lasciando operative le scuole per migranti dei quartieri periferici: nel 2007 la municipalità di Shanghai contava 277 scuole per migranti, ridotte a 160 nel Tutte le strutture rimaste hanno autorizzazioni governative e dunque operano regolarmente. Le scuole per migranti assorbite dal sistema scolastico pubblico sono beneficiarie di finanziamenti governativi, in parte diretti alla manutenzione e al miglioramento delle attrezzature e degli ambienti scolastici, in parte sottoforma di sussidi procapite per gli studenti iscritti. Nel 2009 i sussidi erano di 1500 RMB a studente, mentre la manutenzione delle strutture era coperta da un sussidio di 500 mila RMB per scuola. Le scuole per migranti rimaste operative ricevono un sussidio di 4500 RMB per studente (dati ) e non chiedono il versamento di alcuna retta ai genitori (Chen, Feng, 2013; Ming, 2014). 99 La caratteristica principale delle scuole per migranti, ed in particolare di quelle che non hanno un autorizzazione governativa, è rappresentata dal fatto che non rilasciano diplomi di alcun genere. Esse pertanto non sono in grado di attestare il livello scolastico dei propri allievi e questo è tanto più grave per quei ragazzi che, ultimata la scuola me- 98 Per una più completa trattazione delle scuole per migranti di Pechino si rimanda al capitolo successivo. 99 I provvedimenti in atto a Shanghai meritano di essere citati soprattutto per la tradizionale diffidenza della popolazione locale nei confronti dei non locali cui è notoriamente avversa. Tuttavia è opportuno ricordare che i genitori che non soddisfino i requisiti (avere un occupazione stabile e un domicilio a Shanghai) non possono iscrivere i propri figli al programma. Questi studenti saranno relegati alle scuole per migranti informali, scuole che nel lungo termine non hanno un futuro (Ming, 2014). 138

139 dia, decidano di cercare direttamente un lavoro. La fama di queste strutture è peraltro delle peggiori, quindi esistono molti pregiudizi da parte dei futuri datori di lavoro i quali sono fermamente convinti che l istruzione fornita da queste scuole sia di bassa qualità (Ming, 2014). Nonostante la diffusa convinzione che si tratti di strutture scolastiche di seconda fascia, spesso i genitori migranti si vedono costretti a optare per una di queste nel momento in cui decidono di iscrivere i propri figli in una scuola urbana. Al di là degli a- spetti discutibili, specie facendo il confronto con le scuole pubbliche tanto urbane quanto quelle delle aree rurali più avanzate, è indubbio tuttavia che le scuole per migranti rappresentino spesso l alternativa migliore. In primo luogo per la tassazione molto più abbordabile per i genitori. Nel le scuole di Pechino avevano una retta che raggiungeva i 1200 RMB per semestre, laddove la scuola era priva di un mentore o di donazioni considerevoli. 100 Questo, in aggiunta al fatto che alcune scuole permettono di dividere l importo in rate mensili, facilita non poco quei genitori che non hanno un reddito elevato e che difficilmente possono pagare le rette scolastiche richieste dalle scuole pubbliche (Chen, Liang, 2007). Un altro fattore da non sottovalutare è la relativa vicinanza al luogo in cui gli alunni sono domiciliati, perché comporta un notevole risparmio dal punto di vista delle spese per i trasporti. Infine molte scuole offrono di tenere gli studenti un po più a lungo, proprio per venire incontro alle esigenze di genitori lavoratori (Chen, Liang, 2007). In certi casi si è appurato che le scuole sono affiancate da centri per ragazzi, dei doposcuola che offrono anzitutto un luogo riscaldato dove giocare o studiare prima di rientrare a casa o nel weekend. Le scuole per migranti, proprio perché gestite da migranti riescono a comprendere e quindi a soddisfare maggiormente le esigenze delle famiglie. Sono inserite nella comunità di migranti e possono essere considerate un segno dell emergente società civile cinese (Kwong, 2004) La presenza di un mentore può contribuire ad abbassare le rette scolastiche, proprio perché la scuola potrebbe non dipendere unicamente sulle famiglie degli studenti. È il caso di una scuola visitata a Pechino: fino a quando era in vita un ricco imprenditore che contribuiva con cospicue donazioni, il dirigente scolastico imponeva una retta annuale pari a circa la metà di quella che era stato costretto a chiedere dopo la morte del mentore. 101 Un aspetto che si è potuto osservare nei colloqui con i bambini migranti di Pechino è stata la relativa 139

140 Talvolta i genitori scelgono una scuola per migranti in considerazione del futuro dei figli. Se non si esclude la possibilità che la famiglia si trasferisca altrove, o faccia ritorno al luogo di origine, la scelta ottimale per i figli è frequentare una scuola che segua il sillabo nazionale, come è appunto il caso delle scuole per migranti (cfr.: 4.2). Ciò garantisce infatti agli studenti di adattarsi senza troppe difficoltà anche nell eventualità di un trasferimento nel corso dell anno scolastico. Giacché i migranti considerano la mobilità spaziale una precondizione per la mobilità sociale, evidentemente sono disponibili a più fluttuazioni e spostamenti nell arco della propria vita, alla ricerca di nuove e promettenti opportunità di lavoro. Se è previsto almeno un trasferimento, allora è bene che le conseguenze per i figli siano le meno ardue possibili. Nonostante i migranti nutrano grandi ambizioni nei confronti dell istruzione dei figli, sono però messi ben presto di fronte alla realtà di certe barriere e ostacoli. Qualora abbiano scelto che i figli frequentino le scuole urbane, diventeranno prima o poi consapevoli dell impossibilità che questi siano ammessi alle scuole superiori locali. Ciò potrebbe spingerli, come dimostrato dalle interviste di Ming (2014), a rinunciare a priori ad un istruzione di qualità per i figli: maggiore è il tempo trascorso nelle città, soprattutto nelle scuole per migranti, minore sarà la probabilità di superare gli esami statali di accesso all istruzione superiore Interpretazioni e soluzioni del fenomeno La questione dell istruzione per i migranti non è stata affrontata in modo completo e definitivo dal governo cinese, anzi a livello locale si sono avute soluzioni diverse a- dottate dalle singole amministrazioni in ragione del contesto specifico, con una grande libertà di interpretazione delle indicazioni del governo centrale. In generale è mancato un ruolo attivo dello Stato, per esempio il Consiglio degli Affari di Stato si è limitato a libertà di cui essi godevano: in assenza dei genitori assorbiti da lunghi orari lavorativi, i figli potevano andare a scuola a piedi da casa, usciti da scuola andare al doposcuola e poi tornare a casa, in totale indipendenza. Infatti non avevano bisogno di uscire dai confini della comunità per migranti in cui vivevano (A-08/06/2012). 102 Lo studio sui risultati accademici condotto da Lai et al. (2012) dimostra che il livello degli studenti che frequentano le scuole per migranti si riduce sensibilmente in proporzione al tempo passato a Pechino. 140

141 delle raccomandazioni, ma non è stata emanata alcuna legge specifica, né sono stati destinati dei finanziamenti a quelle aree che ospitano una notevole percentuale di migranti (Goodburn, 2009). L assenza di misure valide a livello nazionale potrebbe significare che la soluzione del problema non ha alta priorità per il governo centrale. D altra parte le chiusure cui sono soggette molte scuole per migranti potrebbero essere interpretate come un rifiuto dello Stato ad accettare una risposta privata alle necessità della popolazione (Goodburn, 2009). È stato osservato nel precedente capitolo che lo Stato si è gradualmente ritirato dalla fornitura di servizi sociali ed è tuttora in atto una imponente riforma del welfare. Il fatto che i migranti ricorrano a delle scuole autogestite dalle comunità per fornire un istruzione di base ai figli è osteggiato dai governi locali, come se le scuole per migranti costituissero una minaccia al potere statale. Tali strutture possono essere interpretate infatti come una forma di usurpazione del monopolio statale dell istruzione (Goodburn, 2009), oltre che come l emergere di tensioni tra lo Stato e la società civile cinese (Kwong, 2004). Ne è un esempio evidente il fatto che altri paesi, come il Bangladesh o l India, hanno un approccio totalmente diverso nei confronti dell istruzione dei più poveri o dei migranti: lo Stato infatti non ostacola ONG o altre organizzazioni non-profit che tentano di garantire un accesso all istruzione alle fasce meno abbienti della popolazione (Goodburn, 2009). L opinione di autori come Chen e Feng (2013) è che la situazione in Cina sia, tuttavia, molto diversa da quella di altri paesi. Si prenda il caso dell India, le cui scuole private, anche quelle prive di licenza, ottengono risultati di molto superiori rispetto alle scuole pubbliche (Tooley et al., 2011). In Cina, invece, come si avrà modo di dimostrare nel capitolo successivo, le scuole private per migranti offrono un insegnamento di qualità molto inferiore rispetto alle scuole pubbliche. Chiaramente i contesti dei due paesi non sono paragonabili per via di evidenti differenze politiche e sociali, è probabile che l investimento indiano nell istruzione pubblica sia inferiore a quello cinese, soprattutto le scuole cinesi per migranti sono molto più ostacolate nelle loro attività rispetto alle scuole private indiane (Chen, Feng, 2013). Se si segue la lettura di Goodburn (2009) le scuole verrebbero avversate perché 141

142 rappresentano una minaccia al potere statale. Le chiusure senza preavviso imposte dai governi locali sarebbero da intendere più in generale quale un concreto tentativo di o- stacolare la migrazione incontrollata della popolazione rurale di stato socioeconomico non elevato. Se infatti sono stati fatti enormi progressi negli ultimi vent anni per permettere ai bambini migranti regolari di frequentare le scuole pubbliche locali, d altra parte sono esclusi tutti coloro che sono privi dei documenti necessari ovvero quelle famiglie che non hanno un sufficiente capitale finanziario. La migrazione incontrollata viene così disincentivata, mentre si tenta di favorire quei migranti che contribuiscono attivamente all economia locale, per esempio gli imprenditori, gli acquirenti di immobili urbani, i giovani di talento che frequentano prestigiose università. Come notato nel precedente capitolo sono solo costoro ad ottenere permessi di residenza o addirittura lo hukou locale, spesso nella forma di blue-stamp hukou. Al contrario i migranti che non riescono ad ottenere tutti i permessi (di residenza, di lavoro) necessari, si ritrovano impossibilitati a iscrivere i loro figli nelle scuole urbane, e ciò ha delle ripercussioni su tutto il processo migratorio della famiglia. Anche qualora i figli riescano a completare gli studi nelle scuole per migranti, questi non avrebbero alcun valore, perché tali strutture non rilasciano diplomi o attestati equivalenti (Ming, 2014). In occasione delle chiusure forzate delle scuole per migranti, alcuni organi di stampa cinesi e internazionale hanno mostrato solidarietà ai genitori (Kwong, 2004). La stampa e i media nazionali sono considerati generalmente portavoce della posizione governativa e del partito, tuttavia spesso i media locali sono più indipendenti. Questi ultimi riescono pertanto a condurre delle vere e proprie crociate a sostegno delle scuole per migranti e in passato sono riusciti ad ostacolare, talvolta a impedire, la chiusura di alcune di queste strutture. (Goodburn, 2009). È curioso notare come anche tra i sostenitori delle scuole per migranti esistano punti di vista diversi (Ming, 2014). In particolare un approccio piuttosto liberale pone l accento sul diritto all istruzione dei bambini migranti in quanto membri della comunità urbana: si sottolinea il dovere per i governi locali di garantire a tutti i figli dei migranti l accesso alle scuole urbane poiché i loro genitori contribuiscono attivamente all economia locale e pagano le tasse (Kwong, 2004). 142

143 Tra questi sostenitori più liberali, emerge anche chi ricorre più in generale alla retorica dei diritti umani, uno dei quali sarebbe l inviolabile diritto all istruzione (Ming, 2014). In particolare il CLB (Chan, 2009) pone enfasi sull impegno preso dalla Cina nel 1992 con la ratifica della Convenzione dell Onu sui diritti dell infanzia (1989) in base alla quale il governo dovrebbe salvaguardare i diritti di ogni fanciullo che dipende dalla propria giurisdizione, senza distinzione di sorta e a prescindere da ogni considerazione di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o altra del fanciullo o dei suoi genitori o rappresentanti legali, dalla loro origine nazionale, etnica o sociale, dalla loro situazione finanziaria, dalla loro incapacità, dalla loro nascita o da ogni altra circostanza (Unicef, 1991). 103 Sostenitori più moderati pongono l accento sulle esternalità negative che il fenomeno può generare, in particolare in termini di aumento della criminalità (Ming, 2014). Essi esaltano la funzione positiva dell istruzione per i migranti ai fini della prevenzione del crimine. Si tratta di un analisi costi-benefici, che pone l enfasi sui benefici dell istruzione per i migranti, di gran lunga superiori ai costi che derivano dalla limitazione del loro percorso scolastico alla scuola media, impedendo loro di accedere all istruzione post-obbligatoria. Come si è avuto modo di appurare anche con la ricerca sul campo, quella di garantire l istruzione ai migranti quale strumento per prevenire l aumento della delinquenza è un opinione abbastanza diffusa (Kwong, 2004; Wang, 2011). In particolare un dirigente scolastico, il prof. Ding, si è detto convinto della necessità della presenza di scuole per migranti, sostenendo che chi apre la porta di una scuola, chiude una prigione (D1-D-5-21/12/2013). Questo concetto è specialmente ribadito nel caso in cui viene imposta la chiusura di qualche scuola per migranti, sebbene di solito si tratti di una debole protesta (Wang, 2011). Per quanto riguarda le chiusure, inizialmente si tendeva semplicemente a dichiarare le scuole illegali. Ultimamente invece che qualunque ragione addotta per giustificare la chiusura delle scuole per migranti è per lo più legata alle condizioni oggettive, al non raggiungimento degli standard governativi per le scuole private, o alle carenti condizio- 103 Il testo della convenzione, ratificata dall Italia nel 1991, è consultabile interamente presso il sito web dell Unicef: 17/04/

144 ni igienico-sanitarie (Kwong,2004). In sostanza il governo non può opporsi alle scuole per migranti solo in linea di principio o per ragioni politiche, in quanto le scuole hanno un alta utilità sociale. Soprattutto fino ai primi anni 2000, quando ben pochi erano stati gli interventi statali e ancor meno le chiusure, le scuole per migranti ricevevano una considerevole approvazione sociale (Kwong, 2004). Si ricordi che fino al 1996 le rette scolastiche proibitive impedivano di fatto ai migranti di frequentare le scuole pubbliche urbane, stime per gli anni novanta calcolano che tra i due e i tre milioni di bambini migranti fossero analfabeti proprio per queste barriere urbane (Guo, 2002). Per molti anni, quindi, le scuole per migranti hanno svolto un ruolo attivo di promozione dell istruzione tra i meno avvantaggiati (Kwong, 2004). I genitori non contestano tanto la chiusura in sé, o le motivazioni che vengono fornite dalle autorità, al contrario lamentano soprattutto l assenza di alternative per i loro figli. Sebbene in certi casi vengano indirizzati verso altre scuole pubbliche, insorgono difficoltà concrete, come la lontananza oggettiva della nuova scuola dalle loro abitazioni, oppure la documentazione richiesta (i cinque certificati). Questo fa sì che gli studenti migranti la cui scuola viene chiusa abbiano in realtà pochissime alternative: tornare al luogo di origine per completare gli studi nella condizione di figlio left-behind, oppure restare in città e interrompere gli studi. Entrambe le soluzioni comportano delle conseguenze psicologiche e sociali non indifferenti per questi minori. Pertanto occorre che i governi, oltre a chiudere le scuole per migranti, offrano alle famiglie l effettiva possibilità di iscrivere i figli in altre scuole urbane. I governi locali dovrebbero, cioè riconoscere l alta domanda di istruzione della popolazione migrante. In effetti un dirigente scolastico di una scuola per migranti di Pechino, che si è avuto modo di intervistare durante la ricerca del campo, si è espresso così in merito alle scuole per migranti e alla loro necessità: Il governo e gli organi di polizia sono perfettamente al corrente del fatto che la mia scuola esista, ma non muovono un dito per chiuderla, perché questa scuola è utile, senza di essa molti bambini migranti non avrebbero dove andare. Quando la società avrà gli strumenti adatti e lo Stato risolverà il problema dell istruzione per i migranti, sarò io stesso a fare un passo indietro e la mia scuola potrà essere chiusa (D1-D-6-22/12/2013). 144

145 Il fatto che in alcune città come Shanghai e Wuhan (Kwong, 2004) si sia riusciti a risolvere in parte la questione dell istruzione per bambini migranti è il segno che una soluzione è possibile. In primo luogo occorre riconoscere l esistenza del problema, in secondo luogo servono delle soluzioni di compromesso, il coinvolgimento attivo delle scuole pubbliche urbane, il rifiuto di misure drastiche quali la chiusura contemporanea di molte scuole del medesimo quartiere (Kwong, 2004). La via da seguire è quella dell integrazione armoniosa dei migranti in tutti i contesti sociali, quindi anche a livello scolastico. Il modello di Shanghai che ha almeno tentato di effettuare quest integrazione per alcune strutture è un esempio positivo che merita di essere ulteriormente portato avanti dalla stessa municipalità (per esempio coinvolgendo le altre scuole per migranti prive di licenza che rimangono nell ombra) e al contempo merita di essere esportato ad altre città, come Pechino. Fondamentale risulta infine vincere le resistenze della popolazione locale che dimostra poca tolleranza e tuttora osteggia in molti casi la presenza di migranti nelle classi dei propri figli (Ming, 2014). Un ultimo aspetto rimane senza soluzione ed è quello degli esami statali di accesso al liceo (zhongkao) e all università (gaokao). Purtroppo l esclusione da questi esami degli studenti migranti è strettamente legata al sistema dello hukou e al bagaglio di privilegi e barriere che esso implica. Solo la possibilità di accedere all istruzione secondaria e terziaria nelle città potrà permettere ai migranti di seconda generazione di sentirsi finalmente parte del contesto urbano dove pur sono nati o hanno trascorso gran parte della propria vita (Chan, 2009). Su questo fronte la situazione è ancora statica, infatti anche in città come Shanghai che hanno avviato delle riforme a favore degli studenti migranti, permane per questi il divieto di sostenere gli esami. Recenti sperimentazioni mostrano una certa apertura ai non-locali per il sostenimento del gaokao, per esempio nelle province dello Shandong, Heilongjiang, Jiangsu, Fujian, Guangdong, ma è presto concludere se questo rappresenti un vero e proprio punto di svolta, perché solo una ridotta percentuale di ragazzi soddisfa tutti i requisiti (Ming, 2014). 104 Nell assenza di una soluzione definitiva del problema dell istruzione, le scuole per 104 Gli ammessi agli esami sono quegli studenti che hanno risieduto a lungo nella provincia di arrivo. 145

146 migranti continuano ad essere necessarie soprattutto nelle aree urbane con alta concentrazione di migranti. È emerso anche dalla ricerca sul campo a Pechino che le scuole pubbliche urbane, specie quelle in periferia, non riescono a soddisfare la domanda di istruzione dei migranti. Ciò rende evidente che nell immediato non si potranno eliminare tutte queste strutture, al contrario non è azzardato prevedere un periodo di transizione simile a quello in atto a Shanghai, con la coesistenza di strutture private per migranti e pubbliche per locali aperte ai migranti. Col prossimo capitolo si porteranno a esempio delle situazioni specifiche della municipalità di Pechino per comprendere l evoluzione delle scuole per migranti, i punti di forza e di debolezza di questo sistema scolastico parallelo a quello ufficiale statale. Figura 2.3 Bambini in attesa di cominciare la lezione Una classe della sezione materna della scuola B (12/06/2012) 146

147 3. Il profilo delle scuole per migranti: il caso di Pechino 1.1 Organizzazione della ricerca sul campo Al fine di comprendere appieno la marginalizzazione cui sono sottoposti i bambini migranti, soprattutto quelli di origine rurale che vengono esclusi dall istruzione pubblica urbana, è stato effettuato uno studio diretto sul campo. In due momenti distinti, nella primavera del 2012 e nell autunno del 2013, si è proceduto alla visita di sei scuole per migranti distribuite nel territorio periurbano di Pechino. Le testimonianze degli insegnanti e dei dirigenti delle scuole hanno permesso di far luce sulle precarie condizioni in cui versano non solo le strutture scolastiche ma soprattutto i loro alunni. L organizzazione della ricerca è avvenuta di concerto con una collega giapponese, Mayu Horie, ideatrice del progetto iniziale, con la quale sono state condotte le prime visite nel giugno I primi contatti con le scuole sono stati presi tramite un organizzazione non governativa basata a Pechino, la Dagong Zhi You (Gli amici dei migranti), che fa capo a Zhang Zhiqiang. Quest ultimo, originario della provincia del Sichuan, è un influente personaggio a livello nazionale nel campo della difesa dei diritti dei migranti. Oltre a essere il referente dell ONG, Zhang è anche interessato alle vicende dei bambini migranti, recentemente ha prodotto infatti un indagine accurata sulle scuole per migranti della capitale (Zhang, 2012). Nel 2012 sono state visitate tre scuole, di cui due situate nel distretto di Chaoyang e una nel distretto di Fengtai (quest ultima è stata chiusa nel febbraio 2014). Le scuole sono state contattate grazie all aiuto di Zhang Zhiqiang, che ha fornito una lista di alcune scuole per migranti di Pechino, presumibilmente quelle più disposte ad accettare visite di estranei. A conclusione di questa prima parte della ricerca, che ha compreso anche alcuni colloqui con gli alunni delle scuole, Zhang si è reso disponibile per un incontro in cui ha raccontato parte delle sue esperienze nel campo della tutela dei diritti dei migranti, nonché alcuni aspetti della sua esistenza a Pechino. 147

148 Approfittando della possibilità offerta dal programma di studio Overseas, durante il semestre trascorso a Pechino si sono riprese le fila della ricerca avviata nel Alla fine del 2013 si è proseguito con la visita di altre tre scuole, questa volta poste nel distretto di Changping. Contemporaneamente si sono tenuti rapporti con Zhang Zhiqiang e con Bai Yun, di un altra ONG, la Nongmin Zhi Zi (I figli dei migranti). Ogni visita delle sei scuole ha avuto il suo fulcro nell intervista al preside, cui sono state poste domande incentrate sulle condizioni oggettive della scuola. Quindi si è partiti con l anno di apertura, si è proseguito con il numero di alunni iscritti, il numero di docenti, le classi attive (se solo elementari o anche materne e medie). Per avere un idea del livello di insegnamento impartito si è chiesto, quale fosse l età media dei docenti e quanti gli anni di esperienza lavorativa. Nel 2012 le domande hanno poi riguardato prevalentemente aspetti concreti della gestione della scuola, per esempio la giornata tipica del preside, oppure aspetti psicologici quali il carattere degli alunni. Nel 2013 si è avuto modo di articolare le domande in modo leggermente diverso, limitando quelle sulla condizione della scuola e invece aggiungendo riferimenti alla situazione politica attuale. La delicatezza dell argomento di ricerca ha richiesto la supervisione finale di Zhang Zhiqiang e Bai Yun, che in momenti diversi hanno controllato che le domande effettivamente fossero neutre e prive di provocazioni. Ai dirigenti delle tre scuole di Changping sono state sottoposte ventisei domande divise in tre gruppi relativi rispettivamente alla situazione oggettiva della scuola, agli alunni e al loro percorso di crescita, al destino delle scuole per migranti e del fenomeno migratorio. Le aggiunte rispetto alla prima fase di ricerca sono state relative alla discriminazione percepita, all opinione degli intervistati nei confronti delle demolizioni e della riforma del sistema dello hukou. Laddove i presidi hanno mostrato maggiore apertura e confidenza, soprattutto durante le interviste del 2012, è stata anche effettuata una visita completa degli edifici scolastici e sono stati incontrati alcuni alunni. Per i bambini non sono state previste delle interviste strutturate, come quelle proposte ai docenti, ma solo dei colloqui informali per evitare di inibirli e permettere loro di aprirsi maggiormente. Nel 2013 i contatti coi bambini sono avvenuti limitatamente a un centro culturale situato a Changping. 148

149 Per riportare le interviste effettuate, si è adottata un indicazione bibliografica che comprende diverse parti: - indicazione del docente (D) seguita da un numero cardinale, nel caso in cui sia stato intervistato più di un docente in una stessa scuola (D1, primo docente intervistato; D2, secondo docente); - indicazione della scuola visitata (una lettera compresa tra A e F); - numero indicante la domanda cui il docente risponde; - data nel formato gg/mm/aa. Per esempio D2-A-22-20/05/2012 è la sigla che indica la risposta data dal secondo docente intervistato nella scuola A alla domanda 22 in data 20 maggio Per l intervista di Zhang Zhiqiang si ricorre a un metodo analogo, indicando l intervistato con Zh, il numero della domanda e la data dell intervista. Infine per i bambini non sono state previste delle interviste strutturate. Le testimonianze da essi rilasciate verranno indicate solo con la lettera per la scuola e la data. La ricerca effettuata si colloca pienamente nel filone descrittivo del fenomeno ma non ha previsto un analisi qualitativa empirica del livello di istruzione impartita nelle scuole per migranti. Le analisi tecniche sulla qualità dell istruzione che effettivamente i migranti ricevono nelle zone urbane prevedono lunghe interviste a campioni considerevoli di scolari migranti e locali al fine di assestarne il livello scolastico (Lai et al., 2012). Ciò rappresenta una difficoltà notevole per i ricercatori, in particolare per quelli di nazionalità non cinese. È infatti necessario valutare la qualità delle scuole per mezzo di confronti tra quelle statali e quelle per migranti. Le scuole pubbliche tuttavia sono raramente accessibili ad estranei, contraddistinte da livelli di competitività tali da rendere impossibili interruzioni di qualsiasi sorta agli studenti degli ultimi anni (del nono anno, in particolare). 1.2 Scelta delle scuole, contatti e ostacoli In considerazione delle reticenze di molti intervistati e del fatto che le scuole per migranti costituiscono ancora un argomento sensibile in Cina, si è scelto di adottare 105 Questi riferimenti sono stati modellati sul metodo adottato da Liu, Jacob (2013). 149

150 nomi fittizi per indicare i docenti e i bambini intervistati, e soprattutto di non riportare i nomi e le esatte posizioni delle scuole per migranti visitate. Quindi le sei scuole che si è avuto modo di visitare saranno indicate con delle lettere alfabetiche: A, B, C, D, E, F. Le scuole A, B, C e D sono state raggiunte attraverso un elenco di alcune scuole di Pechino fornito da Zhang Zhiqiang. La peculiarità di queste prime quattro strutture è che si trovano in un distretti diversi e molto distanti della città di Pechino: la scuola A e la B sono site a Chaoyang, la scuola C era situata nel distretto di Fengtai, infine la scuola D è collocata nella parte sudoccidentale del distretto di Changping. In particolare Chaoyang e Changping sono due distretti ad alta concentrazione di migranti nella municipalità di Pechino, diversamente da Fengtai dove le scuole per migranti non sono molto numerose. La scuola A si distingue dalle altre cinque perché non ha un proprietario ma al contrario è stata fondata da una ONG, la Dagong Qingnian Yishu Tuan (Compagnia artistica dei giovani migranti), riconducibile a un cantante originario della provincia dello Henan. Ciascuno dei dirigenti delle prime quattro scuole è stato prima contattato telefonicamente, partendo dall elenco di Zhang Zhiqiang. L ipotesi che queste primi dirigenti fossero maggiormente predisposti all incontro con estranei e visitatori è dettata dalla constatazione che si sono detti sin da subito disponibili alle interviste e anzi hanno mostrato le proprie scuole con orgoglio. Le restanti due scuole, la E e la F, non figurano nella lista di Zhang Zhiqiang e hanno permesso di conoscere meglio una realtà, quella di Changping, che in molto differisce da Chaoyang, Fengtai e Haidian, in parte per la posizione maggiormente periferica, in parte perché lo sviluppo urbanistico qui procede più lentamente. Le scuole E ed F sono state individuate grazie alle indicazioni fornite di volta in volta dai presidi intervistati, cui è stato chiesto di suggerire il contatto di un altra scuola. In questa seconda fase delle ricerche la difficoltà più evidente è stata rappresentata dalla diffidenza dei presidi e delle altre parti intervistate. Grazie alle raccomandazioni dei singoli presidi, tuttavia, si è potuto attuare nel piccolo un sistema di guanxi (contatti sociali) che ha contribuito ad attutire le iniziali reticenze degli intervistati e ha permesso loro di aprirsi. 150

151 Il preside Ding della scuola D ha infatti fornito i contatti di due colleghi, dirigenti di due scuole per migranti, la D3 e la F. Il primo preside ha rifiutato qualunque incontro, mentre il prof. Shi della scuola F ha acconsentito, seppur malvolentieri, a rilasciare un intervista. A sua volta il prof. Shi ha poi segnalato un collega, il preside Zhang della scuola E, non molto lontana dalla scuola F. È presumibile che entrambi i due intervistati non fossero abituati alle visite di ricercatori, diversamente dai primi quattro intervistati. Il prof. Shi ha infatti così esordito prima ancora di leggere le domande dell intervista: Noi cinesi siamo molto ben disposti nei confronti degli stranieri che arrivano nel nostro Paese e diamo loro il benvenuto. Ma per quanto riguarda le visite alle nostre scuole, ci è richiesto di fare molta attenzione. Per dirla senza giri di parole, il nostro governo non intende mostrare degli aspetti negativi ai visitatori stranieri, né che questi ottengano risonanza a livello internazionale. Dunque siamo cauti nel ricevere questo genere di interviste, non vogliamo che quanto detto in simili circostanze possa essere trasmesso ai media stranieri (D1-F-0-24/12/2013). Superate le prime resistenze, tuttavia, le interviste sono procedute in modo soddisfacente, forse con ancor maggiore professionalità, aprendo spiragli sulla realtà del distretto di Changping, che attualmente ospita il numero maggiore di scuole per migranti. 1.3 Le ONG Dagong Zhi You e Nongmin Zhizi e il ruolo di Internet Il sichuanese Zhang Zhiqiang è giunto a Pechino nel 2002 per lavorare nel settore dell edilizia. Come spesso accade ai lavoratori edili, anche Zhang è stato vittima di un ritardo nei pagamenti. L esperienza guadagnata col ricorso alle vie legali per riscattare i 120 RMB (circa 15 euro odierni) e studi da autodidatta gli hanno permesso di maturare una conoscenza del sistema giuridico cinese e degli strumenti legali a disposizione dei lavoratori migranti (Zh-10-16/06/2012). Ciò lo ha portato a divenire un paladino dei diritti dei lavoratori migranti. Zhang nel 2007 ha infatti fondato una ONG, la Dagong Zhi You (Amici dei migranti), allo scopo di fornire consulenze legali ai lavoratori migranti (Gongmin Xingdon, 2009). Uno degli aspetti su cui oggi si focalizza maggiormente l attività di tale ONG è l istruzione dei bambini migranti ed in particolare le scuole per migranti esistenti nella 151

152 capitale (Gongmin Xingdong, 2009). L indagine piuttosto completa effettuata da Zhang nel 2012 e disponibile sul sito web dell ONG offre un chiaro quadro della situazione pechinese ed un elenco aggiornato delle scuole per migranti, difficilmente reperibile altrove (Zhang, 2012). Domiciliato a Pechino, ma spesso lontano dalla capitale per lavoro o ragioni di sicurezza, Zhang Zhiqiang è stato incontrato una volta nel 2012 ed è stato un punto di riferimento durante tutto il periodo di ricerca, perché in possesso dei contatti di numerose scuole, oltre ad essere parecchio addentro alle dinamiche delle scuole per migranti. Nella seconda fase delle ricerche, Zhang stesso ha fornito anche il contatto di un altra ONG, la Nongmin Zhizi (I figli dei migranti), di cui è responsabile Wang Chunhua, coadiuvata da Bai Yun. L ONG è sorta nel 2006 grazie ai volontari dell Università Normale di Pechino. Wang Chunhua non solo coordina le attività rivolte ai bambini migranti, ma organizza anche gruppi di studio rivolti agli insegnanti e ai genitori dei bambini migranti. Bai Yun nello specifico si occupa della gestione del centro culturale, dipendente dalla medesima ONG, che ha sede in un villaggio urbano nel distretto di Changping. Il centro è un doposcuola aperto tutti i giorni in una fascia oraria strategica, dalle 16 alle 18, cioè immediatamente dopo la fine delle lezioni, per ospitare quei bambini i cui genitori rincasano più tardi. Si presenta come una grande sala di lettura, una sorta di biblioteca per bambini, con un ufficio per gli adulti. Nel finesettimana si organizzano delle attività di artigianato e ludiche che coinvolgono i bambini e i genitori. Questi ultimi sono invitati a partecipare ai gruppi di studio per adulti di Wang Chunhua che riscuotono un discreto successo. Il centro organizza persino campi invernali ed estivi per i bambini durante le vacanze scolastiche. 106 Frequentando il centro culturale è stato possibile instaurare rapporti di confidenza con alcuni bambini, con i tutor responsabili delle attività giornaliere, con alcuni genitori che restavano nell ufficio del centro per dare una mano nella gestione. Questi contatti sono stati utili per inquadrare il fenomeno migratorio e la questione dell istruzione dei 106 Di norma sono le scuole pubbliche ad organizzare delle attività fuori porta per i propri alunni, mentre le scuole per migranti non sempre prevedono simili programmi. 152

153 bambini migranti sotto il profilo umano e psicologico, oltre che verificare praticamente i dati statistici attualmente disponibili. Entrambe le ONG hanno un attiva partecipazione sul web. Zhang Zhiqiang e il suo staff curano un sito legato alle scuole per migranti di Pechino, sempre aggiornato, dove sono disponibili la missione dell ONG, inchieste, sondaggi, notizie giornalistiche di rilievo per gli studenti migranti, commenti degli addetti ai lavori, testimonianze degli insegnanti. 107 Wang gestisce attivamente il blog dell ONG in merito ai gruppi di studio (xuexi quan) che coinvolgono soprattutto gli adulti. 108 Lo staff dell ONG, e dunque anche Bai Yun, gestisce un blog specifico per il centro culturale, Nongmin Zhi Zi. 109 Emerge un attiva partecipazione sulla rete di queste ONG, talvolta anche con l ausilio dei volontari universitari. Sebbene non sempre i blog e i siti siano attivi e aggiornati, la varietà di piattaforme disponibili permette alle ONG di dar voce alla propria missione in difesa del diritto allo studio dei migranti. Internet ha un ruolo più che mai attivo in Cina e rappresenta ormai una fonte autorevole. Per esempio i volontari universitari, che tramite le ONG raggiungono le scuole per migranti e con esse collaborano, sono anche soliti riportare sul web il risultato delle loro ricerche, testimonianze fotografiche e commenti. Ne risulta una documentazione preziosa, talvolta confluita nella sezione enciclopedica (Baike) del motore di ricerca cinese Baidu (omologo di Google). Le fonti virtuali sono state spesso confrontate con quanto direttamente emerso dalla ricerca e dunque è emerso un quadro più completo dell evoluzione storica del fenomeno a Pechino. Due casi servono a esemplificare l importanza delle fonti web utilizzate. Il centro culturale legato all ONG Nongmin Zhi Zi è stato frequentato in giorni di regolare atti- 107 Beijing Dagong Zidi Xuexiao, 07/06/2014 Fino al 2013 esisteva un altro sito web, poi chiuso, rivolto alla popolazione migrante residente a Pechino. Zhang ha curato inoltre, almeno fino al 2010, un blog sul portale Sina che raccoglieva materiale multimediale e testimonianze sulle scuole. Il blog è ancora consultabile: Dagong Zhi You de Boke, Blog.sina 07/07/ Zhuguang Tongxunm, Blog.sina 07/06/ Beijing Nongmin Zhizi Xuexi Zhongxin, Blog.sina 07/06/2014. L ultimo aggiornamento del blog risale al

154 vità, ma è grazie ai blog che si è potuto constatare come effettivamente il centro abbia organizzato attività di medio calibro che hanno coinvolto numerosi bambini e adulti della comunità in cui il centro sorge. Insomma i resoconti del personale incontrato al centro culturale sono stati ampiamente confermati dalle testimonianze registrate sui blog collegati all ONG. 110 Una seconda occasione ha rivelato l utilità delle fonti web. Infatti solo attraverso internet si è giunti a conoscenza della chiusura di una scuola visitata nel giugno La scuola C è stata chiusa nel febbraio 2014, a ricerche concluse, e per fortuna alcune testate giornalistiche online ne hanno riportato la notizia. Diversamente nulla si saprebbe del destino della scuola, né tantomeno dei suoi alunni Obiettivo della ricerca Sin dalle prime fasi della ricerca, l obiettivo è stato quello di conoscere il ruolo delle scuole per migranti nella società urbana pechinese e il servizio concretamente svolto a favore delle comunità di migranti entro cui le scuole sono collocate. In quanto capitale del Paese, Pechino è la città su cui si è concentrata in assoluto la maggior parte delle analisi sull istruzione dei migranti fin qui condotte da osservatori cinesi e occidentali. Sin dagli anni novanta la capitale ospita numerose scuole per migranti, molte delle quali ancora attive, infatti il processo di assorbimento dei bambini migranti nelle scuole pubbliche procede a rilento rispetto alla municipalità di Shanghai. Inoltre Pechino è stata protagonista di più ondate di chiusure di scuole per migranti che secondo lo Human Rights Wacth (2006) sarebbero state effettuate per svuotare la città 110 Per esempio Bai Yun, responsabile diretta del centro culturale aveva testimoniato delle attività organizzate in occasione di particolari momenti dell anno, come il 21 dicembre, solstizio di inverno. Ciò ha trovato pieno riscontro nelle testimonianze fotografiche sul blog Zhuguang Tongxun. 111 Ji Xiujun (2014), Beijing Shi Fengtaiqu Shiji Xuexiao Kaixueri Yin Cun Anquan Yinhuan Zao Ting Shui Dian, Zhongguo Jiaoyu Bao 13/03/2014 Si noti a tal proposito che l articolo è stato bloccato dal motore di ricerca Baidu, è stato raggiunto solo attraverso la web cache di Google.com. Per fortuna anche se Google non permette il collegamento diretto al sito, ha infatti mantenuto in memoria (la web cache appunto) una fotografia dell articolo che è stato così consultato. Anche questo è indice del margine di libertà con cui si può affrontare la problematica del fenomeno migratorio interno cinese e tutte le vicissitudini correlate. 154

155 dai migranti in previsione dei giochi olimpici del Le chiusure sono state effettuate massicciamente anche nel Ciò dimostra che la realtà pechinese delle scuole per migranti per molti aspetti possiede tratti unici, in parte ancora inesplorati dalla letteratura disponibile. 112 La prima parte della ricerca del 2012 ha avuto un obiettivo principalmente conoscitivo. Per questo, grazie alle indicazioni di Zhang Zhiqiang, sono state selezionate scuole molto diverse tra loro per posizione geografica, gestione e condizioni architettoniche. La partecipazione della popolazione migrante era un incognita, con le prime interviste si è pertanto appurato che genere di utenza attira questo genere di scuole. In sostanza le domande alla base di questa prime interviste si possono riassumere con i seguenti interrogativi: da quanto tempo esistono le scuole? Chi le frequenta e per quali ragioni? Esistono delle differenze nella provenienza regionale degli studenti? Come vengono gestite le scuole? Chi insegna e come lo fa? Rette scolastiche e stipendi sono adeguati e all altezza dei livelli nazionali statali? Molto spazio è stato anche dato alla dimensione psicologica. E dunque ci si è chiesto come i docenti si preoccupassero dello sviluppo psicofisico degli alunni, quali speranze nutrissero nei confronti dei bambini, quali punti di forza e quali aree di miglioramento questi individuassero nella struttura scolastica. Come il capitolo precedente ha rivelato, in più città del Paese sono state prese misure per risolvere o frenare il fenomeno delle scuole per migranti. La capitale invece ha mostrato lentezza nell affrontare la proliferazione incontrollata di scuole per migranti, poi improvvisamente sono state chiuse in massa. Uno degli interrogativi che ha guidato la ricerca nella seconda fase è stato cercare di capire se le scuole rimaste svolgono un ruolo attivo e necessario per la popolazione migrante in età scolare. Ed in particolare perché alcune scuole sono rimaste nella capitale e continuano ad operare, mentre altre sono chiuse. Ci sono nessi tra la chiusura e le condizioni oggettive delle scuole? Quali variabili rendono più probabile la chiusura di una scuola? Ad ognuno dei dirigenti intervistati nel 2013 è stata chiesta la propria opinione nei confronti delle repentine chiusure 112 Kwong (2004); Kwong (2011); Goodburn (2009); Liu, Jacob (2013); Lu, Zhou (2013); Ming (2014). 155

156 delle scuole per migranti e nei confronti delle ragioni sottese a tali scelte drastiche. Alla base della seconda fase della ricerca c è stata anche un approfondita analisi dei fattori istituzionali che ostacolano la popolazione migrante nelle aree urbane. Nel novembre 2013, mentre si organizzavano le visite delle tre scuole, è stato reso noto il comunicato del terzo plenum del XVIII Comitato Centrale del PCC. Il terzo plenum è notoriamente considerato fondamentale per la previsione delle azioni adottate dal partito e dunque dal governo cinese. Ebbene la stampa nazionale e mondiale ha salutato con viva speranza le comunicazioni, in parte sorprendenti, di questo terzo plenum. A parte la conferma dell allentamento della politica del figlio unico (cfr.: cap.2), il documento programmatico ha anche annunciato l intenzione di avviare una riforma del sistema dello hukou entro il 2020 (cfr.: cap.1). Queste considerazioni hanno quindi portato a una serie di interrogativi relativi appunto all impatto di una simile misura (seppur solo annunciata) sulle scuole per migranti, quali effetti potrebbe avere l abolizione dello hukou sul destino delle scuole e come i diretti interessati, i migranti, accogliessero la notizia. Durante tutte le sei interviste ai presidi si è cercato di sondare quale fosse l obiettivo a lungo termine delle scuole. Se si prefiggessero di continuare ad operare e quale fosse la loro posizione di fronte all eventuale ostruzionismo subito. È necessario che le scuole per migranti continuino ad operare? Lu e Zhou (2013) mettono in luce molto negativa le scuole per migranti poiché sono appunto segregate e isolano i bambini migranti dai loro pari urbani. Questo isolamento è visto come il principale fattore discriminatorio (Lu, Zhou, 2013). Dunque si è voluta anche sondare quale fosse la discriminazione percepita dai presidi e dagli alunni, quanto essere definiti contadini-operai (nongmingong) possa effettivamente influire sull esistenza dei minori migranti. Infine, considerato che l istruzione per migranti, almeno nella capitale, continua ad essere un interrogativo aperto, ci si è chiesti quale fosse la soluzione migliore per i bambini migranti. Dove è meglio che essi studino: in campagna come orfani bianchi ma alunni a pieno diritto delle scuole pubbliche, oppure in città nelle scuole private per migranti? Con massima cautela si è tentato di sondare anche l opinione che gli intervistati 156

157 avessero anche in merito all intervento dello Stato. Si è chiesto se essi pensano che lo Stato potrebbe fare di più di quanto fatto sinora, se nutrono delle speranze nei confronti del futuro del fenomeno migratorio cinese. I casi studio presentati in questo capitolo si propongono di riassumere quanto osservato, facendo idealmente dialogare gli intervistati di cui si confronteranno opinioni e punti di vista per individuare le risposte agli interrogativi proposti. 2.1 La popolazione migrante a Pechino: i villaggi urbani (chengzhongcun) In base ai dati dell ultimo censimento, nel 2010 la popolazione della capitale cinese contava oltre 19 milioni di abitanti, che nel 2012 avrebbero raggiunto i milioni, secondo stime non ufficiali. Non è la città più popolosa del Paese, dal momento che Shanghai nel 2013 contava ben 23 milioni (World Population Review, 2014). Naturalmente questi abitanti registrati dai censimenti ufficiali sono soltanto gli abitanti regolari, ufficialmente in possesso dello hukou locale o di un permesso di residenza, il termine con cui vengono indicati è infatti popolazione permanente (changzhu renkou). 113 Alla fine del 2013 a Pechino gli abitanti in possesso di hukou locale erano solo 13 milioni, i restanti 8 milioni erano provenienti da altre località del Paese. Inoltre l 86,3% (18 milioni) della popolazione permanente era costituito da cinesi in possesso di hukou urbano, anche se non necessariamente di Pechino (Feng, 2014). Ciò dimostra che tra i residenti a lungo termine non locali, la maggior parte è proveniente da altre città. 114 La popolazione permanente non locale è aumentata notevolmente negli ultimi decenni. Solo 1,54 milioni di migranti vivevano a Pechino nel 1997, nel 2010 erano già 7,05 milioni (Liu, Jacob, 2013), per poi raggiungere i circa 8 milioni del L aumento della popolazione migrante nelle città cinesi comporta anche un aumento del numero di bambini e giovani migranti che nascono nelle città o vi si trasferiscono 113 Per popolazione permanente si indicano coloro che risiedono in quel determinato luogo da almeno sei mesi. Ancora una volta risulta esclusa la popolazione fluttuante, cioè i residenti da meno di sei mesi o coloro che non hanno ottenuto permessi di residenza temporanea (NBS, 2013). 114 Per ulteriori dati relativi alla popolazione di Pechino si rimanda all articolo Ren Feng (2014), Beijing Huji Renkou 2013 Nian Zengjia 18.8 Wan Renkou, Xinhuawang 26/04/

158 giovanissimi. La città di Pechino è un chiaro esempio del fenomeno. Se nel 1997 si contavano solo 155 mila bambini (0-14 anni) non locali, nel 2006 avevano raggiunto già le unità (Liu, Jacob, 2013). Statistiche non ufficiali riportano per il 2014 un gruppo di 700 mila bambini migranti nella capitale cinese (Ming, 2014). La maggior parte di questi minori è in età scolare (6-14 anni) e necessita di accedere all istruzione, ma per una saturazione delle scuole statali, almeno un terzo è costretto a frequentare le scuole per migranti (Ming, 2014). Esistono ancora a Pechino numerosi migranti che non possono procurarsi i cinque documenti necessari per iscrivere i propri figli alle scuole statali, primo fra tutti il certificato di residenza temporanea (zanzhuzheng). 115 E ciò implica che i bambini migranti non inclusi nel sistema statale potrebbero essere ancora numerosi, proprio perché sfuggono ai registri ufficiali. Nonostante i controlli delle forze dell ordine locali, date le dimensioni della capitale, è comprensibile che vi siano dei migranti irregolari. La popolazione non locale, specie se di origine rurale, si concentra prevalentemente in specifiche comunità di migranti (chengzhongcun) o villaggi urbani (Fan, 2011). La maggior parte di questi villaggi di migranti (il cinese usa frequentemente il termine cun, villaggio ) è collocata nelle zone periferiche della città, in quei distretti suburbani molto prossimi alle aree rurali circostanti (Zhang, 2001; Ming, 2014; Fan, 2011). Attualmente Pechino possiede 753 m 2 di zone periurbane (chengxiang jiehebu), situate oltre il quinto anello della circonvallazione, dove solo il 21% della popolazione è in possesso di hukou locale, mentre oltre l 83% è migrante, per un totale di oltre un milione di non-locali. In queste aree di Pechino si contano 227 villaggi amministrativi, a fianco ai quali sono sorti 450 villaggi naturali non amministrativi (Zhang, 2012). 116 Sono pochi i migranti che si allontanano da questi villaggi, per via dei costi notevoli necessari per attraversare la città o per il timore di essere trovati sprovvisti dei permessi necessari, pochissimi hanno avuto modo di visitare la celebre piazza Tiananmen, per 115 Per i cinque documenti (wuzheng) si rimanda al capitolo precedente. 116 Il cinese usa il termine ziran cunluo, villaggi naturali, per indicare quegli agglomerati sorti spontaneamente che non costituiscono delle unità amministrative, diversamente dai villaggi amministrativi (xingzheng cunluo) che dipendono invece dai governi rurali (Liu et al., 2013). 158

159 esempio (Ming, 2014). 117 Figura 3.1 Suddivisioni amministrative della municipalità di Pechino Fonte: ebeijing.gov.cn (2014) Questi villaggi sono delle vere e proprie enclavi della popolazione non-locale, sorgono nei distretti a maggiore concentrazione di migranti, quali Chaoyang, Haidian, Fengtai, Changping, Daxing (cfr.: figura 3.1). Ed è proprio in queste comunità di migranti che sorgono le scuole private per i bambini non-locali. Le condizioni di queste 117 Analogamente è stato registrato per quei migranti che si recano a Shanghai (Ming, 2014; Lan, 2014). Si recano una volta sul Bund, fanno una foto ricordo con lo skyline tipico di Pudong alle spalle e la inviano ai parenti rimasti nelle aree di origine, quasi a testimoniare di essere riusciti a raggiungere la meta. Nei mesi successivi non torneranno più in queste zone turistiche (Lan, 2014). 159

160 strutture scolastiche ricalcano quelle degli altri edifici che sorgono in questi villaggi urbani: piccole abitazioni in cemento ad uno o due piani, circondate da terra battuta, prive di impianti moderni di riscaldamento (in sostituzione si utilizzano blocchi di carbone), e spesso solo dotate di semplici latrine ricavate in ambienti esterni all edificio principale. D altronde i villaggi stessi sembrano dei grandi mercati all aperto, con bancarelle e poche strade asfaltate che si snodano tra i gruppi di abitazioni. Il metodo migliore per attraversarli è quello di andare a piedi, o in alternativa arruolare un triciclo a motore (sanlunche). Nel periodo della ricerca sul campo si è avuto modo di visitare diversi di questi villaggi urbani di cui la città è costellata, sebbene non siano sempre ben segnalati. In diversi casi questi indirizzi non risultavano raggiungibili agevolmente, le mappe disponibili online (per esempio sul sito di Baidu.com) mostravano una semplice area bianca al posto dei villaggi. Soltanto con le istruzioni dei residenti si può raggiungere l ingresso delle comunità, spesso segnalato da un grande cancello in ferro battuto. Da quel cancello in poi, onde evitare di smarrirsi per vicoli senza nome, era necessario telefonare al proprio contatto che sarebbe giunto in soccorso dell ignaro visitatore. I villaggi al calare del buio sono scarsamente illuminati, mancano infatti dei lampioni che segnalino le strade propriamente. Non è raro incrociare diversi taxi, coi colori ufficiali delle compagnie pechinesi, ma anche i taxi neri, non ufficiali. Come osservato nel primo capitolo, frequentemente i migranti scelgono di fare i tassisti nelle aree urbane. A Pechino vige la regola che le compagnie di taxi possano assumere soltanto cittadini con hukou locale o permesso di residenza permanente. In realtà non è raro incrociare alcuni tassisti chiaramente non pechinesi e non pratichi della città. Un inchiesta del portale di informazione Sina ha effettivamente confermato che in molti casi delle false licenze in possesso di migranti siano intestate a prestanome pechinesi e che le auto siano proprio parcheggiate nelle aree periferiche della città, nei villaggi per migranti di Changping Shen Zhimin, Li Ning (2013), Beijingji Dige Jiang Che Zhuanzu Waidiren Zhuan Chajia Chetou Kong 40 Liang Che, Sina.com 28/05/

161 Queste villaggi urbani sono il centro dell esistenza di molti bambini, soprattutto di quelli che non frequentano le scuole pubbliche. Infatti molte scuole per migranti sorgono proprio entro i confini dei villaggi urbani. Accanto alla scuola elementare (e talvolta media), sorge anche una scuola materna per i più piccoli. Si è notata la presenza in zone limitrofe anche di doposcuola, uno dei quali è stato attivamente frequentato nel periodo finale della ricerca sul campo. Questo centro culturale è collegato all ONG Nongmin Zhi Zi (I figli dei migranti) e si trova in un villaggio del distretto di Changping, sebbene quotidianamente non accogliesse un numero elevato di ragazzi (tra i cinque e i quindici studenti dai 7 ai 16 anni) svolgeva un ruolo importantissimo per le famiglie. I bambini potevano infatti trascorrere due ore in compagnia dopo la fine delle lezioni prima del ritorno dei genitori. I responsabili organizzano inoltre molte attività che coinvolgono le famiglie, come corsi di artigianato o giardinaggio nei weekend, gruppi di discussione e studio per i genitori, campi invernali ed estivi per i bambini durante le vacanze scolastiche. 119 Un altro villaggio urbano visitato si trova nel distretto orientale di Chaoyang e ospita la scuola per migranti A, anch essa non facilmente raggiungibile. Poco distante, è stato allestito un museo della popolazione migrante, il cui ingresso è gratuito e che mostra primo nel suo genere in Cina molti aspetti della vita dei lavoratori migranti cinesi, con particolare enfasi su quelli più problematici (e anche i più scabrosi, come gli infortuni sul lavoro). 120 Come notato nel primo capitolo, spesso l esistenza dei migranti nelle città è molto precaria proprio per la difficoltà di reperire i permessi di residenza e di ottenere un alloggio. Fan (2011) ha elaborato i dati di molti sondaggi sui progetti futuri dei migranti, cercando di capire quali fattori possano influenzare il desiderio di stabilirsi definitivamente in città, migrare altrove o fare ritorno nelle aree di origine. Ebbene se spesso i 119 Di norma sono le scuole pubbliche ad organizzare delle attività fuori porta per i propri alunni, mentre le scuole per migranti non sempre prevedono simili programmi. 120 Tanto la scuola per migranti quanto il museo sono stati voluti e finanziati da un cantante, anch egli migrante dello Henan, di nome Sun Heng. Diversi articoli al riguardo sono disponibili sul web in lingua cinese e inglese, per una recente e ampia trattazione si rimanda a: Wang Tianyi (2013), Sun Heng, making migrant workers' voices heard throughout China, Cri-english.com 29/05/

162 lavoratori e le lavoratrici nelle fabbriche-dormitorio risultano essere non sposati, la maggior parte delle coppie sposate migranti o dei nuclei familiari risiede invece nei villaggi urbani (Fan, 2011). È comprensibile che questi villaggi urbani pertanto rispondano alla diverse necessità dei loro abitanti (sebbene temporanei), e quindi sorgono scuole, ospizi, negozi e ristoranti rivolti proprio alla popolazione migrante. È un meccanismo di autogestione che Goodburn (2009) ritiene possa essere inviso al governo locale pechinese e che per questo diventi oggetto di misure crude contrarie agli interessi della popolazione migrante. Si noti che questi villaggi urbani sorgono su suolo urbano, quindi di proprietà statale, gran parte delle abitazioni sono di proprietà di cittadini con hukou di Pechino che le affittano poi ai migranti. Come osservato da Lan (2014) per i villaggi urbani di Shanghai e da Zhang (2001) per il villaggio di Zhejiangcun a Pechino, la costante espansione urbanistica delle metropoli cinesi o le manovre volte a contenere l accrescimento delle comunità di migranti sono tra le più frequenti motivazioni di abbattimenti e chiusure dei villaggi urbani abitati prevalentemente da popolazione non locale. Nel 2010 è stato avviato un piano di urbanizzazione per la città di Pechino che prevede l ammodernamento e la ricostruzione di 50 villaggi urbani relativamente vicini al centro della città, dove la maggior parte della popolazione ( abitanti) ha uno hukou rurale, e i locali costituiscono la minoranza (Zhang, 2012; Liu et al., 2013). 121 La scelta di risiedere in questi villaggi urbani, circondati da migranti propri simili, è un chiaro indice della marginalizzazione cui sono soggetti i cittadini rurali privi di hukou pechinese (Kwong, 2011). Si raggruppano tutti in una stessa area per ragioni economiche (gli affitti più bassi), ma anche per ragioni culturali. La maggior parte dei migranti sceglie di vivere in comunità con alcuni conterranei (provenienti dalla stessa regione, parlanti lo stesso dialetto), che svolgono lavori simili, dotati di un simile livello culturale (scuola elementare o media). Questo secondo Kwong (2011) è dovuto alla ricerca di un maggior senso di sicurezza dei migranti che percepiscono l avversione e la discriminazione dei locali nei loro confronti. 121 I villaggi oggetto del progetto sono così distribuiti: 9 a Chaoyang, 8 ad Haidian, 8 a Fengtai, 8 a Daxing, 7 a Changping, 1 a Tongzhou, 1 a Shijingshan, 2 a Shunyi e 1 a Fangshan. 162

163 2.2 L accesso all istruzione per i migranti Il persistere delle scuole per migranti è dovuto in massima parte a due motivi: la difficoltà di alcuni migranti di frequentare le scuole statali e l obiettiva incapacità delle scuole statali di assorbire tutta la popolazione migrante in età scolare (Lai et al., 2012). Nonostante questi due aspetti problematici nella municipalità di Pechino si è gradualmente provveduto ad una maggiore apertura ai bambini migranti. Come è stato notato nel secondo capitolo, la legislazione sull istruzione non è molto efficace a livello nazionale, nonostante la recente modifica alla legge sull istruzione obbligatoria (2006). L aspetto maggiormente problematico è rappresentato dalla diversa implementazione a livello locale della legge e delle diverse linee guida suggerite dal governo centrale. Mentre alcune realtà locali si sono mosse di concerto con le indicazioni del Consiglio degli Affari di Stato, Pechino ha in parte esitato (Kwong, 2004). Un provvedimento cardine a livello nazionale è rappresentato dal Piano Temporaneo sull Istruzione dei bambini migranti del 1998, distribuito dal Ministero di Sicurezza Pubblica e dal Ministero dell Istruzione. Per la prima volta, infatti, si riconosceva il problema dell istruzione dei bambini migranti, e venivano proposte quattro diverse soluzioni da attuare a livello locale in base agli interessi delle singole realtà amministrative: ammettere i bambini migranti nelle scuole statali, aprire nuove scuole a finanziamento statale, sostenere le imprese che fondano scuole per migranti, promuovere le scuole private (Kwong, 2004; REAP, 2009). Questa normativa per la prima volta riconosceva che la responsabilità dell istruzione dei bambini migranti spettava anche ai governi di arrivo, come sarebbe stato ulteriormente chiarito nella legge sull istruzione obbligatoria del 2006 (Kwong, 2011). La flessibilità delle misure proposte dal governo centrale ha permesso ai diversi governi locali di interpretarle in base ai propri specifici interessi locali, per esempio molti preferirono la scelta di assorbire i migranti nelle strutture pubbliche, dietro il pagamento di rette speciali per non locali (jiedufei). La municipalità di Pechino è stata piuttosto lenta ad attuare quanto stabilito dal Piano Temporaneo del 1998, limitandosi ad emanare quello stesso anno un documento di discussione dal titolo Beijing s Plan To- 163

164 wards Children and Youth of Educational Age. Tale documento non aggiungeva nulla alle disposizioni governative, ma si limitava a dichiarare che le scuole per migranti dovessero essere chiuse e che le scuole statali dovessero aprire ai migranti. Di fatto però pochissimi bambini migranti soddisfacevano tutti i requisiti per iscriversi alle scuole pubbliche. Diversamente da altri governi locali più solidali con i migranti e le loro necessità (come Wuhan), il governo di Pechino aveva assunto un approccio poco tollerante. Enfatizzando per lo più il proprio ruolo normativo, il governo di Pechino aveva promosso l opzione di aprire ai migranti le scuole pubbliche e aveva ignorato, invece, il resto della direttiva del 1998, limitandosi a dichiarare illegali le scuole per migranti, perché contrarie alle norme nazionali sull istruzione (Kwong, 2004). Solo nel 2002 il governo di Pechino ha emanato una norma provvisoria sull istruzione dei migranti che ribadiva il concetto dell assorbimento dei migranti in scuole pubbliche, abbassando però i requisiti di accesso. Ne è un esempio l obbligo per le scuole di richiedere una tassa di studio temporaneo (jiedufei) che però doveva essere ridotta da 500 RMB (richiesti nel 2001) a 300 RMB per le scuole elementari. Le scuole medie erano autorizzate a richiedere il pagamento di una tassa di studio temporaneo non superiore ai 500 RMB (contro i 1000 RMB precedenti la norma provvisoria). I genitori erano tenuti inoltre a presentare dei documenti (i cinque documenti), tra cui il permesso di residenza temporaneo, che non è facilmente recuperabile per molti di coloro che non hanno un impiego fisso (Kwong, 2004). Sin dai primi anni duemila, tuttavia, il decentramento amministrativo della municipalità di Pechino ha portato all adozione di diverse misure a seconda dei distretti urbani. Capita quindi che alcune amministrazioni locali siano più tolleranti e che altre lo siano meno. Come si può osservare nella figura 3.1, la municipalità di Pechino si compone di quattordici distretti urbani e suburbani e due contee rurali, per un totale di sedici suddivisioni amministrative. Ognuno dei singoli distretti della città ha implementato le normative centrali sull istruzione dei migranti in modo diverso (Kwong, 2004). Nel 2001 due scuole del distretto di Xuanwumen (odierno Xicheng) hanno deciso di aprirsi agli studenti migranti (ne hanno accettati 40 l una, 80 l altra). L anno successivo il distretto 164

165 di Shijingshan ha visto la conversione di una scuola elementare pubblica in scuola per migranti a finanziamento statale. Questa struttura era a tutti gli effetti una scuola pubblica, i cui insegnanti avevano lo status di dipendenti pubblici. Sebbene gli studenti ammessi rappresentassero una sparuta minoranza, ad ogni modo si è trattato di un segnale positivo per la municipalità, che nel complesso continuava ad osteggiare le scuole private per migranti. Queste ultime, specie quelle fondate da migranti più facoltosi, sia per i bassi standard qualitativi sia per lo stato illegittimo erano e sono probabilmente intese quale diretta minaccia al monopolio statale dell istruzione (Kwong, 2004; Goodburn, 2009). 122 Il fatto che in questi primi momenti cruciali la municipalità di Pechino si sia mostrata restia a prendere delle misure decise per risolvere il problema dell istruzione dei migranti è indice anche di un comprensibile timore delle autorità locali: mostrarsi tolleranti nei confronti dei bambini migranti e inserirli nel sistema scolastico urbano avrebbe potuto incentivare la migrazione di altri non-locali (Kwong, 2004; Goodburn, 2009). Pechino fronteggia un critico problema demografico, di fronte a una continua espansione dell area urbana e del mercato immobiliare e al crescente problema dei trasporti, l afflusso incontrollato di migranti non è probabilmente ben accetto perché si teme possa acuire le problematiche esistenti. Rispetto ai tardi anni novanta, quando il tasso di iscrizione dei migranti a Pechino era di molto inferiore rispetto ai locali, la situazione attuale è molto migliorata. Nel 1997 mediamente l 88% dei bambini migranti andava a scuola, i tassi più alti di iscrizione si registravano per i bambini tra gli 8 e gli 11 anni, erano inferiori per i più piccoli, che avevano tra i 6 e gli 8 anni e per i più grandi, tra gli 11 e i 14 anni. Questi alti tassi di iscrizione relativamente alti lasciavano suggerire che tali scolari per lo più frequentassero scuole per migranti prive di licenza (Guo, 2002). Alla fine del 2000 una conferma arrivava dal quotidiano Nanfang Zhoumo, secondo il quale l 87,5% dei bambini migranti era iscritto in queste scuole non ufficiali (Goodburn, 2009). 122 Come sottolineato nel capitolo precedente, le scuole per migranti sono spesso autogestite dalla comunità di migranti e così in parte usurpano il ruolo dello Stato, tradizionalmente il principale fornitore dell istruzione obbligatoria. 165

166 Lai et al. (2012) ipotizzano che nel 2007 il 30% dei migranti era iscritto alle scuole pubbliche pechinesi. Secondo stime più ottimiste oggi circa il 70% dei bambini migranti frequenterebbe le scuole pubbliche (Ming, 2014). Ciò dimostra che nonostante l iniziale esitazione, la municipalità di Pechino ha effettivamente adottato delle misure a favore dei migranti, molte delle quali nella direzione dell apertura delle scuole pubbliche urbane, come già indicato dalla norma provvisoria del La scelta di assorbire gli studenti migranti nelle scuole pubbliche è anche stata dettata da caratteristiche demografiche. Si è notato nel capitolo precedente che l aumento del livello medio di istruzione cinese si accompagna ad un deciso calo del numero di studenti elementari (cfr.: cap.2, tabella 2.1). Ciò è un chiaro risultato delle tendenze demografiche in atto nel Paese: il controllo delle nascite ha determinato una progressiva riduzione della popolazione in età scolare. Ne è conseguito che anche le scuole pubbliche pechinesi hanno visto gradualmente diminuire i propri iscritti. In considerazione dei costi notevoli dell istruzione per i governi locali (cfr.: capitolo 2), la logica conseguenza per la municipalità di Pechino è stata quella di colmare i vuoti aprendo proprio ai non-locali. Ciononostante è stata necessaria una razionalizzazione, il surplus di insegnanti e aule ha portato alla chiusura di alcune scuole elementari: le scuole pubbliche del 2003 sono state ridotte a nel Un analogo fenomeno si è riscontrato per le scuole medie, che nel 2003 erano 434, mentre nel 2008 se ne contavano 349 (Liu, Jacob, 2013). L ulteriore chiusura di scuole pubbliche è stata evitata grazie all assorbimento da parte di queste di bambini migranti. Nello stesso intervallo di tempo, dal 2003 al 2008, il numero di studenti migranti nelle scuole pubbliche è infatti passato da a (Liu, Jacob, 2013). Tra le scuole pubbliche che accolgono studenti non-locali si è assistito ad un fenomeno simile a quello di Shanghai, sebbene di proporzioni minori. Circa dieci scuole pubbliche sono sorte nella municipalità di Pechino al fine di rispondere alla domanda di iscrizione di migranti. La caratteristica principale di tali strutture è che sono a finanziamento pubblico ma ospitano quasi prevalentemente studenti migranti. Ne è un esempio la scuola Yuquan Lu nel distretto di Shijingshan visitata da Wen Jiabao nel 2003, evento che ha avuto ampia risonanza sui media nazionali (cfr.: capitolo 2). La 166

167 scuola ospita per oltre il 90% studenti migranti e segue il modello che Lan (2014) chiama dell apartheid, proprio perché i non-locali sono confinati in scuole segregate. Vi è inoltre il caso di scuole pubbliche che aprono anche ai migranti. Nelle scuole elementari studenti locali e non-locali spesso frequentano le stesse classi e hanno gli stessi insegnanti, ma per le scuole medie questo regime non è sostenibile, soprattutto a causa delle resistenze da parte dei genitori locali (Ming, 2014). Si attua allora il regime della concessione (Lan, 2014), che prevede una divisione della stessa scuola pubblica in aree diverse volte ad ospitare intere classi di migranti, che hanno diversi insegnanti, diversi libri di testo e talvolta anche diversi orari scolastici (Kwong, 2011; Lan, 2014). Sebbene le scuole pubbliche siano sempre più aperte agli studenti non locali, è tuttavia necessario ricordare che secondo le stime più ottimiste ancora circa il 30% dei bambini migranti frequenterebbe le scuole per migranti, non legali, tuttora numerose nella capitale ((Liu, Jacob, 2013; Ming, 2014). È indiscusso un certo progresso rispetto agli anni precedenti. Per il 2007 si stimava una situazione inversa, con oltre il 60% dei migranti tagliato fuori dalle scuole pubbliche (Lai et al. 2012; Kwong, 2011), dunque la municipalità di Pechino prosegue al graduale assorbimento degli studenti non locali ma il problema è ben lungi dall essere risolto. 3.1 Le scuole per migranti di Pechino I bambini non-locali in età scolare (6-14 anni) che vivevano a Pechino nel 2012 e- rano (Zhang, 2012). 123 Di questi, circa 5000 non frequentavano alcuna scuola, mentre erano iscritti alle scuole per migranti. I restanti frequentavano invece le scuole statali. 124 I bambini migranti che non hanno i documenti in regola, non possono frequentare le scuole pubbliche. Nonostante i progressivi miglioramenti cui si è assistito negli ultimi decenni, c è ancora una difficoltà obiettiva per le scuole statali pechinesi di assorbire tutta la popolazione migrante in età scolare, come testimoniato da un insegnante mi- 123 Questa cifra riportata da Zhang (2012) sembra essere coerente con la stima ufficiale di bambini migranti (0-14 annii) a Pechino. 124 Anche il rapporto di Zhang (2012) conferma le stime di Liu, Jacob (2013) e Ming (2014), secondo cui ormai due terzi dei migranti frequentano le scuole statali. 167

168 grante intervistato nel dicembre 2013: Una delle ragioni per cui (i governanti cinesi) mantengono il sistema dello hukou è che le scuole di Pechino hanno oltrepassato la loro capacità di assorbimento. I bambini migranti non hanno dove andare, sono privi di risorse, quindi hanno scelto di venire in questa scuola (per migranti). Quando il governo sarà in grado di abolire il sistema dello hukou, lo farà immediatamente. 125 Questo limite di assorbimento, ha fatto sì che a Pechino le scuole per migranti siano proliferate dalla metà degli anni novanta (la prima scuola è stata aperta nel 1992) fino alla fine degli anni duemila, senza alcun controllo. Storicamente si possono distinguere tre fasi nella storia di queste scuole: un periodo iniziale, antecedente il 1996; un periodo di crescita compreso tra il 1997 e il 2005 in cui le scuole hanno raggiunto le 500 unità; il periodo olimpico tra il 2006 e il 2008 in cui le scuole per migranti sono state ridotte sino a circa 300, per via delle olimpiadi del 2008 (Zhang, 2012; Tenxun Xinwen, 2011). Le chiusure delle scuole si sono protratte negli anni successivi al 2006, particolarmente degne di nota sono state quelle del Il numero delle scuole per migranti secondo i dati raccolti da Zhang Zhiqiang (2012) sarebbe attualmente di 164, di cui solo 50 dotate di licenza governativa, mentre le altre 114 sarebbero prive di autorizzazione. 126 Lai et al. (2012) invece hanno condotto una serie di ricerche incrociate che hanno portato ad una lista di 230 scuole. 127 È presumibile che il numero delle scuole oggi si 125 È opportuno contestualizzare l intervento dell insegnante. Come sottolineato nei precedenti capitoli, lo hukou è legato alla fruizione di molti servizi. Nel caso specifico, il sistema dello hukou è ancora determinante per le iscrizioni scolastiche e quindi costituisce una barriera istituzionale per gli studenti migranti che vogliono frequentare le scuole pubbliche. L intervistato parla di una futura abolizione dello hukou (stimata per il 2020), annunciata nel novembre 2013 dal terzo plenum del XVIII Comitato Centrale del PCC. 126 Zhang Zhiqiang (2012) è una fonte abbastanza autorevole, essendo il principale responsabile dell ONG Dagong zhi you (gli amici dei migranti) che si occupa proprio dei migranti e segue parallelamente le vicende di alcune scuole della città. Egli stesso è andato in giro per molte di queste scuole e ha rapporti diretti con diversi dirigenti scolastici, nonché con i responsabili dell ONG Nongmin zhi zi operativa principalmente nel distretto di Changping. 127 Le ricerche condotte da Lai et al. (2012) probabilmente sono avvenute contemporaneamente a quelle di Zhang (2012), ma con metodo diverso. In particolare Lai et al. (2012) spiegano di aver fatto ricorso a una serie di sondaggi reperiti presso il dipartimento municipale dell istruzione e varie ONG legate ai 168

169 aggiri intorno alle 200 strutture, i dubbi riguardano le chiusure che possono essere intercorse dopo il 2012 (le fonti consultate sono aggiornate a questa data) o la possibilità che esistano altre scuole non ufficialmente riconosciute, quindi escluse dagli elenchi attualmente disponibili. Come sintetizzato in figura 3.2, i distretti di Haidian, Chaoyang, Changping e Daxing, ad alta concentrazione di migranti, ospitano la maggior parte delle scuole. Esse sorgono nelle aree più periferiche della città, complici i costi inferiori degli affitti, in capannoni o fabbriche dismessi. È presumibile che nell estate del 2011 a ridosso delle chiusure le scuole per migranti fossero così distribuite: 43 nel distretto di Chaoyang, 34 nel distretto di Haidian, 11 in quello di Shijingshan, 12 in quello di Fengtai, 40 a Changping, 30 a Daxing, e poche altre a Fangshan e Mentougou, per un totale che non raggiungeva le 200 scuole (Ma, 2011). 128 Frequenti sono le ispezioni delle autorità pechinesi, per verificare l igiene, gli standard anti-incendio, o per misurare il livello dell istruzione impartita in queste scuole per migranti. Al di là delle norme governative per le scuole private, sembra che il vero motivo di queste visite sia da ricondurre al desiderio di mettere in difficoltà i dirigenti e esigere il pagamento di somme di denaro qualora la scuola non sia in regola un trattamento riservato spesso alla popolazione migrante residente nelle aree urbane (Kwong, 2011). bambini migranti. In un secondo momento sono state rintracciate telefonicamente le scuole per verificare la loro esistenza ed a quel punto è stato chiesto ai singoli dirigenti se vi fossero altre scuole per migranti nelle vicinanze. Così è stata da essi compilata una lista che per il momento storico in cui è stata stilata era completa. 128 Una stima, questa, molto più vicina ai dati di Zhang (2012) che non a quelli di Lai et al. (2012). Si tenga presente che presumibilmente sono avvenuti piccoli cambiamenti, come la creazione di altre scuole per migranti o la chiusura di altre. Ne sono esempio la chiusura di una scuola a Changping nel dicembre 2013 e di una a Fengtai nel 2014 (Ji, 2014). 169

170 Figura 3.2 Distribuzione delle scuole per migranti nel territorio pechinese e tabella Distretto Numero scuole Changping 40 Chaoyang 43 Daxing 30 Fangshan * Fengtai 12 Haidian 34 Mentougou * Shijingshan 11 Totale < 200 Fonte dati: Ma (2011). Nel 1998 il governo centrale ha emanato delle direttive sulla fondazione di scuole private per migranti ( Regulation on society-run schools ) in cui si elencavano i requisiti necessari per l apertura di tali scuole. In realtà il governo di Pechino ha pubblicato una propria versione delle normativa solo nel Ed è proprio a partire da quell anno che si è cominciato con notevole parsimonia a concedere delle licenze alle scuole per migranti che raggiungessero un certo standard (Kwong, 2011). Fino al 2008 erano state concesse poco più di sessanta licenze e autorizzazioni, ma la maggior parte delle strutture non sembra in possesso dei requisiti necessari per avere lo status di scuola privata ufficiale. Il processo per ottenere queste licenze è poco chiaro e sembra comprendere due fasi: una registrazione presso gli uffici governativi urbani e l eventuale autorizzazione. Ottenere una licenza per una scuola elementare sembra più semplice che ottenerne una per la sezione di scuola media (Ming, 2014). Ciò è stato confermato durante la 170

171 ricerca sul campo: la gran parte delle scuole per migranti visitate aveva soltanto classi di prima e seconda media, ma raramente si offriva agli studenti la possibilità di completare i tre anni a Pechino. 129 Il possesso di una licenza per le scuole non ha gran valore in molte città cinesi, eccetto il fatto che il riconosciuto status di scuola privata spesso risulta in un aumento delle rette scolastiche richieste (Chen, Liang, 2007). A Pechino le scuole medie per migranti dotate di licenza permettono ai loro studenti di sostenere l esame di accesso al liceo (zhongkao). Questo tuttavia non ha delle concrete ricadute positive per i migranti che aspirano a un istruzione superiore di qualità, perché i licei di Pechino ammettono soltanto gli studenti dotati di hukou locale, escludendo quindi tutti i migranti, che possono solo accedere ad alcuni istituti professionali (Ming, 2014) Profilo tecnico delle scuole Le caratteristiche delle scuole per migranti di Pechino e i principali aspetti problematici si possono riassumere come segue. In primo luogo si tratta di scuole private, finanziate da singoli individui e prive di un effettivo meccanismo di controllo (non sono infatti incluse nel sistema scolastico nazionale). In secondo luogo moltissime di queste strutture sono prive di documentazione ufficiale, come notato nel paragrafo precedente. Inoltre gli studenti iscritti sono tutti migranti, molti con elevate probabilità di trasferirsi in altre località nell arco dell anno scolastico. Come gli studenti, anche gli insegnanti e le scuole stesse sono sottoposti a frequenti trasferimenti. Gli insegnanti infatti sono prevalentemente non locali e migrano essi stessi in base alle migliori opportunità di la- 129 A tal proposito si osserva un notevole calo del livello scolastico degli alunni dell ultimo anno delle medie (il nono, nonché ultimo anno di scuola dell obbligo), soprattutto nelle scuole per migranti (Ming, 2014). Infatti nel corso dei tre anni di scuole medie i migliori studenti migranti fanno ritorno alle aree di origine per prepararsi a sostenere l esame di accesso al liceo. Venendo meno gli studenti migliori, gli altri si sentono demoralizzati e perdono ogni interesse nello studio: se continuano a frequentare la scuola, hanno risultati molto deludenti (Ming, 2014). La constatazione di questo dato di fatto, presumibilmente è alla base della scelta di non investire nelle scuole medie per migranti. 130 Ming (2014) nota che a Pechino ci sarebbe una sola scuola media privata per migranti dotata di formale autorizzazione del governo municipale. Il fatto di poter sostenere l esame finale costituisce una forte motivazione per gli studenti migranti, che pertanto continuano a studiare con costanza nei tre anni di scuola media, in controtendenza con quanto osservato per gli altri studenti migranti delle scuole medie. 171

172 voro. Le scuole possono conoscere pure una qualche forma di mobilità, soprattutto in seguito alle chiusure e riaperture in altre aree della città. Infine le scuole per migranti, salvo poche eccezioni, versano in condizioni di relativa modestia e povertà (Zhang, 2012). Tra i proprietari delle scuole per migranti di Pechino, la maggior parte è originaria dello Henan (in particolare di Gushi) e dello Hebei (soprattutto di Zhangbei), ma anche delle province di Jilin, Sichuan, Anhui (Zhang, 2012; Kwong, 2011). Si tratta di ricchi imprenditori che hanno fatto fortuna a Pechino. Gli originari dello Henan e dello Hebei, si sono arricchiti negli anni novanta, rispettivamente nel settore della raccolta dei rifiuti e dell agricoltura (Zhang, 2012). In considerazione del successo economico ottenuto nella capitale, questi imprenditori hanno deciso di investire parte dei loro capitali nella fondazione di scuole per migranti nelle proprie comunità. Il modello non si discosta molto dall esperienza del giovane cantante dello Henan Sun Heng che, diplomatosi in musica e stanco di insegnare nella provincia di origine secondo i rigidi schemi imposti agli insegnanti cinesi, era giunto a Pechino nel Dopo anni di duro lavoro manuale al fianco di altri migranti come lui, Sun Heng ha raggiunto il successo incidendo il suo primo disco. Sun e gli altri musicisti della band hanno esitato poco nel decidere di devolvere quella somma alla creazione di una scuola per migranti in un villaggio urbano di Pechino ad alta concentrazione di minori non-locali. In casi come questo, la scuola sembra nascere per fini umanitari e non a scopo di lucro, ma Ming (2014) testimonia l esistenza di alcune scuole volte a trarre il massimo interesse economico senza offrire in cambio un servizio utile. Durante la ricerca sul campo, uno dei contatti a disposizione per una scuola era stato erroneamente segnalato come il dirigente scolastico, si è rivelato essere in effetti il proprietario della scuola. Compreso il fraintendimento ha immediatamente mandato in sua vece il dirigente scolastico che solo a metà dell intervista ha confessato il disguido. I dirigenti scolastici di solito non sono i proprietari delle scuole, questi ultimi hanno restano spesso nell ombra. Per quanto riguarda gli insegnanti, tipicamente non hanno un livello culturale elevato e spesso hanno scarsa esperienza nel campo dell istruzione. Pochi hanno un titolo 172

173 universitario (benke xueli). Nella maggior parte dei casi hanno studiato in scuole di specializzazione post-secondarie (dazhuan xueli), 131 oppure hanno solo un diploma di scuola superiore, che sia liceo (gaozhong), istituto tecnico (zhongzhuan), 132 o istituto magistrale volto alla formazione di maestri elementari (zhongshi). 133 Gli insegnanti sono per lo più provenienti dalle province dello Henan e Hebei, seguono gli originari di Shangdong, Hubei, Mongolia interna, Anhui, Sichuan, Jilin (Zhang, 2012). Dalle interviste effettuate è emerso anche che alcuni insegnanti sono pechinesi. È degno di nota il fatto che pechinesi decidano di collaborare con le scuole per migranti. Ciò lascia intendere che questi locali sono ben disposti nei confronti della popolazione migrante e che non la temono. I dirigenti intervistati hanno dichiarato che una parte dei docenti era di origine pechinese, lasciando l effettivo numero nel vago. Un preside ha però aggiunto che questa partecipazione della popolazione locale è effettivamente una peculiarità dei pechinesi. Si può ipotizzare che gli insegnanti locali nelle scuole per migranti siano quelli con maggiore esperienza lavorativa, e forse già in pensione. Ciò si può evincere da quanto dichiarato da un altro insegnante intervistato nell autunno 2013: L età media dei professori è di 34 anni. Mediamente hanno un esperienza di 10 anni. Il solo che ha un esperienza di insegnamento di più di 30 anni è anche l unico professore di cittadinanza pechinese. La qualità dell insegnamento non è elevata sia per il basso livello culturale degli insegnanti, sia per la scarsa esperienza lavorativa in loro possesso (in molti casi solo di un paio d anni). In Cina esiste un sistema di valutazione degli insegnanti, accuratamente 131 Ultimata la formazione secondaria, le possibilità per gli studenti cinesi sono l università (benke) e la formazione terziaria non universitaria (dazhuan). In quest ultimo caso in particolare, ultimato il corso di studi si consegue un diploma di istruzione di alto livello, che non equivale a un titolo universitario. Il dazhuan, ideale prosecuzione degli istituti superiori tecnici e professionali, si propone di fornire una conoscenza teorica e delle competenze pratiche. 132 Zhongzhuan è abbreviazione di zhongdeng zhuanke xuexiao, scuola superiore politecnica o di specializzazione. 133 Zhongshi è la forma abbreviata di Zhongdeng shifan xuexiao, scuola superiore normale, equivalente ad un istituto magistrale. 173

174 monitorato da funzionari e comitati legati al ministero dell istruzione, che prende in considerazione diversi aspetti, compresa l esperienza lavorativa accumulata, per una valutazione complessiva della qualità del docente. Agli insegnanti viene attribuito un grado (da 1 a 4) da cui dipende anche il loro stipendio e l accesso al welfare. I professori di grado 1 sono i peggiori e con minore esperienza, mentre si attribuisce il grado 4 ai migliori. Nelle scuole per migranti i professori hanno prevalentemente (62%) un livello basso (grado 1 o inferiore), mentre solo il 17% ha un livello superiore al grado 1 (Lai et al., 2012). 134 In linea di massima degli aspetti risultano problematici per gli insegnanti di queste scuole. Innanzitutto il fatto che la gran parte dei docenti sia migrante implica un frequente turnover del corpo insegnante che ha effetti negativi sugli studenti. Zhang (2012) osserva inoltre la maggiore presenza di donne giovani tra gli insegnanti, interpretato come aspetto negativo perché spesso sono prive di polso e difficilmente mantengono la disciplina in aula. A fronte di un elevato carico di lavoro (monte orario considerevole, classi molto numerose e variegate), gli insegnanti percepiscono uno stipendio molto ridotto ( RMB mensili), solo il 5% guadagna infatti più di 2000 RMB al mese (Nongmin Zhi Zi, 2011). Si tratta di stipendi che sono pari a un terzo, talvolta alla metà degli stipendi percepiti dagli insegnanti statali. 135 Diversamente dai dipendenti statali, non godono di ferie retribuite né di altre coperture sociali. Infine gli strumenti a disposizione degli insegnanti non sono di buona qualità e questo ha delle ricadute sulla qualità complessiva dell istruzione che tali scuole offrono ai bambini migranti. Le difficoltà di insegnamento sono anche legate alla sproporzione tra insegnanti (pochi) e alunni (molti). Il rapporto studenti/insegnanti delle scuole per migranti è maggiore del 38% rispetto alle scuole pubbliche (Lai et al., 2012). Mediamente gli alunni 134 Alcuni insegnanti delle scuole per migranti non sono professori ufficiali, quindi non rientrano nel sistema di valutazione nazionale, conseguentemente risultano essere al di sotto del grado 1 o semplicemente privi di grado (Lai et al., 2012). Un sondaggio del 2009 aveva rivelato che solo il 66% dei professori delle scuole per migranti ha effettivamente un abilitazione ufficiale certificata all insegnamento (Zhang et al., 2012). 135 Nel 2010 lo stipendio medio di un insegnante statale era di RMB mensili (Nongmin Zhi Zi, 2011). 174

175 sono 47,5 per classe, in più del 40% dei casi quindi si superano i 45 alunni per classe, limite massimo stabilito dal regolamento per le scuole elementari. Per la città di Pechino questo limite scende addirittura a 40 studenti per le classi delle scuole elementari e medie. Le classi delle scuole per migranti risultano pertanto molto numerose e difficilmente gestibili e ciò è tanto più evidente dal confronto con le scuole pubbliche pechinesi: nel 2009 le scuole medie avevano classi mediamente di 33 studenti, le scuole elementari avevano classi che contavano in media 31 studenti (Nongmin Zhi Zi, 2011). Al contrario le scuole per migranti possono arrivare ad ospitare dai 50 agli 80 alunni per aula per esempio nel caso in cui, data la carenza di professori, uno stesso insegnante si ritrovi ad impartire una lezione a due classi contemporaneamente. Un sondaggio del 2010 sugli insegnanti delle scuole per migranti di Pechino ha effettivamente rivelato che, visto il basso rapporto tra docenti e discenti, mediamente gli insegnanti lavorano più dei loro pari delle scuole pubbliche. Un insegnante ogni settimana tiene 24 lezioni (un insegnante di scuola pubblica solo 16 a settimana), trascorrendo a scuola in media 10 ore giornaliere per un totale di 48 ore settimanali. 136 A ciò si aggiunge un ora al giorno di lavoro a casa, tra correzione dei compiti e preparazione delle lezioni per i giorni successivi. Per quanto riguarda il riposo settimanale, sebbene la stragrande maggioranza degli intervistati (90%) dichiarava di avere due giorni pieni di riposo settimanale (sabato e domenica), una ridotta minoranza (7,4%) aveva solo un giorno di riposo settimanale e qualcuno (2,4%) solo mezza giornata (Nongmin Zhi Zi, 2011). Per quanto riguarda l utenza delle scuole per migranti, un fenomeno valido anche per le altre città e ben visibile a Pechino riguarda l età media degli alunni. Come osservato nel precedente capitolo, frequentemente la migrazione ha delle conseguenze negative sul percorso scolastico dei bambini, i quali nei trasferimenti vari rischiano di perdere un anno o più di frequenza scolastica, in particolare nei primi cinque anni dall inizio della migrazione (Chen, Liang, 2007). Pertanto gli studenti migranti si trovano spesso in classe con bambini non coetanei, il gap può anche raggiungere i 5-6 anni. 136 Si noti che la legge del lavoro stabilisce per gli insegnanti un limite di 44 ore lavorative settimanali. L 85,5% degli intervistati supera pertanto il limite legale (Nongmin Zhi Zi, 2011). 175

176 Un quarto degli alunni ha un età maggiore dei compagni (Kwong, 2011). Di fronte a classi così variegate, gli insegnanti difficilmente riescono a trovare un approccio che possa coinvolgere ugualmente tutti gli alunni. A tal proposito si cita l esperienza un ragazzo di sedici anni conosciuto a Pechino, originario della provincia del Sichuan, che frequentava la terza media in una scuola per migranti di Changping. Era sicuramente più maturo rispetto ai compagni di classe e anche rispetto agli altri studenti che frequentavano lo stesso centro culturale (legato all ONG Nongmin Zhi Zi). Di atteggiamento pacato e riservato, mostrava un alta consapevolezza della propria condizione di non-locale e badava ai ragazzini più piccoli che frequentavano il doposcuola. Poche le aspettative per il futuro, ma altamente ambiziose: sperava di compiere un lavoro al servizio della popolazione, per esempio arruolandosi nell esercito. Il ragazzo ha anche espresso il proprio rammarico per essere rimasto a Pechino seguendo il volere del padre, mentre avrebbe preferito raggiungere la madre ritornata al luogo di origine per gestire una piccola attività commerciale. Diverso il caso di Li Jiajia, 137 di 11 anni, frequenta il primo anno delle medie, brillante ma molto vivace, poco disciplinato. Sebbene spesso badi alla sorellina di sette anni, Li Jiajia mostra scarso senso di responsabilità e altrettanto scarso rispetto per le generazioni maggiori. È il tipico esempio di bambino migrante. Tra le caratteristiche più comuni dei minori migranti si riscontra inoltre la scarsa passione per lo studio. Diversamente dai coetanei urbani, Li Jiajia infatti non ha alcuna passione per lo studio, riluttante a fare i compiti di matematica, aveva bisogno di essere costantemente spronato e richiamato all ordine dai tutor del doposcuola. La protratta assenza dei genitori durante il giorno non è benefica per i bambini migranti, che così vengono spesso lasciati a se stessi. Le scuole per migranti, per le caratteristiche sopra elencate, non riescono a sostituirsi ai genitori e falliscono la propria missione educativa, incapaci di disciplinare e formare ragazzini come Li Jiajia, brillanti e dotati di enorme potenziale che non riesce ad essere sfruttato. Questo è il triste destino dei bambini migranti: se seguono i genitori nelle città e se non riescono a frequentare le 137 Per preservare la privacy degli intervistati si è scelto di omettere i nomi o usare nomi fittizi. 176

177 scuole pubbliche, si trovano privi di un ambiente culturale sufficientemente stimolante, non riescono a nutrire sogni e ambizioni e si rassegnano a una mediocrità non dissimile da quella dei propri genitori. La differenza coi bambini urbani locali diventa abissale (Zhang, 2012). 3.3 La chiusura delle scuole per migranti Diversamente dalle scuole private aristocratiche, con rette esose e inaccessibili alla maggior parte dei migranti, le scuole per migranti si classificano come scuole private per poveri. Per le loro caratteristiche, queste strutture difficilmente ricavano alti guadagni, le rette sono di RMB l anno e servono prevalentemente a stipendiare gli insegnanti, quindi ben poco rimane per apportare migliorie architettoniche alle scuole o per il personale interesse economico del proprietario. Eccetto rari casi di donazioni di privati (Kwong, 2004), la maggior parte delle scuole per migranti non riceve alcun sostegno da parte della società né dal governo (Zhang, 2012). Prive di uno status ufficiale, per la reticenza del governo di Pechino a rilasciare licenze, queste scuole spesso non hanno fondi a sufficienza per avviare ammodernamenti e messe in sicurezza. Parimenti sussistono forti difficoltà in termini di formazione degli insegnanti, molti dei quali sono privi di esperienza: le scuole per migranti non offrono loro l opportunità di crescere professionalmente (Zhang et al., 2012). Questi investimenti sono ritenuti inutili, a fondo perduto, considerato il limbo in cui le scuole si trovano, il rischio continuo di essere chiuse o demolite, il turnover degli insegnanti (Zhang, 2012; Kwong, 2004). A partire dal 2006 molte scuole per migranti di Pechino sono state progressivamente chiuse. Come sottolineato da Kwong (2004), in molti casi è stata addotta come principale motivazione quella delle carenti condizioni igieniche. Tuttavia un attenta analisi di Zhang (2012) e il parere di svariati intervistati nella ricerca sul campo sembrerebbero confermare che le ragioni latenti sarebbero strettamente legate allo sviluppo urbanistico senza sosta della capitale. In particolare nel 2006 a Pechino fervevano i preparativi per i giochi olimpici dell agosto 2008, dunque l insinuazione è che le chiusure e demolizioni di molte scuole per migranti fossero mirate a ridurre la popolazione non locale presente 177

178 nella capitale (Human Rights Watch, 2006). Da una parte quindi appariva l esigenza di bonificare la popolazione pechinese dagli elementi rurali in eccesso e scoraggiare ulteriori migrazioni, dall altra si seguiva il piano di urbanizzazione approvato nel 2003 sottoponendo a costruzioni e ristrutturazioni i numerosi villaggi urbani delle zone periferiche. Quest ultimo progetto prevede la sempre maggiore fusione di aree urbane e rurali periurbane (chengxiang yitihua) e quindi coinvolge molti villaggi urbani ad alta concentrazione di migranti (Zhang, 2012). 138 Una prima direttiva del 2005 emanata dal governo municipale enunciava ufficialmente le linee guida per le scuole per migranti: supportare un gruppo di scuole, approvarne alcune, eliminarne delle altre (Zhang, 2012). 139 Nel luglio del 2006 è stata deliberata la chiusura e ottimizzazione di molte scuole per migranti entro il 30 settembre dello stesso anno proprio al fine di aumentarne le condizioni di sicurezza (Human Rights Watch, 2006). Dal momento che la prima ondata di chiusure non è stata accolta positivamente, il dibattito e i dubbi sulle azioni intraprese ai danni delle scuole per migranti hanno condotto alla scelta di procedere contemporaneamente al rilascio di ben sessanta licenze, molte scuole per migranti sono state pertanto risparmiate (Zhang, 2012). Un altra ondata di chiusure dalla portata notevole è avvenuta nell estate del 2011 e sembra essere scaturita da un incendio scoppiato nel distretto di Daxing il 25 aprile 2011 che aveva provocato 25 feriti più o meno gravi. A partire da quel momento Daxing ha visto proliferare costruzioni abusive, sia abitazioni che attività commerciali. Col pretesto di verificare che le condizioni degli edifici fossero in regola con le norme antincendio, si è proceduto alla chiusura di molte scuole per migranti perché prive dei documenti necessari, costruite abusivamente o ritenute poco sicure (Zhang, 2012). 138 Nel 2003 la città di Pechino ha scelto di fare della periferia il punto di partenza per la costruzione di una moderna capitale, seguendo i principi dello sviluppo sostenibile. Le zone periferiche della città sono divenute il fulcro della modernizzazione della città, nell ottica di un armonizzata e sostenibile fusione delle aree urbane e rurali (Zhang, 2012). Nella stessa direzione si è mosso il progetto di rivalutazione di cinquanta villaggi urbani nel 2010 (cfr.: 1.1) 139 La direttiva municipale del settembre 2005 aveva come titolo Comunicazione del dipartimento dell istruzione di Pechino per una migliore amministrazione delle scuole autogestiste dalla popolazione migrante (Zhang, 2012). 178

179 Zhang (2012) ritiene apertamente che le autorità pechinesi abbiano sfruttato un banale pretesto per chiudere moltissime scuole. In realtà la ragione principale alla base di tali scelte sembra essere la speculazione edilizia, in quanto molte scuole sorgono in aree della città che un tempo erano ritenute periferiche e degradate, ma che sono divenute sempre più appetibili per il mercato immobiliare pechinese in continua espansione (Hai, Qiao, 2011). 140 Questo è stato confermato da almeno un dirigente scolastico, il prof. Ding, intervistato nel dicembre La nostra scuola è stata costretta alla chiusura una volta. Questo genere di cose mi lascia davvero impotente, perché non c è via di uscita. Vedi, alcune persone (i migranti) arrivano in città per l edilizia, sempre a causa dell edilizia le stesse persone (i migranti) vengono rispedite indietro. Quando è stato chiesto al prof. Ding se ci fossero altre ragioni dietro l ordine di chiusura di molte scuole per migranti, ha provato a riassumere la posizione del governo di Pechino sempre alla luce della propria esperienza. In passato le scuole venivano chiuse per altre ragioni. Però la nostra scuola è stata demolita a causa dell edilizia urbana. Fino a dieci anni fa il governo imponeva la chiusura di queste scuole perché non gli piacevano. Oggi non è più così. Gli aspetti più contestati in questo dalle parti interessate riguardano il metodo con cui le autorità procedono alle demolizioni e alle chiusure forzate delle scuole, non tanto le ragioni alla base della scelta, che accolgono con impotenza. La denuncia del rapporto di Zhang (2012) è relativa all assenza di una procedura burocratica da seguire durante queste operazioni di chiusura e/o demolizione delle scuole per migranti. In primo luogo si adducono spesso ambigue motivazioni, si sfruttano pretesti, come il mancato raggiungimento degli standard antincendio, inoltre i pro- 140 Una docente universitaria non pechinese incontrata nel 2013 si diceva soddisfatta di aver acquistato un appartamento situato ben oltre il quinto anello della circonvallazione. Sarebbe stato impensabile trovare allo stesso prezzo un appartamento in buone condizioni più vicino al centro urbano. Molti edifici vengono attualmente costruiti all altezza della sesta circonvallazione di Pechino, rispondendo alla domanda crescente del mercato. 179

180 prietari raramente ricevono un indennizzo a seguito dell espropriazione. Qualora il governo si impegni a pagare un indennizzo per la demolizione della scuola, questo è generalmente calcolato in riferimento alla superficie delle terreno su cui sorgeva l edificio, ignorando il valore dell edificio stesso (Zhang, 2012). Queste operazioni sono altamente impopolari presso la popolazione non-locale interessata, dunque vengono effettuate in prossimità dei periodi di pausa estiva, tra giugno e settembre, così da evitare proteste eclatanti da parte delle famiglie (Ming, 2014; Kwong, 2004). I proprietari e i dirigenti scolastici in risposta adottano delle contromisure, come stringere rapporti di cortesia (guanxi) con le amministrazioni locali, evitare i confronti diretti, ammansire i singoli funzionari. In extremis, avuto il sentore che il governo locale vuole chiudere la scuola, i dirigenti scelgono di rimandare la pausa estiva, così da impedire ogni azione drastica di chiusura o demolizione (Kwong, 2004). Tuttavia le amministrazioni locali riescono anche a superare questi ostacoli, rendendo impossibile alle scuole continuare la normale attività, per esempio attraverso tagli repentini della fornitura di acqua e luce, l imposizione di multe, sino ad arrivare al sequestro dell area (Zyberman, 2011; Kwong, 2004). È una lotta impari che non può durare in eterno, i proprietari delle scuole si vedono costretti prima o poi a cedere, e allora la scuola chiude o è demolita. Raramente, come nel caso del prof. Ding, si riesce a trasferire la scuola altrove, nel medesimo distretto urbano o in un altro con un amministrazione più tollerante (Kwong, 2004). Zhang (2012) identifica il mescolarsi di molteplici interessi quando si verificano simili fenomeni. Sovente il diretto beneficiario è il governo locale, altre volte a beneficiare sono gli imprenditori edili e gli agenti immobiliari. Quel che è certo è che la magistratura non può agire indipendentemente e questo può risultare in un mancato rispetto dei diritti degli studenti migranti (Cavalieri, 2009; Zhang, 2012). In particolare risulta problematico, e spesso è oggetto delle proteste dei genitori, il fatto che la chiusura repentina delle scuole non lasci alle famiglie alcuna alternativa se non tornare nei luoghi di origine, a meno che non riescano a iscrivere i propri figli in 180

181 una scuola pubblica delle città. 141 La chiusura di oltre 30 scuole nel 2011 ha avuto delle ricadute negative su circa 30 mila studenti (Zhang, 2012). I genitori intervistati da Radio Free Asia lamentavano proprio il fatto che l amministrazione locale non avesse nemmeno tentato di riallocare gli alunni migranti nelle scuole pubbliche urbane, abbandonandoli al loro destino (Hai, Qiao, 2011). La polemica dell opinione pubblica è anche relativa agli aiuti che la Cina manda periodicamente all Africa. Nel 2011, contemporaneamente alla chiusura delle scuole per migranti, la Cina ha infatti donato 200 milioni di renminbi all Africa per la costruzione di oltre mille scuole con l obiettivo che non un bambino africano restasse privo di istruzione (Zhang, 2012; Hai, Qiao, 2011). Ciò che si contestava era che al contrario dei bambini africani, la maggior parte dei 30 mila bambini migranti colpiti dalle chiusure rischiava di restare priva di istruzione. Si contesta pertanto la scarsa lungimiranza delle amministrazioni locali a Pechino. È mancato sinora un progetto, come quelli in atto a Shanghai o Zhuhai, di progressiva integrazione degli alunni migranti nelle scuole pubbliche o di conversione delle scuole per migranti in strutture a finanziamento pubblico (Hai, Qiao, 2011). 142 Come la mette il professor Ding, è necessario che lo Stato cooperi con i gruppi sociali per risolvere la questione dell istruzione dei migranti. Prendiamo il caso di Shanghai. Il governo locale impedisce alle scuole per migranti di farsi pagare dalle famiglie, al contrario elargisce un sussidio di 2000 RMB per ogni alunno migrante, di molto maggiore rispetto alla retta scolastica che fisserebbero. È una situazione ottimale. Si tratta di un servizio basilare dello Stato. In aggiunta avviano delle ristrutturazioni e apportano delle migliorie alle scuole per migranti. Non è facile gestire una scuola da soli, l ideale è una gestione congiunta da parte dei gruppi sociali col sostegno del governo. L efficienza è migliore. Se lo Stato gestisce una scuola [per migranti] per conto proprio, non riesce a risolvere il problema [dell istruzione per migranti], rischia solo grosse per- 141 Si ricordi, tuttavia, che i genitori spesso iscrivono i propri figli nelle scuole per migranti proprio perché privi della documentazione necessaria per iscriverli nelle scuole pubbliche (cfr.: cap.2). 142 I singoli casi citati nei paragrafi precedenti, come la maggiore apertura di alcune scuole pubbliche ai bambini migranti, o la creazione di scuole per migranti a finanziamento pubblico, sono delle misure indipendenti dei singoli distretti, ma non esiste alcun piano per l intera municipalità. 181

182 dite economiche, a causa delle frequenti migrazioni degli alunni e del fatto che dovrebbe costruire una scuola ex novo. L obbligo di chiudere la scuola lascia molti degli interessati impotenti. La testimonianza degli insegnanti e collaboratori è quella di una costante incertezza, perché le scuole rischiano di essere chiuse da un giorno all altro, con scarsissimo preavviso. E tuttavia non si può ignorare il ruolo benefico che queste strutture, seppur modeste, esercitano entro le comunità di migranti nei vari villaggi urbani di Pechino. Il rischio paventato dagli insegnanti è che questi ragazzini, privati di una scuola da frequentare, rimangano privi di un istruzione, con pericolose conseguenze sulla sicurezza urbana (cfr.: cap.2). 4.1 Sopravvivenza delle scuole a Pechino: alcune testimonianze Nonostante le operazioni recenti e meno recenti di chiusura e razionalizzazione delle scuole per migranti di Pechino, il fenomeno è tuttora presente e ben radicato nella città. È difficile avere degli elenchi completi delle strutture operative e soprattutto è complesso mettersi in contatto coi dirigenti stessi. Identificare fisicamente la scuola è talvolta impossibile senza precise istruzioni, a causa dell intricato reticolo di stradine di cui si compongono i singoli villaggi urbani dove le scuole sono ubicate. Non tutti i dirigenti scolastici accettano di incontrare estranei, curiosi e ricercatori. Una forte diffidenza è mostrata anche da coloro che accettano di rilasciare interviste, per timori vari, in primis quello di diffondere un idea negativa del Paese all estero. Sebbene le domande delle interviste fossero state sottoposte ad un attenta revisione, ad opera dei responsabili di due diverse ONG, un dirigente scolastico, il prof. Shi è stato molto schietto e ha subito messo in chiaro di essere piuttosto contrario a rilasciare informazioni sulla scuola proprio per difendere l immagine della Cina all estero. 143 I dirigenti scolastici di scuole diverse sono spesso in contatto tra loro, alcuni formano delle piccole cerchie, specie se si trovano nei medesimi distretti urbani. Questi rapporti cordiali si limitano però alla reciproca conoscenza e non vanno oltre. Non esiste 143 Peraltro è bene sottolineare che tali domande erano state definite da uno dei due responsabili neutre e prive di contenuto politico sensibile. 182

183 cioè un associazione delle scuole per migranti: isolate e pertanto deboli di fronte alle iniziative delle amministrazioni locali, le scuole non si uniscono, non lottano assieme per difendere il diritto allo studio degli alunni (Kwong, 2004; Goodburn, 2009). Le u- niche forme di collaborazione riguardano la registrazione di succursali sotto l egida di scuole per migranti già esistenti, probabilmente per ottenere una maggiore protezione in caso di ritorsioni del governo locale. Tutte le scuole che si ha avuto modo di visitare mostrano caratteristiche comuni e al contempo una spiccata individualità. Più che ricercare la collaborazione con altre strutture analoghe, sembrano propense, invece, ad avviare progetti di cooperazione con alcune università della capitale. I giovani volontari e le offerte di attrezzature, libri di testo e beni di prima necessità (vestiti e alimenti) costituiscono per esse un contributo fondamentale. In due intervalli distinti (primavera 2012, autunno e inverno 2013) sono state visitate un totale di sei scuole per migranti. Tutte sono attive da almeno sette anni e attraversano una fase di relativa stabilità, ad eccezione della scuola C. 4.2 Il distretto di Chaoyang: la scuola A e la scuola B La situazione più ottimistica si è trovata a Chaoyang, uno dei distretti col maggior numero di scuole per migranti. In un villaggio urbano di Chaoyang sorge la scuola A. Fondata nel 2005 grazie alla collaborazione del cantante migrante Sun Heng che aveva guadagnato oltre 75 mila RMB dai diritti del primo disco, la scuola è stata costruita grazie all aiuto di molti volontari universitari e di diversi lavoratori migranti. È stata ampliata negli anni successivi con l aggiunta progressiva dei nuovi edifici. Nonostante le difficoltà e la precarietà iniziale, grazie alla tenacia della dirigente scolastica e alle donazioni di privati, la scuola si presenta attualmente in condizioni accettabili. Ospita 650 alunni, le classi sono composte in media da 40 alunni, con punte di 50. Gli alunni più piccoli hanno 3 anni e frequentano la scuola materna, mentre gli studenti elementari sono molto più numerosi. La scuola A non prevede alcuna classe di scuola media. La preside è una giovane insegnante che segue attivamente tutte le attività della scuola sin dal 2005, quando ha cominciato come volontaria universitaria. 183

184 La scuola è fornita di dormitori che ospitano i figli di lavoratori edili e di operai manifatturieri costretti a lavorare lontano da Pechino. Sebbene la scuola A si finanzi prevalentemente grazie alle rette scolastiche, a differenza delle altre scuole visitate è stata fondata da una ONG, quindi possiede una forte vocazione non-profit. Diverse sono le donazioni che la struttura riceve: i benefattori vengono ricompensati con una placca metallica sui muri interni della scuola. Non si tratta di un fenomeno inconsueto. Molte scuole vantano collaborazioni e finanziamenti illustri ben visibili sulle targhe onorarie appese in punti strategici. La scuola A è piena di simili riferimenti e durante la visita la preside li mostrava con un certo orgoglio. Altro aspetto determinante è la collaborazione con studenti universitari volontari, per esempio durante la visita sono stati incontrati degli studenti dell Università di Pechino (Beida) che tenevano delle lezioni su tematiche come ecologia e protezione ambientale. Come è emerso dal colloquio con la preside, la scuola accoglie positivamente il contributo esterno di volontari e aziende private. I figli dei migranti hanno un accesso molto limitato alle informazioni. Probabilmente molti amano guardare la televisione e così imparano qualcosa. Ma non c è paragone coi bambini urbani. Nelle scuole urbane ci sono laboratori scientifici, i professori usano il proiettore durante le lezioni, in ogni casa c è un computer con l accesso a Internet. Per i nostri alunni tutto questo è inimmaginabile, così accogliamo favorevolmente aziende e volontari che riescono ad ampliare gli orizzonti dei nostri bambini. La scuola A offre continuamente opportunità di crescita ai giovani studenti che accoglie e in particolar modo viene concretamente incontro alle necessità dei genitori organizzando attività e giochi per i bambini anche nel fine settimana. 144 Inoltre, diversamente dalle scuole pubbliche, la scuola A si prodiga anche nel distribuire borse di studio e sussidi agli studenti migranti meritevoli. L attenta selezione di professori, giovani e meno giovani, ha permesso alla struttura di dotarsi di più di trenta insegnanti che amano il proprio lavoro e i propri alunni. 144 L organizzazione di attività ludiche ed extra-scolastiche per gli studenti nel fine settimana è generalmente una delle prerogative dei doposcuola, come si è avuto modo di verificare nel distretto di Changping osservando le attività del centro culturale per migranti. La scuola A offre quindi un servizio aggiuntivo che può fare la differenza. 184

185 Nonostante i numerosi pregi, tuttavia, la scuola non è stata in grado di ottenere la sospirata licenza governativa. Conseguentemente l amministrazione scolastica è di fatto impossibilitata a realizzare progetti e investimenti di grande portata perché non esiste alcuna garanzia che la scuola continuerà ad operare nel lungo termine. Diversamente si pone la scuola B che sorge nel medesimo distretto di Chaoyang. Con un corpo insegnanti di 26 docenti per un totale di circa 500 alunni, la scuola B versa in condizioni decisamente peggiori rispetto alla scuola A. Aule, banchi e apparecchiature sono di bassa qualità, sebbene siano tutte il risultato di donazioni. Manca un campo sportivo, il cortile non è asfaltato e ciò comporta la formazione di fango o turbinii di sabbia. In quest area loro dedicata i bambini giocano negli intervalli ricreativi, svolgono attività sportive (ci sono tavoli da pingpong e due canestri) e attendono i genitori alla fine delle lezioni. Il livello igienico-sanitario della scuola risulta altamente carente: gli alunni sono numerosi ma al momento della visita nel 2012 le latrine, poste nel cortile scolastico, non erano sufficienti ed erano in cattive condizioni, i bambini più piccoli senza remore e- spletavano i propri bisogni all aperto, in un area del cortile vicino al muro di cinta. Come dichiarato dallo stesso preside Zhang, la questione igienica era la più urgente e necessitava immediata soluzione. 145 Altra caratteristica sono le classi sovraffollate e poco disciplinate. Durante la visita della scuola, avvenuta in orario pomeridiano, si è assistito ad un singolare momento della lezione di cinese in una classe di seconda elementare. Tutti gli alunni urlavano a squarciagola i caratteri di una poesia scritti alla lavagna, secondo il metodo di apprendimento mnemonico tipico cinese. L insegnante, molto giovane, era quasi accasciata sulla cattedra con lo sguardo assente. Il preside Zhang dopo aver lavorato in ambito commerciale presso alcune aziende, nel 2005 è andato in pensione e ha deciso di investire le sue energie nella fondazione e poi nella gestione della scuola per migranti B. Molti maestri sono anch essi in pensione e questo può avere delle chiare conseguenze sulle qualità dell insegnamento. È evidente 145 Rimane il dubbio se successivamente abbiano o meno ovviato al problema. 185

186 il contrasto con la scuola A, fondata nello stesso anno, dove la maggior parte degli insegnanti, compresa la stessa dirigente scolastica, è giovane e motivata. Il prof. Zhang è parso invece molto pessimista nei confronti della scuola che dirige. D: Ci parli un po dei pregi della vostra scuola R: La nostra scuola non ha alcun pregio. Non regge il paragone con le scuole statali, gli standard qui sono bassissimi. Rispetto alle scuole pubbliche con i loro grandi edifici e le attrezzature tecnologiche all avanguardia, questa nostra scuola è di infimo livello. Non ho obiettivi futuri, eccetto che continuare a istruire questi bambini. Il prof. Zhang si è mostrato impotente, fin troppo realista di fronte alle difficoltà che la scuola B deve affrontare quotidianamente. Eppure è parso altrettanto consapevole della necessità di continuare sulla strada tracciata. Non penso di ritirarmi per il momento. Finché c è bisogno, continuerò a gestire questa scuola. Capirei se tutti gli studenti volessero trasferirsi altrove e frequentare una scuola migliore, perché qui la situazione è molto brutta. Ma fin quando non avranno alternative, dobbiamo garantire loro di poter continuare a frequentare questa scuola. Poche distinzioni possono essere fatte tra le scuola A e B per quanto riguarda gli studenti che le frequentano. In linea di massima si tratta sempre di migranti provenienti da diverse parti del Paese, soprattutto dallo Hebei, Henan, Sichuan, Anhui. Sono molto rari i casi in cui i bambini frequentino tutto il ciclo scolastico nella stessa scuola, l alta mobilità determina forti squilibri all interno delle classi anche perché i professori stessi sono migranti e possono scegliere di lasciare la scuola in qualsiasi momento. Molti di loro non hanno alcun titolo ufficiale e sono esclusi dal sistema di valutazione degli insegnanti. Gli alunni non hanno tutti uguale estrazione sociale, come si potrebbe pensare. Ci sono delle differenze notevoli anche all interno della stessa scuola. Generalmente molti di loro non hanno il computer a casa, ma alcuni ce l hanno e possono pure navigare in rete. Una piccola minoranza è costituita da figli unici. 186

187 Come riconosciuto dalla preside della scuola A, tra i pregi dei bambini migranti c è la grande forza di volontà, il desiderio di lavorare e rimboccarsi le maniche, senza disprezzare il lavoro duro. Ma al contempo molti di loro sono vivaci, un po indisciplinati, con scarsa attitudine allo studio. Il preside Zhang è stato molto chiaro: privi di una assidua presenza dei genitori e del dialogo con essi, i ragazzini sono abbandonati a se stessi e diventano difficili da gestire. Questa situazione è comune a molte realtà scolastiche che ospitano studenti migranti: è diffuso un forte senso di solitudine, indipendente dal tipo di scuola frequentata (Zhou, 2006). 4.3 Il distretto di Fengtai: il caso della scuola C Quando nel maggio del 2012 si è proceduto alla visita della scuola C, si è trovata una situazione a metà tra la scuola A e la scuola B, nulla avrebbe lasciato presagire la chiusura del febbraio Un ampio spazio ospitava diversi edifici a un piano, una sorta di cortile tradizionale cinese (siheyuan). I bagni erano confinati a un edificio in un angolo del cortile (anche in questo caso delle latrine distinte per maschi e femmine ma, all interno, prive di pareti divisorie). A livello igienico si è osservata una condizione superiore rispetto alla scuola B, inoltre lo spazio per le attività all aria aperta era molto più vasto di quello delle due scuole precedentemente descritto. Carenti invece sono parsi gli ambienti dedicati allo studio. Le aule presentavano piccole finestre spesso coi vetri rotti, molto calde nella bella stagione. Il sistema di riscaldamento, non osservato nel periodo di visita, era costituito da generatori elettrici di aria calda muniti di ventilatore. In questo la scuola C si differenziava da altre scuole dotate invece delle caldaie alimentate a carbone che possono rendere l aria altamente irrespirabile. La scuola C nel 2012 contava 600 iscritti, di cui 70 in prima e seconda media, per il resto erano distribuiti tra un anno di materna e i sei anni di scuola primaria. Non era prevista la possibilità di completare le scuole medie in questa struttura, in considerazione delle esigenze degli studenti che volessero provare a iscriversi al liceo. Per sostenere il zhongkao gli studenti migranti che non frequentano le scuole pubbliche di Pechino sono spesso costretti a fare ritorno alle aree di origine, e lì frequentare almeno un altro 187

188 anno di scuola media. Come altri suoi colleghi dirigenti scolastici, la preside Liu lamentava essenzialmente problemi pratici quali le sedie e i tavoli spesso insufficienti, di seconda mano. Inoltre durante la visita è emerso che gli stessi libri di testo erano poco aggiornati e non in buone condizioni. Un altro aspetto problematico per la scuola C erano gli insegnanti, caratterizzati da un alto turnover e scarsa esperienza. Erano per lo più tirocinanti, sicché si limitavano ad uno o due anni di attività didattica, per poi lasciare la struttura. La scuola C è nata nel 2003 come succursale di un altra scuola del distretto meridionale di Daxing da cui si è successivamente resa indipendente. La dirigente scolastica Liu è stata portata a compiere quest attività in seguito alla personale esperienza di madre di due figli migranti impossibilitati a iscriversi nelle scuole pubbliche sovraffollate. Anche la scuola C ha avuto attive collaborazioni con aziende private e volontari cinesi e internazionali. Tra i pregi vantava un approccio materno all insegnamento, consapevoli delle difficoltà di adattamento dei bambini migranti. Uno dei punti di forza della nostra scuola è che accogliamo sempre nuovi studenti. Per esempio oggi ne è arrivato uno nuovo, quando arrivano noi li accettiamo, così non subiscono alcuna forma di discriminazione. Gli insegnanti li accudiscono come madri, comunicano loro un forte senso di tranquillità, evitano che possano provare paura. Il nostro obiettivo ultimo è che questi bambini provenienti da ogni parte del Paese possano mantenere un buono stato d animo. Facciamo i complimenti ad ogni bambino: Come sei vestita bene! Come sei sveglio! Creiamo un atmosfera di intimità, come se fossimo una grande famiglia. Questa scuola non versava in condizioni di particolare disagio e sembrava riuscire a resistere grazie ai giusti agganci coi funzionari locali. Qualche sospetto sulla preside è stato espresso da Zhang Zhiqiang sulla gestione for-profit, ma tutto sommato il clima è parso molto più ottimista rispetto alla scuola B. Gli scuolabus fornivano un servizio a vantaggio delle famiglie, le classi erano piene, la struttura scolastica era nel suo complesso soddisfacente. È sorprendente, dunque, la notizia della chiusura della scuola C nel febbraio 2014, proprio al ritorno dalle vacanze invernali in occasione del capodanno cinese (Nie, 2014). 188

189 A quanto pare questa chiusura è stata giustificata vagamente in termini di scarsa sicurezza antincendio, come avvenuto in occasione dell ondata di chiusure del Nel febbraio 2014, il giorno in cui riaprivano le iscrizioni per il nuovo quadrimestre, i cancelli della scuola sono stati trovati sigillati. Seguendo il copione delle precedenti chiusure, luce e acqua sono state tagliate, la scuola C si è trovata pertanto nell impossibilità di riscaldare le aule (Nie, 2014). In realtà la scuola aveva aperto nel settembre 2013 già tra molte incertezze proprio perché il villaggio urbano circostante era già stato dichiarato a rischio per la sicurezza dei residenti. Solo nel dicembre 2013 la scuola ha ricevuto l ordine di chiudere e trasferirsi altrove (Ji, 2014). È ipotizzabile pertanto che la chiusura della scuola sia da contestualizzare in un più ampio progetto di rivalutazione del villaggio urbano circostante e che non sia semplicemente dovuta agli scarsi standard di sicurezza, di per sé non inferiori a quelli di altre scuole per migranti. Evidentemente l ordine di chiudere ufficialmente ricevuto nel mese di dicembre non deve essere stato preso sul serio dalla dirigente scolastica che non ha preventivamente informato i genitori, forse nella speranza che l amministrazione locale tornasse sui suoi passi. Se avvertiti in anticipo, i genitori avrebbero potuto agire di conseguenza e trovare una nuova sistemazione in altre scuole prima del mese di febbraio. Nonostante le resistenze dell amministrazione scolastica, alla fine si è giunti ad una soluzione di compromesso che ha visto ufficializzata la chiusura della scuola e il trasferimento (fenliu) in altre scuole degli alunni (Ji, 2014). 4.4 Il distretto di Changping: le scuole D, E, F Non è detto che la chiusura o demolizione di una scuola determini necessariamente la sua fine. Esistono casi in cui le scuole riaprono altrove con l aiuto dei genitori o grazie alla tolleranza di certe amministrazioni locali (Kwong, 2004). Negli ultimi mesi del 2013 sono state visitate tre scuole per migranti nel distretto di Changping. La scuola D è un esempio di come le scuole per migranti riescano a sopravvivere alle chiusure imposte dalle amministrazioni di distretto. Raramente vengono dichiarate 189

190 illegali, al contrario sempre più frequente è il ricorso ad accuse di versare in condizioni igieniche scarse o pericolose per la sicurezza dei bambini (Kwong, 2004; Goodburn, 2009). Sorta nel 2001 nel distretto limitrofo di Haidian, sotto un altro nome e affiliata a una scuola della zona, la scuola D è stata chiusa e demolita nel Il preside Ding terminata l esperienza ad Haidian, non ha abbandonato la missione educativa a favore di tanti bambini migranti e ha pertanto riaperto. Questa volta il nome della scuola contiene al suo interno il termine scuola materna (youeryuan). In effetti l edificio principale della scuola ospita proprio la scuola materna, che è frequentata dalla maggior parte dei 200 alunni iscritti. Prima del 2007 quando sorgeva ad Haidian, la scuola D ospitava tra i 500 e i 600 alunni, divisi tra scuola materna, elementare e media. Sebbene abbia riaperto da ormai sette anni, la scuola D non sembra aver recuperato i livelli pre-chiusura del In particolare dal punto di vista finanziario sono emerse delle difficoltà negli ultimi anni, in seguito al venir meno dell aiuto economico di un ricco mentore. Ciò ha comportato l aumento delle rette scolastiche (da 1000 RMB a 2000 RMB annui) e delle complicazioni per gli stipendi degli insegnanti. La scuola D è ufficialmente legata come succursale alla scuola per migranti D3, che nel 2005 ha ottenuto l autorizzazione ad operare come scuola privata ed è così beneficiaria di alcuni aiuti pubblici. Il preside Ding ha tuttavia confessato in estrema franchezza che si tratta di un escamotage per garantire la sopravvivenza alla scuola D, ancora priva di autorizzazione governativa. In generale il preside Ding, sebbene coinvolto dal proprio lavoro, non è sembrato troppo entusiasta e ottimista, probabilmente per i costi che comporta mantenere la scuola attiva dopo la prima chiusura. Non diversamente dal preside della scuola B, che è un dipendente statale in pensione, anche il prof. Ding può contare su altre entrate che non sono correlate alla scuola. Tuttavia quando è stato interrogato sulle sue intenzioni future, se continuare a occuparsi della scuola oppure lasciare il timone ad altri, il prof. Ding ha continuato a ribadire l importanza di un intervento dello Stato per la soluzione del problema dei bambini migranti. Solo quando la questione dell istruzione dei migranti sarà risolta, la sua e le altre scuole potranno chiudere. Inoltre la soluzione non può essere 190

191 trovata dallo Stato senza la collaborazione con la società, ed in particolare le parti interessate, cioè i migranti. Sulla chiusura forzata delle scuole per migranti è moderatamente contrario, sottolinea infatti l importanza dell istruzione per i migranti al fine di prevenire l aumento della criminalità. L istruzione è la strada maestra che conduce alla formazione dei cittadini educati. Come vuole il detto, chi chiude la porta di una scuola, apre una prigione. Se una persona non ha di che cibarsi, non ha diritti, nessuno vorrà assumerla. E allora quella persona dove andrà a cercare da mangiare? Non può allestire una bancarella e non può nemmeno tornare da dove è venuta per zappare la terra, perché ormai nelle campagne non c è più terra da coltivare. Vuole cibo? Se ne impossesserà con la forza. Ne vuole di più? Ne prenderà di più. Dunque bisogna risolvere il problema della sopravvivenza futura. Il distretto di Changping è di certo una delle zone di Pechino con il maggior numero di scuole per migranti, molte delle quali sorgono ravvicinate, a pochi isolati di distanza, diramazioni della stessa strada principale. È questo il caso delle scuole E ed F, che sorgono ad una sola fermata del bus di distanza e ospitano ciascuna 800 alunni provenienti da svariate aree del Paese. Il fatto che il distretto di Changping sia alla periferia di Pechino probabilmente giustifica il persistere di numerose scuole per migranti e gli scarsi tentativi di esacerbare il fenomeno. Come si è potuto osservare per Shanghai, il governo tende a chiudere le scuole per migranti prossime al centro della città e a mantenere quelle periferiche (cfr.: cap.2). Nel caso di Shanghai il governo finanzia attivamente le scuole per migranti che sono rimaste, così da tentare di arginare il fenomeno, almeno in parte. A Pechino le scuole vengono chiuse o lasciate aperte senza un apparente progetto futuro analogo a quello di Shanghai di riqualificazione delle scuole esistenti o integrazione degli studenti nelle scuole pubbliche. Il prof. Fang dirige la scuola E, situata nella zona più interna di un villaggio urbano nel distretto di Changping e come gli altri dirigenti scolastici è un migrante, peraltro con una parlata a volte fortemente dialettale. È stato intervistato alla presenza di due colle- 191

192 ghi e collaboratori nell amministrazione degli uffici scolastici. Il prof. Fang è insegnante di cinese nelle due classi delle medie, mentre uno dei due colleghi è la sua controparte per la matematica. Il risultato è stato un colloquio corale, con l espressione contemporanea di più punti di vista. La scuola E è stata fondata nel 2004 per l alta domanda di istruzione delle famiglie dei migranti. 146 Recentemente hanno cominciato a tenere classi di prima e seconda media, ma non è ancora possibile frequentare la terza media in questa scuola. Sebbene la componente temporale sia importante ( abbiamo appena avviato la scuola media ), non è escluso che anche per la scuola E si sia scelto di proposito di non attivare i corsi di terza media. Il prof. Fang ha confermato che molti ragazzi, soprattutto quelli più ambiziosi tornano alle aree di origini per sostenere il zhongkao, come osservato in altre scuole e testimoniato da Ming (2014). Il prof. Fang e i suoi colleghi hanno mostrato un ottimismo inusuale rispetto ad altri insegnanti intervistati: Certamente abbiamo resistito in questi anni principalmente grazie al nostro ottimismo. Durante il colloquio si preparavano i diplomi di fine quadrimestre per gli alunni della scuola, un usanza comune a tutte le strutture scolastiche cinesi. La scuola era infatti prossima a chiudere per la pausa invernale. Come sottolineato nel primo capitolo, il capodanno cinese è un momento centrale dell anno in cui i migranti hanno la possibilità di fare ritorno alle aree di origine e riabbracciare i familiari. È in questa occasione che molti lasciano definitivamente il lavoro e le aree urbane. Tra le diverse mansioni del prof. Fang c è anche quella di organizzare i documenti per il trasferimento scolastico degli alunni i cui genitori decidono di lasciare Pechino. Una signora si è presentata durante l intervista di Fang e ha chiesto appunto un certificato per la figlia, dicendosi dispiaciuta di lasciare la scuola, costretta a tornare nella provincia del Jiangxi dove la madre era ammalata e necessitava di assistenza. E come questa madre, altre madri e i loro figli del distretto di Changping si preparavano a lasciare la città nel febbraio 2014, forse definitivamente. Il giovane Li Jiajia e la sorellina 146 È interessante che nessuno dei partecipanti al colloquio abbia saputo rispondere con certezza alla domanda. Sono state necessarie diverse riflessioni per risalire alla data del

193 per esempio sarebbero tornati nella provincia d origine per il capodanno lunare e molto probabilmente non avrebbero più fatto ritorno a Pechino. Quello di Li Jiajia e molti studenti migranti è un destino incerto, e di questo sono ben consapevoli il prof. Fang e gli altri docenti della scuola E. D: Secondo voi i bambini migranti nutrono timori di qualche tipo? Cos è che fa loro più paura? R: Molto probabilmente ciò che temono di più è l alta mobilità, perché i loro genitori migrano spesso. Dunque arrivare in un nuovo ambiente, trovare situazioni nuove, immagino abbiano paura di questo. Magari lasciano il luogo di origine e arrivano in una scuola, poi lasciano anche quella scuola e arrivano da noi. Sono troppe migrazioni per loro. Di fronte all eventualità di una chiusura forzata della scuola, il preside Fang e i colleghi hanno mostrato una moderazione ancora maggiore rispetto al prof. Ding della scuola D, ma uguale fiducia nel sistema. Dipende dal punto di vista che adottiamo. Dalla prospettiva dello Stato, le chiusure e demolizioni delle scuole sono positive. Ma se guardiamo dal punto di vista del singolo studente, sono certamente negative. Che si chiudano o demoliscano, si tratta dello sviluppo del Paese, è dunque uno strumento adottato nel percorso di sviluppo nazionale. Non si può parlare di giusto o sbagliato. Nel momento in cui lo Stato deciderà che tutte queste scuole devono chiudere, perché non le vorrà più, ebbene vorrà dire che lo Stato sarà in grado di reindirizzare questi bambini nei luoghi più appropriati. Nel breve termine si sono mostrati fiduciosi che la scuola verrà risparmiata. In particolare il giovane insegnante di matematica e collaboratore del preside Fang ha e- spresso un pensiero che ha trovato pienamente riscontro durante la ricerca sul campo. Noi abbiamo circa 800 studenti. Effettivamente questo genere di scuole ha sempre un numero di alunni intorno ai 1000, perché quelle che avevano meno allievi sono già state chiuse. Tra le scuole visitate, solo la scuola D ha un numero relativamente basso di iscritti, 193

194 ma rimedia legandosi alla scuola D3, e questo può procrastinare di qualche tempo la chiusura, con il preside di Ding già pronto a lasciare la gestione della scuola. Tutte le altre scuole hanno più di 500 alunni, dunque si può individuare in questa caratteristica una delle variabili determinanti per la sopravvivenza. 147 Come il caso della scuola C e delle molte scuole chiuse ad Haidian e Chaoyang dimostrano, il numero di alunni non basta. Risulta fondamentale una seconda variabile che è quella geografica: statisticamente le aree più ricche di scuole per migranti, che raramente vengono chiuse, sono quelle periferiche, con alta concentrazione di popolazione non-locale e ancora risparmiate dallo sviluppo edilizio. Si pensi ai distretti di Haidian e Chaoyang che sono stati recentemente rivalutati e ristrutturati dove è stata realizzata una vera e propria bonifica delle scuole per migranti. Non sorprende dunque che un altra scuola di Changping, la scuola F sopravviva e prosperi dal Soddisfa infatti le due condizioni necessarie per la sopravvivenza, e tuttavia non ha ottenuto una licenza governativa. Il preside Shi è comunque molto fiero del lavoro svolto sinora dalla sua scuola. Uno degli aspetti di cui siamo più orgogliosi è sicuramente che la scuola F è per dimensioni la più grande della zona. Certo non mancano le difficoltà, che sono di duplice natura. Da una parte sul profilo governativo, siamo privi del supporto statale, il governo non ci ha concesso una licenza, mentre noi desideriamo essere una scuola normale come tutte le altre. Dal punto di vista economico sussistono pure delle difficoltà. Se avessimo a disposizione capitali sufficienti, potremmo apportare delle migliorie, rendere i bambini più felici, i genitori più soddisfatti. Ad ogni modo il fatto che già tanti bambini possano frequentare questa scuola e ricevere un istruzione mi rende molto felice. Diversamente dalla scuola E che non offre la possibilità di concludere il ciclo di scuole medie ai suoi alunni, la scuola F prevede classi di prima, seconda e terza media. Gli studenti medi sono quasi duecento, un gruppo non trascurabile. Alla luce della pro- 147 L eccezione è rappresentata dalla scuola C, con 600 iscritti, chiusa nel febbraio Questo è probabilmente dovuto al fatto che il distretto di Fengtai non ha un abbondante popolazione migrante, le scuole per migranti sono ben poche. 194

195 pria esperienza di insegnante e di dirigente scolastico, il prof. Shi si dichiara certo che il 100% degli studenti migranti si iscriva alla scuola media, per via della legge sull istruzione obbligatoria e per la relativa facilità di accesso all istruzione che esiste in tutto il Paese. Il rischio di chiudere esiste anche per la scuola F, sebbene non sembri molto alto per il momento. In generale le chiusure forzate delle scuole per migranti suscitano scalpore non per la scelta in sé, quanto per il fatto che molto spesso il governo locale ordina la chiusura senza provvedere a sistemazioni alternative per gli studenti. 148 Le parole del preside Shi sono testimonianza di una delle maggiori preoccupazioni degli insegnanti e delle famiglie in simili circostanze. Oggettivamente parlando, è necessario considerare le condizioni della scuola per migranti che deve essere chiusa o demolita. Se è una buona scuola, piace agli alunni e ai genitori ed è relativamente a norma, credo che non si dovrebbe demolire. Non vedo nulla di male in una demolizione per ragioni di edilizia urbana, però in questo caso bisogna fornire loro [ai bambini] una soluzione alternativa, permettere loro di trasferirsi altrove. La scuola è necessaria per i bambini, per i loro genitori e per la società intera. Perché si deve insistere nel chiuderla [senza dar loro un alternativa]? Se infine la scuola è amministrata male, ci sono problemi di sicurezza, a livello di insegnamento si assumono degli atteggiamenti che danneggiano gli alunni, se ne rallenta lo studio e la crescita, in questi casi sono pienamente a favore di una demolizione. In conclusione bisogna sempre valutare la situazione nel complesso, se si tratta di una buona scuola sono convinto che debba rimanere. 5.1 Valutazione qualitativa delle scuole per migranti La ricerca sul campo si colloca pienamente nel filone descrittivo degli studi del fenomeno delle scuole per migranti. Ha confermato molto di quanto precedentemente osservato da altre ricerche analoghe (Kwong, 2004; Ming, 2014; Goodburn, 2009) e individuato alcune tendenze: a Pechino si tende a chiudere le scuole dei distretti più vicini al centro, mantenendo operative quelle più periferiche; inoltre è visibile la tendenza 148 Questo è stato un aspetto molto contestato, per esempio, durante l ondata di chiusure forzate del 2006 (Human Rights Watch, 2006). 195

196 a chiudere le scuole con pochi alunni, indipendentemente dalle condizioni in cui versano gli edifici scolastici; ultimamente l espansione urbanistica tende a diventare la ragione principale delle chiusure di scuole meno periferiche; si è infine riscontrato un aumento delle rette scolastiche rispetto ai decenni passati (adesso ammontano a circa 1000 RMB per semestre). 149 Ciò che è impossibile valutare nel breve termine è la qualità effettiva dell istruzione impartita dalle scuole per migranti. Persino l analisi di Ming (2014) che è la più completa e recente nel settore, manca di fornire un esaustiva trattazione del livello qualitativo delle scuole per migranti. Ad oggi sono pochi e frammentari i lavori non aneddotici che diano una prova empirica del livello delle scuole per migranti, perché la difficoltà maggiore è rappresentata dalla gran mole di dati necessaria per trarre delle conclusioni complete e soddisfacenti sul reale stato di cose. Un primo tentativo di Xu e Xie (2013) tenta di chiarire che nel valutare gli effetti della migrazione sui figli dei migranti bisogna evitare di paragonarli ai bambini urbani, al contrario il confronto dev essere tra bambini che hanno le stesse origini, dunque tra bambini di origine rurale, figli di non migranti, orfani bianchi e migranti al seguito dei genitori nelle aree urbane. Sebbene il campione da loro analizzato sia di proporzioni ridotte, la conclusione degli autori è molto positiva per i bambini migranti. Rispetto alle controparti che restano nelle aree rurali, i bambini migranti si rivelano più svegli, sono sottoposti a stimoli più numerosi, hanno accesso a un istruzione di qualità e traggono vantaggio dalla convivenza coi genitori nonché dal reddito superiore (Xu, Xie, 2013). In base a questo studio, i bambini migranti nel complesso posseggono competenze linguistiche e matematiche e conoscenze politiche superiori rispetto ai bambini rurali e agli orfani bianchi. Inoltre nel confronto tra bambini urbani e migranti, le differenze a livello scolastico non risultano molto marcate (Xu, Xie, 2013). Xu e Xie (2013) lasciano tuttavia aperte diverse questioni. In primo luogo si può contestare loro l assenza di una quantità soddisfacente di dati (Lai et al., 2012). In se- 149 Le rette scolastiche negli anni duemila sono rimaste stabilmente intorno ai 500 RMB per semestre. 196

197 condo luogo il loro campione di bambini migranti rimane vagamente definito. Sono infatti necessarie ulteriori specificazioni: se i bambini migranti siano di origine urbana o rurale, soprattutto se frequentino le scuole pubbliche o quelle private per migranti. Effettivamente sembra esistere una notevole differenza tra studenti migranti delle scuole pubbliche e quelli che frequentano invece le scuole per migranti (Cheng, Feng, 2013; Lai et al., 2012; Lu, Zhou, 2013). Questi ultimi in particolare sarebbero di molto svantaggiati rispetto tanto agli studenti urbani, quanto agli studenti migranti delle scuole pubbliche (Lu, Zhou, 2013). Un primo confronto di Lai et al. (2012) tra gli studenti elementari rurali (dello Shanxi) e migranti (di Pechino) propende a favore dei migranti. 150 Come si può osservare nella figura 3.2, i migranti, sia che frequentino le scuole per migranti, sia che frequentino le scuole pubbliche, mostrano performance scolastiche superiori rispetto agli studenti rurali. Sottoposti allo stesso test di matematica, i migranti delle scuole per migranti hanno ottenuto in media una votazione di 68,6/100. I bambini rurali invece hanno conseguito un risultato mediamente inferiore di 4 punti (64,4/100). I risultati di questo sondaggio potrebbero lasciare intendere, erroneamente, che la qualità delle scuole per migranti sia superiore rispetto alle scuole rurali. Basta però osservare i risultati ottenuti dai migranti nelle scuole pubbliche per capire che il livello scolastico non necessariamente dipende dalla qualità della scuola. Gli studenti migranti che frequentano le scuole pubbliche ottengono risultati addirittura più alti dei loro pari urbani (Lai et al., 2012). 150 Lai et al. (2012) scelgono il confronto tra studenti migranti che studiano a Pechino e studenti delle aree rurali dello Shanxi. Queste ultime sono state scelte perché sono tra le più povere del Paese. 197

198 Figura 3.3 Risultati del test di matematica (votazione 0-100) sottoposto a studenti rurali, migranti nelle scuole per migranti, migranti nelle scuole pubbliche, urbani. Fonte: Lai et al. (2012) Lai et al. (2012) notano che le scuole rurali selezionate per il sondaggio sono nettamente superiori alle scuole per migranti di Pechino. In primo luogo gli edifici delle scuole per migranti sono in media tre anni più vecchi di quelli delle scuole rurali. Secondariamente un aspetto particolarmente rilevante è dato dal livello culturale degli insegnanti. Oltre il 78% degli insegnanti delle scuole rurali ha un titolo di studio terziario (laureato all università o diplomato da istituti di specializzazione post-secondaria) mentre questo è vero solo per il 48% degli insegnanti delle scuole per migranti. Inoltre solo il 17% degli insegnanti rurali ha un grado inferiore o pari a 1 nel sistema di valutazione degli insegnanti. Al contrario nelle scuole per migranti ben il 62% degli insegnanti ha un livello così basso. 151 Infine il rapporto studenti/insegnante è molto più alto nelle scuole per migranti, che pertanto risultano avere classi molto numerose e difficili da gestire, distribuite per un numero ridotto di insegnanti (Lai et al., 2012) Per il sistema di valutazione degli insegnanti si rimanda al paragrafo La situazione relativamente critica di personale docente insufficiente è stata confermata dalla ricerca 198

199 Caratteristiche oggettive rendono pertanto le scuole per migranti inferiori persino rispetto alle scuole rurali. Tuttavia il livello scolastico degli alunni delle scuole per migranti registrato dai sondaggi di Lai et al. (2012) è superiore. La superiorità culturale degli studenti nelle scuole per migranti è dovuta al background familiare e alle caratteristiche individuali, non certo al tipo di scuola frequentata, tanto che si evidenzia una tendenza al peggioramento proporzionale agli anni trascorsi nelle scuole per migranti. 153 Ciò significa che se la qualità dell insegnamento fosse migliore, gli alunni migranti conseguirebbero risultati ancora più alti degli studenti rurali, accrescendo il gap. Come si nota in figura 3.4, i risultati più alti tra gli alunni delle scuole per migranti sottoposti al test sono conseguiti da quegli studenti che vivevano a Pechino da meno di due anni (70,1/100), coloro che risiedevano a Pechino e frequentavano le scuole per migranti da più di due anni avevano già un punteggio medio più basso di due punti (68,1/100). Se si esclude la qualità delle scuole, tra i fattori che maggiormente influenzano la superiorità dei migranti rispetto ai loro pari rurali, determinanti risultano il background familiare, in particolare il capitale sociale, umano, finanziario delle famiglie (Li, 2003), cui si aggiungono l interessamento costante dei genitori allo studio dei figli e le varie esperienze sociali che i bambini compiono nelle città (Lu, Zhou, 2013). sul campo. La preside della scuola A ha ammesso di essere carente di cinque insegnanti, nel solo giorno in cui è stata effettuata l intervista. La scuola E pur avendo 100 studenti in meno rispetto alla scuola F disponeva di tre insegnanti in più. 153 Si rimanda al primo capitolo in cui si è sottolineato che il capitale umano ha un influenza sempre maggiore sulla scelta di migrare. Evidentemente i bambini migranti che si trovano in città hanno un livello culturale leggermente superiore ai loro pari rurali, almeno nei primi due anni, probabilmente grazie al maggiore capitale umano dei genitori. La superiorità culturale dei bambini può aumentare, se frequentano le scuole pubbliche, o ridursi sensibilmente se frequentano le scuole per migranti (Lai et al., 2012). 199

200 Figura 3.4 Risultati degli alunni rurali e migranti in relazione al tempo trascorso a Pechino Fonte: Lai et al. (2012) Indipendentemente da Lai et al. (2012), Lu e Zhou (2013) hanno effettuato un sondaggio analogo, questa volta concentrato solo sulla municipalità di Pechino, ignorando confronti tra i bambini rurali e i migranti. 154 Lu e Zhou (2013) ottengono conclusioni simili a quelle di Lai et al. (2012) sebbene il campione da loro selezionato fosse sensibilmente inferiore (cfr.: figura 3.5). Le uniche differenze da loro individuate riguardano gli effetti del tempo trascorso a Pechino, che in base alle loro previsioni sarebbero insignificanti sulle performance dei migranti. 155 Interessante è anche la considerazione che gli studenti urbani sottoposti al test sono a- lunni delle stesse scuole pubbliche frequentate dai migranti intervistati. Queste scuole, pur essendo statali, hanno un livello generalmente medio, non paragonabili, cioè, a scuole molto più competitive che richiedono donazioni e altre tasse di studio tempora- 154 Si noti che sono due studi indipendenti condotti entrambi nella municipalità di Pechino quasi contemporaneamente. Il fatto che raggiungano conclusioni simili rafforza pertanto la tesi che le scuole per migranti abbiano un livello inferiore a quello delle scuole pubbliche. 155 Il gap tra i migranti dei due tipi di scuole, nonché il gap tra migranti e urbani è costante indipendentemente dalla durata della permanenza dei bambini migranti a Pechino. Per ammissione degli stessi autori è necessaria una certa cautela nel trattare queste previsioni, visto il ridotto campione analizzato (Lu, Zhou, 2013). 200

201 neo molto più alte e pertanto inaccessibili ai migranti. L inferenza di Lu e Zhou (2013) è che gli studenti migranti conseguano dei risultati analoghi o poco superiori a quelli dei loro compagni urbani, ma non necessariamente più alti di quelli degli scolari pechinesi che frequentano le scuole d eccellenza della città. Figura 3.5 Risultati del test di cinese e indicatore di solitudine per studenti urbani, migranti nelle scuole pubbliche e migranti nelle scuole per migranti. Fonte: Lu, Zhou (2013) Il modello della scuola interamente per migranti in qualche modo evita il perpetuarsi di discriminazioni a danni dei bambini, che sono ritenuti più felici nelle scuole per migranti (Kwong, 2011). Molti insegnanti intervistati hanno confermato che in questo genere di strutture non si assiste di norma a casi di discriminazione, diversamente da quanto si può verificare nelle scuole pubbliche. In direzione contraria vanno invece Lu e Zhou (2013) che vedono nelle scuole per migranti un chiaro esempio di segregazione scolastica. La segregazione scolastica incarnata da tali scuole costituisce la barriera più evidente all assimilazione dei migranti nella società urbana. Quelli che frequentano le scuole pubbliche avrebbero maggiori opportunità di migliorare il livello scolastico e il benessere personale e in ultima istanza di integrarsi meglio nella società urbana. Gli autori considerano a tal proposito la componente psicologica, ossia il senso di solitudine, 201

202 che come mostrato in figura 3.5, raggiunge livelli più alti negli studenti migranti. Tra questi, quelli affetti da maggior disagio psicologico risultano essere gli alunni delle scuole per migranti, in cui è stata evidenziata una maggiore discriminazione percepita. Infatti i bambini delle scuole per migranti continuano ad essere trattati come estranei e non hanno possibilità di confrontarsi coi loro pari locali. Al di là delle personali difficoltà che i migranti devono affrontare durante la loro esperienza urbana, sembra che frequentare le scuole per migranti comporti un vero e proprio costo psicologico per i bambini (Lu, Zhou, 2013). Lu e Zhou (2013) tendono così a negare un assunto finora indiscusso relativo alle maggiori forme di discriminazione subite dai migranti che frequentano le scuole pubbliche. Sebbene oggetto di discriminazioni, gli studenti migranti delle scuole pubbliche sembrano essere superiori rispetto alle loro controparti nelle scuole per migranti anche a livello psicologico. Frequentare le scuole per migranti può ridurre le occasioni di conflitto tra migranti e urbani, ma riduce di molto anche le possibilità di interazione tra migranti e locali. È la costante interazione tra compagni locali e non-locali a minimizzare incomprensioni e pregiudizi e dunque può risultare benefica per i bambini migranti nel lungo termine. Le scuole per migranti potrebbero in quest ottica rallentare il processo di integrazione dei bambini migranti. Al contrario le scuole pubbliche, proprio per la loro superiorità tecnica potrebbero attutire sempre di più i costi psicologici per gli studenti migranti offrendo loro numerose opportunità di apprendimento (Lu, Zhou, 2013). Questa conclusione contrasta con Kwong (2011) e Ming (2014) che rilevano un clima più sereno e rilassato nelle scuole per migranti, i cui studenti sono solo vagamente consapevoli delle difficoltà accademiche da affrontare nel caso vogliano frequentare le scuole superiori in città. Non sembrano essere oggetto di gravi forme di discriminazione, proprio perché studiano in un ambiente protetto, diversamente dai migranti che soffrono molto nelle scuole medie statali (Ming, 2014). La ricerca sul campo ha ottenuto conclusioni analoghe: i dirigenti delle scuole per migranti e i loro studenti non percepiscono di essere oggetto di alcuna forma di discriminazione È altresì vero che Ming (2014) e Kwong (2011) hanno rilevato anche nelle scuole per migranti un forte senso di distacco dai bambini urbani: i bambini non locali sarebbero portavoce di una logica 202

203 L idea di Lu e Zhou (2013) è che le scuole pubbliche e le scuole per migranti permetterebbero agli studenti non locali due tipi di assimilazioni diverse. Coloro che frequentano le scuole pubbliche avrebbero maggiori probabilità, grazie ai confronti coi loro pari locali, di assimilarsi alla classe media urbana, secondo un modello di assimilazione prima accademica, poi sociale, verso l altro. Diversamente, gli alunni delle scuole per migranti, proprio a causa della segregazione cui sono sottoposti, sarebbero più propensi ad un assimilazione verso il basso, tenderebbero così ad unirsi alla sottoclasse urbana (Lu, Zhou, 2013). 157 Questo concetto di assimilazione segmentata deve tuttavia tener conto della realtà delle scuole cinesi. Si può sostenerlo in minima parte, per esempio in considerazione della superiorità oggettiva delle scuole pubbliche rispetto a quelle per migranti, ma non bisogna dimenticare che gli studenti migranti sono ancora tagliati fuori dai licei urbani, hanno solo accesso agli istituti tecnici di Pechino e in gran parte sono costretti a tornare nelle aree di origine. 158 Pertanto risulta azzardato parlare di assimilazione alla società urbana se gran parte di essi lascia la città e se quelli che restano sono obbligati a assimilarsi alla classe media o alla sottoclasse urbana, non alle elite, per i vincoli loro imposti dal sistema dello hukou. 159 In conclusione le scuole pubbliche di Pechino sono nettamente superiori alle scuole per migranti. Resta aperta la questione se i costi psicologici siano maggiori nelle prime o nelle seconde per gli iscritti non locali I bambini migranti e la qualità della popolazione Se si osserva il fenomeno dalla prospettiva dei bambini migranti, bisogna riconoscere che migrando al seguito dei genitori essi hanno l opportunità di instaurare con essi noi-loro, percepiscono se stessi come gruppo indistinto di non pechinesi contrapposto ai bambini locali. 157 Per il concetto di sottoclasse urbana si rimanda al primo capitolo e allo studio di Solinger (2001). 158 Inoltre Lu e Zhou (2013) hanno limitato le loro ricerche alle scuole elementari. Ma come Lan (2014) e Ming (2014) hanno mostrato, esiste ed è molto diffusa la pratica di separare i migranti dai locali a partire dalle scuole medie: una segregazione de facto nella duplice forma di classi di migranti in scuole miste o di scuole interamente riservate ai migranti pur restando di natura statale (cfr.: cap.2). 159 In queste analisi si devono escludere i laureati non locali che poi trovano lavoro nelle città e che spesso ne costituiscono le elite. 203

204 un maggiore dialogo rispetto agli orfani bianchi. Nelle interviste ai dirigenti scolastici si è provato a sondare proprio questo aspetto dell istruzione dei figli dei migranti, chiedendo ai responsabili delle scuole per migranti quale fosse per i ragazzi la soluzione migliore: studiare nelle aree di origine o nelle scuole per migranti di Pechino. Si vuole citare a tal proposito l opinione del prof. Fang, intervistato nel dicembre In linea di massima si dovrebbe fare il possibile, non importa se qui a Pechino o altrove, per far vivere questi bambini accanto ai genitori e farli studiare proprio laddove i genitori si trovano per lavoro. Se i bambini rimangono nei luoghi d origine, non c è nessuno che badi a loro, perché i genitori sono migrati altrove. Non c è alternativa se non quella di seguirli, i figli non dovrebbero separarsi dai genitori, perché questi li possono assistere, accudire, incoraggiare. Apparentemente i bambini migranti dovrebbero avere solo vantaggi una volta giunti nelle città. I genitori nutrono spesso la falsa speranza che l istruzione urbana sia sempre di livello superiore (Ming, 2014). Tuttavia Lai et al. (2012), Lu e Zhou (2013) e Chen e Feng (2013) hanno dimostrato come il tipo di scuola urbana frequentata è causa principale delle differenze culturali tra i bambini migranti perché le scuole private per migranti sono di molto inferiori alle scuole pubbliche urbane e rurali. Una soluzione del problema dell istruzione è necessaria in considerazione del crescente aumento dei bambini migranti nelle grandi città come Pechino (Chen, Feng, 2013). Quella che appare come una problematica foriera solo di svantaggi per la popolazione locale (l aumento dei migranti in giovane età) può invece volgersi a favore della società urbana. Molti osservatori guardano positivamente al ruolo svolto dai bambini migranti nelle metropoli cinesi (Ming, 2014; Goodburn, 2009). Essi hanno delle caratteristiche diverse da quelle dei loro coetanei urbani, com è stato affermato anche dalla preside della scuola A, sono più umili e volenterosi. Anche se risiedono a Pechino da lungo tempo, i bambini migranti continuano ad avere un forte legame con il luogo di origine (registrato sullo hukou) e questo significa che spesso mantengono un identità rurale pur vivendo in una delle città più grandi del Paese (Kwong, 2011) Generalmente la gente tende a identificarsi con il luogo in cui è cresciuta, eppure la maggior parte 204

205 Le radici rurali comportano un notevole bagaglio di tradizioni, un forte attaccamento alla famiglia, alto senso di responsabilità, capacità di lavorare in gruppo con gli altri, gratitudine e altruismo. Queste sono tutte qualità che Ming (2014) riconosce agli studenti migranti di origine rurale e che tipicamente non si riscontrano nei loro pari urbani. Inoltre l ambiente urbano contribuisce ad ampliare gli orizzonti degli studenti migranti e a differenziarli dai loro coetanei rurali. I bambini migranti si pongono dunque come ponti tra le aree urbane e le aree rurali, tra la Cina supermoderna e materialista e quella meno avanzata e più ancorata alle tradizioni. Se tutti i migranti avessero la garanzia di accedere all istruzione urbana di qualità, potrebbero contribuire al superamento del dualismo o per lo meno all attenuazione delle differenze ancora marcate tra i cittadini urbani e quelli rurali. Alcuni osservatori sottolineano che la stabilità e il futuro successo economico della Cina dipendono non tanto dalla velocità del processo di urbanizzazione ma dalla sua qualità (Ming, 2014). I bambini migranti potrebbero effettivamente favorire l urbanizzazione di qualità, se avessero accesso ad un istruzione di alto livello e se riuscissero ad integrarsi nella società urbana col sostegno delle politiche governative. Come si nota il conseguimento di un simile obiettivo è strettamente dipendente dalla soluzione definitiva del problema dell istruzione per i migranti. Goodburn (2009) inscrive il fenomeno entro la cornice della qualità della popolazione (renkou suzhi), concetto che accompagna la retorica delle riforme dagli anni ottanta. Nel 1985 è stata avviata la riforma del sistema scolastico, l anno successivo è infatti entrata in vigore la legge sull istruzione obbligatoria. Uno degli obiettivi principali della riforma scolastica, che ha informato l intero processo di riforma economica, è l innalzamento della qualità della popolazione cinese, con particolare riferimento alla popolazione rurale (Goodburn, 2009; Murphy, 2002). Come osservato nel secondo capitolo, l accento su un istruzione di qualità (suzhi jiaoyu) ha avviato il dibattito negli ambienti accademici e ha messo in discussione il sistema scolastico esistente fortemente degli studenti migranti che vivono da anni a Pechino o che addirittura vi sono nati continuano a definirsi non pechinesi (d adozione) bensì originari del luogo che risulta sullo hukou, segno che la loro esperienza a Pechino sia da ritenersi marginale (Kwong, 2011). 205

206 incentrato sul superamento degli esami (yingshi jiaoyu), perché ignora lo sviluppo armonioso e completo dei ragazzi, trascurandone la salute fisica e mentale (Goodburn, 2009). Per qualità (suzhi) si intende un insieme di caratteristiche positive dell individuo tanto a livello fisico quanto psicologico. Il concetto di qualità risulta dalla somma di a- bilità, attitudini, cultura, educazione e buone maniere. Persone dalla bassa qualità (suzhi di de ren) sono oggi definiti i cinesi delle aree rurali più povere e dunque i migranti di origine rurale (Goodburn, 2009). Investire sull istruzione per migranti può essere dunque un mezzo utile per conseguire l innalzamento della qualità delle popolazione cinese. A partire dagli anni novanta la retorica dei funzionari locali urbani si è a lungo concentrata sugli effetti negativi della migrazione sulla qualità della popolazione urbana (Goodburn, 2009). Non è un caso che la migrazione sia additata quale causa principale di disordini, tensioni sul mercato del lavoro, aumento del crimine nelle città (Goodburn, 2009; Zhang, 2001). Diversi programmi di formazione della forza-lavoro migrante sono pertanto stati avviati al fine di creare una manodopera altamente qualificata e indirettamente contribuire all innalzamento della qualità della popolazione rurale: nell ottica di un futuro ritorno dei migranti nelle aree di origine questi vettori urbano-rurali possono portare la loro e- sperienza urbana nelle zone rurali e innalzare la qualità della popolazione lì residente (Murphy, 2002). 161 Vista la sempre maggiore tendenza dei migranti a prolungare i tempi di residenza nelle città, a portare i figli al proprio seguito, risulta fondamentale che questo progetto di innalzamento della qualità della popolazione sia esteso anche ai figli dei migranti, senza esclusioni. Pechino ha già avviato una rivisitazione qualitativa dei programmi scolastici, nel tentativo di attenuare la tensione dei giovani e giovanissimi studenti delle scuole pubbliche. Quest istruzione di qualità (suzhi jiaoyu) coinvolge i tanti migranti 161 È recente l annuncio di un programma di formazione di massa della popolazione migrante, o almeno della sua componente più giovane (circa 100 milioni), da attuare entro il La spesa minima prevista sarebbe di 60 miliardi di RMB (circa 7 milioni di euro) annui da destinare alla formazione di 10 milioni di lavoratori per anno. L obiettivo ambizioso è quello di provvedere alla formazione di una manodopera qualificata per far fronte all inevitabile aumento del costo del lavoro (Ghezzi, 2014). 206

207 che frequentano le scuole pubbliche, eppure ben pochi sforzi sono stati fatti per innalzare il livello scolastico degli alunni delle scuole per migranti o per arricchire di attività extra-curriculari i programmi scolastici loro destinati. Anche a livello di sillabi, dunque, esistono studenti di serie A e studenti di serie B. È necessario attutire questo dualismo più che mai evidente nella capitale, sintomo delle profonde disuguaglianze che dividono il paese. Applicando alla situazione pechinese la proposta di Chen e Feng (2013), il governo dovrebbe fare un analisi costi-benefici e scegliere come agire in base all effettiva utilità delle scuole per migranti. È fortemente raccomandato un intervento costruttivo nella capitale, dove le scuole per migranti continuano a esistere e a svolgere un ruolo chiave nell assorbimento di molti studenti per i quali è difficile accedere all istruzione statale urbana. Esse rappresentano però la perpetuazione di discriminazioni scolastiche, forniscono un servizio per più a- spetti carente, addirittura al di sotto di quello delle scuole pubbliche rurali situate nelle aree più povere del Paese. Ignorare il fenomeno e chiudere solo le scuole che risultano d intralcio ai progetti di espansione urbanistica non è una scelta saggia. La soluzione ideale del problema sarebbe la chiusura di tutte le scuole per migranti e l integrazione dei loro alunni nelle scuole pubbliche, ma date le concrete difficoltà di essere assorbiti nelle scuole statali pechinesi, è necessario agire su più fronti. In primo luogo è necessario aumentare la capacità di assorbimento delle scuole statali (Chen, Feng, 2013). Questo implica anche la rimozione di alcune resistenze della popolazione locale, perché frequenti sono i pregiudizi dei genitori pechinesi riguardo alla presunta influenza negativa dei bambini migranti sui compagni di classe urbani (Ming, 2014). D altro canto è impensabile chiudere all istante tutte le scuole per migranti rimaste nella capitale e che ancora lavorano al servizio di quasi trecento mila famiglie non locali. Una manovra che sarebbe necessaria anche a Pechino, come accaduto a Shanghai, è il finanziamento statale alle scuole per migranti esistenti, al fine di migliorare la loro qualità e portarle al livello delle scuole statali (Chen, Feng, 2013). Infine come indicano le ultime proposte del Comitato centrale del PCC, è necessario risolvere il dualismo urbano-rurale, pienamente incarnato dalle vicissitudini dei mi- 207

208 granti. La differenza istituzionale tra campagne e città dovrebbe essere definitivamente sradicata con l abolizione a quanto pare entro il 2020 del principale responsabile di tutte le discriminazioni di cui sono vittime i migranti: il sistema dello hukou. Figura 3.6 Attività ricreative alla fine delle lezioni Bambini giocano con dischi di carta nel cortile della scuola B (12/07/2012) 208

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